5
confronti dell’ambiente e trasparenti nei confronti degli enti pubblici e
di controllo, della cittadinanza e di tutti i soggetti interessati.
L’isola è un territorio di importante valenza ambientale e turistica,
dichiarata Parco Scientifico Didattico all’interno dell’Area Naturale
Protetta del Trasimeno. La Polvese è inoltre di proprietà della
Provincia di Perugia dagli anni ’70 e, all’interno di questo territorio,
convivono da tempo attività scientifiche, educative, produttive e
ricreative, gestite sia dalla Provincia che da soggetti privati. Inoltre, il
Parco rappresenta il luogo dove la Provincia può sperimentare, su
scala reale, le proprie politiche di Sviluppo sostenibile e di protezione
e valorizzazione dell’ambiente, allo scopo di esportarle anche ad aree
più vaste e critiche del territorio provinciale.
L’obiettivo della Provincia, promotrice del progetto, è quello di
mantenere l’integrità dell’isola e di controllare e ridurre l’impatto
ambientale delle attività di gestione che vi si svolgono come ad
esempio la gestione dei rifiuti e l’utilizzo delle fonti energetiche sia
rinnovabili che tradizionali.
Inizialmente, la Provincia di Perugia mi aveva chiesto di
impegnarmi semplicemente nell’ideazione di uno strumento
comunicativo che mettesse in risalto il progetto di certificazione
Emas, e che allo stesso tempo fosse diverso, innovativo e soprattutto
al passo coi tempi. Ma a questo punto ho pensato: perché non andare
oltre e concepire una strategia comunicativa più vantaggiosa in cui
uno stesso strumento avrebbe potuto, sì, informare i cittadini sul
progetto, come la Provincia mi chiedeva, ma che in più avrebbe potuto
anche promuovere turisticamente l’isola e allo stesso tempo
salvaguardare il territorio?
6
Da qui il progetto di Web Televisione, un’Eco-Tv pensata
appositamente per l’isola Polvese che si rivolge ai residenti del
territorio provinciale, agli ambientalisti ma anche ai turisti.
In proposito, nel 1997, in seno alla Provincia di Perugia andava
maturando l’idea che rendere disponibile l’isola Polvese in modalità
diverse dalla visita in loco sarebbe stata una novità interessante per
richiamare il turismo e rendere più note e visibili le qualità del luogo.
Da qui nacque un progetto che prevedeva la disseminazione di
telecamere nel territorio che avrebbero trasmesso immagini video.
Tutto ciò, nell’era analogica, venne descritto, argomentato e
progettato, ma mai realizzato. Oggi, nell’era digitale, queste finalità
possono essere raggiunte con tecnologie più flessibili e più
economiche.
L’idea di progettare una Web televisione nasce da una profonda
riflessione sul fatto che la storia recente ha visto affermarsi strumenti
che evidenziano e allo stesso tempo incentivano un bisogno di
individualizzazione da parte della società. Accanto a queste esigenze,
si sviluppa con la digitalizzazione attraverso Internet e altre
tecnologie, la possibilità/necessità di individualizzazione anche nella
produzione del sapere.
L’innovazione tecnologica, quindi, permette un consumo dei mezzi di
comunicazione sempre più interattivo ed orientato verso strategie
personali ed individuali. All’utente viene data la possibilità di instaurare
un rapporto più diretto coi canali comunicativi, coi testi, con le
informazioni.
L’eco-televisione, non solo promuoverebbe turisticamente l’isola, ma
soprattutto metterebbe in evidenza la certificazione Emas dando
7
risalto alle politiche ambientali della Provincia e permettendo un
monitoraggio continuo del luogo per interessi sia di natura ambientale
che di sicurezza.
E’ questa l’ipotesi su cui si basa il nostro lavoro: descrivere un
modello sperimentale che fino ad oggi non è ancora stato realizzato
per il territorio dell’isola.
Prima di arrivare alla progettazione vera e propria, vedremo come
nasce e si sviluppa il Web soffermandoci sul fenomeno della
convergenza dei media.
Inoltre, spiegheremo approfonditamente il motivo che sta alla base
della scelta del Web come viatico, analizzando tutte le fasi di
costruzione di una Web Tv con le relative tecnologie.
Infine, ci soffermeremo ad analizzare come la digitalizzazione abbia
permesso a chiunque di essere allo stesso tempo navigatore e fonte
diretta di informazioni, decretando una nuova democrazia dove è
centrale la rivendicazione del diritto a produrre comunicazione più che
il semplice e passivo diritto a essere informati, dando così vita a una
nuova figura: quella dello “Spettautore” che, da semplice spettatore si
inserisce nel circuito multimediale come fornitore, saltuario, di
prodotti informativi. E di come la nuova frontiera del mediattivismo
abbia dato vita a una rete di televisioni territoriali e di quartiere
chiamate Telestreet. Infine, diviene importante porre l’accento su
come questa mediamorfosi abbia determinato la nascita di nuove
figure professionali e cambiato il modo di fare giornalismo.
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CAPITOLO 1
L’ISOLA POLVESE: UN PATRIMONIO STORICO E
AMBIENTALE
1.1. L’origine del nome
Sussistono tuttora molte incertezze sull’origine del nome dell’isola
Polvese: poiché in epoca feudale essa era denominata Pulvenis, alcuni,
con una fin troppo facile derivazione dal latino “pulvis-eris” e dal
trecento “polve”, vorrebbero che fosse proprio la polvere a dare il suo
nome all’isola.
I più però si discostano da questa tesi, in quanto costringerebbe ad
immaginare un’isola brutta, priva di vegetazione sia alborea che
erbacea, investita da forti raffiche di vento ed avvolta in grandi
polveroni. Tutto ciò è in netto contrasto con la realtà attuale e storica
dell’isola, coperta da una rigogliosa vegetazione ormai più
antropizzata che spontanea; a meno che il termine pulvenis non venga
interpretato e usato anche nel significato di nube, di nebbioso, e ciò a
sottolineare il formarsi di certe nebbioline che spesso ristagnano
sull’isola.
Un aggancio per stabilire l’origine e il significato del nome Polvese
si potrebbe trovare anche nella mitologia, e precisamente
ripercorrendo la leggenda di Agilla e Trasimeno. Essa è la storia
d’amore tra Agilla, la ninfa abitatrice del lago e Trasimeno, figlio di
Tirreno, i due amanti che giacciono sul fondo del lago.
9
Ma tenendo conto che, fin dai tempi remoti, l’attività principale del
lago era la pesca, potrebbe apparire ragionevole la derivazione di
Polvese da “polvento”, un’antica locuzione avverbiale che sta ad
indicare un luogo difeso dal vento (da po’l vento); nessuno certo
meglio dei pescatori laghigiani sa quanto sia importante il riparo
(l’area di sottovento) offerto dall’isola in caso improvvise tempeste.
Un ulteriore motivo di giustificazione di questa ipotesi è data dalla
posizione dell’antico abitato dell’isola:esso era posto al riparo dai
venti freddi provenienti dal nord, e si ritrova quindi a “poventa”
1
.
1
Cfr. E. Pisinicca, Vicende storiche dell’isola Polvese, Protagon Editrice, 1991
10
1.1.1 Il Trasimeno
L’isola Polvese, con i suoi 69,60 ettari, è la più estesa delle tre
isole del lago Trasimeno (257 m s.l.m.) che rappresenta per estensione
il quarto lago italiano ed è il più grande dell’Italia peninsulare. Occupa
una vasta ma depressa conca tettonica situata nell’Umbria nord-
occidentale.
Ha una forma subcircolare nella quale si protendono quattro
promontori: Passignano a nord, Monte del Lago a est, Podere di
Braccio a sud e Castiglione del Lago a ovest, tra i quali si aprono
profonde insenature movimentate da formazioni deltizie. E’ un lago
tipicamente laminare, in quanto abbina una grande estensione ad una
depressione di natura tettonica dovuta a movimenti epirogenici che,
nel quaternario medio interessarono le zone occidentali dell’Umbria.
Il lago Trasimeno è un lago chiuso, privo cioè di emissario naturale
ed è alimentato prevalentemente da acque piovane; di conseguenza, il
suo regime idrologico, strettamente dipendente dall’andamento
pluviometrico, rappresenta forti oscillazioni stagionali e pluriennali.
Per questo motivo, fin dall’epoca dei Romani, furono realizzati una
serie di interventi per la costruzione di canali artificiali che
consentissero di porre rimedio ai fenomeni di impaludamento, che si
verificano nei periodi di scarse precipitazioni, e a quelli di
allagamento, nei periodi di piogge abbondanti.
Attualmente il Trasimeno presenta un solo immissario importante,
il canale artificiale dell’Anguillara, che raccoglie le acque dei torrenti
Tresa, Rio Maggiore, Mogliano e Maranzano. L’emissario anch’esso
artificiale è situato nei pressi di San Savino, funge da regolatore del
livello del lago, facendo defluire le acque di piena verso il Tevere.
11
Dallo specchio lacustre emergono tre isole: Maggiore, Minore e
Polvese che insieme non raggiungono la superficie di un chilometro.
Le coste, generalmente basse e paludose, con l’eccezione dei
promontori di Monte del Lago e Castiglione del Lago.
La ricchezza di vegetali determina una forte presenza di vita
animale che, partendo dal microscopico zooplancton e da
numerosissimi invertebrati acquatici (molluschi, anellidi, crostacei,
insetti e aracnidi), giunge fino ai vertebrati; tra questi, particolarmente
importanti, soprattutto da un punto di vista quantitativo, risultano
essere la fauna ittica, rappresentata prevalentemente da specie della
famiglia dei ciprinidi, e la fauna ornitica, con un’abbondanza di specie
stanziali e migratorie, per le quali il lago rappresenta un’insostituibile
zona di sosta e di svernamento
2
.
2
Cfr. L. Festuccia, Il Trasimeno e il suo comprensorio, Perugia, 1986
12
1.1.2 Isola Polvese: la storia
Un primo segno della presenza umana nell’isola Polvese si trova
tutt’ora davanti alla chiesa di S.Giuliano
3
: una parte di muro di
contenimento esterno è in opus reticulatum. L’interno di questo muro
è completamente costruito con questo tipo di tecnica; si può pensare
che questa terrazza potesse proseguire a piani lungo la collina e che
facesse parte di un più vasto complesso edilizio di tipo abitativo con
struttura ad emiciclo.
Ed anche la zona scelta per la
costruzione, posta a sud
dell’isola, sembra essere la
posizione migliore: al riparo
dal vento di tramontana. Di
fronte al muro, sono stati
rinvenuti svariati resti di
terracotta non
Chiesa di S. Giuliano ancora datati. Sicuramente in
epoca romana, il livello del lago era molto più basso e dunque era
meno esteso; si è anche trovata, con la ricerca subacquea, una
possibile “via romana” costituita da conci di pietra di circa cm. 50
allineati sul fondo, che va dalla zona di S. Feliciano in direzione della
Polvese (sembra che sia stata scoperta anche una strada, di questo
genere, tra la Maggiore e la Minore).
3
Cfr. Comune di Perugia, Isola Polvese. Risorse ambientali e profilo storico dell’isola,
13
L’altro rilevante lavoro
effettuato dai romani, di cui
resta traccia, è la costruzione di
un emissario (zona S.Savino),
utile per stabilizzare il livello
acque del lago. In quel periodo,
l’isola Polvese sembra essere
stata sicuramente abitata.
Interno della Chiesa di S.Giuliano
Il primo documento datato, in cui viene nominata l’isola Polvese, è
il pur dubbio diploma con il quale l’imperatore Lodovico il Pio
conferma, nell’817, alla chiesa di Roma le donazioni di Pipino e di
Carlo Magno. Nel 926, l’imperatore Ottone riconferma al papa
Giovanni XII le donazioni; di nuovo, nel 1011, l’imperatore Enrico
riafferma le elargizioni fatte dai suoi predecessori
4
.
Nel 1117, le popolazioni della Maggiore e della Minore, si
mettevano formalmente sotto la protezione della città di Perugia, che
riorganizzava il suo territorio come libero Comune.
Nel 1139, gli stessi isolani della Polvese giurarono la “sommissione”
ai perugini.
4
In tutti i documenti si parla di Perugia “con le sue tre isole”: Maggiore, Minore e Polvese.
Il territorio del lago era infatti, fin dai tempi antichi, strettamente legato agli interessi della città di
Perugina e alla sua identità politica e culturale; tale legame si era rafforzato nel periodo della
chiusura della stretta fascia di territorio bizantino che collegava Ravenna a Roma.
14
Fra l’altro gli isolani si
impegnavano poi a fornire
annualmente alla città 700
libbre di tinche e 300 nel mese
di maggio
5
.
Nel 1209, 160 uomini della
Polvese rinnovarono il patto
con Perugia. Questo ci
autorizza a supporre
l’esistenza di una discreta
popolazione sull’isola. Anche
l’attività agricola sembra
significativa a metà del XIII
secolo: nel 1266, gli abitanti
avevano l’obbligo di portare
nella città di Perugia 129
corbe di grano
Atto di sommissione degli abitanti dell’isola pari a 200-250 quintali di
Polvese al Comune di Perugia, 1139 prodotto.
5
Le sorti dell’ isola Polvese erano legate ormai alle vicende nella città di Perugia e ne
seguivano l’andamento politico e militare, soprattutto nelle frequenti occasioni in cui, tra la fine
del XII e l’inizio del XIII sec., l’isola e tutto il lago assumevano funzione di avamposto nei
confronti di Arezzo e Cortona e degli altri Comuni toscani. La fluidità delle vicende militari e dei
rapporti politico-territoriali, anche tra le stesse isole del lago, faceva sì che la loro sottomissione a
Perugia si rinnovasse più volte in funzione dei nuovi equilibri.
15
Sull’isola sorgevano varie chiese: S. Giuliano (inizialmente nel
1145, appartenente all’abbazia di Monte Acuto), Sant’Angelo, S.
Pietro, S. Leonardo, S. Secondo
(chiesa canonica nel 1163, poi ben
presto titolata come pieve).
La chiesa di S. Giuliano pagava alla
badia di Farneta in Val di Chiana il
canone annuo di “quattro corbe di
grano e tre libbre di cera”, quelle di
S. Pietro, di Sant’angelo e di S.
Chiesa di S. Secondo,1991 Leonardo “trentasei staia di grano
e tre libre di cera”. Le varie chiese traevano una rendita non solo dai
beni posti nell’isola ma anche da altri che avevano sparsi nelle zone
del lago, specialmente in quella di S. Feliciano.
Si parla anche dell’esistenza di un’altra chiesa, sorta proprio nel
periodo in cui si diffondevano gli ordini mendicanti, forse annessa a
un convento di domenicani; è comunque che nel 1229 si costruiva una
chiesa in onore di S. Maria e S. Domenico.
16
Probabilmente nello stesso periodo si costruiva (o veniva
rafforzato) un castello di osservazione di appoggio ad altre
fortificazioni del versante orizzontale del lago.
Sorgeva nella parte
estrema dell’isola e
possedeva al suo
interno (ne sono
rimaste tracce) vari
pozzi d’acqua ed
alcune abitazioni
6
.
Per il secolo XIV Il il
Il Castello in una foto di fine ‘800 alcuni dati – per ora
non collegabili – suggeriscono l’importanza economica e politica
dell’isola sotto il breve dominio di un governatore pontificio, l’abate
di Mommaggiore. Le tre isole venivano cedute a Nicolò di Pone,
rappresentante di una delle più antiche famiglie feudali della zona, i
Ranieri. Ma, dopo la cacciata dell’abate e il recupero
dell’indipendenza comunale, risultavano nuovamente di pertinenza del
Comune di Perugia.
Nel frattempo e dopo quasi trent’anni di contrasti con il potente
abate di Farneta che ne rivendicava la giurisdizione, la chiesa di S.
Secondo era entrata nell’area di influenza dell’ordine olivetano e
dipendeva totalmente, come “grancia”, dall’abbazia di Monte Morcino
di Perugia. Nel 1419 (o 1420) anche la chiesa di S. Leonardo, senza
cure di anime, dipendente fino allora dalla chiesa di S. Arcangelo
situata sulla costa meridionale del lago, veniva aggregata allo stesso
monastero di Perugia per decisione di Martino V. Intanto, in quello
6
Cfr. L. Bonazzi, Storia di Perugia dalle origini al 1860, Unione Arti Grafiche, 1959,1960
17
stesso anno nell’isola veniva ubicata la residenza del governatore del
lago, cui spettava il compito di riscuotere le gabelle dovute alla città di
Perugia.
Questa comunità cominciava a divenire sempre più importante e ad
arricchirsi di lasciti e donazioni (anni 1460 e 1476), fino ad ottenere,
nel 1482, il distacco da Monte Morcino ed a gestire direttamente un
certo numero di chiese poste nel distretto di Chiusi. Si incrementavano
inoltre i suoi diritti di pesca, fino alle acque antistanti Tuoro.
Quanto alla situazione della popolazione, essa indicava nel sec. XVI,
45 o nuclei familiari.
Il catasto del monastero di S. Secondo, per quanto mutilo in principio
e lacunoso verso la fine, fornisce un quadro abbastanza eloquente
delle proprietà spettanti al monastero nella prima metà del ‘500
7
.
Spesso il catasto accenna anche al
tipo di rapporto esistente tra il
monastero e gli agricoltori, dei quali
viene annotato il nome. Il modello
enfiteutico, cioè la connessione per
tre generazioni in linea maschile,
con l’obbligo di coltivare il fondo e
Monastero olivetano di S. Secondo di pagare un canone annuo, sembra
essere quello prevalente.
La vita nell’isola Polvese sembrava così procedere nel migliore dei
modi: nel periodo 1482-1624 la media dei religiosi presenti nel
monastero si aggirava, senza il priore (o l’abate) sulle 7-8 unità Nel
7
Nel catasto sono elencate 76 partite, per le quali generalmente vengono indicati i confini,
la destinazione colturale, e in dieci casi anche la superficie; queste sono collocate soprattutto su un
vasto territorio intorno al lago, in un arco che andava da Passignano ad Agello a Mugnano, mentre
sull’isola il monastero possedeva per lo più orti dotati di case e canalini.
18
1545 era anche riscontrabile il passaggio dal titolo più antico e più
umile di “fra” a quello più rilevante di “don”, mentre, nel 1623 erano
a servizio quattro conversi con due barche per i necessari collegamenti
con la terraferma.
Ma, in quello stesso anno, cominciava la vicenda provocata
dall’abate Angelo Paolucci che avrebbe portato il monastero alla sua
definitiva chiusura. Il 17 novembre 1624 avveniva il trasferimento del
monastero di S. Secondo al priorato di S. Antonio in porta Sole, a
Perugia. Subito dopo cominciava lo spoglio di S. Secondo, le cui
suppellettili sacre e profane (compresa la tavola di Sinibaldo Ibi
raffigurante la Madonna con Bambino e santi) venivano poi trasferite
a S. Antonio.
Rimaneva sull’isola solamente un monaco per la cura delle anime
così veniva ricostruita la chiesa parrocchiale in un posto più comodo,
ma l’allontanamento dei monaci poneva il grosso problema dello
sfruttamento della terra. Nel 1463 subentrava inoltre la devastazione
dell’isola ad opera delle truppe fiorentine, nel corso della guerra di
Castro.
Nell’isola vivevano ormai poche famiglie di contadini e di
pescatori
8
. Nel secolo XVIII la Polvese cominciava così ad essere
adibita a luogo di caccia privata: i conti Baldeschi, nel settembre
1772, avevano la licenza di caccia riservata. Vi continuava a vivere
ancora una discreta comunità laica con il suo parroco.
Nel 1832, il papa Gregorio XVI, con un suo decreto, sopprimeva
l’ordine degli olivetani, e i beni, esistenti nell’isola, passavano ai
8
Lo “stato delle anime”, preso in riferimento solo per le nascite dal 1653 al 1724, segnala
una media decrescente: dai 4 battesimi dei primi anni, ai 2 degli ultimi; oltre alla sempre
incombente minaccia della malaria, si aggiunse una terribile gelata nel 1693.