Capitolo 1: Introduzione
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Capitolo 1
INTRODUZIONE
Generalità
La costruzione di dighe è uno dei più antichi e importanti problemi concernenti
l’ingegneria civile. Tutte le maggiori civiltà del passato hanno affrontato il
problema della costruzione di riserve d’acqua, inizialmente per soddisfare la
domanda irrigua dovuta allo sviluppo dell’agricoltura, e le civiltà che riuscirono a
raggiungere buoni livelli di ingegneria idraulica ottennero un superiore potere
economico. Con il progresso le riserve d’acqua furono necessarie non solo per lo
scopo irriguo, ma anche per l’approvvigionamento idrico di città di dimensioni
sempre maggiori, per la costruzione di vie d’acqua navigabili, per l’uso industriale
ed infine per la produzione di energia elettrica. La prosperità, la salute ed il
progresso delle civiltà divennero sempre più strettamente legati alla capacità di
immagazzinare e governare le risorse idriche; in effetti la costruzione di invasi
artificiali rappresenta uno dei maggiori investimenti in infrastrutture in ogni
nazione.
Le dighe si possono dividere per tipologia in dighe di materiali sciolti e in dighe
murarie, le prime numericamente prevalenti sulle seconde, per ragioni tecniche
ed economiche, essendo accreditate di costituire l’85-90% di tutte le dighe
costruite nel mondo.
La diga più alta è attualmente la diga di Rogun in Tagikistan, in terra e pietrame,
con un altezza di 335 m, l’invaso artificiale di maggiore capacità è quello di
Kakhovskaya in Ucraina, il cui sbarramento è realizzato in parte in terra ed in parte
in calcestruzzo, con una capacità di 182 km³, mentre la diga che produce
annualmente più energia idroelettrica è la diga di Itaipù tra Brasile e Paraguay, in
parte in terra ed in parte in calcestruzzo, con i suoi 91,6 TWh prodotti nel 2009.
Progetto di una diga a gravità massiccia sul fiume Tevere
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Le dighe sono strutture con un forte carattere di unicità: infatti, essendo
strettamente legate per la tipologia e per le dimensioni alle locali condizioni
morfologiche, geologiche ed idrologiche, ogni diga è diversa dalle altre.
Lo scopo primario delle dighe di sbarramento è garantire la ritenuta e
l’immagazzinamento dell’acqua, ed il loro progetto è il risultato della ricerca di un
compromesso tra considerazioni strettamente economiche e tecnologia
disponibile al tempo della loro costruzione.
Un grande problema degli invasi artificiali consiste nell’impatto ambientale che
essi causano sotto molteplici aspetti: dall’ostacolo alla libera circolazione della
fauna ittica fino ai cambiamenti climatici conseguenti alla realizzazione di invasi di
notevoli dimensioni. Nella progettazione occorre pertanto analizzare tutti i
possibili impatti ambientali e cercare di minimizzarli, senza dimenticare tuttavia
che l’energia idroelettrica, alla quale è spesso finalizzata l’opera, rappresenta allo
stato attuale la migliore fonte di energia rinnovabile e pulita.
È da notare infine come la vita utile delle dighe sia dell’ordine di grandezza delle
centinaia di anni, alcune dighe ad arco costruite dagli antichi romani sono tutt’ora
in servizio, pertanto occorre tenere conto in sede di progettazione delle azioni a
cui potrebbe essere soggetta la struttura in un arco di tempo molto lungo.
Capitolo 1: Introduzione
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Opere
Le opere d’arte che costituiscono un invaso artificiale sono:
la diga, con le annesse opere di impermeabilizzazione delle fondazioni, che
ha lo scopo di sbarrare la vallata creando l’invaso;
lo sfioratore superficiale che permette il passaggio delle portate di piena
oltre la sezione sbarrata senza che siano danneggiate né le opere artificiali
né l’alveo naturale;
gli scarichi di vuotatura (di fondo, di alleggerimento e di esaurimento) che
servono a svuotare il lago in caso di necessità;
le opere di presa necessarie a captare l’acqua dal lago;
le opere per la deviazione provvisoria del corso d’acqua per mantenere
asciutto il cantiere;
le opere non strettamente pertinenti al serbatoio stesso quali lo
spostamento di nuclei abitati, strade e ferrovie che sarebbero sommersi
dall’invaso.
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Definizioni
Si espongono le definizioni riguardanti gli invasi artificiali, sancite dal Decreto
Ministeriale 24 marzo 1982 “Norme tecniche per la progettazione e la costruzione
delle dighe di sbarramento”.
Altezza della diga
Dislivello tra la quota del piano di coronamento (esclusi parapetti ed eventuali
muri frangionde) e la quota del piano più basso della superficie di fondazione
(escluse eventuali sottostrutture di tenuta).
Secondo la circolare DSTN/2/22806 del 13/12/1995, differenza tra la quota del
piano di coronamento, ovvero il ciglio più elevato di sfioro nel caso di traverse
prive di coronamento, e quella del punto più depresso dei paramenti da
individuare su una delle linee di intersezione tra paramenti e piano campagna.
Quota di massimo invaso
Quota massima a cui può giungere il livello dell’acqua dell’invaso ove si verifichi il
più gravoso evento di piena previsto, esclusa la sopraelevazione da moto ondoso.
Quota massima di regolazione
Quota del livello dell’acqua al quale ha inizio, automaticamente, lo sfioro dagli
appositi dispositivi.
Altezza di massima ritenuta
Dislivello tra la quota di massimo invaso e quella del punto più depresso dell’alveo
naturale in corrispondenza del paramento di monte.
Franco
Dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso.
Franco netto
Dislivello tra la quota del piano di coronamento e quella di massimo invaso
aggiunta a questa la semialtezza della massima onda prevedibile nel serbatoio.
Volume totale di invaso
Capacità del serbatoio compresa tra la quota di massimo invaso e la quota minima
di fondazione.
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Volume d’invaso
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Capacità del serbatoio compresa tra la quota più elevata delle soglie sfioranti per
gli scarichi, o della sommità delle eventuali paratoie (quota di massima
regolazione) e la quota del punto più depresso del paramento di monte da
individuare sulla linea di intersezione tra detto paramento ed il piano campagna.
Volume utile di regolazione
Volume compreso fra la quota massima di regolazione e la quota minima del livello
d'acqua alla quale può essere derivata, per l’utilizzazione prevista, l'acqua
invasata.
Volume di laminazione
Volume compreso fra la quota di massimo invaso e la quota massima di
regolazione, ovvero, per i serbatoi specifici per laminazione delle piene, tra la
quota di massimo invaso e la quota della soglia inferiore dei dispositivi di scarico.
Figura 1.1: schema tipo di uno sbarramento di ritenuta (tratto da Rosso, 2002)
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Definizione aggiunta dalla circolare DSTN/2/22806 del 13/12/1995
Progetto di una diga a gravità massiccia sul fiume Tevere
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Il problema della regolazione
Quando l’utilizzo del corso d’acqua ha per fine lo sfruttamento idroelettrico non
basta avere a disposizione una certa fonte di energia, ma occorre anche che
questa possa essere utilmente sfruttata dall’uomo. Sotto questo riguardo, le
richieste di energia mostrano scarti tra giorni feriali e festivi e soprattutto fra le ore
diurne e notturne. Andamento assai differente presentano invece le portate
naturali dei corsi d’acqua le quali, poco variabili in periodi di osservazione così
brevi quali il giorno, manifestano scarti considerevoli di carattere stagionale. Gli
impianti che utilizzano un corso d’acqua senza alterarne il regime di portata si
chiamano ad acqua fluente. Uno sfruttamento idroelettrico basato solo su di essi
presenta però un grave problema: o utilizzare la portata di massima magra del
corso d’acqua; oppure proporzionare gli impianti per una portata superiore,
abbassando il numero delle ore di utilizzazione. Quest’ultima soluzione comporta
uno sfruttamento parziale degli impianti costruiti e conduce ad una discontinuità
nel tempo dell’energia prodotta, deprezzandone il valore commerciale.
Occorre pertanto intervenire sul regime delle portate (regolare il corso d’acqua)
così da mantenere la portata derivabile al valore desiderato. Il mezzo principale
per ottenere ciò consiste nel costruire un serbatoio capace di trattenere le acque
durante i periodi di portata abbondante; il volume così accumulato servirà poi ad
integrare la portata naturale del corso d’acqua durante i periodi di magra.
Questi serbatoi d’integrazione stagionale si ottengono sbarrando la vallata con una
diga. Il pelo d’acqua nel lago può allora normalmente oscillare tra una certa quota
massima, detta quota di massima regolazione, e la quota di minima regolazione, di
qualche metro superiore al greto del corso d’acqua. Il volume d’acqua invasabile
tra queste due quote estreme costituisce la capacità utile del lago, in quanto è
quella che si può far intervenire per cercare di raggiungere l’effetto di regolazione.
Impianti di questo tipo (a serbatoio) esigono opere più costose, ma in compenso,
oltre al collocamento molto più favorevole e razionale dell’energia, consentono di
spingere ben più a fondo l’utilizzazione, potenziando le risorse naturali.
L’effetto regolatore dei laghi dipende naturalmente dalla capacità utile del
serbatoio ed è normalmente stagionale, destinata cioè a compensare fra loro le
portate di due diversi periodi della stessa annata idrologica; è tuttavia possibile
Capitolo 1: Introduzione
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anche una regolazione pluriennale, realizzata per mezzo di serbatoi di notevole
dimensione, per il compenso di successive annate idrologiche diverse tra loro.
Nell’utilizzazione idroelettrica come impostata attualmente, con grandi linee di
trasporto dell’energia che interconnettono diverse centrali di produzione, e dove
lavorano in parallelo impianti ad acqua fluente ed a serbatoio, il problema del
migliore esercizio è molto complesso. Grande importanza ha la conoscenza sia
delle diverse disponibilità stagionali e dei volumi d’acqua immagazzinati nei laghi,
sia delle caratteristiche del carico nelle reti di distribuzione.
Si ricorda infine che l’energia elettrica è quotata in borsa, influenzando fortemente
il problema della regolazione. Il concessionario infatti definisce, istante per istante,
la portata da derivare sulla base dell’andamento del prezzo dell’energia, del
volume invasato nel serbatoio e delle portate che si presume possano affluivi in un
certo orizzonte temporale.
È stata considerata la regolazione dei deflussi soltanto nei riflessi delle utilizzazioni
idroelettriche, ma l’importanza di queste opere è molto più vasta. Un corso
d’acqua regolato è prezioso per le utilizzazioni irrigue, per gli approvvigionamenti
idrici delle città e delle industrie e per tutti quei molteplici casi in cui una certa
portata, disponibile in qualunque epoca dell’anno, interessi come tale, al di fuori
del suo sfruttamento per produzione di energia. In aggiunta alla regolazione della
portata di derivazione, i laghi artificiali rappresentano anche una riserva d’energia
sempre pronta ad entrare in gioco in caso di necessità; ed infine, quando abbiano
capacità sufficiente, possono anche avere un effetto favorevole per attenuare
l’entità delle piene, tanto nel corso d’acqua direttamente interessato, quanto nel
suo recapito.
A questi vantaggi si contrappongono la complessità e la difficoltà delle sfide da
affrontare nella progettazione e costruzione, e le conseguenze estremamente
gravi cui possono dar luogo le eventuali deficienze di progetto o di costruzione. I
laghi artificiali costituiscono uno dei campi più delicati della tecnica, in cui la
riuscita dell’opera si basa sulla preventiva soluzione di un vasto complesso di
problemi idraulici, geologici, topografici e costruttivi.
Progetto di una diga a gravità massiccia sul fiume Tevere
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Il problema della progettazione
Le fasi fondamentali dell’intero ciclo dell’intervento sono esposti nel seguente
schema a blocchi (fig. 1.2). Come si può notare, il tempo che può trascorrere tra
l’iniziale pianificazione strategica e l’inizio dei lavori di costruzione dell’invaso è
considerevole. Una parte preponderante di questo intervallo di tempo può essere
attribuita sia ai vari processi politici decisionali che il progetto di un’infrastruttura
di questo tipo comporta, sia alla ricerca della copertura finanziaria per la sua
realizzazione.
Il primo problema da affrontare nella progettazione di un invaso artificiale è la
scelta del sito, il quale deve soddisfare determinati criteri tecnici e funzionali. La
funzionalità di un sito è determinata dall’idoneità delle sue caratteristiche fisiche
naturali alla finalità della riserva: la portata derivabile, il salto disponibile e la
capacità d’invaso debbono soddisfare i parametri operativi dettati dallo scopo
dell’intervento. L’accettabilità tecnica è dettata invece da:
condizioni topografiche adatte (valle di ampiezza sufficiente, chiusa da una
strettoia);
terreno poco permeabile con buone caratteristiche geologiche e
geotecniche (per la stabilità della diga e la filtrazione);
stabilità delle sponde del lago;
limitato valore dei beni sommersi;
compatibilità dell’alterazione del regime idrologico di monte (livelli di
falda) conseguenti alla realizzazione dell’invaso;
limitato trasporto solido del corso d’acqua sbarrato (per evitare
l’interrimento dell’invaso con riduzione della capacità di regolazione o
capacità utile), eventualmente mitigabile con opere di sistemazione dei
versanti;
compatibilità dell’alterazione del regime idrologico di valle (regime delle
piene, utilizzazioni idriche, qualità dell’acqua, trasporto solido);
impatto ambientale.
Nella fase esplorativa dei vari siti, che si può protrarre per un notevole arco di
tempo, il principale obiettivo è la raccolta di dati per le indagini topografiche,
geologiche ed idrologiche.
Capitolo 1: Introduzione
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rilievi, indagini,
ricerca dati
risorse tecniche,
opzioni, etc.
diga ed opere
complementari
Tempi
indicativi
(anni)
pianificazione
strategica
–
inizio dell’intervento
esplorazione dei siti
studio di fattibilità
scelta del sito della diga
e del sito d’invaso
conferma della
tipologia
dello sbarramento
indagini in situ
progetto dell’invaso
artificiale
costruzione
collaudo
gestione dell’opera
3 -20
1 - 3
2 - 4
1 - 2
2 - 6
Figura 1.2: ciclo dell'intervento (tratto da Novak et alii, 2007)
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Lo studio di fattibilità raccoglie ed elabora tutte le informazioni, dati ed
osservazioni acquisiti nella precedente fase esplorativa, valutando le varie
possibilità di localizzazione, altezza e tipologia di sbarramento attraverso il
raffronto di costi e programmi di costruzione. Il prodotto finale dello studio è
costituito da un insieme di conclusioni e raccomandazioni sulla possibile
realizzazione; eventualmente offrendo indicazioni utili a orientarne le priorità, le
linee di azione, le strategie e le modalità di lavoro.
Sulla base dello studio di fattibilità viene scelta la localizzazione dell’invaso e le
successive indagini in situ sono volte a confermare l’integrità del bacino rispetto
alla sua capacità di ritenuta idrica ed alla potenziale instabilità dei versanti.
A questo punto si procede con il progetto vero e proprio, approfondendo nel caso
gli studi idrologici svolti in precedenza, ed alla costruzione delle opere previste.
Ultimata la fase esecutiva si procede al collaudo; se questo non è superato occorre
tornare in sede di progettazione ed apportare le modifiche necessarie a garantire
l’integrità e la funzionalità dell’infrastruttura.
Norme Tecniche
In Italia la progettazione, la costruzione e l’esercizio delle dighe di sbarramento
sono disciplinate principalmente dalle seguenti Norme Tecniche:
1) Decreto del Presidente della Repubblica 1 novembre 1959 n°1363;
2) Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici 24 marzo 1982.
Del DPR 1/11/1959 rimane a tutt’oggi in vigore soltanto la parte prima (“Norme
generali per la progettazione, costruzione ed esercizio”), in quanto l’intera parte
seconda (“Norme per il calcolo e la costruzione dei diversi tipi di sbarramento”) è
stata sostituita ed abrogata dal successivo DM 24/3/1982 (“Norme tecniche per la
progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento”).