Marzia De Giorgi
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Una termocamera è dunque uno strumento di misura molto sensibile in
grado di fornire delle indicazioni preziose per l’analisi degli eventi
termici.
Il suo funzionamento si basa su di un sensore planare FPA dove
l’energia termica dello scenario viene focalizzata grazie a un’ottica al
germanio (materiale trasparente alla radiazione IR)
Il sensore microbolometrico opera nella Long Wave dell’infrarosso (7.5
– 14 micrometri) e non è l’unico sensore di energia termica disponibile,
esistono sensori per la Short Wave (2 – 5 micrometri) o per il vicino
infrarosso (circa 1,2 micrometri).
I materiali impiegati per la produzione dei sensori definiscono le
lunghezze d’onda di utilizzo e la loro applicazione.
I sensori non raffreddati dell’infrarosso nel campo della long-wave sono
composti da Ossido di Vanadio Vox o da altri materiali semiconduttori.
Le loro sensibilità termica sono nell’intorno degli 80 mKelvin nel campo
delle lunghezze d’onda dai 7 ai 14 µmetri.
Per determinare questo parametro che si chiama NETD si utilizzano
delle tecniche elettroniche oggettive.
Occorre citare per la long wave anche sensori raffreddati (in genere con
pompe di tipo stirling), che utilizzano però una tecnologia diversa con
rilevamento fotonico (Quantum Well) che si chiama QWIP.
Tale sensore avendo un campo spettrale molto ristretto 8-9 µmetri ha una
sensibilità inferiore ai 0,02 °C.
La Termografia è una tecnologia che può essere utilizzata in ogni campo
dove il parametro “temperatura” riveste una importanza consistente.
Inoltre, essendo l’analisi termografica una misura “senza contatto”, la
misura di temperatura risulta molto accurata in quanto non si perturbano
gli oggetti esaminati.
Progetto di una unità integrata di monitoraggio antincendio mediante sensori ottici in ambienti severi.
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Uno dei campi di maggior sviluppo della termografia è il rivelamento di
un incendio. Le tecniche predittive consentono di avvistare e prevenire il
sorgere degli incendio con un elevato livello di affidabilità e garantendo
una rapidità d’intervento tale da ridurre i danni sia alle persone che
all’impianto stesso.
L’acquisizione e l’elaborazioni delle immagini termografiche registrate
attraverso la termocamera permette di rendere più efficienti le tecniche
predittive.
La termocamera rileva oltre all’immagine termografia anche una matrice
contenente le temperature riferite ad ogni pixel.
La trasformata di Hough è una trasformata geometrica in grado di
individuare e di localizzare nelle immagini alcuni pattern di forma
parametricamente nota.
I più grandi vantaggi di questa tecnica sono costituiti dall’elevata
tolleranza alle interruzioni eventualmente presenti nella rappresentazione
dei contorni della forma cercata e dall’elevato grado di indifferenza al
rumore presente nell’immagine.
Si effettua una trasformazione dei punti individuati sul piano cartesiano,
si può pensare al piano trasformato come ad un accumulatore dove
ciascun elemento corrisponde ad una retta che giace nel piano immagine;
eseguire la trasformazione corrisponde a rilevare la probabilità che le
possibili rette hanno di rappresentare la distribuzione dei pixel
dell’immagine. Si può parlare di distribuzione dei pixel poiché le
immagini utilizzate sono binarie con solo i contorni, quindi è come se
oltre lo sfondo bianco si avesse solamente l’insieme dei punti neri di
edge.
La trasformata di Hough permette proprio di rilevare come il calore
all’interno di un componente si propaghi all’interno di quest’ultimo.
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È stato sviluppato con l’ausilio del software Matlab un’interfaccia
grafica che permette d’avere una visione d’insieme dei dati acquisiti
dalla termocamera e di elaborarlo effettuando l’operazione di Edge
Detector e quindi applicando la Trasformata di Hough.
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Capitolo 2
La rivelazione automatica
dell’incendio
2.1 Generalità
Il fuoco è un processo dinamico capace di danneggiare gravemente o
distruggere edifici e provocare il ferimento o il decesso delle persone
coinvolte.
I tre ingredienti essenziali affinché si sviluppi il fuoco sono:
Combustibile + Ossigeno (o Aria) + Calore( o Fonte Infiammabile ) = Fuoco.
I danni alle persone e alle cose sono tanto maggiori quanto maggiore è il
tempo di libero sviluppo dell'incendio. La rapidità d'intervento
dell'estinzione quindi assume un'importanza decisiva. Poiché l'intensità
dell'incendio è tanto più forte quanto è maggiore il volume interessato, la
difficoltà dell'estinzione cresce con la fase di sviluppo raggiunta.
Per essere sicuri di raggiungere lo scopo di contenere il più possibile i
danni, è necessario iniziare l'azione di spegnimento quando l'incendio ha
dimensioni limitate. E' quindi particolarmente importante prevedere
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impianti tecnologici automatici di segnalazione anche di piccole quantità
di fumo e gas.
Lo scopo della rivelazione automatica degli incendi e l’allarme è quindi
quello di assicurare che le persone presenti nel luogo del lavoro siano
avvisate di un principio di incendio prima che esso minacci la loro
incolumità. L’allarme deve dare avvio alla procedura per l’evacuazione
del luogo di lavoro nonché l’attivazione delle procedure d’intervento.
Nella figura di seguito è riportata la curva dello sviluppo di un incendio,
sulle ordinate è riportata l’entità dei danni causati dall’incendio e sulle
ascisse i tempi.
Fig. 2.1 Curva di sviluppo di un incendio
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Dove si ha:
t0
– istante in cui si è sviluppato l’incendio;
t1 – istante in cui è recepito il segnale d’allarme in un centro
d’intervento;
t2 – istante in cui le squadre d’intervanto allertate iniziano l’opera di
contenimento e spegnimento;
t3
– istante in cui l’incendio è finalmente domato.
Nella curva è possibile distinguere in particolare 3 fasi:
1. Fase a: (intervallo t1 – t0
), detta anche fase d’ignizione, è influenzata
dal ritardo con cui è scoperto il fuoco;
2. Fase b: (intervallo t2 – t1 ), è influenzata dall’organizzazione della
squadra di soccorso , dal traffico e dalla distanza che devono ricoprire
per giungere sul luogo dell’incendio, dalle condizioni ambientali a
contorno del sistema di combustione;
3. Fase c: (intervallo t3 – t2
) , è influenzato dalle fasi a e b e dalle
caratteristiche del sistema di combustione.
Occorre quindi avere una diagnosi precoce di pericolo con la rivelazione
dei diversi fenomeni che si accompagnano all’incendio e verificare in
che misura questi ultimi riescano ad agire sulla fase a.
Il "sistema di rivelazione automatica" ha assunto un ruolo sempre più
importante quale mezzo preventivo che, diagnosticando precocemente il
pericolo, consente di intervenire tempestivamente nella fase iniziale di
sviluppo dell'incendio così da contenere al minimo i possibili danni.
I sistemi intelligenti di rivelazione automatica dell'incendio offrono una
ampia gamma di possibili soluzioni. Questi hanno la funzione di rivelare
e segnalare un incendio nel minore tempo possibile. I sistemi fissi di
segnalazione manuale permettono invece una segnalazione nel caso
l’incendio sia rilevato dall’uomo.
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In entrambi i casi, il segnale d’incendio è trasmesso e visualizzato in
corrispondenza di una centrale di controllo e segnalazione, ed
eventualmente ritrasmesso ad una centrale di tele-sorveglianza.
Per prolungare il periodo di induzione si può agire con appropriate azioni
di ignifugazione, mentre, per ridurre la velocità della fiamma, le misure
da intraprendere si diversificano a seconda dei sistemi coinvolti. Le
tecniche di rivelazione utilizzano i prodotti misurabili dal materiale di
reazione o gli effetti secondari della reazione energetica, tipici del
sistema di combustione.
Le tecniche di rivelazione si basano principalmente sui seguenti tre tipi
di rivelazione:
• Rivelazione di Fumo;
• Rivelazione di Calore;
• Rivelazione di Fiamma.
.
2.2 La rivelazione di fumo
I fumi sono formati da piccolissime particelle silide (aerosoli), liquide
(nebbie o vapori condensati). Le particelle solide sono sostanze
incombuste che si formano quando avviene la combustione in carenza di
ossigeno e vengono trascinate dai gas caldi prodotti dalla combustione
stessa. Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da
vapor acqueo che condensa al di sotto dei 100°C.
La norma europea EN 54/7, redatta dal Cen Tc 72 (Comitato Europeo di
Normalizzazione) definisce i rilevatori di fumo come quei rilevatori che
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reagiscono alle particelle volatili e agli aerosoli prodotti dalla
combustione.
È possibile distinguere:
• Rilevatori di fumo a camera a ionizzazione,
• Rilevatori ottici di fumo a estinzione;
• Rilevatori di fumo a diffusione.
I rilevatori di fumo a camera di ionizzazione reagiscono ai prodotti di
combustione che modificano la corrente ionica in una camera a
ionizzazione. È presente una sorgente radioattiva che ionizza l’aria
all’interno della camera di misura il cui spazio è limitato do due elettrodi
a cui è applicata una differenza di potenziale.
Il fumo presente all’interno della camera provoca un aumento della
resistenza poiché si attacca al flusso degli ioni dell’aria. Ciò ne provoca
un rallentamento e una conseguente riduzione della corrente calcolata
attraverso una apposito strumentazione.
È proprio la variazione di corrente viene utilizzata come criterio di
allarme.
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Fig. 2.2 Principio di funzionamento del rilevatore di fumo a camera a
ionizzazione
Leggenda: 1.elettrodi; 2. sorgente radioattiva; 3.camera di misura;
4.corrente di ionizzazione; 5.particelle di fumo.
I rilevatori di fumo a estinzione utilizzano l’effetto fisico della riduzione
dell’intensità luminosa di una sorgente di luce nel momento in cui il suo
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fascio è investito dal fumo. Una fotocellula emette un segnale che indica
l’intensità dell’energia luminosa incidente.
Le particella di fumo, se esposte ad energia luminosa, assorbiranno
quest’ultima provocando una attenuazione dell’energia stessa e quindi
varierà il segnale trasmesso dalla fotocellula.
Fig. 2.3 Principio di funzionamento del rilevatore ottico di fumo a estinzione
Leggenda: Q emettitore di energia luminosa, L1 e L2 lenti, P fotocellula,
S0 segnale ricevuto.