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3. Le sacrestìe nelle Basiliche di Milano e della provincia lombarda: confronto
con gli arredi della sacrestìa dell’antica Chiesa di Santa Maria in Brera
L’armadio nell’architettura milanese, è caratterizzato da un sobrio classicismo di
tradizione cinquecentesca che lasciava poco spazio alle articolate soluzioni
compositive e spaziali che proprio in quegli anni si andavano diffondendo in Italia,
grazie all’attività di Gian Lorenzo Bernini e di Francesco Borromini. Per quanto
riguarda le sacrestìe ne abbiamo un esempio nella Chiesa di San Fedele dove gli armadi
sono stati portati avanti da Daniele Ferrari, autore nel 1639 (Fig. 8).
Fig. 8. Vista sud-ovest dell’interno della sacrestìa della Basilica di San Fedele a Milano
Nella bergamasca invece c’era la famiglia dei Fantoni, nell’esecuzione del mobilio
delle loro dimore, seguendo in ciò l’esempio della nobiltà e della ricca borghesia di
Alzano Lombardo dove nel 1680 Grazioso il Vecchio, insieme ai figli, aveva portato
a termine gli arredi della prima sacrestìa della Basilica di San Martino. Mentre la
seconda sacrestìa venne portata avanti da Andrea in collaborazione con la bottega di
Giovan Battista Caniana, intagliatore originario di Roma e lombardo. Fu spesso
affiancato ai Fantoni, nella realizzazione di importanti commissioni di arredi. Caniana
si dedicò allo studio del disegno ed era specializzato nell’intarsiare le superfici lignee
16
dei mobili tant’è che li furono commissionati gli ornati a intarsio dei banconi della
seconda sacrestìa della Basilica di Alzano.
Giovan Battista Caniana e Andrea Fantoni rappresentano i vertici raggiunti
dell’artigianato del legno in Lombardia e andrà affiancato anche l’intagliatore
cremonese Giacomo Bertesi. Le movenze delle figure scolpite ad altorilievo sui
pannelli, privi di ornato, ricordano quelle realizzate tra il 1691 e il 1707 da Giovanni
Quadrio per la sacrestìa della Chiesa di Santa Maria del Carmine a Milano
13
.
13
E. Colle, “Il mobile barocco in Italia: arredi e decorazioni d’interni dal 1600 al 1738”, Mondadori
Electa, Milano, 2000, p. 355.
17
3.1. Sacrestìe della Basilica di San Martino ad Alzano Lombardo: la prima, la
seconda e la terza sacrestìa
Nel 1680, gli armadi sono stati costruiti, in legno di noce. I disegni sono di Gerolamo
Quadrio realizzati, tra il 1676 e il 1679, quando i Fantoni annotarono su di un foglio
che l’8 giugno iniziarono a lavorare “ai credenzoni”. La sacrestìa è costruita con sei
monumentali armadi impreziositi da elaborati intagli a motivo di varie sculture, volute
e cartocci. Il tutto seguono i dettami stilistici presenti negli arredi lignei eseguiti
durante la seconda metà del Seicento per le chiese milanesi. Sopra i quattro armadi
con una sola anta, furono collocate le statue di Sant’Agostino, di San Gerolamo, di San
Gregorio Magno e di Sant’Ambrogio mentre sugli armadi a doppio sportello sono
posizionati i santi Pietro e San Martino
14
(Fig. 9-11).
Fig. 9. Piantina della Basilica di Alzano Lombardo
15
, in arancione sono evidenziate la
collocazione delle tre sacrestìe
14
E. Colle, “Il mobile barocco in Italia: arredi e decorazioni d’interni dal 1600 al 1738”, Mondadori
Electa, Milano, 2000, p. 372.
15
M.G. Panigada, Alzano Lombardo, Basilica di San Martino vescovo, le sacrestie, itinerari di arte
sacra, Bergamo, 2011, p. 8.
18
Alzano è una cittadina poco fuori da Bergamo verso la valle Seriana. Nel 1023 sorge
la prima chiesa, romanica, con una sola navata e con copertura a travatura in legno,
dedicata a San Martino.
I progetti a disegno acquerellato, realizzati da Gerolamo Quadrio (1660), da Gian
Battista Caniana (1696), da Andrea Fantoni (1696) e da Antonio Preda (1861) per la
realizzazione della facciata della Chiesa di San Martino, sono oggi conservati
all’interno del Museo, adiacente alla basilica. Il progetto approvato è stato quello di
Virginio Muzio, che si avvicinò a quello originario settecentesco del Quadrio e infatti
nel 1896 i lavori ebbero inizio. La facciata ebbe tono classicheggiante, la parte
inferiore è rialzata e scandita da tre portali settecenteschi
Il progetto fu affidato a Gerolamo Quadrio, interprete del barocco lombardo. Nel 1659
iniziarono i lavori tenendo presente il primo impianto murario e con il rifacimento
della navata centrale e la definizione della facciata. Nel 1676 è realizzata la Cappella
del Rosario, dove in principio era eretta la sola e unica sacrestìa, e a partire dal 1677
le tre sacrestìe ricostruite con un senso compositivo attorno alla cappella stessa,
vengono completate con arredi e decorazioni. Con la collaborazione dei Fantoni e dei
Caniana, nasce nel 1711 il pulpito in marmi policromi. In questo secolo la chiesa può
dirsi così ultimata, mancava solo l’esecuzione della facciata, lasciata per duecento anni
con muratura a cotto a vista nella parte superiore.
La chiesa all’interno è suddivisa da tre navate
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, affiancate da una serie di cappelle
laterali. Le colonne danno la suddivisione di queste navate e unite da archi che le
uniscono e poggiati su elementi trabeati. La volta centrale è divisa da tre grandi
campate e scompartita in riquadri e ornata di stucchi
17
. Vicino alla navata centrale, ai
lati dell’accesso al presbiterio stanno gli altari. All’inizio della navata di sinistra è stato
ubicato il battistero, sempre di opera della bottega dei Fantoni. Il coro venne accordato
alla navata principale di forma circolare, la volta a cupola è scandita da sette costoloni
tangenti al centro.
16
M.G. Panigada, Alzano Lombardo, Basilica di San Martino vescovo, le sacrestie, itinerari di arte
sacra, Bergamo, 2011, pp. 5-7.
17
R. Panigada, La Basilica di San Martino e le sue sacrestie in Alzano Lombardo, Bergamo, 2009,
pp.19-20-22.
19
Le tre sacrestìe si trovano sul lato occidentale della chiesa, disposte a forma di “L”
intorno alla Cappella del Rosario. Precisamente si trovano nell’ultima campata della
navata sinistra della Basilica di San Martino dove è presente un portale incorniciato
nel marmo. Si accede alla prima dall’interno della basilica, si prosegue così nella
seconda ed infine la terza, che comunica con l’ex palazzo Pellicioli (ora sede del
Museo di Arte Sacra di San Martino).
Le tre sacrestìe hanno un ordine pratico, di conservare gli arredi sacri ma, anche
consentire agli officianti di prepararsi alla liturgia e come luogo di passaggio e di
mediazione fra lo spazio esterno e a quello interno. Le processioni erano molto comuni
a quell’epoca, iniziando dall’altare e dopo un piccolo tragitto all’interno della chiesa,
proseguivano all’esterno della città. Al termine delle processioni nel Seicento era
importante che i fedeli rientravano in chiesa per attendere l’inizio della funzione
mentre i sacerdoti, i chierici e le autorità si dirigevano nella terza sacrestìa a prendere
posto sui grandi bancali. Solo i celebranti accedevano alla seconda sacrestìa per la
preparazione delle funzioni e spostandosi così nella prima, entravano nella chiesa fino
a raggiungere l’altare. Siamo nell’epoca seicentesca quando era in vigore la Riforma
protestante quindi tutto il mondo cattolico volle esaltare e difendere il proprio apparato
celebrativo e quindi anche le sacrestìe erano state costruite con una grande preziosità
artistica e una grande ricchezza iconografica.
La costruzione di ben tre sacrestìe era per motivazioni nascoste un po' liturgiche,
pastorali e di prestigio ecclesiale.
La prima sacrestìa (Fig. 10) è stata eretta fra il 1676 ed il 1679, costruita da grandi
armadi in legno di noce con putti, teste, fiori, telamoni, fregi, festoni floreali del
cornicione e ghirlande, intagliate nel legno. La realizzazione degli armadi della prima
sacrestìa sono opera dei Fantoni mentre i credenzoni di Grazioso il Vecchio (Fig. 11).
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Fig. 10. Piantina
18
della prima sacrestìa della Basilica di San Martino ad Alzano Lombardo
Fig. 11. Prima sacrestìa vista dal lato sud-ovest
Rivela un’architettura ampia con la sala a forma rettangolare e con copertura a volta.
È costituita da sei grandi armadi fantoniani ed è stata eretta fra il 1676 ed il 1680.
18
M.G. Panigada, Alzano Lombardo, Basilica di San Martino vescovo, le sacrestie, itinerari di arte
sacra, Bergamo, 2011, p. 16.
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I sei armadi sono portati a termine dai Fantoni nel 1680. I sei “credenzoni si
inseriscono nell’ambiente architettonico adattandosi alle nicchie. I quattro armadi
laterali più piccoli sono costruiti da un’anta, incorniciata da due colonnine tortili e
sovrastati da un fregio decorativo con frontone spezzato e statue a tutto tondo.
All’ingresso della prima sacrestìa, alzando lo sguardo verso la cimasa, del primo
armadio, sono visibili due volti di bambini che accolgono il visitatore. Mentre nei
fastigi i temi sono il Castigo degli Eretici, il Trionfo della Morte, la Caducità dei Beni
Terreni. L’esecuzione dei grandi armadi, di cui i quattro laterali misurano due metri di
larghezza per quattro metri di altezza, mentre i due centrali misurano tre metri e
novanta di larghezza per quattro metri di altezza. I sei “credenzoni” si inseriscono
lungo le due pareti principali. Gli intagli di epoca barocca sono le decorazioni
particolari degli armadi della prima sacrestìa. L’anta degli stessi invece è incorniciata
da due colonne tortili scolpite sui lati degli armadi, ed è sovrastata da un fregio
decorativo con un frontone spezzato e statue e tutto tondo. Per armonizzare i volumi
architettonici degli armadi si è elaborato, da parte di Grazioso, un elemento ulteriore
chiamato cassabanco che è un’alta zoccolatura lignea che percorre tutte le pareti
lunghe, funge da basamento e serve da cassettone per gli arredi sacri. I fastigi sono
composti da statue a tutto tondo in più i movimenti nei panneggi delle vesti, la
gestualità teatrale e la forza delle masse lignee sono tutti dei particolari del barocco.
Negli scomparti degli armadi, i Fantoni realizzarono un apparato decorativo ricco,
attraverso un lavoro d’intaglio chiaroscurale.
Prima di concludere vanno ricordati i due schienali a fianco della porta d’entrata. Nella
cassapanca sottostante gli schienali è presente il richiamo di un modello della boiserie,
ovvero il rivestimento ligneo da parete, molto sviluppato in altezza, di area milanese,
che fu ripreso dai Caniana in altre chiese bergamasche.
La seconda sacrestìa (Figure 12-13-14) è di dimensioni più ridotte della precedente,
con forma quadrata. Opera delle diverse botteghe come quella dei Sala, dei Fantoni,
dei Caniana e degli artisti Andrea Peracca e Antonio Cifrondi, per gli affreschi nelle
medaglie della volta. L’inizio dei lavori è dal 1690, dove si sono terminati gli stucchi
e l’avvio alla realizzazione degli arredi.
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Gli armadi della seconda sacrestìa hanno il nome di “credenzini”, dato dai Fantoni per
distinguerli dai “credenzoni” di Grazioso il Vecchio.
Fig. 12. Seconda sacrestìa vista dal lato est
Fig. 13. Seconda sacrestìa vista dal lato ovest
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Fig. 14. Seconda sacrestìa vista dal lato ovest
La sala di impianto quadrato, dove la parete di fronte alla porta è riempita da un altare
in marmo e da due inginocchiatoi laterali in legno e le altre pareti invece sono
praticamente rivestite dai bancali (i credenzini) che lasciano liberi solo i vani delle
porte. I mobili sono strutturati su tre piani e decorati ad intarsio e ad intaglio. In legno
di noce e di bosso hanno creato una grande forza compositiva. Questa aveva il compito
di ospitare il clero. I sacerdoti infatti si ritararono in questa sacrestìa per preparazione
e raccoglimento, prima e dopo le celebrazioni della Messa. Il legno è scolpito,
intagliato e intarsiato soprattutto nelle cimase con statue mosse da movimenti, volute
confuse con putti e telamoni. Nel 1691 i fratelli Caniana furono chiamati a realizzare
gli armadi della seconda sacrestìa di Alzano. Gli armadi della seconda sacrestìa sono
unici nel loro genere ovvero sono mobili alti circa centonovanta centimetri per uno
sviluppo lineare intorno ai diciassette metri e la loro struttura all’interno è in larice ed
è articolata su tre livelli. In basso ci sono i banconi con lunghi cassetti incorniciati con
legno di noce tinto di nero e la specchiatura decorata ad intarsio, mentre le maniglie e
i pomoli sono in bronzo su disegno sempre dei Fantoni.
Nel secondo livello ci sono i credenzini, tre per la lunghezza di ciascun cassetto per un
totale di trentuno sportelli. Il terzo livello degli armadi è costituito dalla cimasa, opera
dalla bottega di Rovetta. Alcune decorazioni invece sono in bosso che è molto
particolare perché e un legno pregiato dalle tonalità giallastre e durissimo quindi di
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difficile lavorazione ma, resistente nel tempo. Anche le porte che conducono alle
sacrestìe sono opera della bottega dei Caniana.
In ultimo la terza sacrestìa (Figure 15-16-17) è piena di ornamenti, sempre all’interno
di una sala rettangolare coperta da una volta a botte divisa in tre campate, ripresa dalle
lesene sulle pareti laterali. Coperta di bancali dalle tarsie raffinatissime e dominata da
un portale con elementi decorativi. Era un luogo questo di ritrovo e di rappresentanza
e non di preghiera o meditazione. Qui i chierici, con i notabili di Alzano, sostavano
prima delle sacre funzioni. Fatta di bancali che percorrono i lati lunghi della sala
rettangolare con putti-bambini, paesaggi idealizzati e il naturalismo dei mazzi di fiori.
Un opera incompiuta questa terza sacrestìa perché subì maggiormente le difficoltà
economiche della Fabbriceria e che perciò vide prolungarsi nei lavori di intaglio e
intarsio
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. L’inizio dei lavori nella terza sacrestìa è da definirsi dal 1691 al 1694 con
la bottega dei Caniana, che fece l’esecuzione dei bancali. I ventinove scanni sono
realizzati come bancali continui, il cui sedile (un cassabanco sfruttabile come
ripostiglio, ad esempio per le candele) ha una semplice ed austera forma a
parallelepipedo e invece la decorazione raffinatissima è data dagli schienali racchiusi
da due lesene intarsiate. A differenza di quanto avvenne invece per le altre due. I
bancali, sui lati corti invece differiscono nelle decorazioni per motivi di stile rispetto
agli stalli e sono disposti nelle pareti lunghe dove le tarsie raffigurano soggetti e motivi
più naturalistici.
19
M.G. Panigada, Alzano Lombardo, Basilica di San Martino vescovo, le sacrestie, itinerari di arte
sacra, Bergamo, 2011, p. 70.