Alessandro Orsini Progetto di recupero e riqualificazione del Centro Diocesano Giovanile di Carrara
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1. Introduzione
Planimetria generale dell’area del centro storico di Carrara: in rosso l’edificio che attualmente ospita la
biblioteca civica Cesare Vico Lodovici; in verde l’area del Centro Diocesano Giovanile
Il progetto sviluppato nel presente lavoro ha come base di partenza una proposta
recentemente avanzata dalla Curia Vescovile della Diocesi di Massa-Carrara-
Pontremoli, inerente il trasferimento della biblioteca civica della città (biblioteca
“Cesare Vico Lodovici”) dall’attuale stabile di via del Pleibiscito (che è la
prosecuzione di via 7 Luglio oltre Piazza dell’Accademia) all’edificio,
opportunamente riqualificato ed adattato, dell’ex sala conferenze del complesso
del Centro Giovanile Diocesano; la proposta prevede, inoltre, la ristrutturazione e
riqualificazione dell’edificio a quattro piani, mantenendone la destinazione d’uso
“storica” di sede del Centro Giovanile, oltre ad una risistemazione del cortile
antistante il complesso, all’interno del lotto. Tale proposta è stata presentata dalla
Curia, come soggetto privato, allo scopo di accedere ai finanziamenti erogati dalla
Regione Toscana nell’ambito del PIUSS di Carrara. Il PIUSS (piano integrato di
sviluppo urbano sostenibile) è lo strumento mediante il quale la Regione Toscana
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da attuazione, limitatamente a determinate aree urbane, tra cui Carrara, ad un
insieme coordinato di interventi, di proposta pubblica o privata, che perseguano
l’obiettivo di un miglioramento della qualità urbana ed ambientale. In effetti, la
proposta della Curia è particolarmente interessante da questo punto di vista, dal
momento che il progetto consentirebbe di recuperare un ampio edificio nel centro
storico della città, destinandolo ad una funzione (quella di biblioteca civica) che è
attualmente “sacrificata” in uno stabile di dimensioni troppo ridotte rispetto alle
esigenze della collettività e, per di più, caratterizzato da importanti lesioni
strutturali; anche la riqualificazione dell’intera area del complesso del Centro
Giovanile e il conseguente rafforzamento della funzione storica del sito (cui
l’intera collettività è tradizionalmente legata) persegue senza dubbio un obiettivo
di miglioramento della qualità di vita del centro città. Proprio per i motivi di cui
sopra, la proposta della Curia è stata accolta nell’elenco degli interventi
finanziabili dal PIUSS; il presente lavoro ha l’obiettivo di presentare una possibile
soluzione di intervento che tenga conto di tutte le fondamentali esigenze del
progetto, in parte già desumibili da quanto sopra riportato, in parte evidenziati
nell’analisi preliminare che segue. Detta analisi si comporrà, anzitutto, di un
inquadramento territoriale del centro cittadino di Carrara, con riferimento alle
emergenze architettoniche, agli scorci urbani, ai caratteri urbanistici e, da ultimo
(ma non per importanza) all’aspetto della percezione da parte della comunità del
paesaggio urbano.
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2. Inquadramento territoriale
Planimetria generale dell’area del centro storico di Carrara: in verde l’area del Centro Diocesano Giovanile; le
altre parti colorate corrispondono ai più importanti spazi e monumenti urbani di questa parte della città.
L’analisi territoriale, data la particolare posizione del lotto oggetto dell’intervento
nel cuore del centro cittadino di Carrara, assume una rilevanza particolare, e
diversi aspetti trattati nel presente capitolo troveranno poi un’importante
collocazione nel percorso progettuale.
L’area di proprietà della Curia ove sorge il complesso edilizio oggetto
dell’intervento verrà dettagliatamente descritta in uno dei capitoli successivi; è,
tuttavia, essenziale già fin d’ora collocare il lotto nel contesto urbano del centro
cittadino per acquisire consapevolezza della maggiore o minore importanza dei
luoghi del paesaggio urbano in riferimento alla posizione del sito di progetto.
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L’area in esame si trova all’interno dell’isolato compreso tra via Cavour, a sud-
ovest, via 7 Luglio, a sud-est, via Giuseppe Ulivi, a nord-ovest ed, infine, via Loris
Giorgi (l’antica via Alberica) a nord-est.
Vista di Piazza Alberica dallo sbocco di via Loris Giorgi (antica via Alberica); ben in vista la facciata rosso
cupo di Palazzo Del Medico, con le ricche decorazioni marmoree delle cornici delle aperture
In prossimità dell’area in esame, perciò, si concentrano tutti i monumenti, piazze
ed elementi del paesaggio urbano in genere più importanti di Carrara, in
particolare a livello storico-artistico. Infatti, proseguendo verso est, via 7 Luglio e
via Giuseppe Ulivi sboccano, rispettivamente, in Piazza dell’Accademia e Piazza
Alberica, due tra gli spazi urbani storicamente più rilevanti di Carrara; non solo,
ma via Loris Giorgi, che, come detto delimita su un lato l’isolato in esame, è la via
di congiunzione tra le due piazze e riveste un’importanza storica non inferiore ad
esse. Per comprendere meglio il ruolo storico artistico giocato nella città da questi
luoghi è opportuno descrivere brevemente il contesto storico entro cui questi
furono concepiti e realizzati. Tutto nasce nella seconda metà del XVI secolo, e più
precisamente negli anni 1557/1560, quando Alberico I Cybo Malaspina (1533-
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1623), Principe di Massa e Marchese di Carrara, pronipote di Lorenzo il Magnifico,
concepì un’imponente trasformazione edilizio-urbanistica della cittadina; fino ad
allora Carrara, costretta fra la cinta delle mura difensive e il torrente Carrione, si
presentava come il paradigma dell’insediamento medioevale le cui anguste vie si
dipanavano l’una vicino all’altra in un reticolo irregolare e i cui edifici si ergevano
addossati gli uni agli altri.
Vista della facciata principale dell’antico Palazzo Principesco (attualmente sede dell’Accedemia di Belle Arti
di Carrara.
Contribuiva a tale generale sensazione di chiusura la stessa collocazione
geografica, ai piedi delle Alpi Apuane, accerchiata da colline boscose e persino la
struttura socio economica del borgo: laddove, infatti, nelle altre città toscane (ma
non solo) la consuetudine era quella di una famiglia nobile egemone che
impostava in termini feudalistici la relazioni sociali all’interno, garantendo
tuttavia un proficuo dialogo con le altre realtà politiche locali, Carrara si reggeva
su precari rapporti parentali e di vicinanza che, in sostanza, autogestivano tutti gli
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affari di interesse collettico delle varie comunità
1
. Una consistente fetta della
popolazione del borgo, inoltre, nell’ambito della storica contesa guelfo-ghibellina
dell’XI-XIII secolo, desiderosa di emanciparsi dal potere vescovile simbolicamente
rappresentato dal Duomo di Sant’Andrea, che, con l’omonima piazza, si trovava
ad essere il centro dell’insediamento medioevale, lottava con lo scopo di rafforzare
la propria precaria indipendenza, accentuando un’organizzazione urbanistica
militare-difensiva già presente. A tal fine questa fazione si stabilì nei pressi della
cosiddetta “Rocca de Carraria”, vale a dire, la fortificazione principale della cinta
muraria, un edificio già molto importante all’epoca per dimensione e posizione
sopraelevata e che rappresentava, in quanto simbolo del potere militare, il polo
contrapposto al Duomo. Il nuovo disegno del Principe, uno spirito sensibile,
aperto, ricco di cultura, fu di portata epocale per Carrara. A livello urbanistico il
progetto di Alberico I consisteva essenzialmente nello smantellamento dello
schema funzionale medioevale, nel riassestamento del borgo e nella realizzazione
di elementi volti a dare un’immagine nuova e più aperta della città ai suoi abitanti
e ai visitatori. Ciò si concretizzò nella creazione di una grande Piazza (Piazza
Alberica, dedicata al Principe) e di un nuovo asse viario di collegamento tra il
vecchio polo (la rocca) e il nuovo (la piazza), il tutto racchiuso in una nuova e più
ampia cinta muraria. Questi interventi non devono essere pensati come a sè stanti,
ma sono parti di un disegno urbanisticamente superiore, capace di rinnovare la
vita stessa e le coscienze dei cittadini chiamandoli a vivere un cambiamento
d’epoca, l’uscita definitiva dal Medioevo. I nuovi cantieri, prolungati durante tutto
il corso del dominio del Principe, si concentrarono all’interno delle nuove mura, le
quali si allargarono oltre il torrente Carrione ed inglobarono così, nel nuovo
tessuto cittadino, la frazioni di Lugnola, Grazzano e Cafaggio, oltre all’antico Foro
Boario anche chiamato Platea Porcorum, immediatamente fuori dalle mura
medievali e già adibito a luogo di mercato; sarà proprio qui che, dopo lavori di
livellamento del terreno, nascerà la nuova piazza Alberica. Questa è costituita da
un ampio spazio pseudorettangolare disposto secondo l’asse nord-sud e fu intorno
ad esso che vennero costruiti, a formare le quinte verticali della piazza con le loro
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D. CANALI, L’Accademia di Belle arti di Carrara, Carrara, 1992, p. 11
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facciate, i palazzi dei ricchi commercianti, articolati su vari livelli, alcuni con
loggiato antistante, altri con decoratissimi balconi ed ordini di finestre, tutti
comunque rivolti al centro della quinta orizzontale, sottolineato dal monumento a
Maria Beatrice d’Este Malaspina, duchessa di Massa e Carrara
2
. Da citare, fra le
residenze che si affacciano sulla piazza, Palazzo Del Medico, con il suo colore
rosso cupo e le decorazioni barocche delle finestre e delle terrazze e Palazzo Diana
Paleologo, il primo ad essere costruito sulla piazza da una famiglia di facoltosi
commercianti genovesi, in stretti rapporti con i Cybo-Malaspina; questo è l’unico
con loggiato antistante, composte da colonne marmoree su grandi basi a pilastro e
due pilastri agli angoli che reggono un corpo murario con una serie di aperture
rettangolari in asse con le arcate. Sull’angolo sud-est della piazza sbocca il nuovo
asse di via Alberica (odierna via Loris Giorgi, nel seicento chiamata via del
Carmine), caratterizzato da andamento rettilineo e sezione costante, anch’esso
fiancheggiato da residenze signorili con cortile interno, come Palazzo Pisani, con
le sue famose cariatidi marmoree simboleggianti le quattro stagioni. La nuova
strada divenne elemento di collegamento fisico e simbolico tra il potere civile del
Principe e quello dei ricchi commercianti, fatto, questo, enfatizzato anche dal
dislivello tra la piazza e la rocca, la quale risulta sopraelevata. Si può dedurre
perciò, dagli interventi realizzati, l’intento generale del progetto, che era quello di
realizzare un nucleo urbano rinnovato, concepito sulla base dei canoni
rinascimentali della città ideale, a misura d’uomo, costruita secondo precise
geometrie e volumi, inneggiante al Principe e alla sua grandezza politica. Gli
interventi, infatti (e, in particolare, quello di via Alberica) interpretano, facendole
proprie, le nuove istanze scenografiche dell’epoca, prima fra tutte la “strada con
fondale”: si crea, cioè, “un elemento architettonico o urbanistico che costituisce il punto
terminale di un tratto stradale che ad esso viene subordinato”
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. Le strade più importanti,
inoltre, devono essere tutte “con riuscita”, cioè, devono “servire da collegamento tra
due precisi elementi della struttura urbana, avere la funzione di connettere tra loro due
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Il monumento fu, chiaramente, posizionato soltanto in seguito e, precisamente, fu inaugurato l’8 novembre
1824; ai piedi della statua venne realizzata la cosiddetta “Fontana del Leone”, con appunto un leone
marmoreo che sembra proteggere il monumento.
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E. GUIDONI e A. MARINO, Storia dell’Urbanistica. Il Cinquecento, Roma, 1996, p. 20
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punti, o monumenti, ben determinati, o essere al servizio di un ben determinato edificio
della città”
4
. Si nota in questo modo, facilmente, la centralità dell’effetto prospettico
delle nuove architetture, elemento tipico della teorizzazione della città
rinascimentale e che è a Carrara esaltato dallo scorcio del Palazzo Principesco
visibile da Piazza Alberica, cui l’occhio dell’osservatore è guidato delle quinte
verticali continue dei Palazzi lungo l’asse della strada; un elemento, questo, che è
“segno preciso e inequivoco di modernità”
5
.
Due viste dell’asse di via Loris Giorgi (antica via Alberica) che mettono in rilievo la sua caratteristica di
strada “con riuscita”.
Per quanto riguarda le realizzazioni architettoniche l’intervento più importante di
Alberico I è, senza dubbio, la trasformazione funzionale dell’antica “Rocca de
Carraria”. Nell’intento di lasciarsi alle spalle il passato inglorioso della famiglia,
incapace di emulare lo sfarzo e l’ostentazione di potenza della nobiltà italiana,
Alberico volle costruire, in annessione all’antica rocca medievale, un vero e
prorpio Palazzo Principesco, che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto
raggiungere, soprattutto orizzontalmente, dimensioni grandiose; si sarebbe
dovuto estendere verso sud tanto quanto oggi si prolunga verso nord, cosicchè le
sue dimensioni avrebbero dovuto essere quasi il doppio di quelle attuali. Si
4
Citato Ibid
5
E. GUIDONI e A. MARINO, op. cit., p. 21