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prefigurare scenari in cui il vino sia un marcatore culturale a difesa della
tipicità, marcatore sociale a gratificazione delle aspirazioni e delle
ambizioni sociali dei consumatori, e contemporaneamente oggetto di un
consumo senza confini. Il vino, in ogni caso, resta il segno
inequivocabile di un’identità culturale e tradizionale di un popolo, un
segno che la storia ci ha consegnato e la sua difesa coincide con la
difesa dell’identità.
(dal sito winenews.it)
Ecco perché, alla base del nostro progetto, non vogliamo considerare il
vino solo per le sue caratteristiche organolettiche, o per le tecniche
enologiche all’avanguardia, che pure sono importanti e la cui conoscenza
è tra l’atro sempre più diffusa in un mondo di appassionati che si allarga
sempre più.
Il concetto di “Vino” che si vuole promuovere, nella fattispecie del vino
siciliano, è soprattutto quello delle sensazioni, delle emozioni (la
“piacevolezza del vino” di cui parla Maroni) e dell’indissolubile legame
con la terra di origine, con le sue tradizioni, i suoi sapori, i suoi paesaggi,
ossia con quello che i francesi definiscono “terroir”.
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2) ANALISI DELL’AMBIENTE
2.a)Macroambiente
™ EUROPA/MONDO
IL VINO IN CIFRE: LA PRODUZIONE NELL’UNIONE EUROPEA E
NEL MONDO (ANNO 1999)
In Europa, nel 1999, sono stati prodotti 180 milioni d’ettolitri di vino,
contro i 166 milioni del 1998 e i 163 del 1997. La qualità riscontrata è
mediamente buona.
FRANCIA
La produzione (comprensiva di vino, mosti, succhi d’uva e cali di
concentrazione) per il 1999 è stimata in 61 milioni d’ettolitri,
quantitativo superiore del 12% rispetto a quello del 1998 (54,3 milioni) e
del 10% al 1997 (55 milioni). Le stime indicano in 26 milioni d’ettolitri i
vini a Vqprd e in 23 milioni i Vin du pays; la rimanente quota é
destinata ad altri fini.
SPAGNA
Le stime indicano in 34 milioni d’ettolitri la produzione complessiva.
Un quantitativo uguale a quello dello scorso anno ed inferiore dell’8%
rispetto al 1997. I vini a Vqprd si attestano sugli 12 milioni d’ettolitri.
GERMANIA
Nel 1999, la produzione raggiunge i 13 milioni d’ettolitri di vino,
superiore di circa il 21% rispetto a quella dello scorso anno (10,7 milioni)
e del 40% rispetto alla media dell’ultimo quinquennio (9,3 milioni)
dell’ultimo quinquennio. Come sempre la quasi totalità della produzione
é Vqprd; infatti, solo 1,5 milioni ettolitri verranno qualificati come vino
da tavola.
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PORTOGALLO
Dopo il brusco calo fatto registrare nella passata campagna (3,6 milioni),
il Portogallo stima la propria produzione in 7 milioni di ettolitri di
vino, in linea con la media degli ultimi dieci anni. I vini Vqprd si
attestano intorno ai 3,5 milioni d’ettolitri.
GRECIA
Produrrà una quantità di vino di poco inferiore rispetto a quello dello
scorso anno. La stima è di 2,8 milioni d’ettolitri il 27% in più rispetto
alla media fatta registrare nell’ultimo triennio. I vini Vqprd assommano
a 2 milioni di ettolitri.
AUSTRIA
Come la Germania, anche per questo Paese, il 1999 rappresenta
un’annata quantitativamente buona. La produzione si attesta sui 2,8
milioni d’ettolitri, il 27% in più rispetto alla media fatta registrare
nell’ultimo triennio, da quando l’Austria fa parte dell’Unione Europea. I
vini a Vqprd sono pari a 2 milioni di ettolitri.
ALTRI PAESI UE
Negli altri Paesi dell’Unione Europea, Lussemburgo, Belgio e Regno
Unito la produzione di vino si attesta sui 200.000 ettolitri complessivi,
così suddivisi: Lussemburgo 183.000 ettolitri, Regno Unito 15 mila
ettolitri, Belgio, 2.000 ettolitri.
IL VINO IN CIFRE: LA PRODUZIONE NEL RESTO DEL MONDO
(ANNO 1998)
Secondo l’ultimo dato rilevato (1998), la produzione mondiale di vino
risulta pari a 262 milioni ettolitri, il 64% della quale concentrata
dell’area dell’Unione Europea (168 milioni di ettolitri). La produzione
totale dei Paesi vitivinicoli extra Unione Europea (dati Office
International de la Vigne et du Vin-OIV) è stata, sempre nel 1998, pari
a 94.000.000 ettolitri: 12.681.000 ettolitri prodotti dall’Argentina,
18.643.000 ettolitri dagli USA, 10.000.000 ettolitri dal Sud Africa,
5.840.000 ettolitri dall’Australia, 7.663.000 ettolitri dalla Romania,
4.188.000 ettolitri dalla Ungheria, 4.300.000 ettolitri dalla Cina.
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I consumi pro capite (dati 1997, OIV), prendendo in considerazione le
aree mondiali più significative, sono generalmente in contrazione sul
piano quantitativo ma in ascesa sotto il profilo qualitativo: per quanto
riguarda l’Unione Europea, dai 60 litri della Francia ai 38 litri della
Spagna, ai 32 litri dell’Austria, ai 31 litri della Grecia, ai 27 litri della
Danimarca, ai 13 litri del Regno Unito, ai 7 litri dell’Irlanda, ai 23 litri
della Germania, ai 59 litri del Portogallo, ai 50 litri del Lussemburgo, ai
13 litri della Svezia; nel Resto del Mondo, si va dai 41 litri
dell’Argentina, ai 41 della Svizzera, ai 31 dell’Uruguay, ai 30
dell’Ungheria, ai 31 della Romania, ai 18 dell’Australia, ai 10 litri della
Nuova Zelanda, ai 9 litri del Sud Africa, ai 16 litri del Cile, ai 8 litri degli
Stati Uniti ed ai 7 litri del Canada.
Fonte: Ufficio Stampa Vinitaly 2000
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™ I DATI DEL VINO IN ITALIA
LA PRODUZIONE IN ITALIA
Nel mondo, annualmente, la produzione vitivinicola (vino, mosti, succhi
d’uva e cali di concentrazione) é di circa 262 milioni d’ettolitri (media
dati Oiv/Fao 1996/1998.
La produzione italiana rappresenta il 21% della produzione mondiale
ed il 33% di quella dell’Unione Europea.
I dati di produzione degli ultimi anni, comunque, evidenziano in Italia
una graduale e progressiva diminuzione dovuta alla sostanziale
modificazione strutturale della superficie vitata. Infatti, dal 1980 al 1998,
la superficie vitata si é contratta di oltre il 30% in Italia (390 mila
ettari).
IL SETTORE DEL VINO IN ITALIA
(PRODUZIONE, EXPORT, CONSUMI)
Nel 1999, la produzione di vino in Italia é stata di 55,9 milioni d’ettolitri
(contro i 55,2 milioni del 1998) In tutte le regioni, inoltre, i vini da tavola
hanno evidenziato una generalizzata flessione dei prezzi all’ingrosso
rispetto a quelli spuntati nello stesso periodo dello scorso anno. Il
decremento va dal 5% al oltre il 30%.
LE ESPORTAZIONI
L’Italia si colloca, in prima posizione, nel mondo per volume di vino
esportato: le esportazioni di vino italiano nel mondo, nel 1999, si sono
attestate a 18.660.000 ettolitri (+20% rispetto all’anno precedente) per un
introito valutario ha raggiunto i 4.530 miliardi di lire (+8%). Il prezzo
medio del prodotto è sulle 2500 lire/litro (1997-1998, 2.785 lire/litro). Dei
18.660.000 milioni d’ettolitri, 4.300.000 ettolitri sono vini Doc/Docg per
un valore di 2.232 miliardi (prezzo medio sulle 5.000 lire/litri) e
12.150.000 ettolitri di vini da tavola.
Da un’analisi più particolare dei dati, si rileva che, l’export vinicolo
italiano si è nuovamente indirizzato più verso la quantità che sulla
qualità.
Dalla lettura dei dati, risulta infatti che l’80% dell’export è stato collocato
sui mercati dell’Unione Europea (nel 1998, la quota si era attestata sul
74%) e che le performance più "entusiasmanti" sono state raggiunte dai
vini sciolti (molto contenuto l’aumento del vino in bottiglia).
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Il mercato d’arrivo del vino italiano è la Francia (26,4%), la Germania
(43%) e il Regno Unito (7,7%). L’’andamento dell’export italiano verso i
Paesi terzi è stato negativo, avendo evidenziato una flessione del 6,3% in
quantità e del 2,2% in valore: dall’analisi dei dati, risalta come l’82% del
prodotto, corrispondente ad un quantitativo di 3 milioni di ettolitri, è
stato assorbito dal mercato USA con un’aliquota del 42%, della Svizzera
con il 15%, del Canada con il 10%, del Giappone con l’8%.
Fonte Ufficio Stampa Vinitaly 2000
™ IL FUTURO DEL VINO ITALIANO
L’Ufficio Studi di Mediobanca, su commissione del Sole 24 Ore, ha
analizzato gli ultimi cinque anni del sistema vinicolo nazionale ed
elaborato le cifre “vere” del pianeta vino.
Il valore complessivo del comparto enologico italiano è di 16.000
miliardi dei quali 4500 di esportazioni e 4150 di saldo attivo, con una
crescita del fatturato delle aziende del 37% nell’ultimo quinquennio e
una crescita della produttività del 5% annuo. Di pari passo, vi è stata una
forte crescita del capitale investito che oggi rappresenta il 6,3% del
circolante: un valore importante se paragonato con il 4% mediamente
raggiunto dal campione delle altre società industriali.
Questo dimostra la vitalità crescente di questo settore di punta dell’agro-
alimentare, il cui ROI è del 10%, in linea con la media nazionale delle
principali società.
Mediobanca afferma infatti che “il quadro emergente dell’analisi
dell’ultimo quinquennio del settore vitivinicolo italiano ha molte cose in
comune con quello che era lo scenario degli inizi degli anni ’80 nel
comparto della moda made in Italy”. Anche in quel caso l’Italia è riuscita
a strappare il primato alla Francia. Nell’abbigliamento gli italiani hanno
sconfitto i francesi nel prêt-à-porter, sono diventati i primi nei vestiti
medi per una nuova e vasta classe piuttosto che nelle costose
stravaganze per una piccola fascia dei ricchissimi. Una strategia analoga
può essere vincente anche nel vino. La quantità produttiva dei due paesi
è quasi uguale, e per qualità ed ampiezza i vini italiani non hanno nulla
da invidiare a quelli d’Oltralpe. Tutto si giocherà dunque su gusto,
qualità, immagine, marketing, prezzi, distribuzione commerciale.
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L’immagine e l'uso del vino sono profondamente cambiati. I mercati ed i
consumi si stanno aprendo, allargando, qualificando. Nuove sono anche
le motivazioni che spingono il consumatore ad acquistare, degustare,
regalare, vendere il prodotto. Insomma, il processo di cambiamento nel
mondo del vino è ormai decollato e questo prodotto antico di sessanta
secoli ha una nuova e definita immagine.
“Aldilà dell’analisi strettamente tecnica - spiega Nicola Dante Basile, il
giornalista de “Il Sole 24 Ore”, che ha analizzato il “rapporto sul vino” di
Mediobanca - c’è da dire che, mai come ora, il vino naviga con il vento in
poppa, sostenuto da una gamma di prodotti ampissima ed orientata
verso la qualità che permette di competere senza timori anche sui
mercati internazionali. Le autobotti circolano sempre meno, il commercio
dei vini da taglio diminuisce drasticamente (basti pensare che
l’esportazione in Francia è passata da 4 milioni a 1,2 milioni di ettolitri)
per assecondare il mercato che è sempre più orientato verso il profilo
della bottiglia di qualità. Si tratta di un’evoluzione che coinvolge tutte le
zone vitivinicole italiane ed in particolar modo le regioni emergenti del
Sud (Puglia e Sicilia, in capo a tutte) dove, grazie al clima ed ai terreni
estremamente vocati, si possono produrre vini splendidi, immensi”.
Restano però i problemi strutturali del vino italiano, primo fra tutti la
grande frammentazione della proprietà dipendente da una logica
agroeconomica ancora troppo legata agli anni 50-60: si dovrebbe andare
verso alleanze tra proprietari che superino il modello cooperativo per
poter aumentare la capacità produttiva sfruttando le economie di scale.
Bisogna lavorare anche per migliorare tutto il processo della gestione
amministrativa ed il contatto con le strutture distributive per poter
rendere sempre più capillare e meno costosa la diffusione dei prodotti”.
In ultimo, ma non per grado d’importanza, è il marketing che reclama
gli investimenti più forti. Nonostante ormai le strategie più evolute siano
seguite dalle aziende leader, è fondamentale che anche i piccoli
produttori vestano i panni del manager. L’esempio di Angelo Gaja
dovrebbe fare da insegnamento a tutti: oltre che essere un maestro in
vigna,
è, forse, colui che ha fatto della comunicazione la sua arma migliore
operando scelte che, pur sembrando azzardate in principio, alla lunga si
sono sempre rivelate vincenti.
Il lavoro da fare è ancora tanto per migliorare tutte le fasi post
produttive, ma è dimostrato che l’investimento nel vino paga ed è
prevedibile che saranno sempre maggiori le risorse che gli imprenditori
riverseranno in questo settore, risorse delle quali beneficerà soprattutto
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la qualità che dovrà essere il portabandiera del vino italiano nel mondo
per permettere, nel prossimo futuro, di rimanere competitivo a livello
mondiale.
Fonte: Indagine Mediobanca/Il sole 24 ore 2001
™ GLI ITALIANI E IL VINO
Al Vinitaly é appena stato presentato uno studio promosso da
Veronafiere ed effettuato dal Prof. Fabio Taiti del Censis Servizi, che
fotografa e analizza i comportamenti degli italiani in relazione al vino
utilizzando un aggiornatissimo sondaggio.
Sotto l'apparente calma di uno scenario sostanzialmente lineare, infatti
ben l'82% dei consumatori italiani dichiara un livello stazionario di
consumi, due grandi processi di segno opposto lavorano per modificare
in profondità il quadro del consumo del vino:
• da una parte emerge l'indicazione di un contenimento percettibile
dei consumi dichiarato dal 12% dei consumatori;
• dall'altro crescono gli indicatori di un riposizionamento forte dei
comportamenti in rapporto al prodotto vino, e in particolare fra
generazioni, territori, luoghi, abitudini di consumo e di acquisto,
percezione e motivazioni personali.
Il sondaggio delinea una piramide dei modelli di consumo del vino
individuando quattro segmenti principali con determinate
caratteristiche:
• Basisti 9 mln, vino come alimento (MODELLO DECLINANTE)
• Inseguitori 8 mln, vino come consumo di upgrading
• Emergenti 5 mln vino come rito conviviale
• Professionisti 3 mln vino come mito
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I GIOVANI
Una lettura trasversale dei dati del sondaggio consente anche di
individuare, come sintomo di vera novità per il settore, l'emergere di un
orientamento decisamente nuovo nelle fasce GIOVANI (18-29) della
popolazione, che con un +10% detengono i livelli di aumento dei
consumi più elevati rispetto a tutte le altre classi di età (+10%). I
giovani dichiarano ottime performance del consumo fuori casa e in
occasione di speciali eventi, ma dispongono tuttavia di uno stock di
bottiglie a casa, sono disponibili a spendere più soldi in una bottiglia,
sono determinati a variare, sperimentare, acquistare in modo mirato
rispetto alle differenti esigenze. Inoltre, esprimono le intenzioni più alte
di partecipazione ad eventi e visite legate al turismo del vino.
GLI ACQUISTI
Anche la geografia dei modi di acquisto, consumo e turismo del vino
segue i tracciati evolutivi proposti dalla piramide dei comportamenti
appena analizzata:
• acquistano al supermercato soprattutto i basisti;
• acquistano in enoteca e dai produttori soprattutto gli emergenti e i
professionisti;
• consumano prevalentemente fuori casa i giovani e gli adulti;
• sviluppano partecipazioni a eventi, progetti e viaggi, visite e
turismi legati al mondo del vino soprattutto i giovani e i
professionisti; denotano livelli alti di associazione mentale tra vino
di qualità e una bella bottiglia, alla suggestione della cantina, alla
storia, l'arte e l'enogastronomia del territorio, soprattutto i giovani
Fonte: Censis/Sito Enotime 2001