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Sommario
Questo lavoro di tesi è il risultato di un percorso di formazione-lavoro della durata di cinque mesi, svolto
presso “ELIS Consulting Academy” a Roma. L’iniziativa prevede la partecipazione a progetti reali di
consulenza in ambito Digital Transformation, alternati ad ore di formazione in aula su soft skill e
tematiche specifiche (rapid prototyping, business model design, metodologie lean,
startup&innovation).
Lo scopo del progetto, descritto in questo elaborato, è il miglioramento della customer experience della
principale azienda italiana nel settore del trasporto ferroviario. Per lo svolgimento dello stesso sono
state applicate le metodologie e gli strumenti tipici dell’approccio human-centered, coinvolgendo, sin
dalle prime fasi di analisi, la quasi totalità degli stakeholder interni ed esterni - utenti finali inclusi - con
l’obiettivo di individuare i bisogni e le aspettative da soddisfare durante ogni singola fase del customer
journey. Dopo un’estensiva fase di analisi, è stato possibile segmentare la customer base dell’azienda e
“mappare” tutti i touchpoint relativi. Successivamente, sono state individuate le criticità di ogni punto
di contatto e, quindi, sono state formulate una serie di proposte operative per migliorare l’esperienza
del cliente.
Abstract
This thesis work is the result of a five-month internship completed at “ELIS Consulting Academy” in
Rome. The initiative envisaged the participation in actual consultancy projects in the Digital
Transformation field, together with classes with specific propositions as rapid prototyping, business
model design, startup and innovation, and soft skills, as well. The project scope is the customer
experience improvement in a well-known company leading the train network operations in Italy. The
project methodology followed was the human-centred approach, together with its tools, and involved
a comprehensive list of internal and external stakeholders - including end users - ever since the initial
analysis phase. This permitted to identify the needs and the expectations to satisfy during each stage
of the customer journey in scope. An extensive analysis allowed both segmenting the customer base of
the company and mapping the needs intertwined amongst all the stakeholders. The following milestone
of the project work was to recognise the criticalities of every touch point between the parties, which,
in turn, permitted to identify and deliver concrete proposals to improve the customer experience.
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CAPITOLO 1
1.1. L’esperienza
Il concetto di customer experience rientra nell’ambito dell’evoluzione di un approccio manageriale
che pone una sempre maggiore attenzione al cliente, tanto che la sua percezione e soddisfazione
finiscono per diventare il punto focale sul quale impostare sia gli aspetti strategici che operativi di
un’organizzazione.
Nel mercato attuale, costituito da un numero sempre crescente di punti di contatto, parlare di
interazione e di esperienza è fondamentale; in questo contesto, il tema della customer experience
diventa determinante nella strutturazione del processo d’acquisto lungo tutte le varie fasi del customer
lifecycle: in ogni fase, infatti, la percezione del cliente dell’interazione con l’organizzazione determina
la qualità dell’esperienza che vive, influenzandone le sue decisioni d’acquisto future secondo l’idea di
fondo che “in una gestione ottimale e rinnovata della relazione con il cliente risiedano grandi
potenzialità inespresse in termini di valore trasmesso” (Gentile et al., 2006). In questa logica, nasce un
nuovo approccio al marketing, i cui elementi fondanti sono la gestione e la progettazione
dell’esperienza come risultato delle interazioni tra consumatore e azienda.
Il termine “esperienza” viene utilizzato generalmente con una doppia valenza; infatti, con il termine si
indicano di norma tutte le situazioni vissute da un individuo nel presente ma, altresì, la parola
esperienza viene utilizzata con riferimento al passato, ovvero per indicare la conoscenza accumulata
nel tempo. Tuttavia, esistono numerose altre definizioni a seconda degli ambiti considerati ed è proprio
in questo senso, che Carù e Cova (2003), individuano “un insieme di significati relativamente distinti per
diversi ambiti disciplinari” di cui si riporta un estratto:
“[…] per le scienze sperimentali, il concetto di esperienza richiama quello di esperimento, ovvero
la riproduzione di un fenomeno con mezzi opportuni di ricerca, fondata su dati e fatti obiettivi e
generalizzabili, allo scopo di indagare le relazioni di dipendenza tra cause ed effetti. È rilevante
in proposito riconoscere una sorta di rottura tra ciò che si può chiamare esperienza in generale
e l’esperienza scientifica: l’esperienza comune apporta una conoscenza individuale mentre
l’esperienza scientifica apporta una conoscenza universale, valida per tutti gli individui […];
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per la filosofia, un’esperienza è una prova personale che, in generale, trasforma l’individuo.
“Fare un’esperienza” porta in generale ad accumulare “esperienza” e dunque conoscenza, ma
una conoscenza singolare (propria di un soggetto) e non universale (esterna al soggetto). Si ha
così esperienza quando il vissuto si traduce in conoscenza (che diventa senso comune), e non si
tratta di un vissuto solo a livello personale […];
per la sociologia e la psicologia, un’esperienza è un’attività soggettiva e cognitiva che permette
all’individuo di costruire la propria identità. La nozione di esperienza è definita da Dubet come
“un’attività cognitiva, una prova, una modalità di costruire il reale e soprattutto verificarlo” […];
per l’antropologia e l’etnologia, l’esperienza rinvia alla modalità con cui ogni individuo
sperimenta la propria cultura, e più precisamente al modo in cui si ha consapevolezza degli
eventi. A livello concettuale, l’esperienza si distingue anche dall’evento, in quanto quest’ultimo
è qualcosa di generale, che accade agli altri, alla società, al mondo […]. L’esperienza è qualcosa
di singolare, che accade al soggetto [...].
Inoltre, analizzando i contributi nell’ambito specifico del comportamento del consumatore e del
marketing, gli autori, non ritrovano una definizione univoca del termine esperienza, infatti:
per la ricerca sul comportamento del consumatore, un’esperienza è soprattutto un vissuto
personale – spesso caricato emozionalmente – fondato sull’interazione con stimoli che sono i
beni o i servizi resi disponibili all’interno del sistema di consumo; questo vissuto può portare ad
una trasformazione dell’individuo nel caso delle esperienze dette straordinarie […]. La ricerca
relativa al comportamento del consumatore considera l’esperienza come elemento centrale
della vita del consumatore attuale, consumatore che è alla ricerca di significati: «per il
consumatore postmoderno, consumare non è un semplice atto di assorbimento, di distruzione o
di utilizzo di qualcosa. Non è neppure l’ultimo anello della catena del processo economico; è un
atto di produzione di esperienze e di identità o di immagini di sé stessi [...] Per arricchire e rendere
affascinante la vita è necessario concedersi esperienze multiple, vissute sia emozionalmente sia
razionalmente, e utilizzando tutte le dimensioni dell’essere umano [...] La vita deve essere
prodotta e creata, ossia costruita attraverso esperienze multiple nelle quali il consumatore si
immerge» (Fabris 2003) […];
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per l’economia (Pine e Gilmore 2000), un’esperienza è principalmente una nuova categoria di
offerta che si va ad aggiungere alle tre precedenti (merci, beni e servizi) e che è particolarmente
adatta ai bisogni del consumatore postmoderno;
per il marketing, una buona esperienza è un’esperienza “indimenticabile” o “significativa”, se
non “straordinaria” od “ottimale”, che consente al consumatore di mettere in gioco tutti i suoi
sensi […].”
Ciò che emerge dalle diverse definizioni è che l’esperienza, quasi tautologicamente, viene utilizzata in
diversi modi per definire il processo della sua creazione o anche come il risultato di una competenza o
di un processo di apprendimento. In particolare, secondo i due autori, negli studi sul comportamento
del consumatore l’esperienza viene vista con la stessa prospettiva delle scienze sociali e della filosofia
ovvero come episodio di trasformazione dell’individuo; mentre il marketing, al contrario, dà
all’esperienza un significato molto più oggettivo, confermando però l’idea che il risultato possa essere
qualcosa di fortemente significativo e indimenticabile per il consumatore.
L’esperienza di consumo
In questi ultimi anni stiamo assistendo ad una sempre più crescente attenzione per gli aspetti
esperienziali dell’acquisto e del consumo. Questo fenomeno è stato accompagnato, o meglio è stato
causato, da una parallela evoluzione del ruolo del consumatore che, da semplice utilizzatore o
destinatario dei beni e servizi prodotti dalle imprese, diventa un interlocutore attivo in grado di
rappresentare una vera e propria fonte di valore (Sfodera, 2010).
Quando parliamo di “valore” è necessario ricordare che si tratta di un concetto del tutto soggettivo in
quanto le motivazioni che spingono un consumatore a desiderare un oggetto possono non coincidere
con le motivazioni di un altro consumatore e, allo stesso modo, anche le percezioni che spingono
all’acquisto di un prodotto tra le alternative disponibili possono essere considerate totalmente
individuali; inoltre, il valore dipende sicuramente dal contesto sociale in cui il consumatore è inserito e
quindi del sistema di valori che viene condiviso dalla società a cui appartiene. La creazione di “valore
per il consumatore” diventa, quindi, per le imprese l’elemento centrale per la creazione di valore nel
suo complesso, che può essere realizzato coordinando un insieme di attività che siano in grado di
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superare le aspettative del consumatore e di comprenderne le motivazioni più profonde, in modo da
realizzare una proposta di valore superiore in grado di soddisfarlo e, nel tempo, fidelizzarlo.
La teoria economica, disciplina che storicamente si è occupata del consumo, ha sempre cercato di
interpretare i comportamenti del consumatore attraverso modelli razionali. Tali modelli si basavano
principalmente sul considerare il consumatore come un individuo in grado di determinare le proprie
scelte d’acquisto puntando alla massimizzazione della propria funzione di utilità
1
. Secondo questa
prospettiva, il consumatore appare come un soggetto isolato, e quindi non condizionato da qualsiasi
contesto sociale; si supponeva, infatti, che il consumatore avesse un determinato set di preferenze e
per questo non potesse essere influenzato dagli altri individui e che, inoltre, fosse sempre in grado di
ottimizzare le proprie decisioni, eseguendo precisi calcoli razionali, in modo da massimizzare la sua
funzione di utilità rispetto a tutte le alternative possibili. Ma i modelli descritti sembrano essere distanti
dalla realtà, in quanto, dato l’elevato numero di stimoli a cui il consumatore è soggetto e il numero di
alternative a disposizione (alle volte in grado di soddisfare più bisogni contemporaneamente), esso
difficilmente sarà in grado di acquisire tutte le informazioni necessarie per effettuare la scelta che
massimizzi la sua funzione di utilità.
Probabilmente anche grazie a queste considerazioni, negli ultimi anni, un numero sempre maggiore di
autori si sta confrontando con i temi connessi all’esperienza del consumo come, ad esempio, il ruolo
svolto dal contesto ambientale durante le decisioni di acquisto e la natura affettiva e d’azione del
consumatore. Il concetto di esperienza del consumatore viene esplorato da diversi punti di vista e con
diverse finalità di ricerca. Un primo gruppo di autori, concepisce l’esperienza come nuova forma di
offerta e, quindi, come “prodotto” a sé stante (Pine e Gilmore), cercando nuove metodologie per
progettare, produrre e commercializzare “nuove esperienze” mentre un secondo gruppo di autori
(Schmitt, Hetzel e Napolitano) studia l’esperienza d’acquisto e di utilizzo dei prodotti e suggerisce l’uso
di strumenti manageriali per enfatizzare le dimensioni diverse da quella funzionale, arricchendo tali
prodotti di contenuti emozionali e di significato, in modo tale da trasformarli in fonte d’esperienza in
grado di suscitare percezioni positive nei confronti del consumatore.
1
La funzione di utilità è una funzione che associa ad ogni alternativa d’acquisto un indice di soddisfazione (utilità ordinale)
o un valore numerico (utilità cardinale). Fonte: http://economia.unipv.it