CAPITOLO 1 Uffici tradizionali e nuovi modelli
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1.1 Uffici tradizionali e nuovi modelli
Dedicarsi al progetto di un edificio, implica considerare le attività che
andranno svolte al suo interno; ma seguire alla lettera questo precetto può
portare ad una proposta progettuale non del tutto consona alle esigenze reali e
concrete: un’attività infatti non è mai rigidamente la stessa col passare degli
anni, anzi cambiano la maniera di svolgerla, cambiano gli strumenti e i
macchinari necessari, e cambiano anche i soggetti preposti al suo compimento.
Pertanto una schematizzazione troppo rigida delle attività può portare alla
realizzazione di un edificio funzionale solo per pochi anni, che andrà incontro
ad una precoce obsolescenza a causa del mutare delle esigenze, e come
conseguenza ad un degrado fisico che porterà inesorabilmente al decadimento e
all’abbandono; è il mutare dell’attività che rende inadeguato l’edificio, non
l’invecchiare dell’edificio a renderlo inadeguato all’attività. Questo perchè
l’obsolescenza dei materiali procede solitamente in maniera più lenta rispetto
all’evoluzione delle attività.
Questo discorso è vero per diverse tipologie edilizie ma calza a pennello per
gli uffici e tutti gli edifici destinate alle attività terziarie, settore dell’economia
che si occupa di servizi: questo settore più di tutti gli altri, è stato travolto dalla
rivoluzione tecnologica che ha portato il computer e l’informazione al centro
del processo produttivo.
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Negli edifici per abitazione l’innovazione tecnologica ha introdotto
sicuramente delle variazioni considerevoli, ma gli elementi “fondanti”
rimangono sempre quelli tradizionali: pensiamo infatti alla camera da letto o
alla cucina, dove la presenza di un cordless al posto di un telefono e di un
frullatore al posto del macinino da caffè, non sono in grado di introdurre da soli
delle variabili tipologiche di rilievo.
Negli uffici invece la presenza del computer ha consentito di modificare
totalmente lo scambio e l’archiviazione delle informazioni, e l’aspetto
tipologico è destinato ad una rapida evoluzione.
Il classico schema planimetrico che prevedeva una compartimentazione
delle attività, lascia ora il posto ad una articolazione dello spazio che è volta
all’integrazione ed alla compresenza dei colleghi di lavoro.
Naturalmente il terziario non è una fascia omogenea, poichè esistono uffici
privati ed uffici pubblici, uffici che puntano molto sulla rappresentatività
dell’edificio e uffici che contano sulle nuove tecnologie per il successo della
propria attività. Non è dunque possibile definire univocamente dei parametri
che inquadrino rigidamente l’ufficio come tipologia, ma è possibile individuare
le caratteristiche vincolanti per l’aspetto distributivo e l’articolazione spaziale
dell’edificio.
Per esempio ogni ufficio presenterà un sistema di percorsi tale che la
sicurezza e l’evacuazione siano garantite, e sarà possibile individuare una
maglia regolare degli elementi strutturali verticali dimensionata sulla base di
moduli prefissati.
Analizzando le realizzazioni degli ultimi anni, si scopre che è difficile
assumere poche opere paradigmatiche come spunto per la progettazione di un
caso concreto: è più utile invece considerare come i progettisti di queste opere
abbiano saputo far fronte alla realtà e alle necessità contingenti, nel contesto
delle realizzazioni.
In questa maniera è possibile estrapolare una sorta di “ideologia”
dell’architettura del terziario, da mettere in pratica con diverse “idee” varie e
numerose ma sempre coerenti e razionali.
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L’esperienza e la valutazione di spazi costruiti, portano a concludere che
una gran parte degli edifici che ospitano il terziario, sono in realtà edifici
tradizionali, creati in principio per altre destinazioni funzionali. Molto spesso
questo fatto è in linea con l’esigenza di sobrietà e di rappresentatività della
ditta interessata: ad esempio banche sistemate ai piani bassi di palazzi storici
traggono dall’aspetto esterno dell’edificio l’immagine da trasmettere ai clienti,
e la pesantezza di strutture murarie e in pietra può dare l’idea di stabilità e di
serietà che piace al cliente.
Ovviamente i palazzi storici riadattati hanno bisogno di interventi anche
pesanti, per rispondere alla mutata destinazione funzionale, e non sempre è
possibile raggiungere risultati ottimali: pensiamo infatti ad opere in muratura,
dove risulta difficile svuotare le masse murarie per modificare le aperture e la
distribuzione planivolumetrica. Inoltre norme di carattere prescrittivo
impongono il rispetto di quote, misure, lunghezze dei percorsi e quant’altro, e
la presenza di ingombri strutturali rende difficile la possibilità di mutare la
destinazione d’uso.
L’esigenza di illuminare correttamente i locali può entrare in conflitto con
vincoli urbanistici nel centro storico, con difficoltà tecniche e strutturali, e non
ultimo con problemi di sostenibilità economica. Così pure il comfort e il
benessere termoigrometrico possono essere compromessi dalla presenza di
edifici contigui che tolgono aria, o dalla eccessiva profondità che costringe a
relegare alcune attività in zone chiuse ed illuminate sempre artificialmente. Ma
la difficoltà di riadattare edifici tradizionali ad esigenze nuove, è ripagata
spesso dal bel risultato finale, che porta a sintesi le tecnologie d’avanguardia
con tutta la cultura del recupero edilizio e storico.
In ogni caso, sia negli interventi sul patrimonio edilizio esistente, sia
nell’edificazione di nuovi uffici, è essenziale tener conto del fatto che
nell’ambiente lavorativo si passano in media otto ore al giorno per 240 giorni
all’anno, ed è quindi necessario realizzare un ambiente familiare, ospitale ed
accogliente, prima di tutto per rispetto nei confronti dell’individualità del
lavoratore e poi per consentire ed assicurare un’alta produttività.
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L’ultima novità in tema di lavoro riguarda la possibilità di trasferire la
propria postazione e il proprio computer in casa, senza orari, senza macchina,
senza problemi di traffico, barriere architettoniche e incompatibilità caratteriale
con i colleghi. Ma tutto ciò non è ancora realizzabile per tutti i settori del
terziario, poichè certi richiedono una forte interazione fra il personale e fra
questo e il pubblico; rimane comunque la tendenza a trasformare il luogo di
lavoro in uno spazio più umano ed accogliente.
Nonostante il computer abbia quasi azzerato i problemi connessi
all’impedenza spaziale, ci si rende conto che un certo tipo di rapporti
interpersonali non potrà essere del tutto sostituito da un freddo rapporto uomo-
macchina, e che la compresenza continuerà ad essere un fattore determinante
per concludere determinati affari o svolgere una certa attività.
Per certi uffici pubblici la compartimentazione delle attività in spazi
cellulari, non è altro che il riflesso della lentezza della macchina burocratica:
facendo un parallelo con l’attività industriale, l’approccio tayloristico
prevedeva la parcellizzazione del processo produttivo in unità elementari che
potevano essere svolte da un solo individuo; allo stesso modo, la tipica attività
di un ufficio pubblico, e cioè produrre delle pratiche, prevede che ogni
dipendente debba compilarne una parte, per poi passarla al collega di un altro
reparto, senza bisogno di interagire dialetticamente. Con questo sistema non ci
sono le basi per un’evoluzione della professionalità e del lavoro stesso, poichè
il miglioramento nasce dal confronto e da eventuali attriti fra reparti.
Con questa osservazione però non si vuole negare il diritto all’esistenza agli
uffici cellulari: per un determinato tipo di uffici sarà ancora necessaria la
presenza di spazi intimi, protetti da rumori e da sguardi indiscreti. Ma sarà
opportuno valutare qual’è il giusto equilibrio fra questi spazi e gli open-space,
ovvero quei grandi ambienti dove un grosso numero di lavoratori coabita e
interagisce non sempre pacificamente. La soluzione migliore sarà
probabilmente una via di mezzo fra un ufficio cellulare e un open-space, dove
il primo garantisce riservatezza e individualità ma favorisce alienazione e
carenza di comunicazione, mentre il secondo esalta le relazioni interpersonali
trascurando le esigenze individuali e favorendo la spersonalizzazione degli
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ambienti. Ancora una volta la scelta sarà giusta se opportunamente correlata al
tipo di attività svolta nell’ufficio.
Nessuna delle due tipologie estreme è in assoluto migliore dell’altra, per
questo ogni scelta nell’una o nell’altra direzione deve essere attentamente
ponderata: ad esempio in un ufficio cellulare ogni dipendente potrà
personalizzare la propria stanza con piante, con la foto dei familiari e
quant’altro, ma sarà difficile riadattare ogni stanza se sopraggiungono
variazioni sul numero del personale, sulle mansioni ecc.; in un ufficio open-
space invece la flessibilità è uno dei caratteri distintivi, ma non sempre sarà
possibile modellare gli spazi sulle esigenze di singoli lavoratori, perchè è più
difficile che queste convergano.
Un giusto equilibrio potrebbe essere dato dalla compresenza, nell’ambito
dell’organismo edilizio, di spazi cellulari per mansioni che necessitano di
concentrazione e riservatezza, e di spazi di condivisione dove il confronto fra
colleghi di lavoro porta ad un’evoluzione delle idee e ad un miglioramento
dell’azienda: in particolare certe società puntano molto su spazi di condivisione
informali, quali bar e ristoranti interni all’azienda, poichè è dalle discussioni
informali che nasce spesso qualche buona idea.
Addirittura certe società, come nel caso della Microsoft, prevedono
all’interno dell’ufficio spazi dove dormire o dove giocare a softball, puntano
cioè ad ottenere il massimo dell’inventiva del dipendente che, libero da orari di
lavoro stressanti, è messo nelle condizioni di dare il massimo.
Non tutte le attività però si prestano ad un atteggiamento di questo tipo,
poichè non tutti gli uffici trattano argomenti flessibili come la programmazione
informatica: molti settori rimangono ancorati alla produzione e archiviazione di
materiale cartaceo, e la rivoluzione informatica non ha ancora divelto le basi di
questo tipo di lavoro.
Il computer è la principale causa delle grandi modifiche che riguardano il
settore dei servizi; sta cambiando anche l’idea di posto di lavoro e il rapporto
fra dirigente aziendale e dipendente: nel passato la massima ambizione era
quella di avere un posto “vita natural durante” per vedersi il futuro assicurato,
ora invece la mobilità del posto di lavoro prevede un continuo aggiornamento
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ed approfondimento delle conoscenze, con corsi di lingue, di meccanizzazione,
e quindi ogni individuo è in grado di dare il suo contributo al lavoro sulla base
di ciò che sa fare. Il principio della meritocrazia, già largamente presente in
ambito privato, si sta facendo largo anche nel settore pubblico, dove
manchevolezze e gestioni irresponsabili hanno in passato consentito un
notevole spreco delle risorse pubbliche: anche negli uffici pubblici sono ora
presenti degli incentivi alla produzione che prima non esistevano, e si tiene in
giusto conto la personalità del lavoratore.
Anche l’orario di lavoro è diventato più flessibile, per soddisfare diverse
esigenze: orario part-time e full-time rispecchiano anche la maniera di vivere la
giornata, magari condividendo molto tempo con la famiglia, o con i colleghi di
lavoro, frequentando la mensa dell’azienda.
Ogni individuo può decidere cosa è meglio per sé, e la produzione è quella
che alla fine ci guadagna, poichè ci si dedicano persone motivate ed
incentivate.
Se si volesse schematizzare il percorso nel tempo dei rapporti umani
all’interno dell’azienda, si potrebbero ipotizzare tre fasi:
1) Ieri – Gerarchia di lavoro: ogni impiegato è dipendente di un superiore, e
può avere sotto di sé dei subordinati. Il soggetto che ricopre il grado
gerarchico superiore ha di solito un ruolo di rappresentanza e di
coordinamento. Questa articolazione dell’organigramma si riflette anche
sull’organizzazione spaziale dell’organismo edilizio: il “capo” avrà una
stanza tutta sua, con bella visuale e poltrone in pelle. I dipendenti di grado
inferiore invece dovranno condividere le stanze con colleghi di pari grado,
in condizioni di comfort inferiori;
2) Oggi – Squadre di lavoro: il rapporto di subordinazione gerarchica è meno
forte di prima e sono favoriti i rapporti di interazione fra individui. Il lavoro
non è più svolto da una sola persona, ma da una squadra, che persegue gli
stessi obiettivi ed è in grado di comunicare in maniera più organica con le
altre squadre. Questi gruppi possono lavorare in locali open-space non
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troppo grandi, oppure possono lavorare in spazi cellulari e condividere le
esperienze fatte in spazi di condivisione opportunamente progettati;
3) Domani – Reti di lavoro: viene a mancare totalmente la gerarchia, e ogni
individuo è essenziale al compimento del lavoro. E’ fondamentale la
comunicazione fra individui: in questa terza fase ipotizzabile potrebbe
anche non esserci bisogno di un ufficio inteso come sede fisica, ma
potrebbero bastare tanti individui sparsi per il mondo e uniti tramite la rete
del Web.
Di fronte ad una schematizzazione di questo tipo, che pare voglia togliere
via via importanza alla fisicità dei rapporti umani, diventa fondamentale
sottolineare l’esigenza di preservare ambienti familiari, anche di fronte
all’incalzare di nuove organizzazioni interne all’ufficio, per scongiurare il
pericolo di una spersonalizzazione degli spazi ed una conseguente alienazione
degli individui che vi lavorano.
La tentazione di sfuggire dall’ufficio per lavorare in casa o altrove è
incoraggiata dal fatto che ormai l’informazione non corre esclusivamente su
supporto cartaceo, ma su fili di rame o su tubicini luminosi: per un ufficio
l’esigenza dominante sia dal punto di vista distributivo che dal punto di vista
strutturale, è quella di dover conservare e catalogare documenti e pratiche. Gli
archivi sono il baricentro funzionale degli uffici, poichè da essi si attingono le
informazioni necessarie per svolgere il lavoro, e in essi si riversano tutte le
pratiche prodotte.
Di solito veniva fatta una distinzione fra archivio vivo, di frequente accesso
e posto in posizione baricentrica, e archivio morto, colmo di scartoffie e
relegato agli scantinati. Oggi questa distinzione è priva di significato:
l’archiviazione su database è più veloce, più pratica, e non richiede
accorgimenti strutturali particolari, per via della leggerezza del supporto
magnetico. Non è più necessario realizzare solai sovradimensionati rispetto al
resto dell’edificio, e venendo meno questa variabile strutturale, risulta molto
più facile perseguire l’obiettivo della flessibilità dell’organismo edilizio.
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L’ufficio rimarrà gradualmente orfano di quell’ambiente forse più
caratteristico, ed assumerà sempre di più il significato di luogo di scambio di
idee e di interazione sociale: non più un “magazzino di informazioni” ma un
luogo di scambio dinamico e di movimento di persone, perchè la
comunicazione non può fare a meno della compresenza, la quale garantisce una
ricchezza del messaggio altrimenti compromessa se si usa la macchina come
tramite.
In passato la presenza di stanze individuali indicava l’anzianità di servizio
raggiunta o il grado gerarchico all’interno dell’azienda. Oggi è invece sempre
più legata all’esigenza di lavorare con maggiore privacy e intimità, ovviamente
se l’attività lo richiede: questo è un altro segno che indica il declino dei
rapporti gerarchici fra dirigente e subordinato, e ora anche il dirigente è
disposto a condividere lo stesso spazio con gli altri lavoratori.
In base al tipo di attività da svolgere, ogni ufficio dovrà organizzarsi nella
maniera più opportuna, e la struttura edilizia sarà riflesso di questa
organizzazione interna. In particolare, la struttura degli uffici è influenzata da:
1) Repentini cambiamenti nel mercato: la libera concorrenza di certi settori
dei servizi, costringe gli operatori ad inseguire le novità sia come prodotto
offerto sia come immagine: il successo di un’azienda è in equilibrio
dinamico, poichè non esiste una ricetta che risulti vincente nel tempo. Il
marketing impone di soddisfare i clienti, che sono sempre più esigenti e
badano a questioni di forma oltrechè di sostanza. Le leggi di mercato
impongono di adeguarsi a nuovi target, e chi non lo fa è destinato a
soccombere.
2) Flusso di telecomunicazioni e nuove tecnologie: la velocità con la quale
avviene lo scambio di informazioni, impone ad ogni operatore del terziario
di dotarsi dei macchinari e degli strumenti elettronici necessari per recepire
ed inviare messaggi di vario tipo. Inoltre predisponendo in rete una copia
virtuale dell’ufficio, è possibile scambiare informazioni con uffici dello
stesso settore, e prendere spunto così per le strategie di azione e di
organizzazione interna.
CAPITOLO 1 Uffici tradizionali e nuovi modelli
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3) Nuove idee sull’organizzazione aziendale: l’evoluzione delle conoscenze e
la differenziazione delle prestazioni professionali, hanno modificato il
concetto di lavoro e di lavoratore. Oggi si mira ad una maggiore
responsabilizzazione con incentivi sulla produzione, e il dipendente viene
messo in condizioni di comfort sempre crescenti. Dopo l’idea di
organizzazione rigidamente gerarchica, si fa strada l’idea di far interagire
strettamente delle squadre di lavoro: non più progettazioni “a
compartimenti stagni” ma un continuo movimento di idee e di persone; la
qualità da esaltare non è più la preparazione individuale, ma la capacità di
sapersi relazionare con i colleghi.
Comunque è la prima causa a indurre modifiche sulle altre due, e rimane il
limite fondamentale che il computer non potrà mai sostituire del tutto i rapporti
umani. Il messaggio infatti è l’elemento della comunicazione che comprende
una serie di concetti espressi verbalmente e con la gestualità, e un computer
non è in grado di riprodurre sospiri, pause, gesti eloquenti, piccoli
ammiccamenti, che arricchiscono il discorso di nuovi significati.
L’ufficio è destinato dunque ad essere il luogo dei contatti umani, luogo
fisico e denso di significati, con il ruolo di rappresentare architettonicamente
l’immagine dell’azienda, attraverso solide masse murarie o attraverso grandi
superfici vetrate.
A seconda della natura dell’attività, l’azienda potrà collocarsi in un palazzo
del centro storico, sacrificando però l’esigenza della flessibilità, oppure potrà
contare sul personale che lavora al proprio PC senza bisogno di interagire con i
colleghi. Ad esempio la “Vision Into Action”, un ufficio di consulenza al piano
terra del palazzo che ospita lo studio di Norman Foster, offre i propri servizi
alle aziende che necessitano di cambiamenti: questa attività ha imposto di
modellare la sede in linea con la vocazione innovativa della società. La sede
consta di un grande open-space dove all’inizio, in lunghi tavoli tipo “cucina di
fattoria” si sedevano sia direttori che dipendenti. Ora invece ci sono tavoli più
piccoli e più personali, poichè c’è stata la necessità di gerarchizzare i ruoli e gli
CAPITOLO 1 Uffici tradizionali e nuovi modelli
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ambienti, ma rimane la possibilità di creare spazio per nuovi dipendenti, anche
grazie alla flessibilità dell’arredamento dell’ufficio.
Questo caso è la dimostrazione pratica che la struttura dell’organismo
edilizio non può plasmare l’organizzazione interna dell’azienda, anzi è questa
che modella l’architettura dell’ufficio.
schema distributivo della VIA International
CAPITOLO 1 Ruoli e attività nell’ufficio moderno
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1.2 Ruoli e attività nell’ufficio moderno
Il dizionario Devoto-Oli offre la seguente definizione di ufficio:
1.“Mansione particolare che una persona è tenuta a svolgere in relazione al
posto che occupa o all’incarico che le è stato affidato.” 2.”Complesso di
impiegati che svolgono attività affini e coordinate e l’organo stesso di cui essi
fanno parte.” 3.”In un’azienda complessa, ciascuno degli organi fra i quali è
ripartito il lavoro (u. amministrativo, u. esecutivo, u. contabile, u. d’ordine) e
ciascuna delle sezioni che esplicano una determinata attività (u. ragioneria, u.
tecnico, u. vendite, u. propaganda).” 4.”Locale o gruppo di locali destinato
all’esercizio di attività professionali.”
Il significato principale ha dunque a che fare con le attività di servizio, e per
riflesso anche “luogo che ospita attività di servizio”: l’ufficio è anzitutto
un’attività, la quale ha bisogno di un luogo con determinate caratteristiche che
la ospiti. La definizione di settore terziario è invece:
1.“Settore concernente la produzione di servizi.” 2.”Terziario avanzato: è
caratterizzato da un elevato contenuto di innovazione tecnologica.”
CAPITOLO 1 Ruoli e attività nell’ufficio moderno
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Infine il settore dei servizi viene definito come:
“Designazione delle modificazioni economicamente utili rese dai beni
materiali alle persone e ad altri beni, e anche degli effetti di azioni umane utili
per altre persone o per i beni.”
Poiché esistono tantissime attività che fanno parte del settore dei servizi,
dovrebbero esistere altrettante varietà di uffici che si adattano a quelle
particolari attività: è infatti impensabile che la sede di un Comune sia uguale
alla sede di una multinazionale del tabacco, tanto per fare un esempio.
Ad attività più o meno simili corrisponderanno tipologie edilizie
assimilabili dal punto di vista planivolumetrico, ma sempre con la propria
individualità e soggettività.
Estendere il modello funzionale di una data attività ad altri settori dei servizi
ha portato a paradossi architettonici: ad esempio la degenerazione del
Razionalismo ha portato alla realizzazione di uffici postali con progetti che
riguardavano stazioni ferroviarie, con tutti i disagi immaginabili per i
dipendenti e per gli utenti.
L’ufficio come tipologia edilizia ha conosciuto anche altri paradossi durante
la sua storia: fra le due guerre mondiali, i consulenti aziendali applicarono
all’ufficio gli stessi principi organizzativi della fabbrica; l’ufficio era inteso
come “fabbrica degli incartamenti” dei colletti banchi, e sulla base della
parcellizzazione dell’attività produttiva venivano organizzati gli spazi. La
differenza principale è che mentre il lavoro in fabbrica vedeva diversi operai
compiere in contiguità gli stessi gesti, negli uffici di oggi e con le innovazioni
tecnologiche moderne le mansioni sono diverse: prima quindi il lavoro stesso
induceva la formazione di un gruppo, mentre ora la complementarità delle
mansioni rende tutti i lavoratori un po’ più individualisti, e cioè bisognosi di
intimità e di spazi propri.
Ovviamente il comfort dell’ufficio va proporzionato alle aspirazioni
dell’uomo, che il progresso ha fatto crescere negli anni; in ordine di importanza
CAPITOLO 1 Ruoli e attività nell’ufficio moderno
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si possono elencare i seguenti bisogni dell’individuo:
1) bisogni fisiologici, fame e sete;
2) sicurezza, calore e protezione;
3) appartenenza;
4) autoespressione;
5) autorealizzazione.
Di queste aspirazioni solo la prima è individuale, mentre le altre per poter
essere soddisfatte hanno bisogno di condivisione, di rapporti interpersonali, e
questo fattore è imprescindibile nella progettazione dell’architettura del
terziario.
L’evoluzione del concetto di lavoro negli ultimi anni, ha portato a mutazioni
nella tipologia edilizia del terziario, come si può vedere da alcune realizzazioni
degli anni ’80 da parte di architetti lungimiranti.
Il vecchio concetto di lavoro fisso per tutta la vita, di otto ore al giorno con
viaggi da pendolare alla mattina, l’attaccapanni a stelo, la scrivania con la foto
della moglie con i bambini e i gatti di casa, non esiste più. Fra qualche anno il
termine ufficio non richiamerà più queste cose, questi momenti familiari della
quotidianità, ma sarà dimensionato e arredato strettamente in relazione al tipo
di ufficio e di attività che vi si deve svolgere.
Il lavoro domestico, che consentirà di dividersi fra operazioni al PC e
educazione dei figli, non decreterà la scomparsa degli uffici, che anzi saranno
sempre necessari per questioni di scambio interpersonale e di rappresentanza, e
perché nelle discussioni informali, quelle fondamentali dal punto di vista
decisionale, assume una grandissima importanza il linguaggio del corpo, che è
in grado di fornire al discorso mille sfumature in più. Inoltre le informazioni
cartacee non spariranno mai del tutto, e necessiteranno di archivi; poi ci sarà
sempre bisogno di scambio di informazioni fra impiegati più anziani ed esperti
e quelli più giovani, e continueranno ad essere fondamentali gli stimoli
reciproci per la creatività.
CAPITOLO 1 Ruoli e attività nell’ufficio moderno
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Il desiderio di rendere l’ambiente lavorativo più vicino all’ambiente
familiare, è stato espresso da Liisa Joronsen, presidente del “Sol Cleaning
Service” di Helsinki: “Perché un ufficio deve per forza sembrare un ufficio?
Perché non potrebbe essere colorato e accogliente come le nostre case? Perché
dobbiamo usare locali, scrivanie e altro arredamento d’ufficio che altri hanno
scelto per noi?”. Questo punto di vista è alla base delle idee del lavoro
casalingo ma anche dell’umanizzazione degli spazi lavorativi. Il risultato di
questa maniera di pensare è un grande open-space molto flessibile, colorato e
anche un po’ disordinato, che però mette il personale in condizioni ottimali per
la comunicazione e per il benessere psicofisico determinato dalla compresenza.
schema distributivo del Sol Cleaning Service