4
Cap. 1 INTRODUZIONE
Lo ammetto, sono stata fortunata: sono arrivata al Siena Calcio nel momento più
glorioso della sua centenaria storia, nell’anno della “Lucida follia”, del “Sognamo la serie
A”, del sogno diventato una fantastica realtà con una strepitosa promozione nel
massimo campionato. Sono a Siena dall’autunno del 1997, ma, pur essendo
un’appassionata di sport e di calcio in particolare, prima del novembre 2003 ero andata
al Rastrello solo in altre quattro occasioni: due volte per partite giocate dal Siena contro
il Cagliari, contro la Lazio in Coppa Italia e contro il Cosenza nel campionato 2001/02.
Nel primo caso avevo seguito le partite dalla curva ospiti, per fare il tifo per la squadra
della mia adorata Isola, mentre negli altri due casi avevo usufruito di due biglietti
omaggio gentilmente offerti dal Siena Nord, la società in cui giocavo all’epoca.
Quando il Professor Boldrini mi propose di fare uno stage all‟ufficio stampa della
Robur, io inizialmente rifiutai, sia perché non pensavo che sarebbe stata un‟esperienza
interessante dato che il mio sogno era quello di entrare nella redazione della Gazzetta
dello Sport, sia perché ero più propensa ad andare lontano da Siena, magari a Milano.
E invece alla fine sono capitata in Via Montanini 87, nella sede sociale di cui ignoravo
quasi l‟esistenza, alla scoperta del calcio professionistico di cui sapevo molto ma solo
attraverso i mass-media. Ho cominciato a seguire le partite casalinghe del Siena (e a
rinunciare alle mie partite!) e il caso ha voluto che il mio “esordio” all‟”Artemio Franchi”
coincidesse con Siena – Sampdoria, una gara che rimarrà nella storia bianconera, una
vittoria ottenuta in 9 contro 11 (in seguito alle espulsioni di Pinga e Cavallo) grazie ad
uno splendido gol di Tiribocchi: lo ammetto, mi emozionai e gli ultimi minuti sembravano
non passare mai. Qualcuno ha indicato proprio in quell‟incontro la svolta del campionato
della Robur: per la prima volta la squadra bianconera era al secondo posto in classifica
ed aveva fornito una grande prova di forza avendo ragione dell‟allora capolista
giocando gran parte della partita in inferiorità numerica. Ricordo ancora che durante le
interviste del dopo partita l‟allenatore blucerchiato Walter Novellino non riusciva a
spiegarsi la sconfitta.
Lo stage, inizialmente di tre mesi, è stato prolungato di altri quattro, fino alla fine
del campionato culminato con la storica promozione in serie A. La mia esperienza è poi
continuata fino al marzo 2004, nella veste di collaboratore dell‟ufficio stampa, addetta
5
soprattutto all‟aggiornamento del sito Internet ufficiale www.acsiena.it e alla redazione
del magazine “Roburrone”, due importanti mezzi di comunicazione alla cui crescita ho
dato anch‟io il mio piccolo contributo. Una tesi sul Siena è quindi venuta quasi
spontanea: con questo lavoro non voglio però ripercorrere solo la strada che ha portato
la squadra bianconera dalla quasi retrocessione in serie C alla promozione in serie A,
ma intendo soprattutto raccontare il viaggio della società A.C. Siena S.p.A. da una
dimensione quasi dilettantistica al massimo della professionalità. Questo passaggio è
forse addirittura più complesso e complicato di quello fatto da Mister Papadopulo e dai
suoi ragazzi sul campo: tanto è stato già fatto, tanto è in attuazione, ma ancora tanto
rimane da fare. Col mio lavoro vorrei analizzare in modo particolare la comunicazione
del Siena, spiegare il perché di certe scelte e fornire anche qualche consiglio per
migliorare ancora di più l‟efficienza e la gestione di una società calcistica di serie A.
Introduzione
Quando si parla di sport in Italia, subito il pensiero corre al calcio, lo sport
nazionale per eccellenza che può vantare, quando gioca la Nazionale, ben 57 milioni di
Commissari Tecnici. Chi infatti, almeno una volta nella vita, non ha criticato l‟allenatore
azzurro per le scelte fatte durante una partita o, soprattutto in occasione degli ultimi
Mondiali di Corea & Giappone 2002, per le convocazioni e la gestione dei giocatori?
Quando si parla di pallone, non ci sono ceti sociali o idee politiche che possano
dividere: quando si condivide la fede per una squadra tutto ciò che accade all‟esterno
del rettangolo di gioco o dello stadio non interessa e non è rilevante ai fini della
discussione. Basta citare l‟esempio di tanti uomini politici, che alla Camera dei Deputati
o in Senato danno l‟idea di essere acerrimi nemici, ma poi vanno allo stadio insieme:
Fausto Bertinotti, uno dei più critici antagonisti di Silvio Berlusconi, è un tifoso milanista;
Gianfranco Fini, che ha dato vita qualche anno fa ad un‟accesa campagna elettorale
con Francesco Rutelli per la carica di sindaco di Roma, è di fede biancoceleste proprio
come il premier della Margherita e spesso si ritrovano fianco a fianco all‟Olimpico per
tifare Lazio. Il calcio, d‟altro canto, nel nostro paese ha un‟importanza sociale senza
uguali: oltre la metà del popolo italiano s‟interessa a questa disciplina, i programmi con
il più alto numero di telespettatori sono, ogni anno, partite di calcio della Nazionale o
finali di Coppe europee, eventi in grado di superare in termini di audience anche le
6
serate “sanremesi”
1
. In Italia il calcio è in grado di assicurare una popolarità, non solo a
giocatori, allenatori e presidenti, altrimenti difficile da raggiungere nel nostro paese.
Secondo una recente indagine
2
, nei mass-media italiani lo sport ha più risalto
delle notizie di cronaca: le pagine dedicate al calcio in particolare, soprattutto il lunedì o
il giorno successivo a importanti partite della Nazionale o di Champions League, hanno
un peso rilevante sulla foliazione dei quotidiani, e spesso capita che la notizia di
apertura dei telegiornali nazionali sia relativa allo sport (non solo calcio, ma anche
Formula 1 e manifestazioni importanti di altre discipline come Mondiali od Olimpiadi).
L‟Italia vanta 3 quotidiani sportivi nazionali: La Gazzetta dello Sport, Corriere dello
Sport-Stadio, Tuttosport. Il lunedì la “rosea
3
” diventa il quotidiano, se non più venduto,
sicuramente più letto della nazione intera: si è infatti calcolato che ogni copia venga
letta in media da 6 persone, a differenza dei quotidiani tradizionali che di solito vengono
acquistati per una lettura personale
4
. Insomma, non penso proprio di esagerare se mi
permetto di definire l‟Italia “una Repubblica fondata sul pallone”.
Ma non è stato sempre così: la diffusione dello sport come fenomeno di massa è
relativamente recente: Peppino Ortoleva, nel suo libro “Mediastoria”
5
ne colloca la
nascita alla fine dell‟Ottocento, con la rivoluzione industriale e il successivo
spostamento di migliaia di persone dalla campagna verso le città sede delle fabbriche. I
proletari, abituati ai ritmi dell‟agricoltura, si trovano con più tempo libero a disposizione
dato che il lavoro in fabbrica è sì duro e alienante, ma permette di avere alcune ore di
svago.
Conseguentemente a questa diffusione dello sport come fenomeno di massa,
anche i quotidiani cominciarono a dedicare spazio alle notizie sportive, prima dando
semplicemente i risultati di alcune importanti partite o manifestazioni sportive, poi
creando una rubrica fissa dedicata. Fu questo, per esempio, uno dei punti di forza del
1
Cfr. dati Auditel
2
Vedi Antonio Catolfi, “Lo sport nell‟era della televisione”, workshop del corso di Teorie e tecniche del
linguaggio radiotelevisivo, Siena, aprile 2001.
3
La “Gazzetta dello Sport” è detta anche “rosea” perché è da sempre stampata su carta rosa; si trattò di
una scelta puramente economica: era infatti la carta meno costosa del mercato.
4
Secondo un‟anticipazione dell‟edizione 2003 dei dati Audipress, la Gazzetta dello Sport risulta il
quotidiano più diffuso in assoluto con ben 3.364.000 lettori; al secondo posto il Corriere della Sera con
2.813.000 e al terzo La Repubblica con 2.794.000. Per maggiori informazioni www.audipress.it
5
Vedi Peppino Ortoleva, Mediastoria: comunicazione e cambiamento sociale nel mondo contemporaneo,
Parma, Nuova Pratiche, 1995.
7
Daily Mail, il quotidiano creato e distribuito a Londra a partire dal 1896 dai fratelli
Harmsworth
6
: sul modello della penny press
7
americana, il quotidiano popolare venne
proposto anche in Gran Bretagna, dove ebbe subito un grande successo, soprattutto tra
i ceti sociali più bassi.
Il giornalismo sportivo in Italia nacque alla fine dell‟Ottocento: il primo fac-simile
di rivista sportiva fu il “Bollettino Trimestrale del Club Alpino di Torino”, nel 1865, ma era
riservata solo ad una elite di appassionati. Il primo numero della “Gazzetta dello Sport”
(il quotidiano sportivo più noto in Italia) uscì nel 1896, a pochi giorni dall‟inizio della
prima Olimpiade moderna (Atene 1896): inizialmente la cadenza era bisettimanale, per
passare poi a trisettimanale nel 1909 (in occasione del primo Giro d‟Italia organizzato
proprio dalla rosea
8
) e diventare quotidiano durante l‟edizione del 1913 della famosa
corsa ciclistica. L‟importanza dello sport crebbe però anche sui giornali di informazione,
che dedicavano sempre più spazio agli avvenimenti sportivi e che mandavano
addirittura le proprie firme più prestigiose come inviati nei luoghi in cui si svolgevano le
manifestazioni più importanti, soprattutto sulle strade del Giro d‟Italia e del Tour de
France
9
. Il boom della stampa sportiva si ebbe comunque in epoca fascista, quando il
regime usò lo sport come strumento di propaganda e quando la nazionale italiana di
calcio conquistò ben 2 titoli mondiali consecutivi, nel 1934 e nel 1938
10
.
La stampa ha sicuramente accusato il colpo della diffusione della televisione
negli anni settanta, e successivamente, negli anni novanta, della pay-tv. Mentre infatti
prima era il quotidiano che raccontava gli avvenimenti sportivi, ora questo servizio era
garantito da altri mass-media (tra cui anche la radio), che avevano il vantaggio di farlo
in tempo reale e non differito. I quotidiani sportivi quindi passarono sempre più da
un‟attività di mera informazione e cronaca ad una di commento. Fino alla fine degli anni
ottanta, però, solo una minima parte degli eventi sportivi era trasmesso in tv, così da
6
Vedi Giovanni Gozzini, Storia del giornalismo, Milano, Mondatori B., 2000.
7
Per penny press si intende la stampa popolare, in vendita a un penny, nata a New York nel 1833 con
The Sun, il primo quotidiano a basso costo e quindi accessibile anche ai ceti più poveri. Vedi Giovanni
Gozzini, op.cit.
8
La maglia di leader del Giro d‟Italia è rosa per ricordare proprio la “Gazzetta dello Sport”, che ne curava
l‟organizzazione. A tutt‟oggi le cose sono rimaste invariate e “Gazzetta dello Sport” e Giro d‟Italia formano
ancora uno dei binomi più importanti dello sport nazionale.
9
Il ciclismo era lo sport più seguito almeno fino agli anni Settanta, quando cedette il posto al calcio e,
oggi, anche alla Formula 1.
10
Vedi A. Ghirelli, La stampa sportiva in La stampa italiana del neocapitalismo, a cura di N. Travaglia, V.
Castronovo, Roma-Bari, Laterza, 1975.
8
rendere comunque necessaria la cronaca dei quotidiani per sapere l‟andamento della
gara, a meno che uno non vi avesse assistito personalmente dal vivo. Con l‟avvento
delle pay-tv la situazione si è ribaltata: prendendo come esempio il calcio, attualmente
sulle televisioni a pagamento è infatti possibile seguire non solo tutte le partite dei
campionati italiani di serie A e di serie B e delle Coppe Europee, ma anche quelle più
importanti della Premier League inglese, della Liga spagnola, della Bundesliga tedesca
e dei campionati sudamericani. Questo cambiamento è stato salutato con entusiasmo
dalle società sportive, che hanno incassato un‟ingente quantità di denaro fresco grazie
alla vendita dei diritti sportivi e hanno così potuto momentaneamente risanare i propri
bilanci. Ma il calcio è vittima della cosiddetta “malattia dei costi” e un miglioramento
delle prestazioni della squadra non permette alla società di trarre profitti: i maggiori
incassi hanno infatti fatto lievitare in modo proporzionale gli ingaggi dei giocatori, così
da non migliorare affatto la situazione finanziaria dei club
11
. E, dopo i primi anni di
espansione, le pay-tv hanno dovuto notevolmente ridurre le proprie offerte per non
andare in bancarotta esse stesse: gli abbonati erano infatti sotto le cifre previste, anche
a causa di una diffusione capillare di schede pirata
12
.
La situazione attuale del mondo del calcio è molto particolare: molte società di
serie A e B hanno seri problemi finanziari: il decreto spalma-debiti, ideato dal Governo
italiano nel febbraio 2003 per aiutare le società in difficoltà, è stato parzialmente
bocciato dalla Comunità Europea nel marzo 2004
13
; i diritti televisivi, dopo il primo
periodo di “grassa”, sono stati notevolmente ridotti; gli stipendi dei giocatori
rappresentano ben l‟88% dei costi di gestione di una squadra
14
; le entrate derivanti
dalla vendita dei biglietti sono in calo sia perché molti tifosi preferiscono godersi le
partite comodamente seduti sulla poltrona di casa, sia perché andare allo stadio è
11
Vedi Enrico Menduni, Atti del Convegno sullo sport dell‟Università di Teramo a S. Donato Milanese, 5-6
luglio 2000, “Sport e tv digitale”.
12
Le schede pirata permettevano, fino all‟avvento di Sky, di scaricare via Internet i codici di accesso per
poter vedere in chiaro tutti i programmi della pay-tv (allora Tele+ e Stream) senza che si fosse pagato
l‟abbonamento. Attualmente, in seguito all‟adozione di un particolare decoder, le schede pirata sono
scomparse: il loro utilizzo sarebbe ancora possibile, ma economicamente svantaggioso.
13
Inizialmente il decreto spalma-ammortamenti prevedeva la possibilità per le società di calcio
professioniste di spalmare su 10 bilanci le perdite relative al valore di un giocatore e di dedurre
fiscalmente la relativa svalutazione, anche se la durata del contratto da lui stipulato era inferiore. In
seguito ad un‟inchiesta aperta dalla Comunità Europea (nella persona di Mario Monti, Commissario UE
per la Concorrenza), che vedeva nel decreto un aiuto diretto dello Stato, il decreto è stato modificato e
ora non è più possibile dedurre fiscalmente la svalutazione del cartellino del calciatore. Vedi notizie del 10
marzo 2004.
14
Vedi numero di aprile 2004 “Calcio 2000”, mensile diretto da Marino Bartoletti
9
sempre più costoso. Insomma, per il calcio è un periodo difficile: dopo un‟estate
caratterizzata da ricorsi e contro-ricorsi ai diversi TAR regionali e la conseguente
nascita della serie B a 24 squadre con sconvolgimento del calendario e
dell‟organizzazione di giocatori e tifosi (46 gare di campionato in una stagione, giocando
spesso la domenica e il giovedì, è un impegno gravoso sia per gli atleti che per gli
appassionati, costretti ad un vero e proprio tour-de-force), è prima arrivato lo scandalo
delle false fideiussioni e il fallimento di alcune società di serie C, poi le squalifiche per
doping di due giocatori di serie A (Blasi del Parma e Kallon dell‟Inter
15
, rispettivamente
5 e 6 mesi). Il mondo del pallone deve riconquistare prima di tutto la fiducia del tifoso e
dell‟appassionato, e poi ridimensionare le proprie manie di grandezza, stando molto
attento alla gestione economica, oltre che tecnica. Da questo punto di vista, l‟A.C. Siena
S.p.A. rappresenta una mosca bianca: il Presidente Paolo De Luca, appena salito a
capo della società nel dicembre 2001, in tempi non sospetti, ha subito promesso ai tifosi
la serie A parlando però di gestione imprenditoriale. I fatti, finora, gli danno pienamente
ragione: la serie A è il presente, l‟A.C. Siena S.p.A. è stata una delle poche società a
non aver usufruito del decreto spalma-debiti
16
(e quindi a non dover far fronte a un
deficit difficile da ripianare), la Robur è una delle squadre che risultano più simpatiche
agli appassionati e l‟Ing. De Luca attira la simpatia non solo dei tifosi bianconeri, ma
anche dei supporter di altre squadre, come testimoniano le numerose lettere ed e-mail
che arrivano nella sede di Via Montanini 87.
La serie A è un grande onore, ma anche un grande onere: non solo i giocatori e
l‟allenatore, ma anche la società e tutti i suoi collaboratori sono sotto una quotidiana
lente di ingrandimento. Il cammino che l‟A.C. Siena ha percorso e sta percorrendo è
anche in funzione di questa crescente attenzione a cui non era abituata, ma a cui deve
imparare a far fronte.
15
Anche Gheddafi del Perugia è stato squalificato per doping, ma non avendo mai giocato in serie A (solo
in 2 occasioni si è seduto in panchina) non lo ritengo utile ai fini statistici.
16
Come ribadito dall‟Ing. Paolo De Luca sul sito ufficiale www.acsiena.it il 5 novembre 2003.
10
Struttura e scopo dell’elaborato
Il mio elaborato di tesi è il frutto non solo di 5 anni di corso e di studi sulla
comunicazione, ma anche e soprattutto di un‟esperienza all‟Ufficio Stampa dell‟A.C.
Siena iniziata come stage e proseguita come collaborazione. Durante questo
periodo, lungo un anno e mezzo, ho potuto prima di tutto mettere in atto le teorie
studiate, e poi riuscire addirittura a collaborare attivamente a progetti e alla routine
quotidiana del Siena affinché la comunicazione fosse all‟altezza della serie A. I
cinque anni di Università mi hanno però insegnato che non si può dormire sugli allori
e che bisogna sempre cercare di migliorarsi per stare al passo con i tempi,
soprattutto in un mondo, quello dei media, in continua evoluzione. Nel mio elaborato
di tesi ho quindi analizzato tutta la struttura dell‟A.C. Siena, con particolare
attenzione alla comunicazione, mettendo in risalto non solo i notevoli passi in avanti
che sono stati fatti, soprattutto a partire dalla fine del campionato scorso (terminato
con una storica promozione in serie A, la prima in 100 anni di storia), ma dando
anche, nell‟ultima parte, alcuni suggerimenti su come migliorare l‟organizzazione
societaria. Cercherò infatti di avvalorare la mia personale tesi in base alla quale la
strada fatta è stata tanta, ma è altrettanta quella che resta da fare verso l‟efficienza e
la qualità. Affrontare la serie A, il campionato più bello e più difficile del mondo, è
infatti sia un onore che un onere e il Siena ci si è ritrovato quasi per caso: fino a
pochi anni fa era infatti una squadra che navigava tranquillamente nei campionati di
serie C1 e C2 e anche la promozione in serie B nella stagione 1999/00 non fu certo
frutto di una programmazione. Lo dimostra, ad esempio, la questione dello stadio,
che ha dovuto subire delle repentine modifiche per ottenere la deroga della Lega
Calcio prima per disputare il campionato cadetto e poi, nell‟estate 2003, per essere a
norma per la A. In quest‟ultimo caso, però, bisogna sottolineare che il problema
venne affrontato con largo anticipo dall‟Amministrazione Comunale che nel febbraio
2003 presentò il progetto dell‟area su cui dovrebbe sorgere il nuovo stadio, a Isola
d‟Arbia: solo grazie a questa pianificazione, infatti, la Lega Calcio ha poi concesso
alla Robur di giocare le gare casalinghe al “Franchi”. Insomma, solo dalla passata
stagione l‟A.C. Siena ha cominciato a fare programmi a medio-lungo termine e a
intraprendere il lungo cammino per diventare prima di tutto una società organizzata,
la cui vita non dipende esclusivamente dai risultati sportivi. L‟entrata in scena nel
dicembre 2001 del Presidente, l‟Ingegner Paolo De Luca, ha avuto un primo
importante effetto nel cambiare la mentalità dei tifosi bianconeri, insegnando loro a
sognare con la promessa della serie A quando ormai la squadra sembrava destinata
ad una retrocessione certa in serie C. Ma De Luca ha anche, e soprattutto, deciso di
dare un‟impostazione manageriale alla società, tramite una gestione oculata del
budget, con progetti e nuovi strumenti di comunicazione.
Sono arrivata all‟A.C. Siena quasi per caso: pur essendo appassionata di calcio,
raramente ero andata allo stadio per seguire il Siena, e tantomeno mi tenevo
informata sulle sue sorti. Posso quindi esprimermi solo sugli ultimi 16 mesi di vita di
questa centenaria società, ma ho avuto la grande fortuna di poter vivere il periodo
più esaltante di tutta la sua storia. Nel mio lavoro ho quindi cercato di sottolineare le
notevoli differenze che ho riscontrato tra serie B e serie A, spiegando il perché di
certe scelte, soprattutto nell‟area di comunicazione, e suggerendo alcune soluzioni
per i problemi che restano ancora da affrontare.
11
Ho diviso il mio elaborato in 7 capitoli. Dopo aver spiegato nella prefazione il perché
di una tesi sull‟A.C. Siena, mettendo in risalto l‟importanza del calcio nel mondo
contemporaneo e inserendo una breve storia della società, che per uno strano
destino si ritrova quest‟anno a festeggiare il centenario nel massimo campionato,
nell‟introduzione ho analizzato le differenze tra serie A, B, C1 e C2 per dimostrare,
con dati empirici, l‟importanza del triplo salto fatto dalla Robur negli ultimi 15 anni.
Nel secondo capitolo ho analizzato l‟organizzazione societaria, sottolineando
come si sia evoluta nel giro di pochi mesi per essere all‟altezza della serie A: oltre al
maggior numero dei dipendenti e all‟adozione di più efficienti pratiche di lavoro e di
gestione delle nuove fonti di entrata, l‟A.C. Siena si è dotata di una nuova sede (molto
più ampia e più funzionale di quella precedente), di vetture aziendali per lo spostamento
del personale e di un nuovo pullman per le trasferte della squadra.
Il terzo, il quarto e il quinto capitolo analizzano il mio campo di studi: la
comunicazione. Le basi per una società pronta ad affrontare la massima serie sotto
questo vitale aspetto sono state poste nella stagione 2002/03, quando per la prima volta
la comunicazione dell‟A.C. Siena divenne strategica e integrata. A questo scopo venne
istituito un apposito Team, con a capo Ciro De Luca (Vice Presidente della società con
delega per la comunicazione), e nacquero il Roburrone (la rivista ufficiale) e il nuovo
sito Internet, con l‟intento di essere un punto di riferimento sia per gli operatori
dell‟informazione che per i tifosi. L‟esame del primo campionato è stato sicuramente
superato, ma la serie A ha richiesto un impegno decisamente maggiore, sia in qualità
che in quantità: la società è costantemente sotto la lente di ingrandimento dei vari
mass-media, sempre affamati di informazioni sulla squadra e sui calciatori, ma deve
anche essere in grado essa stessa di creare notizie che suscitino interesse. L‟attività
dell‟Ufficio Stampa e dell‟intero Team Comunicazione è quindi frenetica: basti sapere
che il sito www.acsiena.it ha una media di 5.000 contatti giornalieri, con punte
addirittura di 20.000 in occasioni ed eventi particolari, quali il giorno successivo allo
scontro Cirillo – Materazzi, e che è visto da tutto il mondo. Sono numerosi, infatti, gli
appassionati che scrivono dalla Cina, dalla Polonia, dalla Norvegia e dal Brasile. Ho
quindi analizzato prima la nascita e la crescita di questi strumenti di comunicazione
nella passata stagione, e poi l‟adeguamento che hanno subito alla fine dell‟agosto 2003,
quando partì ufficialmente l‟avventura in serie A.
Ma l‟immagine di una società non è fatta solo di comunicazione, anche se questa
rimane il metodo principale per essere apprezzati all‟esterno (e di conseguenza anche
per raccogliere risorse pubblicitarie), e l‟A.C. Siena risulta simpatica anche perché: il
12
Presidente De Luca è sicuramente amato dalla gente, non solo senese; la Società è
forte e prende delle decisioni coraggiose; vengono promosse numerose iniziative di
solidarietà; si dà molta importanza al rapporto con i tifosi che scrivono lettere o
mandano e-mail da tutto il mondo; è stato inoltre istituito “Fan‟s Angels”, un premio per
la migliore tifoseria femminile d‟Italia per veicolare un modo pulito di vivere il calcio.
Nelle conclusioni ho invece messo in evidenza alcuni elementi che potrebbero,
secondo me, essere utili per migliorare l‟efficienza della società e, in particolare, della
comunicazione, come per esempio la creazione di nuove figure professionali o il lancio
di una campagna abbonamenti per il Roburrone. Il Siena è in lotta per restare in serie A,
l‟A.C. Siena sta invece lavorando per essere da serie A, indipendentemente dai risultati
sportivi.
13
Cap. 1 IL MONDO DEL CALCIO IN ITALIA: PROBLEMI E
PROSPETTIVE
Per capire meglio l‟importanza della serie A per una società di calcio e di conseguenza rendersi conto del triplo salto (dalla serie C2
della stagione 1989/90 al massimo campionato 2003/04) che l‟A.C. Siena ha compiuto negli ultimi 14 anni, in questo capitolo
cercherò di dimostrare l‟abisso esistente tra il professionismo e il semi-professionismo, con dati sui fatturati dei club, sugli stipendi
dei calciatori, sui diritti televisivi e sulle tifoserie. Sembrano passati secoli dalla promozione della Robur in serie C1, ottenuta nella
stagione 1989/90 vincendo il campionato di serie C2 girone A: nel libro di Daniele Magrini “L‟anno del Siena: la decima promozione
della storia bianconera: imprese, immagini e memorie del pallone” pubblicato per celebrare l‟impresa, i tifosi bianconeri sembravano
toccare il cielo con un dito per aver battuto durante l‟anno squadre come Pro Vercelli e Pavia. Per chi ha vissuto quegli anni,
l‟attuale serie A sembra ancora un sogno…
1.1 La differenza economica tra i campionati di serie A, serie B e serie C: fatturati delle
società, stipendi dei calciatori, diritti televisivi…
Oltre al prestigio di giocare nel campionato più bello del mondo, la serie A rappresenta il
top del calcio anche, e forse soprattutto, da un punto di vista economico. Prendendo
come esempio i dati relativi alla stagione 2000-01
17
(nella quale il Siena militava in serie
B e si salvò all‟ultima giornata), fa subito scalpore la differenza di fatturato tra serie A e
le serie sottostanti, e in particolare tra serie A e serie B, considerata una sorta di A2 da
un punto di vista tecnico, ma pur con due squadre in più
18
, con un giro d‟affari
equivalente a solo un sesto! Da sottolineare, inoltre, che sommando i fatturati delle
squadre dei campionati di C1 e C2
19
si totalizzino 123 mln di euro, ovvero il 37% in
meno del fatturato di Serie B e circa un decimo di quello della serie A.
Nessun campionato riesce a ripagare i propri costi, ma la situazione della serie cadetta
è decisamente peggiore, con un risultato operativo negativo del ben 123%. Tutti i club
sono quindi costretti a ricorrere alle plusvalenze per raddrizzare i bilanci, anche se non
si tratta di una scelta sufficiente in quanto i debiti sono troppo elevati, a causa forse di
una gestione non imprenditoriale delle società. Qualsiasi altra impresa non sportiva,
infatti, sarebbe dichiarata fallita con tali bilanci, ma il calcio sembra che venga
considerato un mondo a parte, nonostante i milioni di euro di fatturato.
Ecco la tabella con tutti i dati:
17
I dati sono stati pubblicati sul Sole 24 Ore del 18 luglio 2002 e sono reperibili sul sito Internet
www.calcioinborsa.com.
18
Fino alla stagione 2002-2003, la serie A aveva 18 squadre, la serie B 20. In seguito al famoso caso Martinelli e al
ricorso del Catania, dopo un‟estate tormentata la FIGC arrivò alla decisione di ripescare tutte e 4 le squadre
retrocesse in serie C (Cosenza, Genoa, Salernitana e Catania appunto) e di sostituire il Cosenza (fallito) con la
Fiorentina, appena promossa in C1. Nella stagione in corso, quindi, serie A a 18 squadre e serie B a 24: l‟anno
prossimo serie A a 20 e serie B a 22, con un particolare sistema di promozioni e retrocessioni, con uno spareggio
finale per la serie A tra la quartultima squadra del massimo campionato e la sesta di quello cadetto.
19
La serie C1 è composta da due gironi (Nord e Sud Italia) di 18 squadre ciascuno, mentre la serie C2 è suddivisa in
3 tornei (Nord + Sardegna, Centro, Sud Italia) di 18 club ciascuno, per un totale di 82 società definite semi-
professionistiche.
14
Fatturato e Risultato Netto e Operativo delle Serie A, B e C per la stagione 2000-
01
(in mln di
euro)
Fatturato
Risultato
Operativo
in % sul
fatturato
Risultato
Netto
in % sul
fatturato
Serie A 1.159 -702 -61% -133 -11%
Serie B 196 -241 -123% -63 -32%
Serie C1 75 -66 -88% -35 -47%
Serie C2 48 -30 -63% -25 -52%
Totale 1.478 -1.039 -70% -256 -17%
Dati pubblicati su Il Sole 24 Ore del18/07/2002
Tabella 1: i dati economici relativi alla serie A, alla serie B, alla serie C1 e alla serie C2
Fonte: www.calcioinborsa.com
La voce che più incide sul bilancio delle società sportive è sicuramente quella relativa
agli stipendi dei calciatori: negli ultimi anni le cifre hanno subito un consistente aumento
non solo per accontentare i campioni più acclamati, ma soprattutto in seguito al
fenomeno della cosiddetta “rosa ampia” resosi necessario per attuare un turnover per
affrontare i numerosi impegni, non solo di campionato ma anche e soprattutto di coppa.
GLI INGAGGI DELLA SERIE A
(stagione 2001-2002 in mln di
euro)
1997-98 417
1998-99 512
1999-00 660
2000-01 868
2001-02 890
2002-03* 773*
* Valore 2001-02 con stipendi neo-
promosse
Tabella 2: la crescita degli ingaggi della serie A
Fonte: www.calcioinborsa.com
Il fatturato della serie A è sostanzialmente rimasto invariato negli ultimi anni, mentre
aumentano i debiti, rappresentati soprattutto dalla voce stipendi. Secondo alcune stime,
non sono aumentati tutti i nuovi contratti stipulati dai giocatori, ma si è avuto un
aumento della differenza tra i più ricchi e i “gregari”, anche dopo la famosa sentenza
Bosman, entrata in vigore dalla stagione 1996/97, oltre ad un numero maggiore di
tesserati:
15
GLI STIPENDI DEI CALCIATORI DI SERIE A
Stipendi
(in migliaia di euro)
1994/95
1995/96
1996/97
1997/98
1998/99
1999/00
2000/01
2001/02
0-100 annui 102 74 78 89 132 168 206 229
100-250 101 99 108 90 77 60 56 60
250-500 97 112 111 109 124 121 99 90
500-1.000 87 79 82 87 90 100 107 120
Oltre 1.000 annui 31 29 48 71 106 143 171 213
TOTALE 418 393 427 446 529 592 639 712
Compenso
medio lordo
782 816 936 1.222 1.313 1.586 1.929 2.150
Stipendi
(in migliaia di euro)
1994/95
1995/96
1996/97
1997/98
1998/99
1999/00
2000/01
2001/02
0-100 annui 24,4% 18,8% 18,3% 20,0% 25,0% 28,4% 32,2% 32,2%
100-250 24,2% 25,2% 25,3% 20,2% 14,6% 10,1% 8,8% 8,4%
250-500 23,2% 28,5% 26,0% 24,4% 23,4% 20,4% 15,5% 12,6%
500-1.000 20,8% 20,1% 19,2% 19,5% 17,0% 16,9% 16,7% 16,9%
Oltre 1.000 annui 7,4% 7,4% 11,2% 15,9% 20,0% 24,2% 26,8% 29,9%
TOTALE 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%
Tabella 3: gli stipendi dei calciatori di serie A nel periodo 1994/2002
Fonte: Ufficio Studi Lega Calcio
La differenza tra serie A e serie B è notevole, anche se attualmente si è verificato il caso di importanti giocatori che hanno deciso di
lasciare il gotha del calcio italiano per giocare nel campionato cadetto. La maggior parte sono stati attratti da contratti milionari
offerti loro da Zamparini, presidente del Palermo, nelle cui fila figurano attualmente Eugenio Corini (in forza prima al Chievo
Verona), i gemelli Emanuele e Antonio Filippini (arrivati in gennaio rispettivamente dal Parma e dal Brescia), Luca Toni (dal
Brescia), Gianluca Berti (dall‟Empoli)…
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GLI STIPENDI DEI CALCIATORI PROFESSIONISTI
Serie A Serie B Serie C1 Serie C2
Stipendio lordo medio 819.000 203.000 103.000 70.000
Dati pubblicati su La Repubblica 2 novembre 2002
Tabella 4: la differenza degli stipendi dei calciatori tra le varie serie
Fonte: www.calcioinborsa.com
Se invece si analizza l‟evoluzione del rapporto tra stipendi e fatturato nei campionati di Serie A e B nelle ultime quindici stagioni
sportive, si nota come, a cavallo della sentenza Bosman (dicembre 1995), l‟incidenza degli ingaggi sui ricavi delle società è passata
da meno del 50% a quasi l‟80% aggregato, con punte che sfiorano il 100% in Serie B nell‟ultima stagione considerata.
Contemporaneamente, il numero totale di calciatori professionisti tesserati per le società della Lega Calcio è aumentato del 70%, il
che conferma che i maggiori introiti garantiti dall‟aumentata capacità produttiva delle società (rose più ampie per affrontare stagioni
con più impegni e rimanere competitivi fino in fondo su più fronti) non sono bastati a compensare i maggiori costi che ne sono
derivati.
Tabella 5: l'evoluzione del rapporto tra stipendi e fatturato negli ultimi 15 anni
Fonte: Rapporto sul calcio italiano 2001-02, Lega Calcio e Deloitte&Touche, ottobre 2003.
Nonostante le numerose partite e i vari infortuni, le rose sono effettivamente troppo
lunghe: si è infatti calcolato
20
che in serie A ci sono 150 giocatori in esubero, in serie B
“solo” 100. La riduzione del numero degli atleti a disposizione di ogni club è infatti una
delle soluzioni che probabilmente verranno prese dalla FIFA per cercare di salvare
tante società che altrimenti rischiano il fallimento economico. Tra le altre, è stata anche
ipotizzata una regola che obblighi le società professionistiche ad avere in campo
20
Stima presente in “Autogol! Il campionato ha fatto crac” di Riccardo Liguori.
Evoluzione del rapporto tra stipendi e fatturato nei campionati
della LNP (valori medi nei trienni)
49%
55%
59%
66%
79%
831
911
976
1.127
1.421
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
1987/90 1990/93 1993/96 1996/99 1999/02
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
Rapporto stipendi/fatturato (serie A + B) Numero calciatori professionisti tesserati
17
almeno uno o due giocatori provenienti dal proprio vivaio
21
, e ad inserirne almeno 5
nella rosa, per incentivare i club a investire sui settori giovanili e a frenare la corsa al
campione, o presunto tale, soprattutto straniero.
Oltre alla necessaria riduzione delle rose, la soluzione ideale potrebbe essere quella intrapresa dalla Juventus, che già dalla
stagione 2000/01 ha iniziato a proporre ai propri tesserati dei contratti con una parte fissa e una quota da stabilire in base al
rendimento e ai risultati ottenuti. Il bonus potrebbe infatti essere coperto interamente da eventuali nuovi introiti in seguito ai successi
raggiunti, come per esempio la vittoria della Champions League che vale, tra diritti tv e sponsorizzazioni, circa 45 milioni di euro.
Fa comunque effetto scoprire che la serie B non è in grado, col proprio fatturato, di
pagare neanche gli stipendi, con una media del 107%: solo 12 squadre su 20 riuscivano
a coprire almeno i costi dei propri dipendenti, mentre in serie A solo il Parma era oltre la
soglia del 100%, comunque troppo elevata per avere un bilancio sano. Il Siena era tra
le società migliori, con un‟incidenza di circa il 60%, considerata dagli esperti come la
soglia ideale. Ecco, in particolare, la tabella relativa alla stagione 2000-01:
21
Se questa ipotesi si concretizzasse, attualmente sarebbero in regola, in serie A, solo il Bologna (con Pagliuca,
Zaccardo e Gamberoni), l‟Empoli (con Pratali, Ficini e Giampieretti), il Milan (con Maldini e Costacurta) e la Roma
(con Totti e De Rossi). Nell‟Inter invece quest‟anno hanno trovato poco spazio Martins e Pasquale, provenienti dalla
Primavera ma non considerati cresciuti nel vivaio giovanile secondo i criteri adottati dalla Panini.
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Incidenza degli stipendi lordi sul fatturato
(valori in %, stagione 2000-01)
Media Serie A 73,9 Media Serie B 107,2
Serie A
Top 9 Bottom 9
Parma 110,3 Roma 69,6
Fiorentina 96,6 Verona 68,9
Inter 88,7 Atalanta 66,6
Bologna 88,2 Vicenza 63,8
Lazio 82,9 Bari 60,5
Perugia 82,9 Napoli 59,4
Udinese 79,5 Juventus 58,2
Lecce 74,2 Brescia 57,9
Milan 69,7 Reggina 52,5
Serie B
Top 10 Bottom 10
Ternana 183,1 Cosenza 95,5
Torino 181,2 Pescara 94,7
Piacenza 173,5 Salernitana 83,9
Venezia 155,3 Treviso 81,0
Sampdoria 155,2 Crotone 75,8
Chievo 122,6 Cittadella 73,3
Genoa 104,7 Siena 62,2
Cagliari 101,1 Ancona 60,3
Monza 98,7 Pistoiese 39,7
Empoli 95,8 Ravenna
Non
disponibile
Dati pubblicati su Il Sole 24 Ore del18/07/2002
Tabella 6: l'incidenza degli stipendi sulle società di serie A e serie B nella stagione 2000-01
Fonte: www.calcionborsa.com
Passare dalla serie B alla serie A garantisce un miglioramento della situazione
economica, grazie ai maggiori incassi derivanti dall‟aumento del numero degli spettatori
negli stadi ma soprattutto dai maggiori guadagni dei diritti televisivi. A partire dalla
stagione 1999-2000, con l‟assegnazione dei diritti ai singoli club, si è assistito alla
lievitazione dei costi, con in incremento del 132% rispetto alla stagione precedente,
come si può evincere dalla tabella sottostante: