5
Riassunto
Parole chiave: terapia, cane, alzheimer, progettazione, programmazione.
Gli interventi assistiti dagli animali, comunemente definiti "Pet therapy", sono
attività o terapie non farmacologiche, la cui efficacia è da ricercarsi nella
relazione tra il paziente e l'animale.
Nonostante gli effetti positivi dell'interazione con il pet siano noti fin
dall'antichità, il termine Pet Therapy è stato coniato solo negli anni Settanta
ad opera dello psichiatra americano Boris Levinson. Negli anni seguenti
l'intuizione di Levinson è stata ampiamente studiata e applicata in ambiti
diversi. Ad oggi i programmi assistiti dagli animali sono utilizzati per
migliorare le condizioni psicologiche e fisiche di bambini, adulti e anziani.
I risultati prodotti dalle terapie coadiuvate dagli animali con anziani affetti da
Morbo di Alzheimer, sono incoraggianti e si sono rivelate efficaci nel
migliorare le condizioni psico-fisiche del paziente. L'alzheimer è una
patologia che affligge una grossa fetta della popolazione mondiale, è stimato
che nel 2050 ne soffriranno una persona su ottantacinque nel mondo. Il
decadimento delle funzioni cognitive e fisiche può essere più o meno veloce,
portando alla progressiva perdita della memoria e della lucidità mentale, con
frequenti episodi di disorientamento e un progressivo peggioramento della
condizione fisica dell'anziano. Le terapie assistite aiutano a rallentare il
decadimento dell'utente in quanto non c'è ancora modo di fermare l'avanzare
di questa malattia.
Per quanto i benefici prodotti dall'interazione con l'animale siano accertati,
per massimizzare il risultato di tali programmi è necessario seguire delle linee
guida e progettare l'intervento scrupolosamente.
Una equipe di lavoro multidisciplinare, composta da specialisti della salute
umana, dal conduttore dell'animale e dal veterinario, definirà quali sono gli
6
obiettivi da raggiungere e quali metodologie utilizzare per ottenerli. L'equipe
definirà il giusto animale per il tipo di attività da svolgere, questo aspetto
risulta quanto mai fondamentale per la riuscita dell'intervento, valuterà
l'idoneità della struttura e alla fine del progetto verificherà i risultati ottenuti.
Il binomio cane-conduttore ha un ruolo centrale. Un ottima comunicazione tra
il conduttore e l'animale è necessaria per sviluppare al meglio la relazione con
il paziente. Il conduttore vigila sullo stato di salute dell'animale impedendo
che possa essere sottoposto ad elevati stress oppure che costituisca un
pericolo per la salute degli utenti coinvolti.
La scelta delle giuste attività, il rispetto dei tempi e delle caratteristiche dei
soggetti coinvolti (umani e non), è la base per sviluppare un programma
piacevole e sopratutto efficace di terapia assistita.
7
CAPITOLO 1
1.1 Terapie e Attività assistite dall'animale (Animal Assisted Therapy)
Le terapie assistite dall'animale sono, nel linguaggio comune, identificate
con il termine generico di Pet Therapy.
Questo termine deriva dall'unione della parola Pet che significa animale
d'affezione e Therapy ossia terapia, risale agli anni '60 e da allora vengono
identificate con questa terminologia tutte quelle attività pratiche svolte con
l'aiuto degli animali in campo terapeutico.
“Si tratta di una terapia che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali
terapie e può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con
obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e
psicologico - emotivo” (MOR – Manuale Operativo Regionale. Regione
Veneto.)
Negli anni '70 sono cominciati gli studi su questo tipo di co-terapia con
l'ausilio degli animali, grazie a psichiatri americani come Boris Levinson che
nel suo libro “Dog as co-terapist” (1961) ne parlò per la prima volta e i
coniugi Corson che proseguirono le ricerche del dottor Levinson. Da allora
sono stati svolti numerosi studi che hanno documentato i risultati positivi
derivati dall'utilizzo degli animali nelle terapie.
È stato registrato come, chi possiede un animale viva meglio o come
l'animale influisca su parametri fisiologici quali la pressione arteriosa e riesca
a ridurre lo stress e l'isolamento del proprio padrone.
Il principio per cui ciò accade va ricercato nella relazione uomo-animale.
“L'interazione uomo-animale presenta importanti valenze emozionali,
8
cognitive, formative, assistenziali e terapeutiche che vanno promosse, tutelate
e valorizzate all'interno della società.” (Carta Modena art.2)
Le animal assisted therapy in Italia sono racchiuse nell'acronimo IAA ossia
Interventi Assistiti da Animali. Gli IAA sono dunque quelle terapie o attività
svolte con l'ausilio degli animali a beneficio di utenti con una grande varietà
di disagi o patologie, dal bambino con disturbi dell'apprendimento e del
linguaggio, fino all'anziano che soffre di depressione o malattie degenerative.
Questo vasto campo d'azione ha portato però nel tempo a considerare le
terapie assistite una sorta di panacea, infatti come scrive il professore
Giovanni Ballarini:
"La Pet Therapy ha caratteristiche simili d’ogni altra terapia. Non è una
panacea che va bene per tutte le malattie, va usata a ragion veduta e
soprattutto bisogna saperla usare. Senza produrre danni, se mal utilizzata
anche la Pet Therapy può essere inefficace. […]" (Ballarini, 2003)
La attività assistite utilizzano un insieme di azioni che mirano al
miglioramento del benessere della persona, grazie all'aiuto degli animali, ma
si possono notare notevoli differenze anche all'interno di questa definizione,
non solo per la tipologia di utenza a cui è riferita, ma sopratutto per il modo in
cui vengono attuate.
Vi sono interventi con caratteri terapeutici o di sostegno, ciò detto la pet
therapy non è una terapia alternativa ma piuttosto una terapia che agisce in
sinergia con le altre, per questo la possiamo definire come una co-terapia.
A dimostrazione del crescente interesse per le terapie assistite nel 2002 da una
collaborazione tra il ministero della salute e partner operanti nel settore
veterinario e della pet therapy viene redatta “Carta Modena” (dalla sede che
ha ospitato i lavori) in cui si elencano una serie di articoli che sanciscono i
9
principi e i valori dell'approccio relazionale tra uomo e animale a scopo
beneficiale. Il documento enuncia la nascita di attività che non si basano
esclusivamente sull'uso dell'animale bensì sulla costruzione di relazioni da cui
scaturiscano benefici per il paziente.
10
1.2 Pet Therapy: passato, presente e futuro.
Il principio che gli animali, con la loro presenza, possano rendere non solo la
nostra vita migliore ma che abbiano degli effetti benefici anche sulla nostra
salute, è qualcosa di noto già dall'antichità. In Egitto il cane era sacro al dio
Anubi protettore dei medici e numerose sono le figure di animali guaritori
pagani o appartenuti ai santi cristiani.
Tra il V e il IV secolo a.c Ippocrate di Cos aveva già individuato i benefici di
una cavalcata, che poteva combattere insonnia e ritemprare il fisico e lo
spirito.
Scorrendo velocemente le pagine della storia, a partire dalla fine del 1700 in
Europa vi sono numerose esperienze, negli ospedali militari e civili, gli
animali vengono usati per migliorare le condizioni psicologiche e fisiche dei
pazienti. Vi furono esperienze positive nella cura di soggetti psichiatrici che
avendo la possibilità di accudire un animale aumentavano il proprio
autocontrollo diminuendo i comportamenti aggressivi, oppure negli stati uniti
durante la seconda guerra mondiale al Pawling Army Air Force Convalescent
Hospital, la presenza degli animali permetteva una migliore ripresa
psicologica dei soldati americani feriti.
Ma fu nel 1953, in America che fu, per così dire, scoperta la “Pet
Therapy”.Tutto successe per un caso fortunato.
Lo Psichiatra Boris Levinson, fu chiamato per valutare lo stato psicologico di
un bambino il cui isolamento andava peggiorando, le sedute effettuate con
altri specialisti avevano dato scarsi risultati.
Il caso volle che per un disguido i genitori e il bambino arrivassero con un ora
di anticipo quando il Dott. Levinson era in ufficio a lavorare con accanto il
suo cane. Lo psichiatra fece entrare la famiglia dimenticandosi del cane, cosa
11
che non fece il ragazzo che si diresse verso l'animale e iniziò ad accarezzarlo
facendo domande e esprimendo il desiderio di tornare nello studio per giocare
con il cane.
Il bambino fu capace di interagire con l'animale tramite il gioco e lo psichiatra
costruì un ponte comunicativo con il bambino che raramente usciva dal suo
mondo interiore.
Da allora Levinson cominciò lo studio delle terapia con l'animale, nel 1962
pubblica il libro “Dog as co-terapist” in cui enuncia per la prima volta la
teoria di questa nuovo approccio terapeutico, il quale impiega la relazione con
l'animale per trarre dei benefici in soggetti con varie patologie.
In questi 50 anni l'applicazione dell'idea del dottor Levinson sì è
notevolmente allargata, numerosi studi sono stati svolti e sono tuttora attivi
sui benefici reali che queste terapie assistite hanno su varie patologie del
bambino, adulto e anziano.
In Francia la pet therapy è molto diffusa soprattutto nelle scuole, viene
utilizzata per favorire lo sviluppo psicologico del bambino e la soluzione dei
suoi problemi caratteriali. In questo stato la pet therapy si è affermata grazie
al dottor Condoret che dopo aver svolto un tirocinio negli stati uniti proprio
con Levinson, cominciò a occuparsi del trattamento di bambini con difficoltà
di linguaggio.
La terapia consisteva nell'utilizzare cani che rispondevano al comando solo
quando il bambino usava il suono corretto, ciò favoriva la riabilitazione
linguistica dei pazienti, poiché avevano una motivazione molto forte
nell'emettere la parola giusta.
Secondo Condoret prendersi cura di un animale stimola il senso di
responsabilità, invogliando il bambino a fare nuove esperienze e conoscenze.
Altre esperienze sono state fatte in Austria, Portogallo, Australia, Gran
Bretagna.
12
La patria delle attività assistite rimangono certamente gli Stati Uniti.
Fin dagli anni settanta infatti sono iniziate ricerche sull'uso degli animali nei
manicomi e nelle prigioni dove si è notato un'attenuazione delle tensioni
psichiche e una riduzione dell'aggressività. Le osservazioni del dottor
Levinson furono riprese dagli psichiatri Samuel e Elisabeth Corson, i quali
coniarono il termine “Pet Facilitated Therapy”, terapia facilitata dagli animali.
I coniugi Corson effettuarono uno studio in un ospedale psichiatrico,
mettendo a contatto un gruppo di cani con pazienti gravi resistenti ad altre
forme di terapia.
I pazienti vennero stimolanti a prendersi cura degli animali e a interagire con
loro in una serie di situazioni terapeutiche programmate. I risultati indicarono
che le relazioni tra i pazienti e con il personale erano migliorate inoltre alcuni
(oggetto di ricerca più approfondita) avevano mostrato un incremento della
quantità, della ricchezza del linguaggio verbale, delle risposte agli stimoli del
terapeuta e una diminuzione dei comportamenti problematici.
Risultati interessanti e imprevisti fornì nel 1977 una ricerca dell'università
della Pennsylvania in cui ricercando i fattori sociali che facevano ammalare di
cuore, si scoprì che il possesso degli animali domestici era il maggiore
indicatore di longevità nei soggetti oggetto dello studio.
Dopo un anno infatti, un terzo dei non possessori di animali era morto mentre
solo tre erano deceduti tra i possessori di animali.
Negli stati uniti nel 1997 venne fondata poi la Delta Society
®
, il nome deriva
proprio dal “triangolo virtuoso” animale-paziente-terapeuta; questa
organizzazione si occupa a livello internazionale di terapie assistite, ad essa
sono infatti affiliate associazioni che operano a livello nazionale nei vari stati
del mondo.
In Italia, la pet therapy è arrivata solo nel 1987 grazie al convegno sul ruolo
degli animali nella società, svoltosi a Milano. Nel 1990 nasce sempre a