circolo usuraio e, in altri casi, dall’economia sommersa, attraverso un sistema
di regole più “morbide” rispetto a quelle tradizionali.
3. Superare le differenze di genere: nel 97% dei casi il microcredito è rivolto
alle donne, sia per la loro naturale propensione al risparmio, sia per un
maggiore tasso di riuscita dei loro progetti1 .
4. Inserire il microcredito nel sistema economico-finanziario globale
partendo “dal basso”, attraverso banche e Istituti di Microfinanza (IMF)2 che
generano capitale reinvestendolo in attività utili alla comunità in cui operano.
La povertà dei paesi non occidentali è stato un tabù per la scienza economica
fino ad anni recenti. L’unico ramo che si è occupato dell’argomento è stato
quello dell’economia dello sviluppo che si è andata delineando dopo la
Seconda Guerra Mondiale ed ha sempre mutuato le teorie dominanti re-
interpretandole per applicarle agli stati post-coloniali3.
Il problema del libero accesso al credito non è nuovo. Già nell’Europa di fine
‘800 nacquero forme creditizie a favore dell’economia più debole come le
banche di villaggio basate sulla responsabilità solidale, sorte dall’idea di
Raffeisen e le cooperative di risparmio e credito in ambiente urbano, progettate
da Schulze-Delitzsch4. Ma il contesto economico, politico e giuridico in cui si
sviluppa la maggior parte dei progetti di microcredito oggi è molto diverso da
quello dell’Europa del XIX e del XX secolo. Tali progetti nascono in
condizioni di povertà estrema, in diversi paesi post-coloniali che hanno
caratteristiche differenti da quelle europee, anche se negli ultimi dieci anni si
sta tentando di inventare una via europea alla microfinanza.
Grazie alla sua flessibilità oggi 1500 organizzazioni in 43 paesi utilizzano il
microcredito per 40 milioni di beneficiari; tra il 2004 e il 2006 gli investimenti
istituzionali e personali nella microfinanza sono più che raddoppiati
raggiungendo i 4,4 miliardi di dollari e, secondo la Deutsche Bank, il volume
1
Dati tratti dal sito www.grameen-info.org
2
“Microfinanza” è un concetto più recente di “microcredito”, esso fu coniato all’inizio degli
anni ’90 per includere entrambi gli aspetti del prestito e dei risparmi nei servizi finanziari per i
poveri da Van Bastelaer T. (2000), “Imperfect Information, Social Capital end the poor’s
access to credit”, Center Working Paper, n. 234, University of Maryland, Center on
Institutional Reform and the Informal Sector (IRIS).
3Yunus M. (2005), “Grameen Bank’s Struggling (beggar) Members Programme”, Luglio,
Dhaka, tratto dal sito www.grameen-info.org.
4Viganò L. (2004), “Microfinanza in Europa”, Collana Finanza e Sviluppo, Fondazione
Giordano Dell'Amore, dal sito www.fgda.org, p. 20.
5
totale dei prestiti è salito a 25 miliardi di dollari5 .
Banca Grameen in Bangladesh ha all'attivo 2 milioni di clienti e un prestito
cumulativo di 2o milioni di Euro6; BRAC, la seconda associazione di
microcredito del Bangladesh dopo BG, ha investito nel 2007 circa 20 milioni di
Euro7. Banca Rakyat in Indonesia serve 12 milioni di clienti e 2 milioni di
piccoli risparmiatori. Inoltre il microcredito per alcuni istituti finanziari è stato
fonte di profitto: alcuni tra essi come il BancoSol in Bolivia e KRep in Kenya
ostentano tassi di rendimento superiori a quelli di alcuni fra i più grandi e
migliori istituti bancari del mondo. Nei paesi asiatici si stanno muovendo in
questo senso anche colossi occidentali come Citigroup, Abn Amro, Standard
Chartered.
Nel primo capitolo di questo lavoro si spiega come funziona il microcredito e
quali sono le caratteristiche economiche e finanziarie che permettono a questo
meccanismo di esistere in più realtà economico-politiche in maniera sostenibile
e di avere un impatto positivo sui beneficiari. Nel secondo e terzo capitolo si
analizza l'aspetto giuridico che riguarda il microcredito, a partire dall'interesse
che è nato negli anni '90 per questo nuovo strumento finanziario all'interno
delle Nazioni Unite. Vedremo come esse si siano interessate al microcredito
come strumento di lotta alla povertà e di crescita economica, quali sono state le
problematiche giuridiche legate ad esso, che hanno generato un ampio dibattito
a livello internazionale relativo alla regolamentazione e alla trasparenza degli
Istituti di Microfinanza nati in questi ultimi 20 anni. Il volume di affari di tali
istituzioni e l'impatto che esse hanno avuto nella vita di milioni di poveri,
hanno fatto si che si arrivasse ad uno stadio evoluto di regolamentazione.
Si approfondirà nell'ultimo capitolo l'approccio dell'Unione Europea a questo
tema insieme a quello del nostro Paese. É doveroso tenere sempre presente
nella lettura del seguente lavoro che le realtà in cui, e per cui, si muove il
microcredito sono eterogenee dal punto di vista culturale, sociologico,
economico e giuridico. Parlando da un punto di vista “interno”, che qui
potremmo definire nazionale / regionale e bancario, appare chiaro che l'analisi
del microcredito, nei primi due capitoli, è legata ad un ambiente giuridico di
5
Surowiecki J. ( 2008), “I limiti del microcredito”, Internazionale 741, 23 aprile.
6
Dati tratti dal sito www.grameen-info.org
7
Dati tratti dal sito www.brac.net
6
common law, quindi si attiene ad una realtà di tipo liberale e liberista. Nel terzo
capitolo l'analisi che riguarda l'Europa e l'Italia è incentrata su una realtà
giuridica di riferimento che è quella di civil law, che si può definire, in questo
ambito, vincolata dalle direttive e dalle normative vigenti in queste aree e
quindi molto più costretta da regole conservative. Inoltre, nell'Unione Europea,
l'approccio economico al microcredito è più sociale che finanziario, tanto da
essere visto come un valido strumento sostitutivo del Welfare, anche se da
pochissimi anni l’approccio si sta trasformando grazie ad un diverso
interessamento delle banche.
Da un punto di vista “esterno” il microcredito appare in tutti e tre i livelli -
onusiano, europeo ed italiano – un importante strumento di cooperazione per i
Paesi occidentali verso i Paesi in Via di Sviluppo.
7
PRIMO CAPITOLO
I. NASCITA E SVILUPPO DEL MICROCREDITO
I. 1 Sviluppo democratico e microcredito
“Povertà e mancanza di diritti sono, in qualche modo, situazioni che si
equivalgono, o sono una dell’altro causa ed effetto” 8.
Diversi studi dimostrano l’esistenza di connessioni tra la mancanza di diritti
democratici e povertà9, e non è sempre vero che queste due componenti si
influenzino reciprocamente. La mancanza di beni di prima necessità impedisce
sicuramente la realizzazione delle condizioni adeguate a una vita dignitosa
negando le risorse necessarie, materiali e non, ad una reale libertà di scelta. Il
concetto di “capacitazione”, empowerment, può essere d’aiuto per
comprendere la potenzialità che il microcredito dispiega nella sua applicazione.
“La capacitazione è un processo in cui persone o gruppi che si trovano in una
situazione di impotenza apprendono modalità di pensiero ed azione che
permettano loro di agire in maniera autonoma per soddisfare i propri bisogni
fondamentali e incamminarsi lungo un processo di sviluppo: chi non aveva
potere lo acquisisce, o meglio scopre di possederlo. In più questo processo può
essere facilitato da persone o gruppi già esperti, che sono in grado di capacitare
altri senza dominarli”10. Questo concetto fa capire quanto siano importanti gli
effetti di un libero accesso al credito, prima ancora che per il miglioramento
8
Yunus M. (2005), “Grameen Bank’s Struggling (beggar) Members Programme”, Luglio,
Dhaka, tratto dal sito www.grameen-info.org
9
Alcune ricerche statistiche hanno dimostrato interrelazioni con una debole correlazione
negativa mentre ne hanno scoperto una positiva molto forte. É difficile respingere l’ipotesi che
non ci sia correlazione né in un senso né nell’altro, e poiché la libertà politiche e i diritti sono
importanti di per sé, a questo punto gli argomenti a loro favore rimangono intatti, da Sen A.
(2001), “ Lo sviluppo è libertà”, ed. Mondadori, Milano.
10
Dolci D. (1988), “Dal trasmettere al comunicare”, ed. Sonda,Torino, p.50.
8
delle condizioni economiche dei beneficiari, per la formazione di una mentalità
nuova, che porta a una maggiore consapevolezza di sé e di ciò che si può
diventare. Per approfondire il discorso sul legame tra diritti e povertà è
possibile affermare che “se i diritti politici di base esistono, diventa più
probabile non solo che ci sia una risposta politica ai bisogni economici”, ma
che lo stesso concetto e la consapevolezza di tali bisogni cresca nello scambio
e nella discussione libera: “i diritti politici di libertà sono al centro dei processi
che generano scelte informate e meditate; ma tali processi sono cruciali per la
formazione di valori e priorità, e in generale non possiamo considerare le
preferenze date indipendentemente da una discussione pubblica, che siano o
non siano permessi dibattiti e interscambi aperti”11. La formazione delle scelte
e del concetto dei bisogni passa quindi attraverso lo scambio di opinioni e la
consapevolezza che la condizione di indigenza può essere superata. Il
microcredito influenza positivamente entrambe e sviluppa il benessere sia sul
piano umano che economico. Un reddito più alto permette alle clienti di
interessarsi ad altre attività oltre a quelle strettamente connesse alla
soddisfazione di bisogni primari; l’accesso al credito amplia le possibilità di
scelta e quindi la libertà offrendo più fiducia per il futuro12. Inoltre il sistema
finanziario influenza l' allocazione delle risorse, la gestione del rischio,
l'ampliamento delle possibilità di investimento, la riduzione della povertà e la
ridistribuzione del reddito13.
I. 2 Sistema giuridico e sistema bancario nei Paesi in Via di Sviluppo.
É importante sottolineare come in molti Paesi in Via di Sviluppo14 la proprietà
informale sia la norma e la difficoltà di rientrare nei sistemi economici è data
dall’ applicazione di norme giuridiche avulse dalla realtà sociale, quindi
difficilmente applicabili, e da istituti bancari dediti a pratiche di speculazione
finanziaria, più che di incentivo all’economia dei beni. Questa realtà provoca
incertezza nelle attività lavorative, crea le premesse per usura, mercato nero,
abusivismo e quanto altro sia deleterio per una giovane economia. Si sviano le
11
Sen A. (2001), “ Lo sviluppo è libertà”, ed. Mondadori, Milano, p. 70.
12
Sen A. (1987), “On Ethics and Economics” ed. Basil Blackwell, Oxford.
13
Beck T., Demirgüç-Kunt, A. e Levine R. (2004) “ Finance, Inequality and Poverty. Cross-
Country evidence”, in “Policy Research Work Paper” n° 3338, Washington (D.C) World Bank.
14
D'ora in avanti abbrevieremo con la sigla PVS.
9
risorse dai canali convenzionali rendendole “invisibili” e sottraendo i capitali
all’economia ufficiale, si rallentano gli scambi e si creano veri e propri
“sistemi illegali” paralleli, dotati di regole e di contratti standardizzati15. Il
microcredito è riuscito in contesti di questo tipo a estrinsecare le energie di
soggetti poverissimi16, poorest, traducendole in azione economica efficace e
redditizia, inserendola nel binario della legalità e nel circuito economico-
finanziario nazionale, non solo con progetti di credito, ma anche commerciali.
Map for Goal 1: Eradicating poverty and hunger (World Bank 2001)
I. 3 Nascita del microcredito
Nel 1975 il professore Mohammed Yunus provò, con un gruppo di studenti, a
sostenere un progetto di credito per i poveri.
Il Bangladesh ha vissuto nel 1971 la guerra di indipendenza contro il Pakistan e
nel 1974 una terribile carestia, calamità che hanno messo in ginocchio il Paese.
15
De Soto H. (2003), “I misteri del capitale”, ed. Mondadori, Milano. p. 26.
16
Per la Banca Mondiale sono poorest gli individui che hanno un reddito giornaliero inferiore
a 1.25$. Questi sono circa 1,2 miliardi in tutto il mondo. I poorest in America Latina hanno un
reddito di 2$ (sono circa 3 miliardi di persone), 4$ nei paesi dell’Europa dell’Est, 14,50 $ nei
paesi industrializzati (www.microcreditsummit.org).
10
In quegli anni di miseria l’idea del microcredito nacque da una semplice
considerazione: vivendo e insegnando economia in uno dei paesi più poveri del
mondo era naturale domandarsi perchè i modelli economici studiati non
creassero la ricchezza sperata e quali fossero le cause di tanta miseria.
I sistemi bancari dei paesi occidentali e dei PVS non accettarono di prestare
crediti a richiedenti privi di c.d. garanzie collaterali. Esclusero così dal diritto
al credito i soggetti più deboli della popolazione e, creando le premesse per la
proliferazione di attività economiche extralegali, li spinsero nelle mani di
usurai che svuoteranno il potenziale economico del loro lavoro.
Per questo Yunus decise di agire e con i suoi studenti attivò un “progetto di
sviluppo rurale” a Jobra, villaggio in cui si trovava la sua università. Il progetto
consisteva in una consulenza economica offerta ai contadini per
l’implementazione della coltura di riso durante la stagione secca (stagione in
cui solitamente questa coltura è bloccata). L’importanza di questo primo passo
non fu né il progetto in sé, né la sua ottima riuscita, bensì ciò che emerse
durante la seconda fase del progetto, la fase del raccolto: Yunus venne a
contatto con la gente che prestava la manodopera per tale attività, incontrò i
poveri tra i poveri.
Donne prive di terra e di possibilità economiche si ammassavano all’alba sui
margini dei campi per essere scelte, giornalmente, per il raccolto. Sfruttate dai
contadini e emarginate dalla vita sociale ed economica del villaggio, le donne
erano i poveri a cui bisognava rivolgersi. Da uno studio di quegli anni
dell’Università di Chittagong emerse che “in Bangladesh metà della
popolazione è più povera del piccolissimo contadino”17. Il punto di partenza
dell’analisi era definire chi era povero in un paese di poveri. Yunus creò delle
sotto-classifiche dei poveri in base alla zona d’origine, al mestiere, alla
religione, all’etnia, al sesso, all’età. Questo tipo di classificazione gli permise
di tracciare una matrice multidimensionale della povertà che risultò utile al
momento dell’ erogazione del credito, perché, come si vedrà più avanti, è
proprio la c.d. flessibilità, intesa come capacità del microcredito di adattarsi
alle esigenze del beneficiario, che ha permesso la sua nascita e la sua diffusione
17
Yunus, M. (2003), “Expanding Microcredit outreach to reach the millennium development
goal: some issues for attention”, paper presented at the International Seminar on Attacking
Poverty with Microcredit, Dhaka, 8-9 January, tratto dal sito www.grameen-info.org
11