Introduzione
2
Nell’evoluzione dell’agricoltura italiana occorre considerare anche il
cambiamento della struttura aziendale, poiché si sono registrate delle
diminuzioni nelle dimensioni medie aziendali (eccessiva
frammentazione), una riduzione numerica delle aziende agricole
(soprattutto nel Nord Italia) con una conseguente concentrazione
produttiva in un numero sempre più limitato di imprese, anche se,
l’aspetto forse più rilevante è il mancato ammodernamento strutturale
che può essere considerato uno dei fattori determinanti delle difficoltà
e della posizione di debolezza con cui le imprese agricole hanno
affrontato l’integrazione all’interno delle principali filiere produttive.
Si registra, inoltre, una elevata presenza di imprese a carattere
famigliare classificate, principalmente, in imprese monoattive e
pluriattive. Oltre alla possibile presenza, di almeno un componente
della famiglia che svolge attività extraziendale, si differenziano
poiché, quelle monoattive evidenziano un nucleo importante di
imprese medio grandi con conduttori giovani contrariamente alle
imprese con conduttori anziani (pluri/monoattive) che presentano
piccole dimensioni economiche.
Sicuramente il processo di ammodernamento delle imprese agricole
richiede un cambiamento delle linee di sviluppo dell’imprenditorialità
all’interno dell’agricoltura italiana per fronteggiare i processi di
maggiore concorrenzialità che si stanno affermando, non solo per
la progressiva integrazione europea, ma anche per
l’internazionalizzazione e globalizzazione delle economie e, un
segnale positivo, si rileva nella crescente richiesta di servizi, ad
imprese esterne, soprattutto per le lavorazioni meccaniche, che
contribuiscono ad un maggior grado di apertura delle imprese, a
diffondere le innovazioni tecnologiche, ad una maggiore certezza sui
Introduzione
3
costi e ad assicurare una maggiore flessibilità negli indirizzi
produttivi.
Negli ultimi anni, lo sviluppo dell’imprenditorialità giovanile e il
ricambio generazionale sembrano essere le colonne portanti per
l’ammodernamento di imprese agricole capaci di produrre reddito ed
occupazione e per affrontare richieste di multifunzionalità e di nuovi
bisogni, attraverso l’operato di un’agricoltura moderna all’interno di
una società sviluppata.
Questo processo di sviluppo non solo dovrà superare le cause interne
che hanno ostacolato l’ammodernamento aziendale, ma dovrà anche
ricercare i possibili processi d’integrazione all’interno delle filiere e
del territorio in cui le imprese già operavano o hanno possibilità di
operare.
Questo quadro generale, che può quindi essere esaminato sotto diversi
punti di vista, ci permette di comprendere quanto sia importante il
ruolo che assume l’ottica finanziaria al fine di individuare i capitali
necessari a sostenere le strategie competitive e di sviluppo delle
imprese agricole e agroalimentari italiane. Il presente lavoro è
indirizzato a evidenziare le opportunità finanziarie che le istituzioni
pubbliche cercano di realizzare per coloro i quali decidono di operare
attraverso un management che assicuri una gestione efficiente ed
efficace, in un sistema aziendale che certamente si distingue
nettamente dagli altri per la complessità dell’ambiente in cui opera.
Questo nostro percorso, inizia con un primo capitolo che attraverso un
resoconto sull’evoluzione della politica agricola comunitaria, fino ai
giorni nostri, evidenzia le prospettive finanziarie dell’agricoltura
europea per l’inizio del nuovo secolo considerando soprattutto le
conseguenze finanziarie dell’allargamento dell’UE ai Paesi
Introduzione
4
dell’Europa centro-orientale e gli interventi per lo sviluppo rurale
contenuti nel documento Agenda 2000, che prevede, inoltre, una
riforma concreta dei Fondi Strutturali. I numerosi interventi per il
rilancio del settore agricolo permetteranno lo sfruttamento di oltre 7
milioni di euro, che perseguono obiettivi di miglioramento, di
sostegno e di supporto per il mondo agricolo che dovrà solo riuscire
ad approfittarne con la dovuta prontezza.
Chiusa la parentesi europea, il secondo capitolo, evidenzia gli
interventi legislativi e finanziari dello Stato italiano per l’agricoltura.
Attesa da anni, una riforma strutturale del settore, che privilegiasse un
sistema d’imprese competitive e proiettate verso produzioni di qualità
e in linea con il mercato, s’individua un passaggio chiave nella
ridefinizione della legge agricola che ha cercato di recepire i profondi
cambiamenti degli ultimi anni che hanno riguardato da vicino i
protagonisti e le attività della scena agricola. Interessante è anche
l’implementazione di una serie d’interventi legislativi volti ad
incoraggiare l’imprenditoria giovanile in agricoltura, attraverso
l’erogazione di contributi finanziari e la possibilità di acquisire una
adeguata formazione professionale per ottenere un’imprenditoria
agricola che consideri la qualità e la sanità dei prodotti, che interagisca
con l’Europa e i nuovi scenari internazionali e che s’interessi delle
moderne tecnologie senza alcuna paura di investire e di confrontarsi in
un’economia sempre più globalizzata. Inoltre, per l’incentivazione
imprenditoriale, le istituzioni hanno predisposto, attraverso la
cosiddetta “programmazione negoziata”, degli interventi nazionali
(patti agricoli, accordi di programma, ecc.) che inseriti in specifici e
limitati ambiti territoriali hanno il compito di promuovere lo sviluppo
rurale e i distretti agroalimentari.
Introduzione
5
Definite le linee generali di ciò che offre l’ambiente istituzionale, è
sembrato opportuno, nel corso del terzo capitolo, focalizzare
l’attenzione sul soggetto “impresa agricola” considerandone l’aspetto
economico. Da subito è apparso evidente quanto lo scarso grado di
educazione aziendale e di cultura ragioneristica incidano su questo
genere di attività, che presenta indubbiamente dei caratteri distintivi
rispetto ad altre. Il rischio biologico, intrinseco allo stato latente in
qualsiasi attività agricola, n’è un carattere qualificante, che insieme ad
altri pone l’impresa agricola tra le attività economico-produttive con il
più alto grado di rischio. Diviene, pertanto, necessario per la
determinazione dell’equilibrio economico-aziendale, considerare la
profonda incertezza e la diffusa indeterminazione che caratterizzano i
processi di misurazione economica e che si riflettono in una minore
attitudine dell’impresa a permanere in condizioni di equilibrio,
oggettivo e soggettivo.
Infine, con il quarto capitolo, si vuole approfondire la gestione
finanziaria delle imprese agricole e agroalimentari, poiché, oggi più
che nel passato, una buona politica economica per il comparto
agricolo deve sviluppare un sistema di finanziamento idoneo a far
affluire a questo settore, capitali sufficienti per la realizzazione di
investimenti di lungo periodo che permettano di conseguire
performance economiche e di mercato capaci di sostenere una
competizione di dimensioni globali. Diversi sono gli strumenti
finanziari applicati o di cui si prospetta l’applicazione nel settore.
Per quanto riguarda il finanziamento bancario, l’attenzione è rivolta al
credito agrario agevolato, la cui recente riconfigurazione ha l’obiettivo
di aumentare la possibilità di accesso al credito da parte di tutte le
imprese e a sostenere la domanda di credito, attraverso il
Capitolo I
6
rafforzamento delle tradizionali garanzie e incoraggiando la
formazione di ulteriori strumenti, che facciano da collante con il
mondo bancario.
Novità interessanti provengono anche dalle politiche messe in atto
dall’UE, per lo sviluppo del ricorso al capitale di rischio da parte delle
PMI, che consentirebbe all’impresa di reperire capitale da utilizzare,
soprattutto, nella fase d’avvio. Lo sviluppo di questa forma
d’investimento presuppone l’incentivazione degli investitori privati
principalmente attraverso la costituzione di fondi d’investimento, in
cui si prospetti la partecipazione dello Stato a condizioni meno
vantaggiose degli altri investitori, oppure attraverso garanzie prestate
in relazione ai prestiti in favore di investitori/fondi per investimenti in
capitale di rischio.
Ulteriori strumenti finanziari si sono, infine, individuati per ridurre
l’esposizione al rischio dell’impresa agricola, una legata al ricorso dei
mercati derivati, l’altra da ricercare nel campo assicurativo; entrambe
sostengono la crescita dell’impresa perché accentuano le incertezze
sul risultato economico d’impresa, attirando, conseguentemente, quei
capitali finanziari divenuti necessari in seguito alla consapevolezza
della diminuzione dell’erogazione delle risorse pubbliche da sempre
considerate l’ancora di salvezza del settore.
Capitolo I
7
CAPITOLO I
LA POLITICA AGRICOLA COMUNITARIA: LA SUA
EVOLUZIONE IN 50 ANNI DI STORIA.
1.1. Gli obiettivi originari della PAC…
L’agricoltura è uno dei settori su cui si è concentrata l’attenzione dei
Padri Fondatori della Comunità Europea come dimostra l’art. 38 del
Trattato di Roma del 1957, dove si afferma che il “funzionamento e lo
sviluppo del mercato comune per i prodotti agricoli devono essere
accompagnati dall’instaurazione di una politica agricola comune”, ma
la creazione di una politica comune sostitutiva delle politiche adottate
su scala nazionale rappresenta un’operazione tutt’altro che semplice
sia sotto il profilo economico e politico, che sul piano amministrativo
ed organizzativo come è apparso dall’analisi dei risultati fino ad oggi
ottenuti.
Alla PAC quando venne istituita nel 1962 furono affidati
principalmente due obiettivi fondamentali, ossia l’autosufficienza
alimentare della popolazione ed un reddito equo e regolare agli
agricoltori, il più possibile al riparo da fattori incontrollabili quali il
clima, il terreno e le malattie.
La realizzazione di questi obiettivi venne perseguita attraverso un
impianto legislativo basato su tre principi fondamentali: l’unicità del
mercato, la preferenza comunitaria e la solidarietà finanziaria.
Capitolo I
8
L’unicità del mercato, cioè lo smantellamento di ogni forma di
ostacolo al commercio intra-comunitario di prodotti agricoli, implica
la convergenza dei prezzi nazionali verso un prezzo valido, a meno dei
costi di trasporto, su tutto il territorio comunitario e
conseguentemente, la fissazione di un prezzo unico di sostegno
nell’ambito della PAC.
La preferenza comunitaria venne garantita, attraverso un sistema di
protezione doganale, che rendeva i prodotti agricoli comunitari
maggiormente competitivi in termini di prezzo rispetto a quelli
provenienti dall’estero. In pratica, la preferenza comunitaria sancì il
protezionismo intrinsicamente necessario ad una politica che si
proponeva di mantenere un prezzo minimo garantito sul mercato
interno. Le agenzie pubbliche d’intervento (l’Aima, in Italia), infatti,
svolgevano il ruolo di acquirente residuale, facendo sì che la domanda
interna risultasse completamente elastica in corrispondenza del prezzo
minimo garantito. Per evitare che anche i produttori extracomunitari
potessero beneficiare di un simile prezzo artificialmente sostenuto, si
decise di utilizzare “prezzi soglia o d’entrata” fissi ben maggiori di
quelli mondiali e leggermente superiori al livello di prezzo garantito ai
produttori interni. Il prezzo soglia determinava l’ammontare del
“prelievo variabile” da far gravare sulle importazioni: un dazio
mobile, pari alla differenza tra prezzo soglia e prezzo mondiale, che
stabilizzasse il prezzo d’importazione dopo il dazio, ad un livello
comunque superiore al prezzo minimo garantito sul mercato interno.
Per quanto riguarda le esportazioni, il protezionismo della PAC mise
in campo un sistema del tutto speculare con sussidi alle esportazioni.
Capitolo I
9
La solidarietà economica sancì che la copertura delle spese legate
all’applicazione della PAC fosse finanziata in solido dai paesi
membri.
L’amministrazione finanziaria della PAC venne organizzata creando
un fondo specifico del bilancio CEE, il FEOGA (Fondo Europeo di
Orientamento e Garanzia Agricola), composto da due sezioni distinte:
™ La sezione Orientamento destinata a finanziare la politica di
trasformazione delle strutture aziendali dell’agricoltura europea,
nonché alla tutela e alla promozione dello sviluppo economico
nelle zone rurali meno favorevoli;
™ La sezione Garanzia, per alimentare l’intervento a sostegno dei
prezzi e dei mercati dei prodotti agricoli.
Oltre al FEOGA, ritroviamo altri fondi strutturali: il Fondo Europeo di
Sviluppo Regionale (FESR), che ha lo scopo di ridurre le disparità
regionali presenti nell’Unione promovendone lo sviluppo; il Fondo
Sociale Europeo (FSR) che ha lo scopo di prevenire e combattere la
disoccupazione e sviluppare le risorse umane ed infine lo Strumento
Finanziario di Orientamento della Pesca (SFOP), che mira ad
accrescere la competitività del settore.
I fondi strutturali, contribuiscono a realizzare l’obiettivo della
coesione economica e sociale dell’UE, concentrando la loro azione su
una serie di obiettivi prioritari.
1.2. Lo sviluppo e la crisi negli anni ’80
Ciò che fin da subito ha maggiormente caratterizzato la PAC è stato
l’intervento sui mercati, attraverso l’instaurazione di meccanismi di
sostegno che hanno garantito ai produttori prezzi stabili e nettamente
Capitolo I
10
superiori a quelli mondiali. Tutto questo è stato inoltre accompagnato
da un modello di politica agraria che genera un sostegno “accoppiato”
alla quantità prodotta, in pratica, il sostegno ricevuto dagli agricoltori
risulta direttamente proporzionale (in questo senso accoppiato) alla
quantità di beni agricoli-alimentari che essi sono in grado di produrre;
mentre è totalmente slegato dalle caratteristiche qualitative della
produzione stessa e dalle esternalità positive o negative.
Si tratta di uno strumento ambiguo nel genere e nei risultati.
Nel genere perché risulta contemporaneamente uno strumento potente
e relativamente semplice da un lato e indiscriminato, inefficiente ed
iniquo dall’altro.
Nei risultati in quanto è vincente, sia per la capacità di accontentare e
mettere d’accordo tutti gli interessi agricoli, sia per il basso costo a
carico del bilancio pubblico, tanto da evidenziare che all’inizio degli
anni ’80 gli obiettivi della PAC erano stati realizzati: la produzione
agricola della Comunità era aumentata al punto che i mercati erano
stabili e il consumatore aveva accesso a prodotti disponibili
regolarmente e a prezzi stabili ed in linea di massima erano stare
create le condizioni perché gli agricoltori raggiungessero un livello di
vita equo. Tuttavia questo successo ha comportato parecchi effetti
collaterali meno positivi. I prezzi minimi garantiti agli agricoltori
hanno agito da incentivo per aumentare la produzione e in alcune zone
ciò ha provocato un eccessivo sfruttamento del suolo ed effetti
negativi per l’ambiente, inoltre la produzione intensiva ha comportato
un maggior numero di eccedenze in taluni settori. In media il volume
della produzione agricola aumentava del 2% all’anno, mentre i
consumi crescevano solo dello 0,5% e conseguentemente aumentava
anche il costo di ammasso delle eccedenze, alcune delle quali vennero
Capitolo I
11
immesse sul mercato mondiale a prezzi sovvenzionati comportando un
aumento notevole della spesa agricola.
1.3. Il processo di revisione della PAC
A dispetto della complessità che il settore agricolo presenta, la PAC
ha continuamente cercato di adeguarsi alle mutate circostanze e
priorità ed è su questa scia che s’iniziò ad applicare un principio
destinato ad orientare gran parte delle successive modifiche introdotte
nella PAC: il principio di limitazione della garanzia, in base al quale
il meccanismo di sostegno dei prezzi viene mantenuto, ma non più
garantito per quantità illimitate di produzione, bensì subordinato a
misure di controllo dell’offerta o della spesa. In sostanza si faceva
strada l’idea di “riorientare” il mercato agricolo europeo sia, attraverso
una riduzione del livello dei prezzi mediante l’adozione di un sistema
di pagamenti “disaccoppiati” dalla quantità prodotta e sia, attraverso
una serie di misure che favoriscono determinati comportamenti
imprenditoriali rivolti alla salvaguardia del territorio e dell’ambiente.
Tra i tanti provvedimenti riformatori hanno avuto un ruolo
significativo gli stabilizzatori di bilancio, inclusi in quasi tutte le
Organizzazioni Comuni di Mercato, attraverso i quali vengono
stabiliti i quantitativi massimi di sovvenzioni di cui possono usufruire
i principali prodotti nel caso in cui si verifichi un superamento della
soglia di produzione prefissata a livello comunitario. Inoltre, si è
verificata un’evoluzione nella politica strutturale, finalizzata nella
creazione di una più efficace strategia globale per le zone rurali e
meno favorite.
Capitolo I
12
Ma ciò che ha fatto veramente scattare la molla per una riforma non
più rivolta solo a gestire gli effetti negativi della PAC, sono state le
implicazioni dei negoziati multilaterali, dell’Uruguay Round del Gatt,
che spingevano le istituzioni comunitarie a modificare alcune logiche
di fondo della PAC, come, di fatto, avvenne attraverso una proposta di
riforma denominata Documento MacSharry del maggio 1992 che ha
riguardato principalmente i seguenti settori: seminativi (cereali,
oleaginose, e proteaginose), settore zootecnico, latte e carni bovine.
La riforma principalmente concretizza il concetto di disaccoppiamento
del sostegno dalla quantità prodotta in quanto lo concretizza in
pagamenti per ettaro direttamente erogati dal bilancio comunitario,
condizionato dalla messa a riposo della superficie aziendale e basato
sulla resa (storica) fissa e differenziata dal punto di vista regionale ed
inoltre propone un progressivo riallineamento dei prezzi interni sui
livelli di quelli del mercato mondiale. Parallelamente a tale
cambiamento dei meccanismi di mercato, vennero istituite una serie di
“misure di accompagnamento” a livello settoriale e territoriale volte al
perseguimento degli obiettivi quali la diffusione di pratiche agricole
compatibili con la salvaguardia del territorio e dell’ambiente naturale,
la forestazione, il prepensionamento, l’insediamento dei giovani
agricoltori.
L’analisi negli anni seguenti alla riforma ha messo in luce dei limiti
considerevoli della stessa, in quanto si è verificato un sostanziale
congelamento dello status quo, con un considerevole aumento della
spesa dovuto ad un elevato costo finanziario dei pagamenti per ettaro.
Tuttavia, la riforma MacSharry, ha il merito di aver messo in evidenza
l’urgenza di una strategia non più di tipo difensivo, ma
sostanzialmente innovatrice nelle idee e nei fatti.
Capitolo I
13
1.4. Agenda 2000: la svolta.
Nel Luglio del 1997 la Commissione europea presentò un documento,
Agenda 2000. Per una Europa più forte e più ampia, che mise in luce
le prospettive finanziarie e le priorità strategiche dell’agricoltura
europea per l’inizio del prossimo secolo. Se il documento nasce come
risposta alle richieste formulate nel Consiglio Europeo di Madrid del
1995, che aveva avviato il processo di allargamento dell’UE ai paesi
dell’Europa centro-orientale (PECO), esso si sviluppa, considerando
anche le politiche agrarie e lo sviluppo rurale cui dedica il terzo
capitolo della prima parte.
I punti chiave della riforma della PAC riguardano:
? progressivo abbandono del sostegno accoppiato alla produzione,
attraverso la riduzione dei prezzi ed il graduale passaggio ad un
sistema di pagamenti diretti agli agricoltori;
? maggiore importanza e dotazione finanziaria da accordare alle
cosiddette misure di accompagnamento;
? valorizzazione e riconoscimento del ruolo multifunzionale
dell’agricoltura.
Inoltre vengono enunciati nuovi obiettivi, che modificano ed integrano
le missioni tradizionali e che possono essere sintetizzati nei seguenti
punti:
? aumento della competitività dell’agricoltura mediante un
riavvicinamento dei prezzi interni a quelli mondiali;
? garanzia della sicurezza e della qualità delle derrate, a tutela dei
consumatori;
Capitolo I
14
? assicurazione di un adeguato livello di vita alla popolazione
agricola e rurale e di una stabilità dei redditi agricoli;
? semplificazione della PAC e della sua gestione.
La riforma della PAC ha dovuto, comunque, tenere in considerazione
alcuni vincoli. Da un lato, i vincoli internazionali: in primo luogo
l’allargamento dell’UE ai PECO e, conseguentemente, la necessità di
disegnare una nuova PAC applicabile anche nei futuri Stati membri; in
secondo luogo la riforma deve essere compatibile con le restrizioni
imposte dagli accodi internazionali (es. accordi GATT). Dall’altro lato
i vincoli interni, tra cui principalmente il rispetto del vincolo di
bilancio sia per contenere le spese che per riequilibrare la posizione
finanziaria netta dei diversi Stati membri nei confronti del bilancio
comunitario.
1.5. PAC & PECO
Dall’annuncio del Consiglio europeo di Copenaghen nel 1993, sulla
legittimità delle richieste di adesione dei Paesi dell’Europa centrale e
orientale (PECO), l’UE ha avviato uno dei progetti più ambiziosi
della sua storia in quanto se da una parte rappresenta una svolta
importante nello scenario economico europeo dall’altra comporta
anche una serie di problematiche che si stanno rivelando difficili dal
risolvere soprattutto nel settore agricolo.
I dieci Paesi candidati porteranno nel settore agricolo un bagaglio
imponente che comporterà un aumento del 56% della popolazione
rurale attiva, del 29% della superficie agricola e del 74% delle
aziende agricole.
Capitolo I
15
Considerando questi indici la Commissione europea ha formulato
alcune proposte.
Sulla questione dei pagamenti diretti della PAC, la Commissione ha
previsto una assegnazione limitata con un livello di partenza pari al
25% dell’importo pieno dei sostegni erogati negli attuali 15 Stati
membri, per poi salire progressivamente al 35% nel 2005-06 e
arrivare al 100% nel 2013, quando i pagamenti dovranno essere
identici per tutti gli agricoltori. Questo lungo periodo di transizione
per ottenere il massimo degli aiuti è ancora al centro delle critiche da
parte dei nuovi Stati membri, ma la Commissione ha pensato alle
conseguenze di una iniezione veloce di aiuti, che potrebbe impedire a
questi Paesi la necessaria e profonda ristrutturazione del settore.
Sulle misure di gestione e controllo ai nuovi Paesi dell’UE è stato
concesso per un massimo di cinque anni di erogare gli aiuti
comunitari in maniera semplificata, cioè senza tenere conto delle
produzioni e delle superfici come negli altri Stati ma, erogando gli
aiuti alle aziende per ogni ettaro investito senza considerare le colture
effettivamente praticate, sostenendo conseguentemente anche colture
per le quali non sono previsti aiuti.
In materia di piani di sviluppo rurale potranno contare su un tasso di
cofinanziamento da parte dell’UE pari all’80%.
Queste proposte sono anche il risultato di anni di preparazione
all’evento attraverso provvedimenti che hanno e dovranno aiutare
l’inserimento di questi Paesi.