3
su più stati nazionali, dà a ciascuno di essi, astrattamente,
la possibilità di utilizzare le proprie norme, e queste
potrebbero essere anche antitetiche fra di loro.
Quale diritto? Quali principi applicare?
Con la diffusione di Internet, la rete delle reti, il concetto di
rete telematica è stato, in buona parte, assorbito in quello
della “rete delle reti”. L’identificazione di Internet come “la”
rete telematica per eccellenza, appare oggi,
sostanzialmente, esatto. E tale appare semplicemente
tenendo conto dei sessantaquattro milioni di utenti in tutto
il mondo (tanti sembrano essere gli abitanti della comunità
virtuale); sessantaquattro milioni di utenti sparsi in oltre
trecento paesi, ognuno dei quali dotato di un proprio
concetto specifico di morale, di valore sociale, di etica, di
libertà, di “sentire” giuridico. Una comunità virtuale
parallela a quella reale, dotata di una propria autonomia a-
geografica ed a-politica, formatasi senza regole,
spontaneamente, senza proprietari, giudici, censori; e
quindi, paradossalmente, senza etiche, morali, regole.
Alla primissima analisi di un giurista, tale anarchica
“comunità virtuale” può apparire incomprensibile e lo
slogan “nessun diritto per Internet”, coniato negli Stati
Uniti per contrastare il tentativo di imbrigliare la libertà
d’espressione degli utenti americani, può sembrare un
assurdo logico.
Lo stesso giurista, però, non può che meditare sulla
sentenza di incostituzionalità pronunciata dalla Corte
Suprema Americana nei confronti del Communication
Decency Act
2
, un provvedimento del 1995 che puniva chi
diffondesse attraverso Internet materiale giudicato
“offensivo” secondo i criteri della “comunità
2
Sentenza Reno contro American Civil Liberties Union, Appeal from the United
States District Court for the Eastern District of Pennsylvania, No. 96–511, Argued
March 19, 1997—Decided June 26, 1997. Il testo completo della sentenza si trova
su Internet presso: http://www.epic.org/cda/.
4
contemporanea”, ed indicando, come riferimenti di questa
comunità, la legislazione degli Stati Uniti. La riflessione,
cioè, deve spingersi a comprendere come la comunità
globale Internet non potesse e non possa avere come
riferimenti (in ogni settore) i principi di una singola
comunità geografica (nella fattispecie quella americana) e
come il “comune sentire” postulato dai promulgatori del
Communication Decency Act non fosse che una,
superficiale ed, in fondo individualistica, illusione.
Fatta questa breve introduzione, ci proponiamo ora di
fornire un inquadramento di quella che sarà la nostra
prossima trattazione. Cercheremo, per prima cosa, di
fornire una breve, ma significativa, panoramica delle
questioni tecniche e nomenclatorie che riguardano le reti
telematiche; forniremo una visione d’insieme di quella che
è oggi la maggiore delle reti telematiche: Internet
3
. Di essa
approfondiremo i meccanismi che ne permettono
l’esistenza quanto basta per poter trattare, in seguito, di
alcune delle più acute problematiche che la comunità
globale ha suscitato nel mondo contemporaneo.
Nell’affrontare le problematiche della “libertà
d’espressione” e del “diritto alla riservatezza”, vedremo
come alcuni dei principi cardine della Costituzione italiana,
sovente senza compiere sforzi interpretativi, possano
“coprire” l’evoluzione delle reti telematiche e come, in
definitiva, il tanto reclamizzato vuoto di diritto che la
tecnologia informatica avrebbe creato nella nostra società
sia, più che un autentico pericolo, solo uno spauracchio
dettato da una scarsa conoscenza del problema da parte
dei (non solo nostri) legislatori.
Infine, vedremo come la rete telematica possa, seguendo
altri principi ordinatori, essere messa al servizio dei cittadini
3
Per la comprensione dei termini tecnici informatici, si rimanda all’Appendice A:
Glossario.
5
di uno stato, di una città o di una realtà locale,
recuperando, in parte, il suo concetto di territorio. Si tratta
delle Reti Telematiche Cittadine, comunità profondamente
radicate ed al servizio del territorio su cui insistono, dove la
Pubblica Amministrazione, variamente articolata, può
riscrivere e migliorare il suo rapporto con il cittadino.
Figura 1 - La cronologia fondamentale nello sviluppo dei calcolatori digitali.
(A.S.Tanendaum, Architettura del Computer, Milano, Gruppo Editoriale Jackson,
1998).
6
Capitolo Primo: Panorama generale
1. il concetto di telematica - 2. il concetto di rete - 3. il concetto di internet
- 4. l’evoluzione di internet – 5. il word wide web – 6. i browser – 7. la
posta elettronica – 8. le mailing list – 9. le tavole rotonde: i newsgroup –
10. le chat in diretta: i canali irc – 11. il trasferimento di file: l’ftp – 12. la
rilevanza costituzionale di internet – 13. quali principi per internet?
1. Il concetto di Telematica
Telematica è una parola recente. Delinea un collegamento
tra macchine informatiche volto alla comunicazione ed allo
scambio di dati. E’ telematica ogni rete di connessione che
permette a più strutture informatiche di effettuare una
tele-comunicazione. Ciò può avvenire mediante il
collegamento di più Personal Computer tra loro, tramite la
condivisione di attrezzature hardware comuni (si pensi
all’uso comune che due computer possono fare di una sola
stampante), mediante lo scambio di informazioni realizzato
attraverso ponti radio. Quando più apparecchiature sono in
grado di effettuare uno scambio di dati telematico, si
realizza una rete: fisicamente, la rete può essere
mantenuta da connessioni di cavi ottici, da linee
telefoniche, da trasmissioni satellitari, da ponti radio.
7
2. Il concetto di Rete
Definita la “rete” telematica come un qualsiasi
accorgimento tecnico che permetta a più di una macchina
informatica di ricevere o trasmettere informazioni digitali e
di interpretarle, potremo definire le reti tenendo conto della
loro collocazione fisica e della loro ampiezza. A seconda
delle sue dimensioni, una rete telematica può assumere la
denominazione di:
LAN (Local Area Network), cioè una rete di computer di
piccole dimensioni, anche solo di due computer; la
caratteristica precipua di una LAN è, o dovrebbe essere, la
grande velocità di scambio di dati
4
.
WAN (Wide Area Network ), cioè una rete di grandi
dimensioni. Si può avere una WAN associando tra loro
diverse reti locali (LAN). Sono reti di grandi dimensioni,
solitamente nazionali. In Italia sono reti WAN, ad esempio,
le reti bancarie ed Itapac
5
.
Le reti WAN sono molto più “aperte” e formano, per così
dire, una sorta di catena di anelli in comunicazione tra di
loro. E’ sufficiente che un singolo anello di questa catena
sia messo in comune con un’altra catena (una seconda rete
WAN) perché si realizzi una comunicazione globale tra le
due reti. Le maggiori reti telematiche del mondo, oggi,
sono unite tra di loro grazie ad Internet, che altro non è
4
A tal proposito non può essere tenuto separato il delicato discorso dei
telelavoratori, ovvero di tutti quei soggetti che, tramite rete, possono effettuare
lavori di tipo amministrativo, contabile o giornalistico (solo per segnalare le attività
di telelavoro statisticamente più diffuse nel mondo) utilizzando un terminale
debitamente collegato ad una rete tramite un modem, ovvero uno strumento in
grado di convertire i segnali digitali di un computer in segnali analogici (suscettibili
di essere trasmessi su linea telefonica) e viceversa. Sull’argomento, si veda: S.
Cofferati, Anche il sindacato è pronto: oggi accetta il lavoro a distanza, in Telèma,
Inverno 1995/96, 64 e s..
5
M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. Zela, Internet ’98, Milano, Laterza, 1998.
L’edizione precedente, Internet ’97, è consultabile gratuitamente su Internet
presso: www.laterza.it/internet97/
8
che un sistema di comunicazione (tramite “protocolli” e
linguaggi sviluppati appositamente allo scopo) che riesce a
fare da “contenitore” e da veicolo per centinaia e migliaia
di reti telematiche di diverse dimensioni, connesse tra loro
attraverso i più disparati mezzi di telecomunicazione (dai
cavi telefonici ai satelliti).
9
3. Il concetto di Internet
Internet non è che una capacità dei diversi computer di
tutto il mondo di trovare un loro meta-linguaggio comune,
ovvero il protocollo di trasferimento dati conosciuto come
TCP/IP
6
. Tale protocollo consente sia il dialogo tra i
computer di tutto il mondo (rete Internet), sia il dialogo
ristretto tra poche macchine di una stessa azienda (rete
Intranet), sia il dialogo tra reti ristrette di diverse aziende
(reti Extranet). La definizione dei tre concetti (Internet,
Intranet, Extranet) è simile a quella offerta per le reti LAN
e WAN. In Intranet, in più, si aggiungono altri concetti,
formatisi con l’uso che di tali reti si è fatto. La rete Intranet
è, solitamente, una rete aziendale (si pensi ad un
collegamento tra uffici centrali di una multinazionale di
vendita al dettaglio e suoi rappresentati sul territorio) il cui
accesso è consentito solo a coloro i quali possiedono le
giuste autorizzazioni (password o codici d’accesso). Tale
rete, data l’importanza delle informazioni contenute,
sovente non ha sbocchi esterni (gli anelli di congiunzione di
cui si parlava precedentemente) o, se li ha, sono controllati
da sistemi di sicurezza chiamati Firewall
7
, in grado di
monitorare gli accessi e le uscite di dati.
6
Il protocollo FTP fu inventato da Bob Khan e Vinton Cerf ed è un sistema di
comunicazione tra due computer. Permette ad un computer di accedere, tramite
una procedura chiamata login (il riconoscimento del computer) ad un altro
computer remoto e di instaurare, con questo un dialogo bidirezionale. Si possono
scaricare file presenti nella memoria di massa di quel computer o inviare file. I
computer che comunicano tra loro utilizzando i protocolli FTP occupano un’area
particolare di Internet, chiamata Area FTP, separata, ad esempio, dall’area delle
“pagine internet”, o pagine WEB, che, invece, comunicano tra loro utilizzando il
protocollo TCP/IP.
7
Il Firewall è un programma che si occupa di limitare gli accessi, approvando il
traffico di pacchetti sia In (dall'esterno all'interno), sia Out (da dentro il sistema
all'esterno). Vi sono due tipi di controllo: il filtraggio di pacchetti e il sistema di
monitoraggio. Il primo si occupa di controllare ogni pacchetto di informazioni,
bloccando tutti quei pacchetti che sembrano non essere consentiti o che
contengono dei rischi per il sistema. I pacchetti consentiti e non consentiti sono
impostati da chi utilizza il firewall e, a seconda dei vari sistemi utilizzati, si può
decidere di: ricevere pacchetti solo da determinati indirizzi; trasmettere pacchetti
solo a determinati indirizzi; controllare la struttura dei file alla ricerca di dati non
sicuri, o di potenziali virus, o di dati non usuali; fermare per controlli successivi
10
Internet si sostanzia, nell’universo fisico, come una serie di
computer (sempre attivi) collegati fra di loro, in grado di
formare linee di comunicazione. I collegamenti tra i vari
computer, avvengono, in massima parte, utilizzando
trasmissioni via cavo (fibre ottiche o cavi del telefono),
attraverso un processo conosciuto come “commutazione di
pacchetto”. Il principio della commutazione di pacchetto,
descritto in modo obbligatoriamente sommario, consiste in
questo: quando un computer cliente (il computer di un
qualsiasi utente), invia o richiede una comunicazione con
un altro computer (server), il messaggio (pacchetto), da
questo inviato viene frammentato e smistato su più linee,
da computer che si trovano a far da nodi tra il computer
client ed il computer server. I computer che si occupano di
questo smistamento si chiamano router: indirizzatori. I vari
“frammenti di pacchetti”, viaggiano occupando varie
porzioni di reti di comunicazione, ognuno portando con sé
il suo indirizzo di arrivo: quello del computer client cui sono
diretti. Una volti giunti a destinazione, un processo inverso
si occupa di riformare il pacchetto originario, unendo
nuovamente tra loro tutti i frammenti differentemente
smistati. Questo, apparentemente semplice, processo,
consente a più utenti di utilizzare le stesse porzioni di reti
di comunicazione per effettuare diverse operazioni.
pacchetti di dimensioni diverse da quanto si è impostato. I firewall di monitoraggio,
invece, si occupano di “autenticare” la provenienza di un pacchetto, riconoscendo
l’autore della spedizione e consentendo il passaggio delle informazioni da lui inviate
o richieste.
11
4. L’evoluzione di Internet
I primi studi sulla realizzabilità di una rete di
telecomunicazioni sicura ed efficiente iniziarono nel 1964,
in piena Guerra Fredda.
“ In questi frangenti, il Ministero della Difesa americano
avviò un progetto di ricerca che aveva il fine di preservare
le telecomunicazioni in caso di guerra nucleare. Per la
realizzazione di questo progetto nacque l'agenzia
governativa ARPA, che coordinava e finanziava la ricerca
nel campo delle telecomunicazioni militari”.
8
La prima
convinzione maturata dagli uomini dell’ARPA fu quella che
era del tutto impossibile poter creare un sistema di
telecomunicazioni in grado di assicurare la sua piena
funzionalità in caso di attacco nucleare avversario. In
quegli anni, si ricordi, la Cina aveva appena dato il via alla
costruzione del suo arsenale atomico. Per questa ragione si
arrivò alla progettazione della prima architettura di rete: un
sistema di comunicazione ad anelli, connessi tra di loro, in
grado di funzionare anche se uno o più nodi fossero stati
danneggiati o distrutti. Nacque, in questo modo, la rete
ARPANET.
“ [...] Arpanet fu attivato nell'autunno del 1969 mettendo in
connessione quattro elaboratori Honeywell 516 dotati di 12
KB di memoria. Nel 1972 Arpanet contava già trentasette
nodi. Negli anni seguenti la rete crebbe in maniera
esponenziale, grazie alla sua struttura volutamente
decentrata, che rendeva tecnicamente semplice aggiungere
nuovi collegamenti, e grazie anche all'uso di protocolli
standard di trasmissione dati. Il primo, rudimentale,
protocollo si chiamava NCP (Network Control Protocol), ben
presto sostituito dal TCP/IP (Transmission Control
Protocol/Internet Protocol), utilizzato ancora oggi. I
protocolli avevano (e continuano ad avere) il compito di
rendere possibile la comunicazione e lo scambio dei dati fra i
vari sistemi collegati, spesso diversi fra loro per potenza di
calcolo, per sistema operativo, per marca.”
9
9
M. Calvo, F. Ciotti, G. Roncaglia, M. Zela, Internet ’98, cit.
12
Negli anni successivi, si assistette ad una crescita di
Arpanet, che portò alla creazione dei network della
National Science Foundation Network, di BitNet (Because
It's Time Network) e di Computer Science Network.
La data ufficiale della nascita di Internet, da una costola
dell’ormai tramontato sistema di comunicazione militare
Arpanet, fu il 1983.
Mancava solo più un tassello, vale a dire
l’istituzionalizzazione della rete, il Word Wide Web, che
avvenne nel 1990 grazie al ricercatore del CERN di Ginevra
Tim Berners Lee, che presentò il documento “Information
Management: a Proposal”. Si trattava di una proposta per
realizzare un sistema di pubblicazione e reperimento di
informazioni su una rete, dedicato a studiosi di fisica, che
sfruttasse i meccanismi dei protocolli TCP/IP.
13
5. Il Word Wide Web
Il World Wide Web (WWW), nato in sordina come proposta
scientifica per il reperimento di informazioni, si diffuse con
una tale rapidità da essere considerato, oggigiorno, la
natura stessa di Internet. Se nel 1993 esistevano solo
duecento server Web in tutto il mondo, oggi ce ne sono
oltre diciotto milioni. I due concetti fondamentali del WWW
sono quelli di realtà ipertestuale e multimediale. L’intero
universo virtuale WWW è un universo di testi, sviluppati in
un linguaggio proprietario chiamato HTML, in grado di
autoconnettersi tra loro. Un ipertesto è un testo che
presenta una struttura reticolata, collegata da link, ovvero
da passaggi che uniscono tra di loro diverse sezioni di uno
stesso testo, o di testi diversi. Se proviamo ad immaginare
un comune testo (un libro, ad esempio), possiamo figurare
il link come un momento del testo che, una volta
selezionato, ci permette di saltare ad una pagina del libro
non necessariamente sequenziale a quella che stavamo
leggendo. I link, articolati tra di loro, permettono la
“navigazione” tra le pagine Internet, fungono da anelli di
passaggio. La selezione di un link piuttosto che di un
successivo avviene tramite la scelta attiva dell’utente, che
“clicca” con il suo mouse (altro strumento ormai
indispensabile), sull’indicazione del collegamento che
intende seguire, proseguendo la sua lettura ramificata
secondo le proprie esigenze, i propri interessi o,
semplicemente, seguendo i percorsi pensati dall’autore
dell’ipertesto.
In una pagina Internet (o pagina HTML) l’ipertesto diventa
globale ed infinito e si integra con la multimedialità: non
più solamente rappresentazioni testuali dei contenuti
espressi, ma anche suoni, animazioni, grafica in
movimento, titolazioni, pubblicità, eventi informatici. Nasce
un linguaggio delle icone, in cui simboli e logo (pubblicitari
e non) sostituiscono messaggi e scritte.
14
Il linguaggio, comune, che ha reso possibile questo infinito
labirinto di informazioni interconnesse ed in movimento, si
chiama HyperText Markup Language (HTML) e viene letto,
su varie piattaforme informatiche, grazie ad appositi
programmi, i browser.
Con l’evoluzione sistematica delle pagine HTML e la
creazione strutturale del WWW, particolare interesse si è
andato via via formando attorno al contenuto stesso delle
pagine, che, se, da un lato, possono essere accostate, per
analogia, a momenti di comunicazione “televisiva”, per il
loro contenuto visivo-informativo e per il mezzo (il monitor)
su cui appaiono, e conseguentemente, essere ricondotte
ad una normativa particolare (in Italia il regime concessorio
previsto dalla legge 223 del 1990 per l’effettuazione delle
trasmissioni televisive), dall’altro, possono essere
accostate, in virtù del loro potenziale contenuto
giornalistico-editoriale, al diverso regime della stampa (in
Italia, alla normativa della legge n.47 del 1948). A tale
difficile questione non si può, certamente, dare risposta
solo ricorrendo ad un adattamento in via analogica delle
normative già presenti nei due settori appena citati, visto
che parte della dottrina
10
, nell’analizzare la grande
innovatività del tipo di comunicazione realizzabile
attraverso WWW sostiene la necessità di creare una
normativa ad hoc.
10
P.Costanzo; F.Brugaletta, in vari interventi sulla rivista giuridica online Diritto e
Diritti. Su Internet presso: www.diritto.it
15
6. I Browser
Il browser è un programma, software, in grado di muoversi
tra le pagine HTML che formano l’universo informativo
multimediale di Internet e di rappresentarle sul computer
cliente dell’utente. I più famosi browser sul mercato,
Netscape Communicator, Internet Exlporer ed Opera,
hanno caratteristiche analoghe tra loro. Per selezionare le
pagine Internet da scaricare (si chiama download) dalla
rete e visualizzarle, utilizzano appositi sistemi di
“puntamento” della pagina: l’utente sceglie la pagina da
visualizzare utilizzando il suo indirizzo Internet, o, più
precisamente, URL
11
o IP Address
12
. Le pagine o, come
sono più solitamente definite, i siti, sono codici di testo
scritti utilizzando il linguaggio HTML e vengono interpretate
dal programma browser, consentendo all’utente di
interagire con esse. La diffusione di altri linguaggi
“comuni”, quali il JAVA
13
o l’Active X, hanno permesso di
migliorare l’impatto grafico ed estetico delle pagine
Internet, inserendovi, oltre ad effetti acustici e grafici,
strumenti di navigazione avanzati.
Vi sono siti (i motori di ricerca) appositamente studiati per
aiutare gli utenti ad indirizzarsi in una ricerca sulla rete:
11
“L’URL è un sistema uniforme per l’individuazione delle risorse (Uniform
Resource Locator). E' un metodo standard per indicare l’indirizzo di una specifica
risorsa di Internet, ad esempio una pagina Web [...] e via dicendo [...]. L’URL è
composto da una stringa di caratteri senza spazi che identifica in modo univoco
qualsiasi risorsa esistente su Internet. Il formato è il seguente:
schema://host:port/percorso”. Roberto Mazzoni, Glossario Informatico, Computer-
Inter@ctive, Mondadori, Milano, 1998.
12
L’IP Address è un sistema numerico di cifre separate da punti, che descrive la
posizione di un computer sulla rete.
13
“Un linguaggio di programmazione a oggetti sviluppato da Sun Microsystems per
la costruzione di oggetti applicativi da scaricare a distanza. In origine era stato
concepito per funzionare su apparati domestici come i televisori programmabili, poi
emerse quasi per la caso la sua ampia applicabilità al mondo Internet. Consente di
realizzare applicazioni di dimensioni sufficientemente piccole da poter essere
scaricate via modem in pochi minuti. [...]. Sulla macchina client deve essere
disponibile una Java Virtual Machine, cioè un particolare software scritto
appositamente per quel sistema e capace di interpretare i comandi Java”. Roberto
Mazzoni, Glossario Informatico, Computer-Inter@ctive, Milano, Mondadori, 1998.
16
questi ricevono dall’utente input di ricerca definiti (ad
esempio una parola), che confrontano con loro database di
dati, indicando, successivamente, un elenco di siti
corrispondenti al criterio di ricerca inserito; alcuni di essi
inviano informazioni particolari al browser, sotto forma di
cookies (letteralmente: biscottini), che non sono alto che
frammenti di informazioni riguardanti il tipo di ricerca
effettuato
14
. Tali informazioni vengono salvate nella cache
del browser, una parte della memoria di massa (hard-
disk
15
) del computer su cui opera il browser, in cui vengono
salvati dati ed informazioni sui siti visitati dall’utente.
14
Un cookie, per esempio, può indicare quante volte un utente si è collegato ad un
motore di ricerca per cercare una certa parola, quali argomenti analoghi ha cercato
in precedenza, quali siti è solito visitare... etc... Il fatto che i cookies siano
normalmente accettati dai programmi browser (occorre un’apposita procedura per
disabilitarli), ha suscitato pesanti interrogativi sulla loro liceità, nel campo della
privacy dell’utente.
15
“Un disco di allumino o di altro metallo con un rivestimento magnetico che
memorizza in modo permanente le informazioni registrate in formato digitale sulla
sua superficie e che le restituisce a richiesta in tempi molto brevi”. Roberto
Mazzoni, Glossario Informatico, Computer-Inter@ctive, Milano, Mondadori, 1998.