4
in quanto in questo campo la creazione di norme non avviene
dal nulla, ma attingendo da precedenti esperienze e aderendo a
determinati modelli in maniera più o meno fedele.
Uno dei fenomeni che interessa da alcuni decenni l’insieme
degli stati europei e che ha sempre caratterizzato i paesi in cui
vi è un elevato grado di benessere relativo è l’immigrazione.
Lo spostamento massiccio di persone dal paese di origine a
quello ospitante comporta l’incontro tra diverse culture,
ognuna delle quali caratterizzata da diverse norme. Queste non
sono necessariamente giuridiche, l’osservazione delle quali è
garantita dal potere coercitivo di uno Stato, ma possono essere
religiose, etiche, sociali, comportamentali, e molte altre
ancora. Se l’incontro avviene tra norme compatibili tra loro
non sussistono particolari problemi, ma se avviene tra norme
incompatibili, o vi è un adeguamento da parte delle due
culture, o si verifica uno scontro.
In questo elaborato si intende analizzare la posizione di
alcuni Stati nei confronti di una tematica che è conseguenza
diretta del fenomeno migratorio e che è diventata di estrema
attualità in tutti i paesi che sono meta delle popolazioni
migranti. Mi riferisco alla possibilità di indossare nei luoghi
pubblici un abbigliamento che manifesti l’appartenenza a una
determinata religione ed in particolare alla questione del velo
islamico. Cercherò di concentrarmi soprattutto sulla recente
legge francese che proibisce agli studenti delle scuole
pubbliche di esibire simboli che attestino la loro fede. La legge
del 15 marzo 2004 riguardante l’applicazione del principio di
laicità nelle scuole pubbliche ed emanata dal legislatore
francese segna infatti un momento di svolta fondamentale. In
primo luogo, la Francia prende così fermamente posizione in
una materia che tocca diversi diritti fondamentali a favore del
rafforzamento, e forse anche dell’imposizione, del principio di
laicità. In secondo luogo, rappresenta il primo tentativo da
parte di un legislatore, non solo in Francia, ma anche in
Europa, di regolare una materia che era fino ad oggi gestita
attraverso timide e a volte contrastanti interpretazioni
5
giurisprudenziali. I forti dibattiti che la legge ha suscitato sia
all’interno, ma soprattutto all’esterno dei confini francesi
dimostrano, oltre all’attualità del tema e all’eterogeneità delle
opinioni a riguardo, l’importanza di un precedente che, nel
bene o nel male, non potrà lasciare indifferenti i futuri
legislatori, sia a livello europeo che internazionale.
2. Una laicità “alla francese”
Prima di iniziare l’analisi dei recenti avvenimenti legislativi
d’oltralpe desidero riassumere, anche se sinteticamente e senza
nessuna pretesa di esaustività, alcune delle caratteristiche di
uno dei principi fondanti la République e cioè il concetto di
laicità. Si commetterebbe infatti un grave errore se si pensasse
ad essa così come noi la intendiamo nel nostro paese. La
Commissione di riflessione sull’applicazione del principio di
laicità nella Repubblica
2
non a caso ha definito la laicità come
«pietra angolare»
3
e «valore fondamentale del patto
repubblicano»
4
. Nella Republique «la laicità è qualche cosa di
ben di più di un semplice modello di gestione delle relazioni
fra Stato e comunità religiose. Essa costituisce il principio
simbolico dominante alla base della “costruzione” del
cittadino, delle sue caratteristiche antropologiche, delle
modalità e del senso delle sue azioni»
5
.
2
Meglio nota come Commissione Stasi, dal nome del suo presidente, e fortemente
voluta dal Presidente della Repubblica Chirac. Istituita il 3 luglio 2003 ha consegnato
il suo rapporto finale l’11 dicembre 2003.
3
Commissione Stasi, Rapporto sulla laicità, Milano, Libri Scheiwiller, 2004, 19.
4
Ibidem, 50.
5
M. Gianni, I limiti del modello repubblicano francese come modello di gestione del
multiculturalismo, consultabile sul sito Web http:// www. unipr. it/ arpa/ dsgs/
seminariopermanente6maggio/ Intervento_ Matteo_ Gianni. htm
6
Il concetto stesso di laicità nasce con la rivoluzione francese
6
in contrapposizione alla precedente religione di Stato
dell’Ancien régime e con la formulazione del diritto alla libertà
di coscienza nell’articolo 10 della Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino del 1789: «Nessuno deve essere
perseguitato per le sue opinioni, anche religiose, purché la loro
manifestazione non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla
legge». Nel 1792 viene laicizzato lo stato civile e il
matrimonio, mentre nel 1801 viene stipulato il concordato
7
che
distingue tra culti leciti e culti ufficialmente riconosciuti.
Questi ultimi assumono il ruolo di servizi pubblici e i loro
ministri diventano funzionari remunerati dallo Stato. Nel 1804
con l’entrata in vigore del Code civil napoleonico, primo testo
legislativo dell’epoca a non contenere alcun riferimento
religioso, vengono definitivamente laicizzati i diritti della
persona. Il principio di laicità in materia scolastica viene
sancito con le leggi del 28 marzo 1882 e del 30 ottobre 1886.
Quest’ultima, all’articolo 17, afferma che «nelle scuole
pubbliche di tutti i gradi, l’insegnamento è assegnato
esclusivamente a un personale laico».
Con la legge del 9 dicembre 1905 viene sancita, in un
momento di altissima tensione politica, la separazione tra Stato
e chiesa. La legge all’articolo 1 afferma: «La Repubblica
assicura la libertà di coscienza. Essa garantisce il libero
esercizio dei culti sottoponendolo alle sole restrizioni indicate
appresso e nell’interesse dell’ordine pubblico» e prosegue
all’articolo 2: «La repubblica non riconosce, non finanzia e
non sovvenziona alcun culto (…)»
8
. Con questa legge, la
6
All’interno della quale si riconoscono due concezioni di laicità. Una laïcité
pacificatrice e una laïcité de combat. Vedi S. Ceccanti, Una libertà comparata,
Bologna, il Mulino, 2001, 80.
7
Ancora oggi vigente in Alsazia e Lorena, dato che nel 1905, anno della legge di
separazione fra chiesa e Stato, questi territori facevano parte della Germania e nel
momento della riannessione alla Francia, avvenuta nel 1919, la popolazione era
favorevole a mantenere il regime concordatario.
8
Traduzione libera dal testo in francese reperibile all’indirizzo Web http://
legifrance. gouv. fr/ texteconsolide/ MCEBW. htm
Indirizzi Internet aggiornati al 25 ottobre 2004.
7
Francia cerca dunque di superare qualsiasi distinzione tra culti
riconosciuti e non riconosciuti, con la conseguenza di
eliminare ogni sovvenzione, diretta e indiretta, alle
associazioni religiose
9
.
Con la Costituzione del 1946 il principio di laicità sale al
vertice della gerarchia legislativa. Essa considera come
«dovere dello Stato organizzare un insegnamento pubblico
gratuito e laico a tutti i livelli». Si riferisce inoltre ai «principi
fondamentali riconosciuti dalle leggi della Repubblica»
all’interno dei quali, secondo Jean Baubérot (Professore a
l’Ecole Pratique des Hautes Études, Direttore del gruppo di
sociologia delle religioni e della laicità, nonché membro della
futura Commissione Stasi) rientrerebbe anche la legge di
separazione fra Stato e chiesa del 1905 oltre alle libertà di
insegnamento e di coscienza
10
.
Il concetto di laicità è ripreso dalla costituzione del 1958 che
all’articolo 2 afferma «la Francia è una Repubblica laica (…)
assicura l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini
senza distinzione di origine, di razza o di religione».
Il momento di svolta si ha con la legge Debré
11
del 1959, con
cui il legislatore vuole superare la rigida separazione fra
insegnamento pubblico e privato e che segna l’attenuazione di
quella che viene definita la «separazione ostile» fra Stato e
religioni che aveva raggiunto l’apice con la riforma del 1905.
Con questa legge, infatti, si tenta di riavvicinare
l’insegnamento pubblico (laico) e privato (confessionale),
senza rimettere in discussione la personalità di quest’ultimo.
Vengono quindi create due nuove figure di scuole private:
quelle sottoposte a contratto semplice e quelle caratterizzate da
9
S. Ceccanti, op.cit, 79 ss.
10
J. Baubérot, articolo intitolato La Laïcité – Analyses et réflexions, gennaio 2001,
consultabile all’indirizzo Web http:// archives. premier-ministre. gouv. fr/ jospin_
version3/ fr/ ie4/ contenu/ 18975. htm
Nello stesso articolo Baubérot afferma che «Se la laicità non costituisce una
“eccezione francese” (…) si può tuttavia scrivere che, globalmente, si tratta di una
“invenzione francese”».
11
Legge Debré del 31 dicembre 1959. Consultabile sul sito Web http:// www.
assemblee-nat. fr/ 12/ dossiers/ documents-laicite/ loi-debre-1959. pdf
8
un contratto di associazione con lo Stato. A quest’ultime viene
erogato un contributo finanziario. Questa concorrenza
finanziaria alle scuole private sottoposte a contratto di
associazione con lo Stato viene garantita per le spese
riguardanti i corsi conformi ai programmi pubblici, purché
siano accolti nella scuola tutti gli alunni «senza distinzioni di
origine, di fede religiosa o di opinione» e che venga garantito
il rispetto della loro libertà di coscienza. Rimangono invece
escluse dal finanziamento tutte quelle attività non inerenti i
programmi pubblici. Nelle scuole private con contratto
semplice invece, l’insegnamento rimane vincolato solo ai
principi generali dello Stato.
La legge Debré, inizialmente contestata aspramente da molti
laici è oggi considerata un giusto compromesso
12
in tema di
laicità tra Stato e scuole confessionali e rappresenta un
modello, caratterizzato da una logica contrattuale e negoziale,
applicabile a interessi contrastanti.
Il modello di laïcité pacificatrice, proprio della legge Debré e
che ha permesso in passato di risolvere gli scontri sul tema
scolastico tra Stato e chiesa cattolica sembrava, solo pochi anni
fa, applicabile alle nuove controversie tra Stato e religione
islamica
13
. Vedremo invece nei prossimi capitoli come tale
approccio sia stato rifiutato dal legislatore francese.
3. Evoluzione della questione del velo islamico
Dopo aver analizzato sinteticamente come la laicità è andata
sviluppandosi in Francia, prenderei ora in considerazione i fatti
che hanno portato all’emanazione del provvedimento
legislativo oggetto di questa tesi.
12
S. Ceccanti, op.cit., 85ss.
13
Ibidem, 94.