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Gioli, Lombardi, che si mossero tra Roma, Torino, Milano, Firenze, Padova e
Napoli; artisti che gettarono le basi del cinema indipendente italiano.
Questa mia ricerca si articola in tre capitoli e tenta di indagare sulla realtà
alternativa alle produzioni milionarie e preconfezionate.
Il primo capitolo descrive il normale processo di produzione di un film; la trafila
canonica, il consueto modello di creazione cinematografica, il metodo così come
viene espresso nei manuali. Alla descrizione di tutti i momenti sono inoltre
allegati i moduli usati quotidianamente sul set, necessari da compilare per una
perfetta organizzazione tra i reparti.
Il secondo capitolo, invece, analizza nuovamente il processo, ma visto dal basso.
Visto dalla parte delle produzioni a basso costo indipendenti. Un viaggio
attraverso la situazione attuale, le differenze con il cinema ad alto budget e le
soluzioni per migliorare questa struttura.
Un cinema necessario affinché sopravviva la diversità e la multiculturalità, in un
sistema sempre più conformato e standardizzato dalla televisione e dalle mega-
produzioni americane. Un viaggio reso più comprensibile grazie anche a esempi
presi dal campo, come l’ultimo film di Davide Ferrario Dopo Mezzanotte,
autoprodotto e ultra-indipendente, che grazie alla collaborazione di una grande
distribuzione ha avuto successo internazionale, e Incantesimo Napoletano di
Luca Miniero e Paolo Genovese, anch’esso a basso costo e con ottimi consensi
di pubblico. Un viaggio reso più comprensibile, per me, grazie soprattutto alla
collaborazione di Gianluca Arcopinto
Il terzo capitolo, infatti, è un’intervista a Gianluca Arcopinto che molto
gentilmente si è reso disponibile. Arcopinto, fondatore della Pablo Film,
produttore indipendente, vent’anni di carriera e più di cento film all’attivo, di cui
circa quaranta da lui stesso prodotti, tutti o quasi, in maniera fortemente
autonoma nella produzione prima, e nella distribuzione poi. Personaggio
scomodo per alcuni, dotato di grande caparbietà nel credere nei suoi progetti e
molto coraggio nel cercare di presentarli al suo pubblico; il pubblico, che ancora
segue l’indipendente e che rappresenta la più grande spinta per il suo lavoro.
5
Coraggio, forza e autorevolezza, queste le virtù principali che ho notato in lui,
queste probabilmente le virtù necessarie a un produttore.
Questa mia ricerca vorrebbe rappresentare un piccolo tentativo di esplorare
l’universo cinematografico italiano meno conosciuto al grande pubblico e alle
luci della ribalta, ma che, secondo me, rappresenta la “vera” linfa vitale della
creatività, quella creatività che rimane intatta proprio perché autonoma e non
dipendente da alcun vincolo. Quella creatività, che se raggiunta da maggior
riconoscenza potrebbe seriamente tentare di mettere la parola “fine” a quel
dibattito ormai decennale che vede il nostro cinema avvolto da una crisi di idee.
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CAPITOLO 1
LE FASI DEL PROCESSO
PRODUTTIVO
CINEMATOGRAFICO
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1.1 Classificazione e ruoli
“Il cinema è la vita con le parti noiose tagliate”
Alfred Hitchcock
Il ciclo produttivo di un film, dall’ideazione alla distribuzione, ha un suo corso e
delle fasi da rispettare, da seguire, da revisionare e rielaborare volta per volta.
Naturalmente ci sono delle scelte o delle esigenze in base alle quali si evidenzia
subito quale tipo di prodotto realizzare.
Il primo criterio di classificazione, uno dei primi e dei più semplici è la “durata”;
alcuni parametri di durata in relazione alla tipologia di prodotti sono:
- Film lungometraggio: in media 90 minuti pari a circa 2700 metri di
pellicola 35mm;
- Film cortometraggio: varia tra i 7 e i 20 minuti pari a circa 300 metri di
pellicola 35mm;
- Film mediometraggio: in genere tra i 30 e i 60 minuti; sono prodotti
generalmente documentaristici o destinati alla televisione;
- Film per la TV: tra i 50 e i 90 minuti, ma possono essere anche più lunghi
per poi essere solitamente spezzati in due puntate;
- Serie televisiva: filmati di 25 minuti circa;
- Videoclip: tra i 2 o 3 minuti, quanto la durata della canzone;
- Spot pubblicitari: dai 5 ai 90 secondi, in diretta corrispondenza con il
costo degli spazi di emissione.
Il secondo criterio di classificazione è invece il “genere”, anche se, molto
spesso, i confini tra un genere e l’altro sono costituiti dalle diverse modalità di
racconto; ancora più frequenti sono le contaminazioni. La tipologia classica
distingue:
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- Narrazione o Fiction: filmati basati su uno scritto, un copione, attraverso
cui l’autore rielabora la realtà o ne propone una immaginaria. A questa
categoria fanno capo anche i film tratti da opere letterarie e, naturalmente,
i sottogeneri della commedia, i gialli, i dramma, i western, i
fantascientifici e gli action movie;
- Documentari: filmati che non rielaborano la realtà ma rappresentano
situazioni reali così come si manifestano;
- Film d’animazione: i tradizionali cartoni animati, cioè una serie di disegni
in movimento, che danno allo spettatore la percezione dell’azione, a cui
oggi si è aggiunta anche la computer animation, utilizzando sofisticate
tecnologie;
- Video: genericamente indica qualsiasi tipo di prodotto audiovisivo quali,
videoclip, videoarte e videosperimentazioni, videoproiezioni e
videoambientazioni ecc.
Una volta scelto il prodotto, il processo creativo segue tre momenti che, dal
progetto alla realizzazione, alla diffusione, sono meglio note come: la pre-
produzione, la produzione e la post-produzione.
La pre-produzione è la fase iniziale che precede le riprese e comprende la
progettazione del film attraverso la sceneggiatura, la pianificazione finanziaria e
i preventivi di spesa, l’organizzazione dei vari reparti.
La produzione è la fase delle riprese ed è fondamentalmente suddivisa in due
momenti: la lavorazione organizzativa e amministrativa della troupe sul set e le
riprese vere e proprie realizzate dagli staff tecnici di regia e fotografia.
La post-produzione è infine la fase che succede alle riprese, quindi il montaggio,
cioè l’assemblaggio delle scene girate, l’edizione, con la preparazione della
copia definitiva, la distribuzione nelle sale contemporaneamente al lancio
pubblicitario.
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Volendo schematizzare quanto finora detto:
I. Pre-produzione:
- progettazione (ideazione e sceneggiatura);
- pianificazione (piano finanziario, spoglio della sceneggiatura, preventivi e
finanziamenti);
- preparazione (storyboard, casting, collaboratori, scenografie, location,
costumi, piano di lavorazione);
II. Produzione:
- equipaggiamento tecnico;
- lavorazione (amministrazione, organizzazione, routines sul set);
- riprese (regia e fotografia);
III. Post-produzione:
- montaggio
- edizione
- diffusione e lancio
1
Questo ciclo è un processo lungo e impegnativo e, subito dopo la stesura
definitiva della sceneggiatura entra nella sua fase industriale vedendo impegnate
numerose figure professionali.
Una troupe cinematografica è composta da vari reparti:
1. Regia: regista, aiuto-regia, assistente alla regia e segretaria di
edizione;
2. Produzione: produttore, produttore esecutivo,
organizzatore/direttore di produzione, ispettori e segretari di
produzione;
3. Amministrazione: amministratori e cassieri;
4. Fotografia: direttore della fotografia, operatori, assistenti operatori
e aiuti-operatori;
1
Cfr., V. Buccheri, “Il film. Dalla sceneggiatura alla distribuzione”, ed.Carocci, Roma 2003
10
5. Suono: fonico e microfonista;
6. Macchinisti: capo macchinista e macchinisti;
7. Elettricisti: capo elettricista e elettricisti;
8. Scenografia: scenografo e assistenti scenografi, attrezzisti,
costruttori, arredatore, trovarobe e aiuti;
9. Costumi: costumista e assistente costumista, sarte di scena;
10. Trucco: truccatori e parrucchieri;
11. Trasporti: capo trasporti, gruppista e autisti;
12. Montaggio: montatore e assistente.
Questi, grosso modo, I mestieri del cinema (1999) coinvolti nella realizzazione
di un film, che Michel Chion distingue tra ruoli permanenti, cioè impegnati in
tutte le fasi (produttore e regista) e ruoli specifici di determinati momenti
(direttore della fotografia, scenografo, macchinisti ecc.)
2
; non si possono allo
stesso modo schematizzare le routines del set, essendo molto variabili a seconda
delle dimensioni e dell’organizzazione dell’azienda di produzione.
2
Cfr. V. Buccheri, “Il film. Dalla sceneggiatura alla distribuzione”, ed. Carocci, Roma 2003, pag. 17
11
1.2 La pre-produzione
Progettazione
Ogni filmato richiede un progetto, cioè si anticipa sulla carta il piano di ciò che
ci si propone di realizzare; in particolare il prodotto filmico è il luogo dove
tecnica e arte, grammatica e sintassi, narrazione e descrizione, testo e sottotesto
si intrecciano con più frequenza rispetto ad altre forme di comunicazione
(scrittura, fotografia, pittura, musica). Per questo il filmato esige un progetto
molto chiaro e preciso
3
.
Alla base di questo lavoro di scrittura c’è sempre uno spunto iniziale, una
scintilla, un’idea, anzi un’idea drammatica, cioè quello di cui il film parla,
quello che nei manuali di sceneggiatura viene chiamato story-concept: il
riassunto della storia, il vero nucleo, non il tema trattato né lunghi racconti e
descrizioni, ma una sintesi di ciò che qualcuno fa o che gli succede.
Tutti i film possiedono un’idea narrativa, ma non tutte le idee narrative
possiedono la stessa forza drammatica; nasce perciò una distinzione tra due tipi
di story-concept: l’high-concept e il low-concept. Il primo che basa la narrazione
sull’intreccio e su una linea d’azione rigida; il secondo è una narrazione
incentrata sul personaggio, con un approfondimento psicologico e uno sviluppo
ambiguo
4
.
Una volta chiarita l’idea iniziale, che cosa si vuole raccontare, chi è
fondamentalmente il destinatario del film e come raccontare, cioè le modalità
espressive, lo stile, la poetica, è necessario affrontare gli aspetti organizzativi
indispensabili alla realizzazione e le risorse a disposizione per la fattibilità del
progetto. Se tutti gli esami, tutte le valutazioni e le idee saranno chiare e
realizzabili lo sceneggiatore passerà alla stesura del soggetto.
3
Cit. D. Maggioni, “Professione trend: Film Maker”, ed. Mondatori, Milano 1997, pag. 46
4
V. Buccheri, cit, pag.22
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Il soggetto è la storia sintetica, sotto forma di breve racconto, un’idea strutturata
con i personaggi, indicazioni dei luoghi e dei tempi; deve essere abbastanza
breve da invogliare la lettura del produttore e sufficientemente dettagliato da
rendere visibile il potenziale narrativo. Costituisce il nucleo sul quale si
svilupperà la sceneggiatura e può anche essere molto utile per una prima
previsione delle spese e dei finanziamenti. Il soggetto può essere tratto da
un’opera letteraria preesistente (o da avvenimenti storici o di cronaca) e si dice
“derivato” o può essere “originale” se pensato e scritto per il grande schermo.
Solitamente l’autore o gli autori di un soggetto originale sono sceneggiatori e
registi, che devono proteggerlo depositandone i diritti, in modo da poter
rivendicarne sempre la paternità. Lo si può depositare presso la SIAE (Società
italiana autori ed editori) che assegna un numero di registrazione oppure, in
modo più definitivo, presso l’UPLAS (Ufficio per la proprietà letteraria artistica
e scientifica); in tal caso il soggetto sarà pubblicato e avrà la stessa valenza
giuridica di un libro.
Per il produttore è necessario acquisire subito i diritti per la trasposizione
cinematografica di un soggetto o di un libro in cambio di un compenso, ma se
non sono ancora del tutto sicuri i finanziamenti necessari di solito si ricorre a un
opzione. Una prelazione esclusiva della durata di 12 o 18 mesi durante i quali i
diritti del soggetto vengono congelati per poi essere riscattati completamente nel
caso in cui l’operazione arrivi al termine; in cambio i titolari dei diritti ricevono
un acconto pari al 10% del valore globale
5
.
Tra il soggetto e la sceneggiatura ci sono due passaggi intermedi: il trattamento
e la scaletta.
Il trattamento è quel punto in cui si elabora il contenuto del soggetto, dandogli
uno spessore drammaturgico maggiore, in cui si elabora la psicologia e la
personalità dei protagonisti, il tipo di azioni e di situazioni, gli ambienti e si
abbozzano i dialoghi.
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D. Maggioni, cit, pag.55