12
l’uso di fili sarebbero stati riservati allo Stato, con facoltà del Governo di
accordarli in concessione. Nello stesso anno, il 27 agosto, venne costituita
con sede in Roma la S.A. Unione Radiofonica Italiana (URI)
1
, presieduta
dall’ing. Enrico Marchesi (già direttore centrale della FIAT), con capitale
ripartito tra la S.A. Radiofono, Società Italiana per le Radiocomunicazioni
Circolari, azionista di maggioranza, e la Società Italiana Radio Audizioni
Circolari (SIRAC). Il successivo 6 ottobre l’URI iniziò, dalla sua stazione
di Roma, un servizio quotidiano di trasmissioni radiofoniche. Alle 21, Ines
Viviani Donarelli, dallo studio romano di Palazzo Corradi, legge il primo
annuncio della neonata radio. In seguito, il 27 novembre, con Convenzione
27.11.1924 (approvata con R.D. 14.12.1924, n. 2191) il Governo accordò
all’URI, per la durata di 6 anni, la concessione esclusiva dei servizi di
radioaudizioni circolari e la gestione degli impianti.
Il 9 aprile 1926 venne costituita, con sede in Milano, la Società Italiana
Pubblicità Radiofonica Anonima (SIPRA), con capitale ripartito fra URI e
SIRAC, che nell’ottobre dello stesso anno diede inizio alla pubblicità
radiofonica. L’anno seguente fu caratterizzato da notevoli cambiamenti
avvenuti con il R.D.L. 17.11.1927, n. 2207 (convertito nella Legge
17.5.1928, n. 1350), mediante il quale si stabilirono:
• la trasformazione dell’URI in S.A. Ente Italiano per le Audizioni
Radiofoniche (EIAR), con sede legale in Roma;
• il rilascio di una nuova concessione;
• l’istituzione, presso il Ministero delle Comunicazioni, di un
Comitato superiore di vigilanza sulle radiodiffusioni, con il
1
URI: prima società concessionaria della radiodiffusione nata il 27 agosto 1924 e presieduta da
Enrico Marchesi, dirigente della Fiat, che riunificava alcune società di radiodiffusione e
produzione radiofonica presenti nel Paese.
13
Disco di Nipkow
compito dell’alta vigilanza sul servizio e la cura del miglioramento
tecnico.
Il 15 dicembre, inoltre, con Convenzione
15.12.1927 (approvata con R.D. 29.12.1927, n.
2526) il Governo accorda all’EIAR, fino al
13.12.1952, la concessione del servizio delle
radioaudizioni circolari. L’11 febbraio 1929
entrò in funzione la stazione di Torino e il 28
dello stesso mese iniziarono, sempre a Torino, e
poi a Milano e a Roma, i primi esperimenti di
trasmissione delle immagini. A Milano, negli
studi dell’URI, due ingegneri, Alessandro Banfi e Sergio Bertolotti,
tentano i primi esperimenti di trasmissione a
distanza dell’immagine. Inizialmente,
utilizzano il disco di Nipkow col quale
riescono ad analizzare una bambola di panno
Lenci
2
cercando di sincronizzare tutti i punti.
Su un primo rudimentale monitor appare così
la prima figura della storia della televisione
italiana. Il disco di Nipkow, venne brevettato in Germania nel 1884 dallo
scienziato russo-tedesco Paul Gottlieb Nipkow e si trattava di una coppia di
dischi metallici, rotanti con uguale frequenza, con i bordi provvisti di una
serie di piccoli fori disposti a spirale. Al ruotare del primo disco, la
luminosità dei punti dell’immagine veniva trasmessa in successione dai
fori presenti sulla superficie del disco stesso e trasmessa ad una cellula
fotoelettrica situata nello spazio tra i due dischi. Il segnale proveniente
dalla fotocellula attivava una lampada a gas posta dietro il secondo disco,
2
Lenci: nome della fabbrica di Torino che dal 1919 produsse un panno leggero molto compatto in
vasta gamma di colori per la fabbricazione di bambole, fiori artificiali e cuscini.
EIAR
14
in modo da ricostruire e proiettare l’immagine. Questo dispositivo
fotoelettrico era così in grado di trasformare in impulsi elettrici le
variazioni di luminosità dei punti dell’immagine. Il procedimento opposto,
realizzato in fase di ricezione mediante un identico disco rotante in
sincronismo con il primo, consentiva di riprodurre le immagini a distanza.
La natura meccanica e la conseguente difficoltà nel realizzare velocità di
rotazione sufficientemente elevate per permettere un’adeguata definizione
dell’immagine rappresentarono i limiti del disco di Nipkow, che rimase in
ogni modo il primo strumento basato sulla trasmissione di un’immagine
per punti luminosi utilizzato fino agli inizi degli anni ‘30. Il disco di
Nipkow deve però la sua funzione alla scoperta della fotoelettricità. Infatti,
nel 1873, lo scienziato inglese Joseph May scoprì un elemento chimico, il
selenio che, esposto alla luce, dimostrava proprietà fotoelettriche, in altre
parole riusciva a trasformare l’energia luminosa in energia elettrica. Questa
scoperta fu decisiva per l’avvio dello sviluppo della televisione che, in
pochi anni, diventerà una vera realtà. La ricerca della televisione come
tecnologia autonoma si può far risalire alla seconda metà dell’Ottocento,
insieme con le ricerche operate dagli scienziati Meucci, Bell e Gray sul
telefono. Diversamente da quest’ultimi, la ricerca sulla televisione, svolta
nelle varie nazioni, non ebbe alcun finanziamento e coordinamento.
Un’altra fondamentale invenzione per la televisione venne apportata nel
1897 dal tedesco Fardinand Braun che inventò il tubo catodico. Lo
scienziato introdusse in un tubo di vetro un elettrodo, il catodo, che
emettendo un fascio luminoso d’elettroni trasformava il segnale elettrico in
punti luminosi corrispondenti sulla parte anteriore del tubo. Ma è
soprattutto a partire dagli anni Venti che lo sviluppo tecnologico della
televisione registra un incremento decisivo, dato specialmente dal fatto che
la sperimentazione inizia a spostarsi nelle imprese di produzione di
materiale radioelettrico. Nel 1926 l’inventore John Logie Baird realizzò il
primo impianto televisivo a scansione meccanica utilizzando il disco di
15
Nipkow per la trasmissione a distanza delle immagini in movimento. Il
successo del suo impianto portò numerosi scienziati a perfezionare il disco
di Nipkow e il primo apparecchio realmente funzionante fu l’iconoscopio,
sviluppato nel 1923 dallo scienziato statunitense
d’origine russa Vladimir Kuzmic Zworykin.
Questo strumento consisteva in un tubo
elettronico in grado di trasformare in segnali
elettrici immagini raccolte e focalizzate da un
sistema ottico, grazie all’introduzione, all’interno
del tubo catodico, di una piastrina di mica, ovvero
una sostanza fotoconduttrice. Il segnale ottenuto
poteva essere trasmesso, via cavo od onde radio,
ad un televisore lontano. Tale dispositivo di ripresa e il cinescopio, ovvero
il dispositivo per la ricostruzione delle immagini, diedero inizio alla
televisione moderna.
Negli anni che seguirono la prima guerra mondiale la diffusione dei tubi
elettronici e i progressi compiuti nell’ambito delle trasmissioni radio e dei
circuiti elettrici resero praticamente realizzabile un sistema televisivo
efficiente.
La Paleotelevisione.
Negli anni seguenti, vennero svolti altri
esperimenti con nuove apparecchiature,
fin a quando, nel 1939 l’EIAR installò,
sulla sommità della Torre Littoria nel
Parco Nord a Milano, due trasmettitori
collegati tramite cavo coassiale in grado
di trasmettere immagini e suoni ricevibili
entro un raggio di circa cinquanta
chilometri. Nello stesso anno, il 22 luglio a Roma, entrò in funzione il
Iconoscopio
di Zworykin
Test di trasmissione
con il disco di Nipkow
16
trasmettitore di Monte Mario, consistente in un’apparecchiatura di ripresa
funzionante, che effettuò per circa un anno regolari trasmissioni
quotidiane. Gli anni Trenta rappresentarono la fase della “radiovisione”
(poiché lo sviluppo del mezzo televisivo prese le mosse dal mezzo
radiofonico), in cui le prime sperimentazioni televisive ripresero gli schemi
della rivista teatrale o del varietà radiofonico. Nel frattempo, aziende come
la Safar o la Magneti Marelli fecero molti progressi nell’industria del
settore televisivo, però, lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale
interruppe lo sviluppo del mezzo televisivo. Il 31 Maggio 1940
addensandosi all’orizzonte minacce di guerra per l’Italia, cessarono le
trasmissioni sperimentali televisive dell’EIAR sia a Roma sia a Milano,
poiché la frequenza di trasmissione avrebbe potuto interferire con le
emissioni dell’impianto Telefunken d’atterraggio teleguidato degli aerei
negli aeroporti di Roma-Ciampino e Milano-Linate. Il 23 giugno, in
seguito all’entrata in guerra dell’Italia, tutte le stazioni trasmettevano un
unico programma. Il 14 giugno 1942 riprendono nelle ore serali le
trasmissioni di due diversi programmi e alla fine dell’anno la rete degli
impianti trasmittenti radiofonici è costituita da 34 stazioni ad onda media,
per una potenza complessiva di 851 kW, e da 9 stazioni ad onda corta, per
una potenza complessiva di 431 kW.
Il 26 ottobre 1944, col D.L.L. 26 ottobre 1944, n. 457 a seguito della
caduta del fascismo, la denominazione dell’ente EIAR venne mutata in
Radio Audizioni Italia, RAI, presieduta dal democristiano Giuseppe
Spataro. Alla RAI, società per azioni del gruppo IRI a totale partecipazione
pubblica, venne affidata dal governo, mediante atto di cessione, la gestione
del servizio pubblico di diffusione dei programmi radiofonici e televisivi.
L’unica sede amministrativa venne stabilita a Roma, nel segno di un
processo di centralizzazione del servizio radiofonico e poi televisivo. Di
fatto, però, l’azienda rimase nelle mani di un gruppo torinese guidato dal
17
direttore generale Salvino Sernesi e dal vicedirettore Marcello Bernardi,
che rappresentava la continuità aziendale tra il periodo fascista e quello
post-resistenziale. L’intera dirigenza lavora guidata da una visione
industriale del nuovo mezzo caratterizzandosi per una conduzione da un
lato sobria, ma dall’altro poco sensibile alle novità del mezzo. Alla fine
delle ostilità e per effetto delle distruzioni belliche, nel 1945 gli impianti
della Società risultarono costituiti da 12 stazioni ad onda media, per una
potenza complessiva di circa 130 kW, e 2 stazioni ad onda corta, per una
potenza complessiva di circa 90 kW.
Il 3 aprile del 1947 venne emanato il d.lg.c.p.s. 3.4.1947, n. 428 che istituì
una Commissione parlamentare di vigilanza sull’indipendenza politica e
l’obiettività informativa delle radiodiffusioni e un Comitato per la
determinazione delle direttive di massima culturali, artistiche, educative,
ecc. dei programmi, con funzioni consultive nei confronti del Ministro per
le Poste e le Telecomunicazioni. Esso dettava anche norme in materia di
controllo sugli impianti e servizi tecnici di competenza del Ministero delle
Poste e Telecomunicazioni, e sulla gestione finanziaria di competenza
dello stesso Ministero e di quello delle Finanze e del Tesoro.
Nel febbraio del 1950, la RAI partecipò alla costituzione dell’Union
Européenne de Radiodiffusion (UER), di cui divenne membro attivo con
rappresentanza permanente nel Consiglio d’Amministrazione. Il 26
gennaio 1952, nella convenzione fra Stato e RAI (approvata col D.P.R. 26
gennaio 1952, n. 180), vennero concessi alla RAI i servizi in esclusiva
delle radioaudizioni circolari, di televisione circolare e di telediffusione su
filo e il servizio, senza esclusiva, di radiofotografia circolare fino al 15
dicembre 1972. Nello stesso anno, tra gennaio e marzo, la RAI provvede
ad installare a Milano un impianto trasmittente completo di 5 kw che,
insieme al Centro di produzione di Corso Sempione, entrò ufficialmente in
funzione in combinazione con la Fiera Campionaria. In quest’occasione,
18
infatti, venne trasmessa la cerimonia inaugurale della fiera e venne anche
effettuato il primo collegamento televisivo mediante ponti a microonde fra
Torino e Milano, mettendo così in onda vari spettacoli di prosa, varietà,
balletti, oltre ad un telegiornale quotidiano con riprese filmate d’attualità e
a numerosi documentari e pellicole cinematografiche.
Mentre a Torino vengono affrontati i problemi tecnici, a Milano s’iniziano
a produrre i primi telegiornali e si tentano le prime riprese sportive. Il
primo notiziario televisivo, della durata di 15 minuti, venne emesso il 10
settembre alle ore 21.00 sul Programma Nazionale e trasmesso poi ogni
martedì, giovedì e sabato. Nei primi anni il giornale televisivo risentì
dell’influenza dei criteri espositivi dei quotidiani e soprattutto delle
modalità espressive e linguistiche radiofoniche (l’egemonia nell’ambito
dell’informazione era saldamente mantenuta dal Giornale Radio, che
almeno fino al 1956 registrò ascolti notevolmente più elevati).
L’informazione televisiva copriva in genere l’ufficialità della vita pubblica
e politica italiana, di cui forniva un’immagine positiva e rassicurante;
anche il maggiore realismo (e la conseguente eventuale crudezza) delle
cronache dagli esteri risultava funzionale alla volontà politica di fornire un
quadro consolatorio e ottimistico della vita nazionale e di esercitare un
ruolo moralizzatore e pedagogizzante nei confronti del pubblico. Negli
anni successivi si andò affermando, in parallelo alla diffusione delle veline,
della censura e del controllo governativo-democristiano sull’informazione,
una maggiore conoscenza del linguaggio e delle potenzialità del mezzo
televisivo. Nei mesi seguenti vennero attivati numerosi trasmettitori
televisivi e il 13 dicembre venne anche trasmessa in diretta la prima partita
di calcio dallo stadio di Genova: Italia-Cecoslovacchia.
Nel 1954, Filiberto Gaula, proveniente dal Movimento laureati dell’Azione
Cattolica, diventò amministratore delegato della RAI. Gaula è fortemente
convinto della superiorità delle idee sulle istituzioni e vuole usare la
19
Fulvia Colombo,
prima annunciatrice
televisione per migliorare gli italiani. Proprio a lui si deve il progetto di
aprire la porta della televisione alla cultura e, molto sensibile ad istanze di
carattere religioso, alla tradizione storica e culturale del cattolicesimo
italiano. Gaula, però, non aveva in mente una televisione fatta soltanto da
cattolici, bensì una televisione che avrebbe assunto uno stile che
rispecchiasse, a livello popolare di comunicazione di massa, la tradizione
storica e culturale e in quest’ottica l’eredità cristiana. Il giorno più
importante fu senz’altro il 3 gennaio del 1954 ore 11.00, quando avvenne il
“battesimo” della televisione italiana che diede il
via alle emissioni regolari dopo circa quattro anni
di sperimentazione. Le trasmissioni vengono
irradiate da una rete in VHF
3
costituita dai
trasmettitori di Torino-Ererno, Milano, Monte
Penice, Portofino, Monte Serra, Monte Peglia e
Roma-Monte Mario, servendo nel complesso il
36% circa della popolazione italiana. La RAI
ha appena cominciato a trasmettere e il segnale
televisivo ancora non copre l’intero territorio
nazionale, che già prendono il via le ricerche
sull’audience
4
. Fin dal 1954 venne istituito
all’interno della RAI un organismo separato, il
Servizio Opinioni, con l’obiettivo di raccogliere
le informazioni relative alle relazioni del
pubblico alla visione del programma. A questo
scopo vennero organizzati “gruppi d’ascolto”
fissi e realizzate delle inchieste telefoniche,
affidate ad istituti di ricerca esterni. Questo tipo di verifiche serviva
3
VHF - Very High Frequency-: bande di frequenza dedicate alla televisione.
4
Audience: quantità di persone che si calcola siano raggiunte da un messaggio diffuso da mezzi di
comunicazione di massa.
Monoscopio
20
prevalentemente a valutare il gradimento del pubblico, piuttosto che a
misurare quantitativamente l’entità dell’ascolto. Il 10 aprile, inoltre, con
deliberazione dell’Assemblea generale straordinaria degli azionisti la
Società assunse la denominazione di RAI - Radio Televisione Italiana-. Il
ruolo di Gaula fu decisivo anche nell’organizzazione industriale della RAI:
venne istituito un Comitato Generale delle Trasmissioni con lo scopo di
preparare i palinsesti della radio e della televisione; i giornalisti vennero
posti alle dirette dipendenze del direttore generale; vennero istituiti corsi
per la formazione dei quadri aziendali, fra i cui partecipanti, al tempo
chiamati “corsari”, figurano i nomi di Umberto Eco, Gianni Vattimo, Furio
Colombo, ai quali si deve l’avvio della ricerca sulle potenzialità innovative
del mezzo televisivo.
Dicembre 1954
Teleabbonati 88.118 (ad inizio anno erano
24.000)
Impianti trasmittenti 9
Studi televisivi 8 (5 a Milano, 2 a Roma e 1 a
Torino)
Ore di programmazione 1497
Canone annuo 18.000 lire a dicembre (12.500
lire a gennaio)
Prezzo medio di un televisore 250.000 lire
Manifesto
pubblicitario
per l'inizio delle
trasmissioni
televisive
21
Inizio programmi
La televisione italiana di questo periodo è animata dall’intento di creare un
ascolto “corretto”, che non interferisca troppo nei ritmi del tempo
lavorativo e del tempo libero degli italiani. D’altro canto, i primi sviluppi
del sistema televisivo italiano presero il via in un Paese con caratteristiche
socio-economiche e culturali fortemente rurali, a parte la fisionomia
industrializzata delle regioni del nord-ovest. Il nuovo mezzo doveva quindi
far riferimento ad un livello medio di scolarizzazione della popolazione
molto basso. La televisione, essenzialmente divulgativa d’istruzione e
formazione, in questo contesto, si trova ad essere il mezzo propulsivo di
un’acculturazione e di un’alfabetizzazione di massa che non si era
sviluppata attraverso altri mezzi di comunicazione, quali la stampa o la
radio e tanto meno dalle istituzioni addette a questo compito. Così,
l’obiettivo della televisione divenne quello di
formare un linguaggio ed un sentire comuni, che
portò un sostanziale aumento dell’ascolto
televisivo, diventando la prima forma di fruizione
televisiva, essenzialmente collettiva, dato che
veniva seguita principalmente nei bar o nei luoghi
di ritrovo pubblico.
Nel 1955 i telespettatori italiani assistettero alla prima telecronaca in diretta
dal parlamento, irradiata in Eurovisione, in occasione dell’elezione, il 29
aprile, del presidente della repubblica Giovanni Gronchi. La politica di
Gaula venne, però, fortemente contrastata dal vecchio gruppo aziendale
che lo costrinse, dopo un attacco sferrato tramite un articolo di Alfredo
Panicucci su ‘Epoca’, a dimettersi il 27 giugno 1956. Il posto
d’amministratore delegato venne affidato a Marcello Rondinò di Miglione,
figlio di uno dei fondatori del Partito popolare, insieme al nuovo direttore
generale Rodolfo Arata, proveniente dalla direzione del ‘Popolo’. La
nuova direzione dette prevalenza agli aspetti tecnico-amministrativi della
22
Programma “Carosello”
gestione, mostrando di avere una notevole sensibilità politica nel passare
indenne fra molte bufere governative. Grazie ad un bilancio positivo, la
RAI riuscì a costruire nuovi centri, come per esempio a Napoli e a Roma,
molte sedi, serie d’uffici nel Centro e nel Sud della Penisola e riuscendo
anche ad aumentare le ore di programmazione. Il 24 gennaio 1957 con
l’entrata in funzione del trasmettitore televisivo di Pescara, le trasmissioni
televisive raggiungono tutte le regioni
italiane. Mentre il 3 febbraio dello stesso
anno, ha inizio la pubblicità televisiva in
Italia con “Carosello”. Questa trasmissione
nacque il 3 febbraio 1957 con un ritardo di
un mese e due giorni sulla data annunciata
in precedenza (1° gennaio 1957). Per
evitare di attirare su di sé le critiche di coloro che pagavano il canone e che
non apprezzavano la pubblicità in televisione, la RAI pensò bene di
associare ad ogni comunicato commerciale un mini-filmato introduttivo,
che sintetizzasse in una manciata di minuti delle storie di senso compiuto.
Questo nuovo programma veniva trasmesso tutti i giorni dalle 20.50 alle
21.00 sul canale Nazionale e rappresentava una rubrica quotidiana che
raggruppava quattro o cinque filmati pubblicitari, divisi tra loro da
siparietti musicali disegnati da Nietta Vespignani e con tanto di sigla
iniziale e finale. Inoltre, ogni telecomunicato era altrettanto suddiviso in
due parti: nella prima, una piccola scenetta o breve storia in cui non era
nominato il prodotto reclamizzato; nella seconda (il “codino”), il
messaggio pubblicitario. La visione dei dieci minuti del programma
diventò ben presto un rito quotidiano nelle case degli italiani: per tutti i
bambini dell’epoca rappresentava la fine della giornata, la buonanotte.
“Carosello” non era solo pubblicità, ma anche un pretesto per brevissimi
filmati firmati spesso da registri cinematografici e spesso interpretati da
attori anch’essi provenienti dal mondo del cinema, tra i quali ricordiamo
23
Caballero e
Carmencita
Age, Scarpelli, Ermanno Olmi e Sergio Leone, Totò, Dario Fo e Eduardo
De Filippo. Inoltre, questo programma rappresentava un caso unico per
l’invenzione di un linguaggio televisivo “breve”, dato che in soli due
minuti riusciva a raccontare storie di senso compiuto e fornire messaggi
convincenti. “Carosello” continuò ad essere trasmesso ancora per venti
anni, fino al 1° gennaio 1977, e riuscì a rendere famosi diversi personaggi
di fantasia (alcuni dei quali riproposti recentemente), come: Caballero e
Carmencita, Calimero, Papilla e molti altri. La sua
scomparsa si deve soprattutto alla nascita delle
televisioni commerciali degli anni Settanta che
produssero una pubblicità televisiva diversa da
quella nata con “Carosello” e orientata
essenzialmente verso diverse modalità comunicative:
lo spot, messaggio pubblicitario di formato molto
breve.
Per rendere più popolare l’attivista legislativa, venne
istituita nel 1959 la rubrica “Sette giorni al
parlamento” a cura di Jader Jacobelli, in onda fino al
1963. Un’importante novità nell’informazione
politica, fino allora affidata al TG che assicurava una
visibilità quasi esclusiva alle forze governative, fu
rappresentata da “Tribuna elettorale”, condotta da
Gianni Granzotto e istituita in occasione delle elezioni amministrative del
1960 per consentire a tutte le forze parlamentari l’accesso diretto al mezzo
televisivo, attraverso conferenze stampa e appelli dei leader: per la prima
volta venne allestito uno spazio esplicitamente destinato alla propaganda
politica. Il successo presso il pubblico della formula di “Tribuna elettorale”
indusse il governo a dare alla trasmissione un carattere continuativo.
Calimero
24
Il 6 luglio 1960 la Corte costituzionale dovette intervenire in merito alla
legittimità costituzionale del monopolio radio-televisivo. Infatti, una
società privata, collegata al quotidiano ‘Il Tempo’, aveva chiesto il
permesso di trasmettere programmi. La sentenza negò la costituzione di
una televisione privata, confermando la legittimità del monopolio RAI, ma
obbligò anche la concessionaria al soddisfacimento di due importanti
presupposti:
• la disciplina della concessione deve poter garantire a tutti i cittadini
il diritto d’accesso;
• deve essere assicurata l’obiettività dell’informazione.
Il 5 gennaio del 1961 il direttore del ‘Popolo’ Ettore Bernabei, fanfaniano,
diventa il nuovo direttore generale della RAI fino al 1974, mentre la
presidenza venne assegnata al liberale Novello Parafava dei Carraresi.
Barnabei, raccogliendo in parte i frutti che Gaula aveva seminato, propose
alcune azioni decisive: spostare l’asse politico della RAI dal centro-destra
al centro-sinistra favorendo l’ingresso dei socialisti, ma restando molto
vicino ai poteri forti della Chiesa, mettere uomini fedeli nei posti chiave
dell’azienda, promuovere lo sviluppo dell’azienda per portarla ai livelli
delle più forti televisioni europee. In questo modo, Barnabei inizia a
disegnare la più formidabile mappa della lottizzazione
5
italiana: tutti i
principali apparati decisionali e produttivi della RAI vennero suddivisi
sulla base delle appartenenze di partito, non derivando esclusivamente
dalla volontà dei maggiori partiti di occupare le posizioni più forti del
sistema televisivo, ma anche dall’esigenza delle stesse burocrazie e
tecnostrutture interne di regolare nel modo più rapido possibile le infinite
5
Lottizzazione: assegnare cariche di particolare importanza, specialmente nell'ambito degli enti
pubblici, spartendole fra esponenti delle varie forze e correnti politiche, a scapito del criterio di
professionalità.
25
Secondo monoscopio
Mario Scelba con
Gianni Granzotto –
“Tribuna elettorale”
questioni di gerarchia e di divisione dei compiti che, in un apparato
complesso come quello televisivo, minacciano ogni giorno il
funzionamento stesso della macchina. Inoltre, il direttore volle ridare la
supremazia ai programmi, condizionando alla loro ideazione e
impostazione gli aspetti tecnico-informativi della vita aziendale. Alla
direzione del telegiornale venne nominato Enzo Biagi, già noto giornalista
della carta stampata, e a lui si deve l’invenzione e realizzazione del primo
rotocalco della televisione italiana: “RT” (Rotocalco Televisivo),
programma di approfondimento su alcuni temi di attualità con servizi
filmati molto curati dal punto di vista formale.
Il 4 novembre 1961 iniziarono anche le
trasmissioni del Secondo Programma con circa
due ore di programmazione quotidiana, dalle
21.05 alle 23.15, irradiate da 14 impianti
trasmittenti che servivano il 52% della
popolazione italiana. In questo stesso anno
ebbe inizio il TG2, per lungo tempo in posizione di sudditanza nei
confronti del TG1, fino alla Riforma della RAI (14 aprile 1975), che
produsse un progetto d’informazione concorrenziale tra le reti, con un TG1
democristiano-cattolico, un TG2 socialista-
laico, a cui si aggiungerà nel 1979 il TG3
comunista. Sempre nel 1961 nacque, dalla già
istituita “Tribuna elettorale” del 1959,
“Tribuna politica” che sperimentò nuove
formule di comunicazione come le interviste, i
dibattiti e gli incontri con la stampa. La finalità
formativa e educativa di “Tribuna politica”
conferiva alla discussione un’intonazione
controllata e composta; essa si svolgeva per lo