7
secondo quanto previsto dalla direttiva europea 92/96. In Italia la normativa di
riferimento è il decreto legislativo 79/99, noto come decreto Bersani. In
particolare valutando l'assetto del mercato prima e dopo tale normativa si rileva
che l'intervento statale è oggi limitato ai casi in cui sussiste un rilevante interesse
per la comunità tutta. Va, infatti, sottolineata la natura di servizio pubblico
essenziale della fornitura elettrica, affermata con decreto precedente (n. 481 del
1995) a quello di liberalizzazione e garantita e regolata tra l'altro dall'istituzione
dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas (AEEG).
L'organo preposto dal decreto Bersani ad assicurare questa funzione pubblica è il
GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) società a capitale statale
alla quale è stata concessa in regime di riserva la gestione del servizio di
trasmissione e dispacciamento dell'energia pubblica.
Da quanto riportato si evince chiaramente che il processo di liberalizzazione dal
lato dell'offerta, attraverso la disintegrazione verticale di ENEL e la sua
ristrutturazione orizzontale, è oramai giunto al termine, dal lato della domanda
invece non si è concluso, ma comunque è ad uno stadio molto avanzato.
La soglia di consumo, in base alla quale si identificano i clienti idonei cioè, quei
soggetti in grado di svincolarsi dal distributore locale e scegliere il proprio
fornitore sulla base del costo e della qualità del servizio elettrico offerto, si è,
infatti, notevolmente abbassata e sarà ulteriormente ridotta nel futuro.
La normativa del 99 ha poi introdotto, confermando l'indirizzo alla promozione
delle energie alternative della comunità e della legislazione nazionale
antecedente (provvedimento CIP 6/92), nuove forme di incentivazione alle fonti
rinnovabili denominate "certificati verdi" che tendono comunque ad associarsi e
non a sostituire le vecchie forme di privilegio.
Petrolio, gas, carbone sono, infatti, fonti destinate prima o poi ad esaurirsi e
soprattutto sono risorse molto inquinanti che alterano, in alcuni casi in maniera
irreversibile il naturale equilibrio ecologico.
8
Nell'ottica della nuova normativa comunitaria si è cercato di affrontare il
problema della produzione di energia elettrica. L'analisi è stata sviluppata
mediante una dettagliata descrizione delle tecnologie di produzione, sia quelle
che sfruttano fonti tradizionali sia quelle che sfruttano le energie alternative. Va
rilevato che queste ultime a tutt'oggi, nonostante importanti studi e ricerche,
possono dare contributi a volte anche significati, ma le fonti tradizionali restano
insostituibili. Nello stesso modo si è data particolare attenzione all'impatto
ambientale dei processi di conversione; questo perché il mercato dell'energia,
promosso dalle attuali fonti del diritto, non si pone l'esclusivo obiettivo di
aumentare l'efficienza attraverso la liberalizzazione del settore, ma punta
fermamente anche ad uno sviluppo sostenibile, in grado di accoppiare il
progresso economico e sociale fortemente legato alla disponibilità di risorsa
elettrica, con metodi di produzione rispettosi dell'ecosistema.
La parte conclusiva dell'elaborato è infine dedicata al secondo e terzo anello della
filiera; il primo si identifica nella trasmissione e nella distribuzione ovvero nel
"trasporto" dell'energia, il quarto, a sé stante, si realizza in quella funzione
denominata di dispacciamento ovvero in un servizio di collegamento tra
domanda e offerta di energia. Il mercato elettrico italiano, attualmente sottoposto
ad un regime transitorio gestito da parametri imposti dall'autorità per l'energia e il
gas, adotterà in futuro un dispacciamento di merito economico nell'ambito del
quale gli squilibri tra domanda e offerta si regoleranno sul mercato.
Quanto detto ci riporta al punto di partenza e allo scopo del presente elaborato,
dare un'idea del sistema elettrico italiano in tutta la sua interezza, ma soprattutto
valutare i processi che prossimamente ci porteranno ad essere parte attiva dello
stesso.
Nello svolgere questo lavoro si è cercato di costruire una base per l'indagine
attraverso la consultazione di libri e di riviste ufficiali che fanno dell'energia e
dell'energia elettrica in particolare l'oggetto di studio; la maggior parte delle
informazioni, però, anche allo scopo di attualizzare il più possibile l'elaborato, è
9
stata tratta dall'attività istituzionale dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas,
dalle relazioni sullo stato dei servizi e sull'attività svolta, che la stessa realizza e
pubblica il 4 luglio di ogni anno, e dai dati statistici sull'energia elettrica in Italia
che con cadenza annuale il GRTN in collaborazione con il SISTAN (sistema
statistico nazionale) elabora e rende pubblici. Il resto delle informazioni sono
state ricavate da documenti della stessa natura, ma appartenenti ad altri organismi
comunque coinvolti nel settore elettrico, come l'ENEL, l'Enea, la Federelettrica
ed una miriade di altre associazioni: statistiche, tecniche, di consumo, di
promozione, di protezione dell'ambiente (ANPA).
10
CAPI
I
TOLO
I
I
L'
'
ENERGI
I
A
ELETTRI
I
CA
1.1 L'energia elettrica
1.1.1 Premessa
L’energia elettrica è una fonte di energia secondaria, ovvero ottenuta
artificialmente mediante trasformazione di altre forme presenti in natura che
vengono denominate appunto primarie e che si classificano, a seconda della
quantità di risorsa disponibile, in non rinnovabili e rinnovabili (vedi tabella 1.1)
Disporre di energia elettrica significa poterla trasformare e quindi disporre di
lavoro. L'energia elettrica infatti è estremamente duttile; può essere trasformata
in energia termica, meccanica, luminosa in maniera veloce ed economica,
(rendimento fino all'80-90% per la conversione in forza motrice e praticamente
unitario per la conversione in calore) invertendo a volte semplicemente i principi
degli stessi generatori che l'hanno prodotta
1
. Inoltre tale energia può essere
trasportata territorialmente, in maniera capillare, a seconda delle esigenze di
consumo, con potenze differenziante adeguate alle necessità dell'utente. Il
consumo, ad un semplice comando, avviene poi in maniera istantanea, senza
tempi di attesa, per il tempo che si vuole e con un minimo rischio di interruzione.
L'energia elettrica, grazie anche a queste sue caratteristiche, è stata il motore che
ha azionato e mantiene in funzione un sistema basato sull'utilizzo di
elettrodomestici e congegni elettronici di vario genere, diventati oramai parte
integrante del vivere quotidiano. La quasi totalità degli oggetti che ci circonda è,
1
L'alternatore, cioè il generatore di corrente (alternata) utilizzato in tutte le centrali elettriche e che
funziona in base al principio scoperto dal fisico Faraday, se collegato ad un fonte di elettricità può operare
come un motore elettrico cioè come un generatore di forza motrice.
11
infatti, il risultato dell'associazione tra il lavoro dell'uomo e l'energia elettrica che
ha reso il primo più agevole, più veloce, meno pesante.
Tabella 1.1 Fonti primarie di energia
Fonti non rinnovabili Fonti rinnovabili
a) Fossili - Idraulica (energia meccanica)
- Petrolio greggio (energia chimica) - Venti (energia eolica)
- Gas naturale (energia chimica) - Maree ed onde oceaniche (energia
meccanica)
- Carboni (energia chimica) - Solare diretta (energia radiante)
b) Nucleari - Biomasse (energia chimica)
- Fissili (energia nucleare) - Vapore umido, vapore secco, acque calde
(energia geotermica)
- Da fusione (energia nucleare)
12
1.1.2 Le grandezze fisiche dell'energia elettrica
In termini fisici l’energia è definita come l’attitudine a compiere un lavoro.
2
Essa
consente ad un corpo o più in generale alla materia, di agire lungo uno spazio. La
quantità di lavoro (energia) che può essere data da un certo "sistema" nell'unità di
tempo viene invece denominata potenza. In altri termini la potenza è la velocità
con la quale siamo in grado di scambiare e trasformare l’energia.
L'unità di misura della potenza è il Watt (W), che corrisponde al lavoro di
1Joule in un Secondo. La potenza elettrica P di un determinato circuito elettrico
è data da:
P = V · I da cui V = P/I e I = P/V
dipende cioè dal prodotto di due “grandezze fisiche” proprie dell’energia
elettrica:
1) dalla tensione che possiamo elementarmente definire come la differenza di
livello elettrico, di potenziale elettrico, fra due corpi, più in particolare fra due
estremi di un conduttore filiforme. Questa differenza corrisponde alla quantità di
forza (lavoro) necessaria a far percorrere ad una carica unitaria il suddetto
conduttore in tutta la sua lunghezza. L'unità di misura della tensione è il Volt
(V), in onore di Alessandro Volta (1745-1827) che coniò la parola "tensione". Un
Volt (Joule/Coulomb) corrisponde alla differenza di potenziale che si verifica
agli estremi di un conduttore della resistenza
3
di 1 Ohm al passaggio di una
corrente di 1 Ampere.
2
Il lavoro può essere definito come una forza esercitata lungo uno spazio. L'unità di misura SI (Sistema
Internazionale) di lavoro e energia è infatti il Joule 1J = 1Newton · 1metro. "Invito alla fisica 1", Paul A.
Tipler
3
La proprietà di un corpo di ostacolare il passaggio di cariche elettriche viene misurata per mezzo di una
grandezza detta resistenza elettrica e misurata in Ohm. Questa proprietà in un filo conduttore (materiale
che ha resistenza relativamente bassa) dipende dalla lunghezza del filo, dall'area della sua sezione, dal
tipo di materiale e dalla temperatura, ma per i materiali (la maggior parte dei metalli) che obbediscono
alla legge di Ohm non dalla sua corrente I. Il rapporto R = V/I che definisce la resistenza è cioè costante,
la corrente (I) e quindi direttamente proporzionale alla differenza di potenziale (V). "Invito alla fisica 3",
Paul A. Tipler, Zanichelli, 1995.
13
2) dall’intensità della corrente, cioè dal numero (quantità) di cariche elettriche
che passano nell’unità di tempo nella sezione del conduttore. L’intensità della
corrente si misura in Ampere (Coulomb/Secondo)
Più precisamente si ha che il Watt (Joule/Secondo) = Volt · Ampere = V·I
1.1.3 Misure dell’energia elettrica
Come misura dell’energia elettrica viene usato il Wh (Wattora), che si può
definire come il consumo di energia corrispondente all’utilizzo di una potenza di
un Watt per un intervallo di tempo di un’ora.
Le unità di misura dell’energia elettrica più utilizzate sono i multipli del Wh vale
a dire:
KWh (chilowattora) = 1000 Wh;
MWh (Megawattora) = migliaia (10exp.3) di KWh;
GWh (Gigawattora) = milioni (10exp.6) di KWh;
TWh (Terawattora) = miliardi (10exp.9) di KWh.
Nei bilanci energetici il Wh deve essere ricondotto ad una misura valida per tutte
le forme di energia che si desidera porre a confronto. In questi casi l’energia
elettrica può essere espressa in TEP (tonnellate di petrolio equivalenti) = 11,6
MWh, oppure in calorie
4
. Nella conversione termica dei chilowattora generati
possono essere utilizzate due convenzioni:
- in base al contenuto calorico del KWh prodotto;
- in base alle calorie necessarie per produrre un KWh nelle centrali
termoelettriche convenzionali.
Nel primo caso si applica l’usuale coefficiente di 860 kcal per KWh, mentre nel
secondo caso si applica un coefficiente, variabile nel tempo, che dipende dal
rendimento delle centrali convenzionali (2100-2500 kcal per KWh), in funzione
della fonte e della tecnologia impiegata.
14
1.1.4 Industria elettrica in Italia: cenno storico
La data di nascita dell’industria elettrica può farsi coincidere con il 28 giugno
1883 quando la centrale di Santa Radegonda a Milano, situata nelle vicinanze del
Duomo, prese regolare servizio, illuminando oltre ai negozi in Galleria, il teatro
Manzoni e i magazzini Bocconi.
Questa centrale termoelettrica, progettata dall’ingegner Giuseppe Colombo
5
, fu la
prima d’Europa e la seconda nel mondo dopo quella di Edison a New York.
L'attività mantenne un carattere sperimentale per diversi anni in conseguenza di
una tecnologia di generazione che non ci apparteneva (la società di Giuseppe
Colombo era, infatti, licenziataria dei brevetti Edison) e di una domanda si in
continuo aumento, ma difficile da raggiungere ed ancora poco rilevante per
azionare un processo di industrializzazione del settore su larga scala.
Di fronte alla richiesta crescente di energia elettrica nello stesso secolo, ma alla
fine degli anni Ottanta, si fece strada l’idea di ricorrere per la produzione di
corrente elettrica all’energia potenziale
6
dell'acqua invece che a motori a vapore
(questi ultimi oramai azionavano le grandi centrali termiche in Inghilterra,
Francia, Germania, Stati Uniti e come abbiamo visto in Italia).
La costruzione di centrali idroelettriche ebbe impulso soprattutto in quei territori,
come l’Italia del Nord, che erano poveri di carbone, ma ricchi di bacini idrici.
Parve anzi che in questi paesi il “carbone bianco” potesse fornire le basi per una
futura autosufficienza energetica. Quest'obbiettivo si rivelò presto troppo
4
La caloria viene definita come quella quantità di calore che deve essere somministrata a 1g di acqua a
14,5 gradi perché la sua temperatura salga a 15,5 gradi
5
Giuseppe Colombo professore di Meccanica industriale e Disegno di macchine presso l'istituto Tecnico
Superiore di Milano (come si chiamava allora il politecnico) sarà uno spettatore alla Mostra
internazionale sull'elettricità tenuta al Palais del'Industrie a Parigi nel 1881 della presentazione del
sistema di generazione di elettricità inventato da Thomas Alva Edison. Il 6 gennaio 1884 con un capitale
di 3.000.000 di lire fonderà la Società generale italiana di elettricità sistema Edison. Pubblicazione Edison
"Cento anni di energia 1898 -1998 - Le origini e lo sviluppo della società", Claudio Pavese
6
L'energia potenziale è l'energia posseduta da un corpo in virtù della sua posizione
15
ambizioso, resta il fatto però che la disponibilità di energia idroelettrica è stata
determinante per l'industrializzazione italiana.
Il primo impianto idroelettrico d'Italia fu quello di Isoverde (Genova); importanti
centrali idroelettriche furono successivamente realizzate a Tivoli (1885), a Terni
(1887) a Paderno sull'Adda (1898) ed a Vizzola sul Ticino (1901). Nel 1914 il
74% della potenza elettrica installata era di origine idrica. Durante la prima
guerra mondiale, venendo a mancare altre fonti energetiche, un ulteriore sforzo
eccezionale fu richiesto a questa forma di generazione, che raddoppiò negli anni
tra il 1915-1918.
La domanda di energia elettrica che già durante il periodo bellico era cresciuta
considerevolmente fino a superare i 3500 milioni di kWh annui, nel decennio tra
il 1915-1925 continuò ad aumentare. Decisive ai fini del suo soddisfacimento
furono nuovamente le possibilità offerte dall'energia idroelettrica, perché gli
approvvigionamenti di combustibile erano chiaramente difficoltosi. In questo
periodo si assistette ad un tasso di crescita media annua della potenza installata di
circa il 7%.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale della produzione nello stesso
periodo Piemonte e Lombardia da soli costituivano circa la metà della
produzione di energia nazionale. Nel 1925 le principali società elettriche (SIP,
Edison, SADE, La Centrale, SME, SGES, SARDA) si erano, di fatto, spartite il
territorio italiano: ad ogni società faceva capo una precisa zona di influenza.
Discorso a parte merita la nascita e lo sviluppo delle cosiddette municipalizzate.
Già nei primi anni del Novecento, e con il sostegno della legge sulle
municipalizzazioni del 1903, i principali comuni italiani si dotarono di una
azienda municipale per fornire l'elettricità alla cittadinanza, venendo incontro al
progressiva espansione delle metropoli e al diffondersi dell'esigenza di nuovi
servizi a costi più bassi di quelli praticati dalle società private, che godevano di
una situazione di locale monopolio. Milano, Roma e Torino furono gli esempi
più rilevanti. In nessuno di questi casi si procedette ad un riscatto di imprese già
16
esistenti, ma vennero create aziende ex novo da porre in competizione con le
società già presenti sul mercato. Tra il 1904 e il 1909, in conseguenza di questo
processo, si ebbe nelle grandi città una rilevante diminuzione dei prezzi e
l'installazione di numerose centrali.
7
La produzione di energia elettrica delle
municipalizzate (quasi interamente dovuta al contributo di AEM Milano, Torino,
ACEA Roma, azienda consortile di Merano e l'ente autonomo Volturno di
Napoli) arrivò nel 1928 al 7,6 % di quella nazionale.
Dopo la seconda guerra mondiale si dovette procedere al ripristino di circa un
quarto della potenza efficiente nel 1942. I danni di guerra risultarono
decisamente più ingenti nelle regioni centrali e per gli impianti termoelettrici, la
cui localizzazione era più prossima a obiettivi bellici quali porti e industrie.
Se nel 1939 la produzione di energia elettrica aveva raggiunto i 18,4 miliardi di
KWh, dei quali 17 (pari al 92%) idroelettrici, 923 milioni termoelettrici e 488
milioni geotermoelettrici (Lardarello Toscana), alla fine del conflitto mondiale si
era ridotta a soli 12 miliardi di KWh praticamente tutti di origine idroelettrica.
Negli anni immediatamente seguenti al 1945 l'impennata straordinaria dei
consumi dovuta in parte ad un ripristino delle attività produttive in parte alla
ricostruzione, diede nuovo impulso all'industria elettrica che nel 1950 aveva già
raggiunto i 24 miliardi di KWh di produzione lorda.
Gli anni successivi che saranno poi ricordati come gli anni del "miracolo
economico italiano" videro crescere straordinariamente i consumi di energia a
ritmi notevoli e costanti, sia a seguito dello sviluppo industriale sia ad opera della
progressiva diffusione degli elettrodomestici.
In questo periodo, due furono i fatti che caratterizzarono il sistema elettrico
italiano: lo sviluppo delle reti di trasporto dell'energia elettrica (tra il 1948 e il
7
A Milano venne messa in funzione una centrale termica nel 1905 "centrale di P.za Trento", mentre nel
1910 fu inaugurata la prima centrale idroelettrica in Alta Valtellina. A Torino il comune si dotò di una
centrale a vapore in città e di una idroelettrica a Chiomonte, mentre Roma intraprese la costruzione della
centrale di Castelmadama e di Porta San Paolo
17
1960 le terne a 220 kV aumentarono di 7 volte) e la creazione di numerose
centrali termoelettriche, che tra il 1956 e il 1960 ebbero un incremento in potenza
installata per la prima volta superiore a quello degli impianti idroelettrici.
Agli inizi degli anni cinquanta cominciò in Italia lo studio di una nuova fonte di
energia quella nucleare
8
. Dopo questa fase iniziale di ricerca e progettazione a
seguito della prima Conferenza sugli impieghi a scopo pacifico dell'energia
atomica, organizzata a Ginevra dall’ONU nel 1955, iniziò nel nostro paese una
vera e propria competizione per la realizzazione di impianti nucleari. Questa
portò alla costruzione della centrale di Latina (AGIP Nucleare ENI), di quella del
Garigliano (Senn IRI) e, nel luglio 1961, di quella di Trino Vercellese (Edison)
per un totale di 620 MW. Le tre società, avendo scelto partners anglo-americani
differenti, svilupparono ognuna una tecnologia di reattore distinta. Nel 1966 si
toccò una produzione di 3,9 miliardi di KWh, che fece dell'Italia il terzo paese
nel mondo produttore di energia nucleare, dopo USA e Regno Unito.
Il 27 novembre 1962 la Camera approva in via definitiva il disegno di legge sulla
nazionalizzazione del sistema elettrico che all'articolo uno recita: "E' istituito
l'Ente nazionale per l'energia elettrica (ENEL), al quale è riservato il compito di
esercitare nel territorio nazionale le attività di produzione, importazione ed
esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia
elettrica da qualsiasi fonte prodotta, salvo quanto stabilito nei [...]" Esclusi dal
provvedimento furono, infatti, gli autoproduttori e le imprese municipali, che
poterono così continuare le loro attività pur se inserite in un rinnovato contesto,
mentre agli ex gruppi elettrici fu corrisposto un indennizzo in generale basato sul
valore dei titoli quotati in Borsa. La gestione integrata e pubblica dell'intera
filiera elettrica sembrava essere l'unica in grado di assicurare a lungo termine il
soddisfacimento della crescente domanda di energia elettrica, l'utilizzazione
ottimale delle risorse, condizioni uniformi di trattamento per ogni utente e, grazie
8
Nel 1952 nasce il CNRN (Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari).
18
alla programmazione economica, uno sviluppo armonico dell'intero settore.
Viene sviluppata in questi anni un'efficiente rete di trasporto dell'energia elettrica
a 380 kV, e si fanno esperimenti su reti a 1000 kV. Anche le interconnessioni con
l'estero sono potenziate: gli scambi fisici di energia tra l'Italia e i Paesi confinanti
che fino al 1965 si posizionavano al di sotto dei 5000 GWh quintuplicano e nel
1987 superano i 25000 GWh, e allo stesso tempo l'Italia accresce
progressivamente anche la sua dipendenza energetica dall'estero.
Il fatto più rilevante è il passaggio da una produzione basata per l'80%
sull'energia idroelettrica ad una improntata allo sfruttamento del petrolio e
derivati, anche a causa dell'aumento vertiginoso della domanda e
dell'esaurimento delle riserve idriche italiane.
Il contributo dato dall'energia nucleare nel 1965 si va progressivamente
assottigliando con gli anni, per la mancata costruzione di nuove centrali.
La crisi petrolifera del 1973 condiziona fortemente la politica energetica in
Europa e il carbone viene nuovamente preso in considerazione come
combustibile.
Nel 1975 viene varato il Piano Energetico Nazionale (PEN), che sarà
periodicamente aggiornato ma subirà gravi ritardi di realizzazione. Per quanto
riguarda l'ENEL, il Piano prevede che l'Ente debba indire "simultaneamente gare
per l'assegnazione di otto centrali elettronucleari da 1.000 MW". Il PEN prevede
quindi un apporto di impianti atomici per una potenza complessiva di 20.000
MW entro il 1985.
Il 1979, con la rivoluzione in Iran, comporta ancora notevoli aumenti dei prezzi
del greggio, così come la guerra tra Iran e Iraq (settembre 1980), che porta il
prezzo del barile a raggiungere in media i 36 dollari, quasi il triplo di quello del
1978.
L'inizio degli anni Ottanta porta con se la nascita di una rinnovata coscienza
ambientale. Sono questi gli anni in cui la ricerca di fonti di energia rinnovabili e
"pulite" tra cui in particolare le eoliche e solari riceve grande impulso.
19
Mentre la costante crescita della domanda di energia porta alla costruzione di
nuovi grandi impianti termoelettrici, si consuma in questi anni anche la
"rinascita" e il successivo abbandono della via italiana al nucleare.
Il 1981 entra, infatti, in attività la centrale nucleo-termoelettrica di Caorso, nella
campagna piacentina, dopo circa dieci anni di lavori. L'impianto era di potenza
pari a 840 MW. In questi anni è intrapresa inoltre la costruzione della centrale di
Montaltro di Castro e di una seconda a Trino Vercellese. Il 1986 è l'anno del
disastro di Chernobyl. L'anno successivo un referendum porta, con larga
maggioranza, alla rinuncia dell'Italia all'uso dell'atomo per produrre energia
elettrica, con il conseguente blocco dei cantieri e la progressiva messa fuori
servizio delle centrali esistenti.
L'11 luglio 1992 si compie il primo passo verso la privatizzazione: ENEL diventa
Società per Azioni, anche se per il momento unico azionista è il Ministero del
Tesoro.
Il 19 febbraio 1999 il Consiglio dei Ministri approva il decreto legislativo di
liberalizzazione del mercato elettrico, noto come Decreto Bersani, che disegna il
futuro assetto del sistema elettrico nazionale. Nello stesso anno ENEL S.p.A.
approda in Borsa; con il collocamento di 30.000 miliardi di lire ENEL entra nel
portafoglio Mib 30. Nascono le tre società Eurogen, Elettrogen ed Interpower
(potenza complessiva 15000 MW) che dovranno essere messe sul mercato
nell'ambito dei programmi di dismissione della capacità produttiva di ENEL
previsti dallo stesso decreto. Inizia in questo periodo una vera e proprio corsa
all'ammodernamento di vecchi impianti, recupero di idroelettrici ormai in disuso
e ripotenziamento di termoelettrici
9
.
9
I dati numerici sono stati elaborati dalle serie storiche fornite dal Gestore della Rete di Trasmissione
Nazionale (GRTN) nel documento "Dati statistici dell'energia elettrica in Italia" 2000 realizzato in
collaborazione con il Sistan (Sistema Statistico Nazionale)