commerciali, i sistemi monetari, gli sviluppi tecnologici, la produzione e lo
scambio. Tutti fattori che, unitamente a molti altri, hanno permesso attraverso il
tempo di moltiplicare gli effetti di integrazione tra le economie ed i mercati
mondiali.
Dal punto di vista storico abbiamo diviso questo scritto in due parti: la prima
riguardante il XIX secolo e la seconda il XX. In particolare, per ciò che riguarda la
divisione temporale, abbiamo considerato, per l’Ottocento, il periodo compreso tra
il 1814 ed il 1914; per il Novecento dal 1914 a fine secolo.
Abbiamo poi cercato di analizzare in entrambe le parti, i maggiori fenomeni
connessi con il processo di globalizzazione. In particolare, nella prima fase ci
siamo maggiormente interessati al processo storico economico degli eventi, mentre
la seconda parte è stata concentrata sul confronto tra i due tipi di globalizzazione.
Abbiamo inoltre deciso di concludere le due parti con un’appendice riguardante le
principali teorie del commercio internazionale sviluppatesi in quel secolo.
4
PARTE I:
Il secolo XIX
Sommario:
- Le relazioni economiche internazionali nel corso del XIX secolo
- Il sistema monetario internazionale
- Produzione e scambio
- Breve analisi delle teorie economiche del XIX secolo
5
1. Le relazioni economiche internazionali nel corso del XIX secolo
1.1 Breve sguardo sui principali eventi storici
Prima di affrontare lo studio dell’evoluzione dei principali problemi concernenti
la produzione ed il commercio internazionali, è necessaria una breve premessa sui
principali avvenimenti economici che hanno caratterizzato il XIX secolo.
A detta di alcuni storici economici
3
il XIX secolo può essere considerato come il
periodo cerniera tra le società tradizionali del XVIII secolo ed il mondo sviluppato
del XX.. Agli inizi del 1800, la rivoluzione industriale era ancora ai suoi albori in
tutta Europa. Si può stimare che, in quel periodo, solo il 4% circa della popolazione
mondiale fosse da essa coinvolta
4
. Per contro, alla vigilia della prima guerra
mondiale, i paesi sviluppati avevano una popolazione che rappresentava circa il
36% di quella mondiale
5
. Lo stesso fenomeno della colonizzazione giunge al suo
apogeo negli anni precedenti la prima guerra mondiale, mentre era molto limitata,
sia economicamente che geograficamente, agli inizi dell’ottocento. Bisogna anche
ricordare che, mentre nel periodo 1770-1780 in Inghilterra non si era ancora
raggiunto il periodo di non ritorno della rivoluzione industriale, nel periodo 1870-
1880 tutti i paesi che faranno parte del mondo sviluppato hanno iniziato il loro
processo di industrializzazione. Da quanto detto, emerge che è proprio nel secolo
XIX che si vedono sviluppare e diffondere gli effetti della rivoluzione industriale e
la nascita del moderno commercio internazionale.
La storia economica di questo secolo copre, a detta di molti, il periodo 1815-
1914 (ossia dalla restaurazione degli imperi, dopo il Congresso di Vienna, sino alla
vigilia del primo conflitto mondiale)
6
. Questa, ovviamente, è una cronologia
corretta solo per i paesi sviluppati ossia essenzialmente per i paesi europei. Fuori
dall’Europa, questa rottura cronologica è meno sentita. Si può poi dividere questo
periodo in due sottoperiodi, uno dal 1815 al 1870 ed un altro dal 1870 al 1914.
Ricordando che, ai fini di questo lavoro, più importanti risulteranno gli sviluppi
avvenuti dopo il 1850, affronteremo un breve sunto delle principali rotture
economiche avvenute in questi periodi.
Considerando l’arco di tempo 1815-1870 vediamo che, le caratteristiche
fondamentali, possono essere così riassunte: diffusione dell’industrializzazione,
cambiamenti nei sistemi di trasporto, tendenze verso il libero scambio,
predominanza dell’economia Britannica, inizio della protezione sociale degli operai
e dell’organizzazione della classe operaia. Analizziamo ora, brevemente, questi
punti.
Diffusione dell’industrializzazione. Nel periodo 1815-1820 solo cinque paesi
avevano cominciato la loro rivoluzione industriale. Questi erano: Regno Unito,
Francia, Belgio, Svizzera e Stati Uniti d’America. Nel 1870, gli stessi paesi,
3
Vedi P. Bairoch 1997 pg. 11-14
4
P. Bairoch 1997 pg 12
5
P. Bairoch 1997 pg 12
6
P. Bairoch 1997 pg 15
7
risultavano essere fortemente industrializzati e, in più, nuovi paesi avevano
cominciato il loro processo di industrializzazione (tra questi: Austria, Svezia,
Italia). Ad eccezione della Russia e del Giappone, tutti gli attuali paesi
industrializzati hanno cominciato la loro rivoluzione industriale prima del 1870
(ricordiamo che, in Russia, solo nel 1869 è stata abolita la servitù della gleba). In
questo arco di tempo si assiste ad un’espansione estremamente rapida della
produzione manifatturiera. Se consideriamo, ad esempio, la produzione di ferro,
vediamo che, nel periodo 1750-1800 la produzione mondiale di ferro possa da 0.6 a
1 tonnellata; nel 1860 la stessa ha raggiunto le 7.2 tonnellate e, nel 1870 le 12.4
tonnellate, ossia venti volte il livello pre-rivoluzione.
Tab. 1.1 Produzione di ghisa (e di ferro grezzo) in milioni di tonnellate, medie
annuali quinquennali.
1800 1830 1850 1900 1910
Germania 50 100 210 7090 14180
Austria-Ungheria 30 30 200 1450 2080
Belgio 30 90 160 970 1830
Spagna 15 20 40 305 410
Francia 120 225 450 2520 4080
Regno Unito 190 690 2390 8860 9900
Russia 160 190 220 2670 3120
Svezia 50 105 140 520 590
Totale Europa 700 1500 3900 25500 36500
Stati Uniti 40 180 670 14800 24880
Totale paesi svilup. 800 1700 4600 40500 62700
Totale Terzo Mondo 350 200 100 250 310
Totale Mondo 1150 1900 4700 41000 63000
Fonte: P. Bairoch 1997, pg. 16
Se, come detto, la produzione industriale, nel periodo 1815-1870, è aumentata
notevolmente e rapidamente, non si è però assistito a modificazioni sostanziali
nella natura dei prodotti manufatti (se si considerano i beni di consumo, risulta
l’assenza di nuovi prodotti).Le quantità consumate, però, aumentano mentre la
natura dei consumi rimane di tipo tradizionale (l’aumento maggiore si ha nel
consumo di vestiti).
Cambiamenti nei trasporti. Sino al 1830, nei trasporti, si è assistito solamente ad un
miglioramento dei mezzi di trasporto tradizionali. Ciò è dovuto soprattutto alle
migliori tecniche nella costruzione delle strade (soprattutto alla
macadamizzazione
7
) ed alla estensione della canalizzazione. Per questa bisogna
ricordare che, anche se i canali si erano diffusi in Europa già nel XV secolo, in
questo periodo si assiste ad un rapido e considerevole aumento nell’estensione e
nella densità degli stessi. La vera rivoluzione, in questo campo, è dovuta però
all’introduzione della macchina a vapore. Risale al 1825 l’applicazione della
7
Pavimentare una strada con il sistema “macadam”, ossia utilizzando un cemento artificiale costituito da
pietrisco costipato mediante rullatura e amalgamato col suo stesso detrito. Deriva dal nome di J.L. Mc
Adam, che l’ideò nel 1820.
8
macchina a vapore nei trasporti. La prima linea ferroviaria, di 32 km, fu costruita in
quell’anno in Inghilterra e congiungeva le città di Stockton e Darlington. Non era
però la prima volta che si utilizzavano dei binari; questi erano già stati utilizzati nel
tentativo di ridurre gli attriti, e quindi la quantità di energia spesa, nell’industria
mineraria del XVI secolo. Per arrivare però all’unione della rotaia con la macchina
a vapore, e quindi alla creazione delle ferrovie, è stato necessaria la riduzione del
prezzo del ferro. Dal 1850 praticamente tutti i paesi in via di industrializzazione
avevano già cominciato la costruzione di una rete ferroviaria e, praticamente nel
1870, in tutto il mondo si era arrivati a questa fase. La crescita delle ferrovie è stata
quindi molto rapida (se si considera che dal 1825 al 1870, solo in Europa ed ad
esclusione della Russia, c’erano già 70.000 km di ferrovie). Nel terzo mondo,
invece, la costruzione della rete ferroviaria è avvenuta solamente successivamente
al 1870.
Altra applicazione della macchina a vapore nei trasporti è stato il battello a vapore.
Mentre gli inizi della navigazione a vapore risalgono al 1783, i suoi progressi
rimangono limitati sino al periodo 1840-1850. Si nota poi una netta accelerazione
dopo il 1869 (apertura del Canale di Suez). Bisogna ricordare che, già attorno al
1870, le flotte a vapore rappresentavano circa il 50% della capacità di trasporto.
Capacità di trasporto che, tra il 1800 ed il 1860, risulta aumentata di ben sei volte
8
.
Altro elemento da non trascurare, nel campo dei trasporti, è la caduta dei prezzi. La
congiunzione, infatti, degli sviluppi sia marittimi che ferroviari ha portato ad una
marcata rivoluzione dei prezzi. Nei trasporti terrestri, nel periodo 1800-1900, c’è
stata una riduzione reale nell’ordine di 15 a 1. Per i trasporti marittimi la riduzione
è stata nell’ordine di 7 a 1. Globalmente, tra il 1800 ed il 1900, la riduzione dei
prezzi medi ponderati dei trasporti è stata nell’ordine di 10 a 1. Nel periodo 1830-
1870, invece, sono stati di 10 a 2. Forte riduzione si è poi avuta anche nella durata
dei trasporti.
Tendenza verso il libero scambio. Agli inizi del XIX secolo, tutti gli stati europei
adottavano politiche protezionistiche molto forti. La prima rottura a questa costante
della storia tariffaria, si ha nel 1846 con l’applicazione di una politica molto
liberale da parte del Regno Unito. Dal 1860 anche altri importanti paesi adottarono
politiche simili. Verso il 1875, l’Europa possiede un sistema doganale che, per
l’epoca, si può considerare di libero scambio. Nel resto del mondo l’evoluzione è
molto differente. Negli Stati Uniti, ad esempio, con la vittoria del 1865 degli stati
del Nord antischiavisti e favorevoli a politiche protezionistiche per favorire le loro
nascenti industrie.
8
P. Bairoch 1997 pg. 18-27
9
Predominanza accentuata dell’economia Britannica. Nonostante la diffusione
dell’industrializzazione, durante la prima metà del XIX secolo la predominanza
dell’economia britannica sull’economia mondiale continua ad aumentare. La
popolazione del Regno Unito non rappresenta che una piccola percentuale di quella
mondiale (passa dall’un percento al 2,2 % tra il 1750 ed il 1840)
9
.
Nel 1700 l’Inghilterra non rappresentava più del 5 % del commercio mondiale.
Malgrado il fatto che l’unione con la Scozia (1707) e con l’Irlanda (1800) riducano
l’importanza del commercio estero, il Regno Unito nel 1860 da solo assicura il 20
% delle esportazioni mondiali. Se si considerano poi anche i flussi di re-
esportazione, il peso del Regno Unito aumenta al 23%. La flotta commerciale del
Regno, nel 1860 rappresenta il 28% di quella mondiale.
I domini coloniali inglesi, nel 1700, riguardano regioni la cui popolazione
complessiva non supera il milione di abitanti (ossia il 15 % della popolazione
inglese) e non rappresentavano nemmeno la decima parte di quella europea. Nel
1860, i domini coloniali britannici avevano una popolazione di circa 260 milioni di
abitanti (900 % della popolazione del Regno Unito) e rappresentavano i 9/10 della
popolazione dell’intera Europa.
Per ciò che riguarda poi la produzione, il futuro Regno Unito, non rappresentava
nemmeno il 2% della produzione industriale mondiale nel 1860. Raggiungeva
invece il 20 % nel 1860 ed il 23 % nel 1880. Ancora più accentuato era il
predominio nei settori di produzione tessile e siderurgico. Predominanza che si
accentua ancora ulteriormente per ciò che concerne l’estrazione di carbone, anche
se già prima della rivoluzione industriale era evidente.
Tab. 1.2 Parte del Regno Unito nel totale dell’economia mondiale (in percentuale)
1750 1800 1830 1860 1880 1900 1913 1995
POPOLAZIONE 1 1,6 2,1 2,2 2,4 2,5 2,5 1
INDUSTRIA
Prod. Manufatti tot. 1,9 4,2 9,5 19,9 22,9 18,5 18,4 3,9
Prod. Ghisa e ferro
grezzo 3,6 16,7 74,7 52,3 42,6 21,6 13,2 1,7
Consumo cotone
grezzo 0,3 4,5 15,9 46,8 32,3 25,2 18,5 1,3
Produzione olio 63 71 57 49 30 22 1,6
COMMERCIO
Esportazioni totali 13 19 18 20 16,5 14,6 13,8 4,8
Flotta mercantile 42 29 28 32 45 38 7
STOCK DI CAPITALI
AL'ESTERO 0 0 42504948421,7
Fonte P. Bairoch 1997, pg. 29
9
P. Bairoch 1997 pg. 28-32
10
Emergere della protezione sociale e delle organizzazioni della classe operaia. E’ in
questo periodo che emergono le forme moderne di protezione sociale. Occorre
infatti ricordare che, già nelle epoche precedenti esistevano sistemi di protezione
sociale, ed occorre anche dire che, le stesse pratiche religione imponevano
numerose disposizioni al riguardo. Con la rivoluzione industriale, però, le cose
mutano radicalmente. In questi anni bisogna ricordare che la classe operaia
raggiunge dimensioni senza precedenti: passa dal 20-25 % della popolazione attiva
al 50 % (in alcuni paesi anche oltre il 60 %). Si hanno differenze rispetto al passato
anche per ciò che riguarda la forma di lavoro industriale che rappresenta una netta
rottura con i metodi di lavoro delle società tradizionali.
Tra il 1802 ed il 1870 si assiste al lento emergere di forme di protezione sociale e
anche alla organizzazione della classe operaia. La protezione sociale è concessa
dall’alto, tramite le pressioni e il patronato delle élite liberali da un lato e dall’altro
tramite le pressioni della base operaia che mette in pratica le prime forme di
organizzazione di classe.
Tra le altre caratteristiche di questa prima metà di secolo, vi sono: l’accelerazione
dell’urbanizzazione, gli inizi della colonizzazione moderna, la rivoluzione delle
comunicazioni (telegrafo, prime centrali telefoniche, progressi nei metodi di
stampa). Da ricordare anche un fenomeno particolare di questo periodo: le
esposizioni universali ed internazionali. Queste hanno una differenza netta rispetto
alle fiere del medio evo: mentre in queste ultime il fine era soprattutto la vendita di
prodotti, nelle esposizioni il fine è quello di fare conoscere i nuovi prodotti o le
tecnologie. La differenza sta proprio nell’assenza di transazioni commerciali nelle
esposizioni. Mentre la prima esposizione industriale si può fare risalire a quella di
Londra nel 1756, è solo dopo il 1820 che il fenomeno accelera e si diffonde. Infatti,
mentre tra il 1800 ed il 1819 si sono avute solo 9 – 10 esposizioni nazionali, tra il
1820 ed il 1829 se ne hanno probabilmente 20 e questo fenomeno continua ad
aumentare sino ad arrivare a più di 50 nel decennio 1840-1849.
L’internazionalizzazione delle esposizioni avviene dopo la Great Exhibition di
Londra nel 1851.Ciò coincide anche con il diffondersi delle politiche liberali
britanniche. Altre esposizioni universali furono organizzate negli anni seguenti a
Dublino e New York. Ma la più importante fu quella di Parigi del 1855. Sia ha una
forte espansione di queste esposizioni universali sino al 1880. Successivamente,
anche con il riemergere di politiche protezionistiche si riducono lentamente.
1.1.1 La seconda metà del secolo XIX
Analizziamo ora le caratteristiche della seconda metà del secolo ossia del
periodo 1870-1914. Queste possono essere così riassunte: integrazione delle
società non europee nel sistema economico; apparizione di nuovi settori industriali;
apparizione di nuove forme di distribuzione; inizio dell’insegnamento generalizzato
11
e dell’insegnamento tecnico; inizio del declino del tasso di natalità; innovazione
agricola; i trasporti urbani.
Integrazione delle società non europee nel sistema economico europeo. In questo
periodo si assiste ad un intensificarsi degli scambi all’interno dell’Europa,
fenomeno che porta ad una certa integrazione economica del continente. Siamo
comunque lontani dai fenomeni di integrazione economica svoltesi nella seconda
metà del secolo XX secolo. I regimi economici di tipo autoritario, sorti nel corso
del XVIII secolo, grazie all’intensificarsi dei flussi economici, spariscono quasi
totalmente. Nonostante il fatto che, successivamente al 1892 comincino a riapparire
politiche protezionistiche, l’Europa diviene un grande mercato. Cosa più
importante in questo periodo è comunque il fatto che, anche il resto del mondo
comincia ad integrarsi in quello che può essere chiamato sistema economico
europeo. Quando parliamo di resto del mondo, intendiamo soprattutto i paesi
facenti parte del terzo mondo. Il 1892 segna però un ritorno alle politiche
protezionistiche. L’integrazione è inizialmente commerciale e successivamente
anche finanziaria grazie all’aumento degli investimenti internazionali ed alla
creazione di aziende multinazionali (fenomeno che può farsi risalire a questi anni).
L’integrazione è anche conseguenza della formidabile espansione della rete dei
comunicazione ed in particolare di quella dei trasporti. Si assiste anche ad una
estensione delle telecomunicazioni.
Apparizione di nuovi settori e di nuovi prodotti industriali. Nel periodo 1850-1870
si ha una netta espansione quantitativa nella produzione. Negli anni a cavallo del
1860 si ha una modificazione qualitativa ed una diversificazione dei prodotti
industriali. Per esempio si passa dalla produzione del ferro a quella dell’acciaio.
Nasce anche la moderna industria chimica; ciò comporta non solo l’utilizzo di
nuovi procedimenti ma anche la comparsa di nuovi prodotti. L’industrializzazione
si estende in nuovi settori, come quello del confezionamento. Tutto un insieme di
settori, prima fortemente tradizionali adottano dei moderni processi di
fabbricazione. Cominciano ad apparire anche una vasta gamma di nuovi prodotti di
consumo.
Apparizione di nuove forme di distribuzione delle merci. In questo periodo, tre
fattori hanno portato ad un marcato aumento del quantitativo di prodotti passanti
per i circuiti di mercato. Il primo riguarda l’aumento del volume dei consumi
dovuto sia al miglioramento nel livello di vita sia all’incremento nella popolazione.
Il secondo concerne l’aumento progressivo della popolazione urbana ed il
conseguente aumento della dimensione delle città. Infine, la diminuzione
dell’autoconsumo, soprattutto in ambito rurale. Gli effetti dell’aumento dei prodotti
passanti per il mercato hanno provocato delle modificazioni nella distribuzione. Si
è assistito, infatti, all’apparizione delle moderne forme di distribuzione: dai grandi
magazzini, alle cooperative di distribuzione e alle catene di magazzini.
10
Inizio dell’insegnamento primario obbligatorio e dell’insegnamento tecnico. Il
periodo 1870-1914 è effettivamente il periodo in cui l’insegnamento primario
10
P. Bairoch 1997 pg. 42-48
12
obbligatorio si diffonde all’interno dei paesi sviluppati. Ci furono certamente
tentativi in anni precedenti, come in Danimarca (1739) ed in Francia nel periodo
pre-rivoluzionario, di leggi per rendere obbligatorio l’insegnamento primario, ma
ebbero scarso successo. E’ il decennio successivo al 1870 che segna una rottura.
Bisogna fare innanzi tutto una distinzione. L’Europa era molto lontano dall’essere
uniforme. Alcune regioni, come quelle protestanti, avevano un sistema scolastico
abbastanza sviluppato: tra il 60 ed il 90 per cento della popolazione sapeva leggere
e scrivere.
11
In altre regioni europee, all’inverso, il 60-90 per cento della
popolazione non sapeva né leggere né scrivere.
La modificazione essenziale in questo decennio è la generalizzazione nei paesi
sviluppati, dell’insegnamento primario obbligatorio e non l’inizio dell’estensione
dell’insegnamento primario. Quando si parla di insegnamento obbligatorio si
intende insegnamento gratuito e indirizzato sia a ragazzi che a ragazze. La prima
legge, in Europa, riguardante quest’argomento è sicuramente quella di alcuni
cantoni svizzeri, principalmente Ginevra (1872) a cui è seguita l’Italia (1877).
Seguirono successivamente l’Inghilterra (1880) e la Francia (1882). Nei paesi ad
immigrazione europea, l’introduzione della legislazione concernente
l’insegnamento obbligatorio, è stata, in generale, più precoce. Ad esempio, negli
Stati Uniti dal 1852 il Massachusetts adotta una legge concernente
quest’argomento; in Australia, lo stato di Vittoria lo fa nel 1872 e il 1877 è il turno
della Nuova Zelanda.
L’instaurazione dell’insegnamento primario obbligatorio e gratuito risulta essere la
conseguenza di alcuni fattori: il bisogno di una manodopera più istruita per
l’industria ed i servizi; miglioramento nel livello di vita, ciò rende possibile di
sottrarre i ragazzi dal mondo del lavoro; pressione dei gruppi liberali della società.
Si può considerare che, all’alba della prima guerra mondiale, praticamente tutti i
paesi industrializzati disponevano di un sistema di insegnamento primario
obbligatorio.
Per ciò che concerne poi l’insegnamento tecnico moderno, esso nasce nella seconda
metà del XIX secolo. Ad esempio in Inghilterra, sino al 1851, le scuole e gli istituti
tecnico avevano avuto scarsa influenza sulla tecnologia, e le università ancora
meno.
12
Possiamo considerare che le date dello sviluppo dell’insegnamento tecnico
siano state il 1851 in Inghilterra ed il 1867 in Francia. Sono queste le date delle
esposizioni universali di Londra e Parigi, avvenimenti che hanno permesso una più
rapida diffusione delle tecnologie tra i vari paesi. Lo sviluppo dell’insegnamento
tecnico è avvenuto su due fronti: da una parte le istituzioni che formavano i giovani
dall’uscita della scuola primaria e, dall’altra, le istituzioni di livello universitario.
Inizio del declino del tasso di natalità. Quali che ne siano state le cause, dall’inizio
della rivoluzione industriale si è assistito ad una diminuzione del tasso di mortalità.
Per contro, la natalità è restata stabile nel corso di quel periodo. E’ solo a partire dal
11
P. Bairoch 1997 pg 49
12
E. Ashby 1958 in P. Bairoch 1997 pg. 54
13
periodo 1870-90 che, nei paesi industrializzati, comincia una diminuzione del tasso
di natalità.
Innovazione agricola. Si tratta, come qualcuno l’ha chiamata, di una nuova
rivoluzione agricola. Questa è caratterizzata dall’emergere della meccanizzazione
in agricoltura accompagnata dall’utilizzo di nuovi metodi di concimazione chimica.
Sono gli Stati Uniti che, in questo campo, giocano il ruolo di motore guida in
questo processo di innovazione tecnica. Anche se, per ciò che concerne i concimi
chimici, è la Germania a giocare il ruolo di pioniera. Questi progressi, hanno
permesso un’accelerazione della riduzione nella popolazione attiva in agricoltura.
Nel periodo 1870-1910 si passa effettivamente da un mondo dove l’agricoltura era
dominante ad un mondo dove essa appare marginale, pur restando importante:
mentre nel 1870, sia in Europa che negli Stati uniti, l’agricoltura occupa circa il 60
per cento della popolazione, nel 1910 si è scesi al di sotto del 50 per cento.
I trasporti urbani. L’accelerazione dell’urbanizzazione, una delle caratteristiche più
salenti della seconda metà del XIX secolo e che avremo modo di esaminare in
seguito, rese più problematici gli spostamenti all’interno delle città e porta allo
sviluppo dei trasporti urbani. Il primo sistema di trasporto comune urbano risale
alle idee del matematico francese Blaise Pascal che ebbe l’idea di fare circolare
delle carrozze su degli itinerari fissi, con degli arresti prefissati, ed ad un prezzo
fisso: tre principi che restano tuttora validi. Questo sistema fu inaugurato a Parigi
nel 1662.
13
Ma il vero debutto dei trasporti in comune urbani risale al 1828, sempre
a Parigi. Si tratta della creazione di una linea di “omnibus” a 14 posti. Il sistema si
diffuse poi in tutto il mondo occidentale: nel 1829 fu la volta di Londra e, nel 1831,
New York. La clientela restava però di classe media: a metà del XIX secolo, una
corsa in omnibus costava l’equivalente di un ora di salario di un operaio urbano.
Con l’introduzione della ferrovia anche a livello urbano, le cose cambiarono. Nel
1832, a New York, fu introdotta la prima linea di “tramway”, che non era altro che
il precedente omnibus messo su rotaie. A partire dal 1852, grazie a particolari
innovazioni (come l’inserire le rotaie in due solchi evitando problemi al traffico) , il
sistema cominciò a diffondersi rapidamente. La prima linea di tranvai elettrico fu
inaugurata nel 1881 a Francoforte sul Meno. Questo diventò rapidamente il mezzo
di trasporto urbano più diffuso. Per ciò che concerne la metropolitana, questa si
diffuse a Londra a partire dal 1863, quando la prima linea ferroviaria urbana
sotterranea fu aperta. A causa però dei problemi di inquinamento, fu solo con
l’elettrificazione della rete sotterranea che la metropolitana si diffuse. La prima
linea di metropolitana elettrificata fu aperta, sempre a Londra, nel 1890. Prima
della prima guerra mondiale già 12 città avevano inaugurato sistemi di trasporto di
questo tipo. I primo autobus di linea apparvero invece, per la prima volta, a Londra
nel 1904. Anche la bicicletta, specie in Europa, ebbe una notevole diffusione in
quegli anni.
13
P Bairoch 1997 pg. 64-65
14
1.2 La nascita e lo sviluppo del commercio internazionale: mercantilismo,
liberismo e protezionismo. Breve analisi delle politiche commerciali.
In questo paragrafo ci occuperemo dell’evolversi delle politiche commerciali,
nei paesi europei nel corso del XIX. Doverosa appare, però, una breve premessa
sulla situazione nei secoli XVII e XVIII. Le politiche commerciali allora vigenti
possono essere riassunte in quelle mercantiliste, la cui dottrina di base consisteva
nel ridurre al minimo le importazioni e di aumentare al massimo le esportazioni.
Ciò al fine di concentrare, all’interno del paese, la quantità massima di metalli
preziosi che erano considerati la base della ricchezza nazionale. Le politiche
economiche degli stati-nazione di quel periodo avevano un duplice obbiettivo:
costruire la potenza economica per rafforzare lo stato ed avvalersi della potenza
dello stato per favorire la crescita economica ed arricchire la nazione
14
. Gli stati
miravano ad assicurarsi delle entrate, e ciò li spingeva molto spesso a porre in atto
politiche che potevano arrecare danno alle attività realmente produttive. Il termine
di sistema mercantile fu utilizzato da A. Smith, filosofo ed illuminista scozzese
fondatore della scienza moderna dell’economia, nel momento in cui cercò di
classificare le politiche economiche della sua epoca
15
. A suo parere si trattava di
politiche che interferivano con la “libertà individuale” degli individui e causavano
una cattiva distribuzione delle risorse. Pur condannando queste politiche, Smith,
tentò però di offrirne un quadro più completo con l’obiettivo, anche, di metterne in
evidenza i limiti. Secondo l’interpretazione di Smith, le politiche mercantiliste
incoraggiavano esportazioni e penalizzavano le importazioni per ottenere una
bilancia commerciale favorevole per la nazione nel suo complesso, proprio come i
mercanti si arricchiscono nella misura in cui le loro entrate sono superiori alle
spese. Per oltre un secolo, dalla pubblicazione da parte di Smith del saggio
Ricerche sopra la natura e la causa della ricchezza delle nazioni nel 1776, il
termine mercantilismo ebbe una connotazione negativa. Fu solo nell’ultima parte
del secolo XIX che un gruppo di storici ed economisti tedeschi ne rovesciò la
concezione. Per questi economisti il mercantilismo era in primo luogo una politica
di costruzione dello stato portata avanti da sovrani saggi e benevoli
16
.
Proseguendo il nostro percorso storico possiamo affermare che, mentre i secoli
XVI e XVII, sotto le influenze mercantiliste, possono essere considerati come
protezionisti, il secolo XVIII appare essere un secolo di transizione
17
. La sua prima
metà, infatti, è ancora influenzata da politiche mercantiliste, la sua fisionomia
cambia però successivamente al 1760. In questi anni cominciarono a diffondersi,
prima in Francia e successivamente in Europa, le idee economiche fisiocratiche che
cominciarono a propugnare i meriti della libertà economica e della concorrenza. Fu
però il 1776 il vero anno di rottura. In questo non fu solo l’anno della
Dichiarazione di Indipendenza Americana ma, come già detto, fu anche quello
14
R. Cameron, 1993 pg. 205
15
R. Cameron, 1993 pg 206
16
R. Cameron, 1993 pg. 207
17
P. Bairoch, 1997 pg. 278
15