1.1 - Introduzione
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Il carbonio è molto abbondante in natura allo stato solido, circa lo 0.025 % della crosta terrestre, è
presente sia come elemento libero (diamante, antracite, grafite, carbone di legno e carbone fossile,
questi ultimi sono forme monocristalline di grafite) che come composto (carbonati, idrocarburi e
composti organici).
Considerando esclusivamente la prima tipologia di solido possiamo schematizzare le varie strutture
di carbonio come segue:
Fig. 1.1 Strutture allotropiche del carbonio
L’interesse del nostro studio verte sulla grafite, pertanto ometteremo le altre strutture.
La grafite è nota sin dal 1789 d.C., il nome deriva dal greco γράφειν (grafein), scrivere, venne
chiamata anche "mica dei pittori", sia per il suo aspetto lamellare, sia per la caratteristica di lasciare
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tracce su carta.
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Rino A. Michelin – Andrea Munari – Complementi di chimica inorganica – CEDAM 2005
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http://it.wikipedia.org/wiki/Grafite
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La grafite è già presente in natura, la si può trovare sottoforma di:
• Fiocchi o lamelle cristalline;
• Polveri sottili di grafite amorfa;
• Aggregati aciculari o fibrosi di origine idrotermale.
Essa, inoltre, può essere prodotta artificialmente, partendo da materie grezze, ad esempio carbone e
pece. In base ai parametri caratteristici del processo produttivo, quali:
• Pressione esercitata e tipologia (lungo una o piø direzioni);
• Temperatura;
• Tempo di mantenimento alle condizioni considerate.
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è possibile ottenere varie forme di grafite, come indicato in Fig. 1.2, con un sempre maggior grado
di anisotropia della struttura risultante.
Fig. 1.2 Struttura del reticolo della grafite in base ai parametri di processo produttivo.
La struttura desiderata varia a seconda delle applicazioni finali che il materiale dovrà soddisfare, di
conseguenza il processo produttivo stesso.
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http://www.azom.com/details.asp?ArticleID=1630#_Synthetic_Graphite
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http://www.sglgroup.com
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1.2 - Produzione
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I processi per la produzione di grafite possono essere classificati in base al tipo di lavorazione e
materiale di partenza in:
• Modellamento di grafiti;
• Carbonizzazione di precursori (polimeri organici);
• Deposizione di grafiti pirolitiche.
Un discorso a parte andrebbe fatto per le fibre di carbonio, che non rientrano, però, nell’interesse
del nostro studio.
1.2.1 Modellamento di grafiti
La qualità del pezzo finito dipende principalmente dall’impasto di partenza:
• Riempitivi: costituito di materiali a base di carbonio che grafitizzano rapidamente,
generalmente si utilizza coke proveniente dalla distillazione di petrolio, questo, viene
ottenuto, variando la percentuale di petrolio e i parametri operativi, in tre diverse qualità:
o Coke aciculare: eccelso grado di qualità, di forma aciculare, utilizzato per
applicazioni richiedenti elevate resistenze a shock termici e basse resistività
elettriche;
o Coke per anodi: per applicazioni basso-prestazionali;
o Coke isotropico: per ottenere isotropia e struttura a grana fine;
• Leganti: il piø comune è la pece, materiale duro, fragile e vetroso ricavato da distillazione o
trattamento a caldo di catrame (scarto di lavorazione metallurgica). I parametri che
influenzano grafitizzazione e qualità sono il punto di rammollimento e la percentuale di
complessi insolubili di chinolina (CHN) contenuta. Altri leganti sono pece da petrolio e
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resine termoindurenti, utilizzati per applicazioni speciali.
Un processo produttivo tipico può essere riassunto nel seguente diagramma di flusso:
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Hugh O.Pierson - Handbook of Carbon, Graphite, Diamond and Fullrenes – Noyes Publications – New Jersey – 1993.
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Fig. 1.3 Diagramma di flusso relativo a processo per stampaggio di grafite
La dimensione della grana ottenuta dopo macinazione in mulino va ad influire sulle proprietà finali
del monolite secondo la seguente scala:
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Grado Dimensione Proprietà
bassa densità
bassa dilatazione termica
Grana media da 0.15 cm a 1.25 cm
bassa resistenza meccanica
alta permeabilità
media
media dilatazione termica
Grana fine da 0.05 a 0.15 cm
media resistenza meccanica
media permeabilità
alta densità
alta dilatazione termica
Micrograni da 0.75 µm a 1 µm
alta resistenza meccanica
bassa permeabilità
Tab. 1.1 – Proprietà del monolite ottenuto in base alla granulometria delle polveri di partenza.
La miscelazione può essere fatta a basse temperature, con l’ausilio di solventi come acetone, o a
temperature maggiori (160-170° C, anche 350° C per applicazioni particolari), ma a secco.
La formatura viene eseguita poco sopra il punto di rammollimento, 125° C, per evitare distorsioni
del reticolo da parte della pece. In base alla tecnica di modellamento utilizzata si avranno diversi
risultati:
Tecnica Caratteristiche
Proprietà anisotrope
Sezione trasversale non uniforme
Presenza di vuoti lineari e planari
Estrusione
Limitata geometria
Produzione di pezzi di grandi dimensioni
Processo economico
Sezione trasversale non uniforme
Effetti di bordo
Compressione uni o biassiale
Presenza di vuoti lineare e lamellari
Processo economicamente intermedio
Proprietà isotrope
Sezione trasversale uniforme
Pressione isostatica
Assenza di vuoti e difetti
Alti costi di produzione
Tab. 1.2 – Proprietà del monolite in base al tipo di formatura scelto.
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densità
A seconda dell’applicazione avvengono varie impregnazioni per aumentare la caratteristica
desiderata, il caso principale riguarda l’aumento di densità mediante impregnazioni di pece e
conseguente occlusione totale o parziale della porosità aperta. Si possono, poi, privilegiare
caratteristiche differenti con impregnazioni differenti, come nel caso di impregnazioni con argento
liquido o fluoruro di litio per incrementare le caratteristiche di conducibilità elettrica. La cottura in
forno varia dai 600° C ai 900° C con un ritiro del 6% circa, mentre la grafitizzazione avviene a
3000° C.
1.2.2 Grafitizzazione da precursori (carbonio vetroso)
A differenza del processo visto in precedenza, in questo si utilizzano precursori che non
grafitizzano rapidamente e che conferiscono, sostanzialmente, proprietà isotropiche. Questa
tecnologia relativamente giovane, 1960, garantisce risultati finali migliori per quanto riguarda
carico di rottura e resistenza ad attacchi chimici, nonchØ una struttura completamente amorfa. La
grafite così ottenuta viene chiamata anche carbone polimerico per via dei polimeri organici che
fungono da precursori:
• Alcol polifurfurilico: è una resina termoindurente comunemente usata per l’impregnazione
di grafiti destinate ad elettrodi;
• Composti fenolici: dalla tipica struttura (COH), sono ottenuti per reazione di
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condensazione tra fenolo e formaldeide con eliminazione di acqua, a circa 250°C reticolano
formando una struttura rigida e divenendo insolubili;
• Poliimmidi: di formula (CHON)n è un precursore inusuale in quanto in fase di
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grafitizzazione crea una struttura altamente orientata;
• Poliacrilonitrile: meglio conosciuto come PAN, è utilizzato nella produzione di fibre;
• Cellulosa: rappresenta il maggior costituente di piante ed alberi, molto conosciuto il
Rayon® e il cotone, viene utilizzato anch’esso nella produzione di fibre.
Qualsiasi sia il precursore di partenza deve garantire determinate ed importanti caratteristiche:
• Deve originare una struttura reticolata nelle tre dimensioni;
• Deve garantire la carbonizzazione completa ed in stato solido, evitando la formazione di
mesofasi intermedie;
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• Deve avere elevato peso molecolare e grado di aromaticità per garantire un’alta resa di
carbonizzazione.
Miscelando con solventi od opportuni materiali si ottiene una amalgama, una volta portata alla
temperatura desiderata, questa, viene processata secondo le normali tecnologie plastiche (iniezione,
stampaggio, estrusione, pressione isostatica ecc.).
Il processo di reticolazione avviene in atmosfera inerte partendo da temperatura ambiente e
raggiungendo i 1000°-1400° C a velocità inferiori ai 5°C/min. Tale trattamento prende il nome di
carbonizzazione, in questa fase si ha la completa trasformazione dei precursori con eliminazione di
altre specie chimiche e conseguente perdita di peso e ritiro volumetrico (Fig 1.4 e 1.5).
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Fig. 1.4 Perdita di peso per resina fenolica sottoposta a trattamento.
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Hugh O.Pierson - Handbook of Carbon, Graphite, Diamond and Fullrenes – Noyes Publications – New Jersey – 1993.
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Fig. 1.5 Restringimento volumetrico e lineare per resina fenolica sottoposta a trattamento.
Successivamente si procede con la grafitizzazione, in un intervallo di temperature da 1800° C a
3000° C a seconda delle applicazioni.
Mediante questa tecnologia produttiva è possibile ottenere anche schiume di carbonio, riempitivi
(solitamente sferici) a bassa densità per plastiche e isolatori termici ad alta temperatura.
1.2.3 Grafite pirolitica
La tecnologia in questione è totalmente differente dalle due viste sopra in quanto si avvale di
precursori fluidi, si parla, infatti, di CVD ovvero di deposizione di sostanze in fase vapore. In
questo caso, inoltre, non si parla di veri e propri monoliti, bensì di strati nanometrici che vanno a
ricoprire il componente desiderato, questo può essere a sua volta di grafite, ottenuto mediante i
processi visti in precedenza.
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Hugh O.Pierson - Handbook of Carbon, Graphite, Diamond and Fullrenes – Noyes Publications – New Jersey – 1993.
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Il rivestimento ottenuto conferisce al pezzo le proprietà caratteristiche della grafite, andando a
migliorare meccanicamente (usura, attrito, durezza, ecc.), chimicamente (diffusione e corrosione),
elettricamente (resistività), fisicamente (porosità e densità) ed otticamente (riflettenza) le
prestazioni finali.
Questo tipo di tecnologia, tuttavia, non è di nostro interesse in quanto mira alla produzione di
rivestimenti con determinate proprietà e non di monoliti, pertanto, non ci addentreremo oltre nella
spiegazione di tale argomento.
1.3 - Classificazione e settori di applicazione
La grafite è un materiale profondamente personalizzabile, questo comporta una difficile
classificazione delle varie tipologie reperibili in commercio. Si nota, infatti, una certa
corrispondenza con gli acciai, dove l’identificazione avviene per campi di applicazione (acciai per
cuscinetti, per molle, da bonifica, speciali, per utensili, ecc.). Così, anche per le grafiti, nel nostro
caso sintetiche, è possibile abbozzare una lista che le distingua per settore di applicazione.
In base alle peculiarità del materiale (basso attrito, resistenza termica, conducibilità elettrica,
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conduttività termica, resistenza a radiazioni ed altro) possiamo elencare le seguenti tipologie di
applicazioni per grafiti:
• Spazzole di grafite: vengono sfruttate le proprietà di conduttività elettrica, basso attrito e
auto-lubrificazione:
o Per motori elettrici, fatte di grafite estremamente pura;
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http://www.substech.com/dokuwiki/doku.php?id=applications_of_graphite
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