Anche K. lactis è un organismo classificato GRAS ed è largamente impiegato nella
produzione di proteine eterologhe poiché, rispetto ad S. cerevisiae, ha mostrato una resa
superiore e una migliore secrezione delle proteine espresse, oltre ad una maggiore
stabilità dei vettori. K. lactis ha anche la capacità di crescere su substrati poco costosi
come il siero di latte (prodotto di scarto dell’industria casearia), grazie ad una permeasi
specifica e alla β-galattosidasi, enzima che catalizza la scissione del lattosio in glucosio
e galattosio.
In K. lactis sono presenti dei plasmidi naturali. In alcuni ceppi si trovano i plasmidi
lineari citoplasmatici pGKL1 e pGKL2, che costituiscono il cosiddetto sistema DNA-
killer. Il pGKL1 per il suo mantenimento dipende dal pGKL2; il plasmide pGKL1
codifica sia le tre subunità (α, β, γ) della tossina eterotrimerica zimocina, sia gli
elementi che determinano la resistenza a tale tossina.
I segnali di secrezione delle componenti del complesso della zimocina possono essere
utilizzati fusi con geni eterologhi in produzioni biotecnologiche.
Un altro plasmide naturale di K. lactis è il pKD1 (o 1.6 µm) che appartiene, come il 2
µm di S. cerevisiae, alla famiglia dei plasmidi circolari di lievito. L’elevata stabilità e
l’alto numero di copie (60-80 copie per cellula) che caratterizzano il pKD1 lo rendono
un ottimo vettore in cui inserire cassette d’espressione contenenti geni eterologhi.
K. lactis è un lievito anaerobio facoltativo e la sua capacità di produrre energia
utilizzando la respirazione o la fermentazione è regolata da fattori ambientali come la
disponibilità di ossigeno e di glucosio.
In K. lactis, in condizioni respirative, il piruvato entra nel ciclo di Krebs, dopo essere
stato modificato in acetil-CoA dal complesso della piruvato deidrogenasi (PDH), per
essere ossidato completamente a CO
2
, con produzione finale di ATP accoppiata al
trasporto degli elettroni; in condizioni fermentative invece viene indotto l’utilizzo della
piruvato decarbossilasi (PDC) che catalizza la decarbossilazione del piruvato ad
anidride carbonica ed acetaldeide, che a sua volta viene trasformata in etanolo grazie
all’azione dell’alcool deidrogenasi (ADH), figura 1.
4
Figura 1 Schema del metabolismo del glucosio in K. lactis
La piruvato decarbossilasi catalizza quindi il primo passaggio della via fermentativa di
utilizzazione degli zuccheri. Questo enzima richiede come cofattori sia la tiamina
pirofosfato (TTP) che il Mg
++
. L’unico gene codificante per la PDC in K. lactis è
KlPDC1.
Nella regolazione dell’espressione di questo gene è coinvolto il gene RAG3, che
codifica per un regolatore trascrizionale; sulla sequenza del promotore del gene
KlPDC1 sono presenti inoltre 5 siti di legame per il regolatore trascrizionale Gcr1p.
Rag3p ha una azione coordinata positiva sia sulla sintesi della PDC che sul suo
cofattore TPP, mentre agisce negativamente sulla piruvato deidrogenasi, che catalizza la
conversione ossidativa alternativa del piruvato e svolge quindi una funzione basilare
nella regolazione tra metabolismo fermentativo o respirativo.
Le caratteristiche del promotore del gene della PDC e la sua regolazione lo rendono un
elemento interessante da utilizzare nelle cassette d’espressione per la produzione di
proteine eterologhe: è infatti un promotore forte, regolato dalla fonte di carbonio.
Obiettivo di questo lavoro è valutare la produzione di glucoamilasi e di laccasi in ceppi
di K. lactis trasformati con dei vettori d’espressione che presentano il promotore
inducibile del gene KlPDC1 a monte del gene eterologo.
5
I ceppi di K. lactis utilizzati permettono di provare l’effetto dei geni RAG3 e GCR1
sulla regolazione del promotore del gene KlPDC1 e quindi sull’ espressione di queste
proteine.
Nel caso della glucoamilasi, per verificare la forza del promotore del gene KlPDC1, si è
anche effettuato un confronto con un vettore d’espressione contenente il promotore
costitutivo del gene GAPDH di S. cerevisiae; inoltre si è valutata la produzione di
questo enzima in ceppi di lievito in cui è stato deleto il gene codificante la PDC
(autoregolazione).
L’attività delle proteine eterologhe, che sono state ottenute secrete nel mezzo di coltura,
è stata stimata qualitativamente e quantitativamente.
La glucoamilasi è un enzima saccarificante (cioè scinde l’amido in glucosio) che agisce
sulle estremità non riducenti dell’amido o delle destrine: idrolizza i legami glucosidici α
1-4 e, se pur lentamente, quelli α 1-6, con inversione della configurazione anomerica. Il
saggio di attività enzimatica per la determinazione dell’efficienza di produzione di
questa proteina si basa sulla caratteristica del complesso formato dall’amido, substrato
dell’enzima, con lo iodio di avere un picco di assorbimento nel visibile a 580 nm.
Mediante una analisi Northern è stata anche valutata la quantità di trascritto relativa al
gene codificante questo enzima.
La glucoamilasi è stata infine visualizzata per frazionamento tramite elettroforesi.
La laccasi è una proteina che utilizza l’ossigeno molecolare per ossidare diversi
composti, aromatici e non, attraverso un meccanismo catalitico di tipo radicalico; è
coinvolta, ad esempio, nel turnover metabolico di composti organici come la lignina. Il
saggio di attività enzimatica si basa sulla reazione di questo enzima con l’ABTS (acido
2,2’-azino-bis-(3-etilbenzotiazolino-6-sulfonico)), seguendo l’aumento di assorbanza a
420 nm, corrispondente all’aumento di concentrazione dell’ABTS in forma ossidata.
La produzione di laccasi è stata anche valutata in scala semi-pilota, in bioreattore con
vessels da 1 litro.
6
Per entrambe le proteine eterologhe si sono avuti livelli di produzione soddisfacenti.
Inoltre dai risultati è emersa l’importanza del gene RAG3 sulla regolazione del
promotore utilizzato, e in mancanza di RAG3 (mutanti di delezione rag3∆), è risultata
fondamentale una mutazione specifica nel gene GCR1 per ripristinare i livelli di
produzione a valori elevati.
Questo lavoro ha dunque permesso di concludere che i ceppi di K. lactis utilizzati, in
particolare quelli caratterizzati da genotipo RAG3 e gcr1-1, sono buoni produttori di
glucoamilasi e di laccasi. Tale sistema biologico è anche di potenziale interesse per
applicazioni su scala pilota.
Nel primo capitolo verrà introdotto il lievito come sistema biologico per la produzione
di proteine eterologhe, saranno descritte le caratteristiche principali del lievito K. lactis
e le sue applicazioni in campo biotecnologico, e si descriveranno i vettori impiegati in
tale campo.
Nel secondo capitolo verrà illustrato in dettaglio il metabolismo del glucosio in K.
lactis, oltre che la funzione e la regolazione del gene codificante la PDC; saranno quindi
descritti i ceppi di K. lactis utilizzati in questo lavoro, e l’obiettivo di questo ultimo.
Nel terzo capitolo si introdurrà prima la glucoamilasi, poi verranno descritti i vettori
utilizzati per l’espressione di questo enzima, oltre che le misure eseguite ed i risultati
ottenuti. Nel quarto capitolo sarà affrontata in modo simile l’espressione della laccasi.
Infine nel quinto capitolo verranno riportate la discussione dei risultati ottenuti e le
conclusioni di questo studio.
7
Capitolo I
Produzione di Proteine Eterologhe e Kluyveromyces lactis
1.1-Lievito e produzione di proteine eterologhe
Il lievito è un eucariote unicellulare appartenente al
regno dei funghi.
Generalmente le cellule di questo organismo
presentano una forma ovoidale o sferoidale ed hanno
dimensioni variabili da pochi µm a 20-30 µm; la loro
struttura interna è quella delle cellule eucariotiche, ma
come le cellule batteriche hanno una parete cellulare che ricopre la membrana
citoplasmatica.
Esistono sia specie aerobie che anaerobie facoltative; per queste ultime specie il corredo
enzimatico cellulare non è lo stesso in tutte le condizioni ambientali, e la possibilità di
intervenire dall’esterno sulla regolazione del metabolismo è importante poiché questo
può essere indirizzato verso la produzione e l’accumulo di un prodotto d’interesse.
Le condizioni ottimali di crescita sono generalmente una temperatura compresa tra i
20°C e i 30°C, ed un intervallo di pH di 4.5-5.5.
Solitamente nel lievito la riproduzione è asessuata ed avviene per gemmazione (fig.
1.1.1 e fig. 1.1.2), ma in particolari condizioni si può avere la riproduzione sessuata
8
mediante il processo di coniugazione e la successiva meiosi che porta alla formazione di
quattro spore aploidi contenute nell’asco (fig. 1.1.2).
Figura 1.1.1 Gemmazione di cellule di lievito
Figura 1.1.2 Ciclo vitale del lievito
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La coniugazione può avvenire solo se i nuclei hanno fattori di sessualità diversi (a ed
α). Se i fattori di sessualità sono stabili, la specie si dice eterotallica e si può effettuare
facilmente un’analisi genetica formale.
I lieviti sono importanti sia nella ricerca scientifica di base, sia nell’industria
biotecnologica (principalmente farmaceutica ed alimentare).
Questo grazie alla rapidità di crescita; alla relativa facilità con cui possono essere
manipolati geneticamente rispetto ad organismi pluricellulari e diploidi; e perché, grazie
alla loro organizzazione eucariotica subcellulare, possono portare avanti la maggior
parte delle reazioni di ripiegamento e di modifiche post traduzionali necessarie per
avere proteine eterologhe biologicamente attive
(1)
.
Il lievito Saccharomyces cerevisiae, ad esempio, è universalmente riconosciuto come
sistema modello per lo studio dell’espressione dei geni eucariotici.
Il suo genoma è stato completamente sequenziato nel 1996, ed è costituito da una
sequenza di 12068 Kb (circa 6000 geni) organizzata in 16 cromosomi
(2)
.
E’ considerato un lievito fermentativo (anche in presenza di ossigeno più del 90% del
glucosio metabolizzato viene incanalato nella via fermentativa), ed è utilizzato nella
produzione di vino e birra, e nell’industria panaria.
Viene anche impiegato per la produzione di proteine eterologhe e per applicazioni
farmaceutiche essendo un organismo classificato GRAS (Generally Regarded As
Safe)
(1)
; tramite questo lievito è stato prodotto l’ antigene superficiale del virus
dell’epatite B
(3)
, ormai utilizzato comunemente come vaccino, ed una forma tronca
all’estremità C terminale della glicoproteina E2 del capside del virus dell’ epatite C
(6)
.
Nell’uso di S. cerevisiae per la produzione di proteine eterologhe si incontrano però
diversi problemi come basse rese (circa 1-5% delle proteine totali), bassa stabilità dei
vettori plasmidici, apparato di secrezione inefficiente (spesso le proteine non si
ritrovano nel terreno di coltura ma rimangono intrappolate nello spazio periplasmatico),
e talvolta le proteine prodotte sono iperglicosilate causando problemi di
immunogenicità e attività biologica
(1, 4, 5)
.
10
Una soluzione a questi problemi è l’utilizzo di sistemi di lievito alternativi come
Kluyveromyces lactis (che verrà trattato successivamente), Pichia pastoris, Hansenula
polymorpha, e Schizosaccharomyces pombe
(1)
.
Ad esempio, tramite P. pastoris è stata ottenuta una forma attiva di rh-chimasi umana
(7)
,
una serina proteasi coinvolta in numerosi processi fisiologici come infiammazioni,
rilascio di fattori di crescita, espulsione di parassiti, etc.. I meccanismi di glicosilazione
di questo lievito sono stati umanizzati sostituendo i geni strutturali della via di
glicosilazione con i corrispondenti geni umani al fine di ottenere la secrezione di
proteine umane correttamente glicosilate
(8, 9)
.
1.2-Kluyveromyces lactis
Gli studi su Kluyveromyces lactis iniziarono negli anni
’60, ed inizialmente fu chiamato Saccharomyces lactis.
Il lievito K. lactis è strettamente correlato a S. cerevisiae
in quanto tra i due lieviti possono essere scambiati
diversi geni strutturali.
Il sequenziamento del suo genoma è stato ultimato nel 2004 ed è costituito da una
sequenza di 10.6 Mb organizzata in 6 cromosomi
(10)
.
Le cellule di questo lievito sono più piccole rispetto a quelle di S. cerevisiae; è una
specie eterotallica con una predominanza del ciclo aploide
(10)
(la fase diploide è
transitoria), ed il suo habitat naturale è vario.
Diversi ceppi di K. lactis sono stati isolati da derivati del latte, ed una caratteristica
principale di questo lievito è proprio la capacità di sfruttare il lattosio come unica fonte
di carbonio. Il gene LAC12 codifica per la permeasi del lattosio, che consente il
11