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PRODUZIONE DEL CACAO IN COSTA RICA:
STUDIO DI UNA STRATEGIA DI CLUSTERING
SOSTENIBILE NEL CANTONE DI TALAMANCA
Giacomo Poggiali
Introduzione
Il Costa Rica è da sempre un importante produttore di cacao, con studi ar-
cheologici che ne confermano l’ampio utilizzo e coltivazione già nell’epoca
precolombiana. Prima della conquista coloniale i nativi del Costa Rica
usavano il cacao come alimento e moneta: era infatti simbolo di ricchezza
e potere tra le tribù. Il cacao nel paese è stato uno dei principali prodotti
d’esportazione dalla fine dell’800 alla fine degli anni ’70 del Novecento.
L’attività produttiva di cacao in Costa Rica ha subito infatti una brusca
diminuzione da 35 anni a questa parte, soprattutto per effetto della moni-
lia (Moniliophthora roreri), epidemia che dall’anno in cui iniziò a colpire,
il 1978, fu la principale causa di riduzione della produttività e della pro-
duzione del cacao. Il Costa Rica sperimenta così una brusca riduzione del-
la sua produzione di cacao, situandosi oggi al 41esimo posto nel mondo
per volume prodotto, nonostante le condizioni del suolo e climatiche del
paese generino un vantaggio competitivo nella produzione del cacao, così
come la sua posizione geografica di vicinanza o di rapido accesso ai gran-
di consumatori europei e statunitensi, e la manodopera familiare che con-
sente la riduzione di molti costi operativi (Barrantes & Foster, 2010). Tut-
tavia, l’importanza e la fama del cacao prodotto nel paese superano i mer-
cati toccati da questo prodotto: esso si identifica infatti per la caratteristica
speciale di essere un cacao fino e di aroma, qualità che assai pochi paesi
produttori offrono (Santos, 2010). Di tutti i paesi centroamericani solo il
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Costa Rica possiede infatti lo status di produttore di cacao fino e di aroma,
assegnato dall’Organizzazione Internazionale del Cacao (ICCO) a un nu-
mero piuttosto ristretto di paesi a livello mondiale. Il mercato del cacao
avente queste caratteristiche è così ampio, poco servito dal lato
dell’offerta, e disposto a pagare sovrapprezzi per cacao di alta qualità
(Barrantes & Foster, 2010). Le prospettive per questa produzione nel paese
sono quindi molto buone, poiché la domanda a livello mondiale è in con-
tinuo aumento così come i prezzi, soprattutto per quanto riguarda il cacao
biologico, che riguarda la maggior parte delle coltivazioni di cacao, solo
una parte delle quali figura effettivamente certificata come agricoltura bio-
logica a causa dei costi di certificazione. Nonostante le potenzialità del
paese in questa produzione, l’offerta nazionale è molto lontana dal soddi-
sfare la domanda delle industrie di trasformazione nazionali e dal mercato
delle esportazioni (Foster, et al. , 2007). Infatti, nel contesto dell’area cen-
troamericana il Costa Rica è il secondo produttore della regione dopo il
Guatemala, ma detiene il record negativo di minor rendimento per ettaro
nella produzione di cacao, su tutto il Centroamerica (Leitón 2008). La scar-
sa produzione e produttività sono conseguenze di errori nella gestione
delle piantagioni, scarsa fiducia, mancanza di materiale di semina adegua-
to, scarso appoggio tecnico. Tutti elementi legati alla grande sfiducia nel
settore nata dopo l’epidemia di monilia e a seguito delle grandi fluttua-
zioni dei prezzi del prodotto processato, che hanno portato diminuzioni
nella superficie coltivata a cacao ancora fino ai primi anni del terzo mil-
lennio, e fa risentire ancora il settore della scarsa produttività delle vecchie
piante non sostituite da nuove piantagioni. La sfiducia nel settore colpì
anche gli operatori pubblici, con il MAG (Ministerio de Agricultura y Ga-
naderia) che chiuse il Programa Cacao, bloccando molte delle azioni degli
altri operatori istituzionali coinvolti nel contesto della produzione. Buona
parte della cultura legata a questa produzione rischia di perdersi e si è
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persa a causa di questi cambiamenti legati a contingenze che hanno però
generato un cambiamento storico, con l’abbandono di molte coltivazioni
dopo millenni di familiarità con il cacao. Scopo di questo lavoro di tesi è
quello di ricercare, approfondire e proporre, a partire da elementi della
letteratura e risultati di esperienze scientifiche, una strategia di azione che
permetta di portare la produzione del cacao alla centralità che rivestiva
nelle radici culturali del territorio, e di sviluppare nuovi settori locali lega-
ti a questa produzione. Non si tratta però di una semplice dinamica di
produttività che deve essere aumentata perché il mercato lo richiede. La
maggior parte dei produttori si trova infatti nel cantone di Talamanca, zo-
na su cui si concentrerà questa proposta, che è la zona con il più basso in-
dice di sviluppo umano del paese. Si parla allora di un vero e proprio mo-
dello di sviluppo, che trova nel clustering il suo strumento, e che intende
mirare attraverso molte dinamiche (non ultime quelle di produttività) allo
sviluppo sostenibile del cantone di Talamanca, seguendo un percorso trac-
ciato dalle radici culturali indigene (storicamente legate alla produzione di
cacao) e dalla naturale vocazione del territorio alla produzione di cacao di
qualità. Al fine di approfondire e argomentare lo studio di una strategia di
clustering sostenibile per lo sviluppo del cantone di Talamanca, il lavoro
di tesi si svilupperà a partire da una prima analisi del contesto costaricen-
se in generale e talamanqueño nello specifico (Parte I), con attenzione ad
alcuni aspetti socio-economici peculiari che si ricollegano al discorso gene-
rale sulla produzione del cacao. Nella II Parte il lavoro di tesi si concentre-
rà sullo studio della catena produttiva del cacao del cantone di Talamanca,
con l’analisi specifica di alcuni attori chiave della parte del processo che si
svolge direttamente nella regione analizzata, comprensiva delle prospetti-
ve di sviluppo che verranno inserite tra gli obiettivi del modello di svilup-
po tramite clustering. In questa Parte si analizzerà inoltre il contesto istitu-
zionale che si muove con progetti di sviluppo e studi legati alla produzio-
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ne di cacao. Nella III parte si andrà poi nel vivo della tesi, includendo tutti
gli elementi precedentemente analizzati in una strategia di clustering. Il
modello di sviluppo comprenderà quindi un quadro sulle prospettive di
sviluppo degli attori e del cantone, di institution building, includendo gli
elementi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale, e gli studi del
centro di ricerca Cadenagro dell’Universidad Nacional de Costa Rica sulla
possibilità di adottare una denominazione di origine del cacao di Tala-
manca.
Infine si illustreranno i risultati attesi nel disegno integrato del modello di
sviluppo analizzato.
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Parte I – Analisi del contesto
1) La produzione di cacao in Costa Rica
1.1) Cenni storici
Esiste evidenza archeologica che dimostra che il cacao era utilizzato come
bevanda in Costa Rica già intorno al 400 AC. Inoltre, come nel resto della
regione toccata dalla cultura azteca, il cacao era utilizzato come moneta. Si
dice che fu Cristoforo Colombo il primo a bere la bevanda ottenuta dal ca-
cao, offertagli dagli indigeni, anche se la ricetta del “xocoatl” fu certamen-
te portata in Spagna nel 1528 da Hernán Cortés. Dopo alcuni adattamenti
per rendere la bevanda più affine ai gusti delle corti europee, già dal pe-
riodo coloniale inizia la produzione e il commercio del cacao nella regione
e in Costa Rica, come testimoniano registri risalenti all’epoca (Leitón 2008).
Nel XVII secolo il cacao diventa asse portante delle esportazioni costari-
censi, ma la sua preminenza nel quadro del ciclo delle esportazioni si rive-
la fugace, a causa di diversi fattori tra cui la mancanza di manodopera e la
difficoltà di processare e commercializzare il prodotto per via della man-
canza di reti di collegamento adeguate
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. Alla fine dell’800 lo sviluppo dei
commerci nella città e nel porto di Limón e la semina di nuove piantagioni
danno il via ad un nuovo rilevante incremento nella coltivazione del ca-
cao, che raggiunge un primo massimo tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento.
Ciò avviene anche grazie ai nuovi incentivi offerti dall’aumento dei prezzi
alle esportazioni, dirette principalmente negli Stati Uniti, in Germania e in
Svizzera, e trainate dallo sviluppo dell’industria cioccolatiera nordameri-
1
per approfondire vedi “Auge y estancamiento de la producción de cacao en Costa Rica
1660-95 ”, Philip MacLeod, 1996
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cana ed europea. Il picco nella produzione si raggiunge tra gli anni ’60 e
’70, quando la fiorente attività viene stroncata bruscamente dall’arrivo di
una epidemia di monilia (Moniliophthora roreri), che insieme ai bassi
prezzi pagati al prodotto in quegli anni porta al progressivo abbandono
della coltura, con alberi abbandonati o recisi per fare spazio ad altre colti-
vazioni. Questa malattia colpisce infatti direttamente il frutto durante tutta
la sua formazione e maturazione, per cui l’effetto diretto che si ottiene è
quello di una diminuzione nella produttività. Le coltivazioni con cui si so-
stituisce il cacao sono soprattutto platano e banano, spinti da incentivi
pubblici e dalle richieste del mercato. Questo processo di riduzione degli
ettari coltivati a cacao continua ancora fino agli inizi del nuovo millennio,
con in seguito una sostanziale stabilità su livelli molto bassi (vedi Grafico
1.1.1). La attività si mantiene ora in mano a pochi produttori con rendi-
menti molto bassi, piantagioni piccole con sistemi di coltivazione misto
(Foster, et al. , 2007). Nell’anno 1979, subito dopo l’inizio della epidemia di
monilia che contribuì fortemente alla riduzione di produttività e significa-
tività del settore, la produzione nazionale di cacao ammontava a circa