4
riconosciuto ai Partner Mediterranei rappresenta una fonte di
instabilità per tutta l’area del bacino mediterraneo, con problemi di
pressioni migratorie, di fenomeni di intolleranza, di razzismo e di
fondamentalismo religioso.
Malgrado l’UE non abbia il ruolo di mediatore nei conflitti
mediorientali, attraverso il Forum assume il ruolo di facilitatore del
dialogo tra le parti in conflitto, ottenendo il positivo risultato di
mantenere i canali di dialogo aperti.
Dal punto di vista economico, le due sponde del Mediterraneo sono
legate da intensi scambi commerciali, soprattutto in direzione nord, in
conseguenza dell’apertura preferenziale dell’Europa alle esportazioni
dei PSEM avviata nei decenni scorsi. Tocca ora proprio ai PSEM
aprirsi verso la concorrenza internazionale dalla quale sono a lungo
rimasti estranei.
Il presente lavoro esamina in modo specifico il ruolo svolto
all’interno del Partenariato dalla Spagna: nell’interesse di questo stato
infatti stanno sia la stabilità che lo sviluppo degli paesi del sud, e del
Mediterraneo; in conseguenza di ciò, la Spagna ha cercato di
realizzare le riforme economiche, sociali e politiche necessarie per
tentare di avvicinare l’UE a queste popolazioni in via di sviluppo.
Ormai avviati da tempo, i temi di discussione aperti sono diversi e tra
questi emergono le relazioni commerciali, l’immigrazione e il
narcotraffico, anche se ultimamente il Partenariato rivolge la sua
attenzione in modo particolare soprattutto verso il settore della
sicurezza che, in seguito ai numerosi atti di terrorismo verificatisi negli
ultimi anni, desta particolare interesse e preoccupazione.
In ultima analisi, il Partenariato ha raggiunto sicuramente alcuni
positivi risultati anche grazie al contributo spagnolo; nonostante ciò
da più parti si deplora la mancanza di coraggio politico da parte dei
Paesi Partner: nel rafforzare il percorso intrapreso, da una parte e
l’eurocentricità dei processi decisionali, dall’altra.
5
CAPITOLO I
IL PROCESSO DI BARCELLONA
La storia del Mediterraneo è, innanzitutto, la storia dei popoli che
questo Mare interno ha unito e diviso, rappresentando una via di
comunicazione e allo stesso tempo un confine naturale, che ha portato
anche a discriminazioni.
Il mar Mediterraneo è stato sotto molti punti di vista il palcoscenico su
cui si sono confrontati, spesso anche in modo drammatico, culture,
religioni e sistemi politici differenti, a volte anche contrastanti, e
questo lo ha reso, in un certo senso, luogo ideale per lo studio di vari
processi di interazione delle civiltà. La visione che emerge da questa
descrizione è quella di un’area che, nonostante l’eredità culturale
comune, è frammentata e conflittuale.
Oggi i nodi del confronto e della mescolanza dei popoli nel
Mediterraneo si ripresentano intensificati dal processo di
globalizzazione, che ci mette alla prova e probabilmente continuerà a
farlo ancora per molto tempo; eppure i processi di cooperazione
regionale in corso in quest’area ( in particolar modo il Partenariato
EuroMediterraneo ) rivelano la consapevolezza che la gestione dei
problemi che affliggono il bacino Mediterraneo impone strategie
comuni, visto che lo stato-nazione da solo non possiede gli strumenti
per risolvere autonomamente questioni spinose, come ad esempio il
degrado ambientale, la scarsità di risorse naturali o la crescita
demografica incontrollata.
Tutti questi problemi richiedono una strategia di cooperazione
multilaterale, la quale deve essere una componente obbligatoria nelle
relazioni tra i paesi del Mediterraneo, allo scopo di trovare il giusto
6
compromesso tra unità e diversità, tra cooperazione e conflitto, tra il
rispetto delle diverse tradizioni culturali e la valorizzazione delle
origini comuni.
L’obiettivo di lungo periodo è la costruzione di una comunità di
sicurezza nel Mediterraneo legata a un’identità comune, senza
minimizzare le difficoltà e tenendo presenti i passi fino ad oggi
compiuti per consentire l’avvio del processo di cooperazione.
1. COSA SI INTENDE VERAMENTE CON
L’ESPRESSIONE “PROCESSO DI
BARCELLONA”?
Dal punto di vista del significato la parola “processo” sta ad indicare
una serie di eventi provocati, successivi ed interconnessi.
1
L’espressione “Processo di Barcellona” è comunemente utilizzata per
indicare la creazione della partnership Euromediterranea nota anche
come EMP o PEM, cioè una serie di eventi che ha dato luogo ad una
complessa collaborazione tra i paesi dell’Unione Europea e quelli del
bacino Mediterraneo sud-orientale; essa, ispirata e nata dalla volontà di
creare un partenariato globale ed euromediterraneo, ha come scopo la
creazione di uno spazio comune di stabilità, prosperità e pace per i
paesi appartenenti all’area mediterranea e all’UE.
A tal fine non sembra essere sufficiente un partenariato che sia solo
economico e finanziario, ma altresì sociale, culturale ed umano.
Inevitabile è la necessità del rafforzamento del dialogo politico e della
sicurezza reciproca nel quadro degli strumenti e delle reti di relazioni
create dalla “politica di prossimità” esistente in Europa e rispecchiante
il riconoscimento dell’importanza politica e strategica, ma anche
commerciale e assistenziale della regione europea.
1
DIR: Dizionario Italiano ragionato, ed. D’Anna, Firenze 1988
7
Quindi con la Dichiarazione di Barcellona si esprime la volontà
dell’UE di collaborare con i suoi partners, abbandonando
l’impostazione tradizionale che la vedeva presentare proposte
accettate o respinte, a seconda dei casi, dai paesi mediterranei.
Dando seguito agli orientamenti già definiti dai Consigli Europei che
si sono tenuti tra il 1992 e il 1994
2
e alle proposte della commissione,
l’UE ha deciso di istituire dunque un nuovo contesto per le sue
relazioni con i paesi del Bacino Mediterraneo, in vista di un progetto
che si è concretato in occasione della conferenza ministeriale
euromediterranea di Barcellona del 27 e 28 novembre 1995,
dove si sono riuniti i quindici ministri membri UE e quelli dei dodici
paesi terzi del bacino del mediterraneo
3
.
In occasione di quest’incontro, i ventisette paesi partecipanti hanno
adottato all’unanimità una dichiarazione e un programma di lavoro che
rafforzerà, senza sostituirla, la cooperazione sviluppata negli anni
precedenti per un rilancio del processo d’integrazione.
Sin dal preambolo, i partecipanti hanno affermato la loro volontà di
superare il classico bilateralismo che ha contrassegnato a lungo le
relazioni euromediterranee, attribuendo ad esso una dimensione nuova,
più globale e più solidale. Ne deriva un contesto multilaterale
durevole, che poggia sullo spirito del partnernariato, pur rispettando le
specificità proprie d’ogni partecipante; infatti esso non intende
sostituirsi alle altre azioni o iniziative intraprese a favore della pace,
della stabilità e dello sviluppo della regione, bensì ampliarne la
portata.
Questo contesto multilaterale è fondato su una rete di relazioni
bilaterali tra ciascuno dei paesi partner e l’UE, sancite dagli accordi
d’associazione, per dare avvio ad un processo di cooperazione politica,
economica e culturale atta a ridurre il “fossato” economico che li
divide accrescendone la fiducia reciproca e la sicurezza comune .
2
Lisbona del giugno 92, di Corfù del giugno ’94 e di Essen del dicembre ’ 94
3
Erano presenti : Algeria,Cipro,Egitto,Israele,Giordania,Libano,Malta,Marocco,Autorità Palestinese,
Siria,Tunisia,Turchia ( PTM) .
8
Scopo principale della Conferenza di Barcellona è stato quello di
ricercare un accordo comune per dare avvio alla cooperazione politica,
economica e culturale, verificando l’esistenza di buone intenzioni per
continuare il processo iniziato, in modo tale da riuscire a centrare molti
degli obiettivi che si era prefissa.
La dichiarazione finale, suddivisa in tre capitoli, auspica un
rafforzamento della partnership in altrettanti settori specifici: politica e
sicurezza, economia e finanze, affari sociali, umani e culturali.
Vi si affermava inoltre l’impegno dei ventisette paesi della conferenza
a proseguire il cammino appena iniziato, stabilendo con precisione le
date dei successivi incontri.
I paesi firmatari si sono impegnati anche a formare entro il 2010 una
zona di libero scambio, stabilendo che tale obiettivo avrebbe dovuto
essere raggiunto tramite la firma di accordi di associazione tra l’UE e i
paesi mediterranei che hanno aderito all’iniziativa.
A tal proposito, già nello stesso anno 1995, i progressi compiuti in tale
ambito erano stati rilevanti, essendosi conclusi i negoziati con Tunisia
e Israele, altri stati hanno siglato il medesimo tipo di accordi negli anni
successivi. La Siria non ha ancora firmato l’accordo di associazione
con l’UE, trovandosi ancora nella fase dei negoziati; invece, i partner
più europei, vale a dire Cipro, Malta e Turchia, hanno sottoscritto
accordi di associazione con la Comunità Economica Europea già negli
anni ’60 e ’70. Il processo avviato a Barcellona rappresenta perciò una
grande risorsa strategica, politica ed economica per i paesi che vi
partecipano e costituisce oggi un fondamentale “laboratorio di dialogo
e cooperazione”; infatti, il concetto di integrazione Regionale procede
di pari passo con quello di transizione economica.
9
2. I TRE OBIETTIVI PRINCIPALI DELLA
POLITICA MEDITERRANEA DELL’UE E LE
STRATEGIE PER RAGGIUNGERLI
Tre sono gli obiettivi principali della politica mediterranea dell’UE
enunciati nella Dichiarazione di Barcellona
4
e nella “Strategia comune
dell’Unione Europea sul Mediterraneo”
5
:
OBIETTIVO POLITICO E DI SICUREZZA :
Il partenariato politico e di sicurezza ha due obiettivi fondamentali:
quello di assicurare un dialogo politico istituzionalizzato fra i partner
mediterranei (essendo sempre mancato in questa area un forum di
concertazione politica tra tutti i paesi della regione) e quello di
realizzare strumenti per una concertazione cooperativa della sicurezza
regionale, sia per quanto riguarda la prevenzione delle crisi e dei
conflitti, sia per l’istituzione di misure di fiducia, tanto più necessarie
in quanto questa regione è caratterizzata da una consistente corsa agli
armamenti.
L’ obiettivo politico della sicurezza prevede la creazione di una zona
di pace e di stabilità costruita nel rispetto dei diritti umani e dei
principi democratici, per cui le parti si impegnano ad agire in
conformità alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione
Universale dei diritti dell’uomo, come pure a rispettare altri obblighi
previsti dal diritto internazionale.
La dichiarazione precisa che occorre accogliere favorevolmente,
mediante il dialogo delle parti, gli scambi di informazioni su questioni
riguardanti i diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali, il razzismo e
la xenofobia. Le parti hanno inoltre convenuto di combattere il
terrorismo, la criminalità organizzata e i traffici di stupefacenti.
I firmatari si sono anche impegnati a rispettare la loro parità sovrana,
l’uguaglianza dei diritti dei popoli e il loro diritto
4
Conferenza di Barcellona 27-28 novembre 1995
5
Consiglio europeo di Feira del giugno 2000
10
all’autodeterminazione, perché le loro relazioni poggiano
principalmente sul rispetto dell’integrità territoriale, sul principio di
non intervento negli affari interni e sulla composizione pacifica delle
controversie. Sono stati presi anche accordi sul disarmo e sul controllo
degli armamenti, perché si vuole creare un’area mediorientale senza
armi di distruzione di massa.
OBIETTIVO ECONOMICO E FINANZIARIO :
Il Partenariato Euro Mediterraneo rappresenta un tentativo di
affrontare lo squilibrio esistente, che rischia di avere conseguenze
devastanti per la stabilità dell’intero continente, in termini di flussi
migratori e di instabilità fra gli stati della sponda sud, affrontando le
cause soprattutto economiche che ne sono alla base .Questo obiettivo
prevede il progressivo aumento del libero scambio dei paesi
mediterranei e dei vari partners europei, che consenta di avviare una
forma di integrazione sud-sud essenziale per uno sviluppo efficace
dell’area, presupponendo uno sviluppo socio-economico sostenibile ed
equilibrato, un miglioramento del livello di vita, un aumento del
livello di occupazione e la promozione della cooperazione e
dell’integrazione.
Per facilitare la realizzazione di questi obiettivi, è necessario tenere
conto dei differenti bisogni e livelli di sviluppo, lavorando
sull’adattamento e ammodernamento delle strutture economiche e
sociali, creando anche un opportuno quadro di istituzioni e regolamenti
adatto ad una economia di mercato. Si tratta di un compito molto
difficile, che deve riuscire a riformare le economie dei paesi terzi
mediterranei, senza tuttavia soffocarle sotto un peso troppo grande da
sostenere . I partners si sforzeranno anche di attenuare le conseguenze
sociali negative che possono risultare da tale adattamento,
incoraggiando programmi a favore delle popolazioni più povere.
Saranno progressivamente eliminati gli ostacoli tariffari e non, che
rallentano il commercio, secondo gli scadenziari che saranno negoziati
11
tra i partners, nel rispetto della data del 2010 fissata a Barcellona come
meta per la realizzazione della suddetta zona di libero scambio.
Secondo la Dichiarazione di Barcellona la creazione di un ambiente
più favorevole agli investimenti dovrebbe portare come conseguenza il
trasferimento di tecnologie e l’aumento sia di produzione che di
esportazione tra i paesi firmatari, comportando un processo di
ristrutturazione dagli indubbi effetti positivi.
Tali effetti, per essere ottenuti, implicano anche un fattore di ingente
sostegno finanziario da parte dell’UE, volto ad agevolare la transizione
economica e ad aiutare i partners a far fronte alle sfide sociali ed
economiche. Il Consiglio Europeo riunito a Cannes ha infatti già
convenuto di prevedere stanziamenti per un importo di quasi
cinquemila miliardi di euro dal 1995 al 1999, sotto forma di fondi del
bilancio comunitario, ai quali si aggiungono sia l’intervento della BEI
6
sotto forma di prestiti di importo simile, sia gli aiuti bilaterali tra gli
stati. L’ancoraggio delle economie dei paesi mediterranei allo spazio
europeo, anche se promette già vantaggi nell’immediato, potrebbe
avere un bilancio ancor più positivo nel medio e lungo periodo,
almeno per tre ragioni: la prima è il legame tra l’entrata nell’area di
libero scambio e le riforme economiche, in quanto la necessità di
realizzarle le rende ineluttabili, aumentando la loro credibilità e quindi
istituisce un clima favorevole agli investimenti.
La seconda ragione è che con gli investimenti stranieri arrivano anche
le “Know how” (conoscenze pratiche), le nuove tecniche di
management e gli accessi ai nuovi mercati per l’export; cose di cui
queste aree hanno immenso bisogno.
Infine l’ultima ragione è che diventa sicuramente possibile la crescita
del commercio intraregionale, resa finora improbabile sia dal basso
livello economico esistente sia dalla frammentazione sociale, politica
ed economica che contraddistingue l’area mediterranea.
6
Banca Europea per gli investimenti
12
OBIETTIVO SOCIALE ,CULTURALE E UMANO :
Questo terzo obiettivo prevede la cooperazione anche nel campo della
sicurezza civile e dell’ordine pubblico, come già avviene in ambito
regionale, contro la criminalità organizzata, il terrorismo, il traffico di
droga e la regolamentazione dell’immigrazione.
In questi settori i problemi vanno affrontati sia attraverso la
cooperazione governativa sia attraverso la cooperazione decentrata
come uno scambio trasversale tra società civili.
L’elemento innovativo consiste proprio nel portare la cooperazione fra
società civili allo stesso livello di ufficialità della cooperazione
intergovernativa, facendo in modo che, pur rispettando le differenze
culturali dei paesi euromediterranei, vi siano maggiore comprensione e
sensibilizzazione nel rispetto delle differenze culturali finalizzati al
riavvicinamento dei popoli e a una migliore percezione reciproca.
Il partenariato, infatti, si fonda da un lato sul delicato compromesso tra
l’esistenza del riconoscimento e del rispetto delle tradizioni culturali e
civili diverse, mentre dall’altro lato fa leva sulla valorizzazione delle
radici comuni esistenti tra i partners.
La Dichiarazione di Barcellona pone l’accento sull’importanza del
dialogo interculturale e interreligioso, non trascurando l’importanza di
altri fattori di sviluppo sociale e culturale come quello delle risorse
umane e del settore sanitario.
La Dichiarazione ha stabilito un meccanismo che assicuri che gli
obiettivi e i principi proclamati possano essere attuati e messi in
pratica indicando allo scopo alcuni strumenti per monitorare
l’evoluzione della politica nei prossimi anni.
Sono stati peraltro consigliati periodici incontri dei ministri degli esteri
dei 35 paesi dell’EMP
7
, la cui funzione è quella di monitorare
l’applicazione della Dichiarazione di Barcellona e di definire le azioni
che devono essere intraprese per raggiungere gli obiettivi stabiliti.
7
partnership Euromediterranea
13
Inoltre sono state indicate le diverse funzioni del Comitato
Euromediterraneo per il Processo di Barcellona funzionari, precisando
che l’UE è rappresentata dalla Troika in carica e che ogni partner ha il
suo rappresentante individuale.
Gli strumenti di monitoraggio previsti riguardano in primo luogo la
Commissione Europea, alla quale è attribuita la piena responsabilità
nella preparazione dettagliata e nel conseguante lavoro con il Comitato
e i Ministri degli esteri; in secondo luogo ulteriori contatti riguardano
anche le azioni definite dai Ministri degli esteri, realizzabili
attraverso incontri ad hoc con alti funzionari, per decidere chi prenderà
le misure necessarie in merito.
14
3. GLI ORGANI ISTITUZIONALI DEL PROCESSO
DI BARCELLONA
ASSEMBLEA PARLAMENTARE EUROMEDITERRANEA (APEM)
Nel 1998 per iniziativa del Parlamento Europeo viene istituito, con lo
scopo di favorire un futuro dialogo parlamentare tra i paesi dell’area
mediterranea, il Forum Parlamentare Euromediterraneo, che si è
riunito sei volte, con periodicità irregolare, fino al dicembre 2003.
Dalla trasformazione del Forum Parlamentare Euromediterraneo è nata
l’Assemblea Parlamentare Euromediterranea, la quale ha tenuto la sua
sessione inaugurale a Vouliagmeni, nei pressi di Atene, il 22 e 23
marzo 2003, dando seguito alle decisioni adottate precedentemente a
Napoli il 2 dicembre dal V Forum parlamentare euromediterraneo e il
3 dicembre dello stesso anno dalla Conferenza euromediterranea.
Hanno partecipato ai lavori alcuni rappresentanti ufficiali dei
parlamenti dei quindici Stati membri dell’UE, dei dodici paesi, dei
territori mediterranei associati all’UE e del Parlamento europeo. Vi
hanno assistito anche, come invitati speciali della presidenza,
parlamentari di altri paesi candidati all’adesione all’UE e dei Balcani,
nonchè i rappresentanti dei parlamenti libico e mauritano.
La creazione dell’APEM (Assemblea Parlamentare Euro
Mediterranea) rappresenta un passo decisivo verso
l’istituzionalizzazione e il rafforzamento della dimensione
parlamentare del partenariato euromediterraneo, poichè diventa
l’espressione tangibile dell’interesse comune a rafforzare sicurezza e
stabilità nella regione, promuovendo ed attuando le riforme politiche,
sociali ed economiche atte ad impedire al terrorismo, agli estremismi e
alla criminalità organizzata di ostacolare i progressi in tale direzione.
L’APEM permetterà in futuro di approfondire la logica di dialogo e di
15
cooperazione in vista di una migliore comprensione reciproca.
L’Assemblea è composta di 240 membri dei quali 120 sono designati
dai Paesi partner mediterranei, 45 dal Parlamento europeo e 75 dai
Parlamentari nazionali degli stati membri.
Essa è ulteriormente ripartita in tre Commissioni di ottanta membri
ciascuna, i cui compiti corrispondono in linea generale ai tre capitoli in
cui è diviso il partenariato: politico e di sicurezza, economico–
finanziario, socio - culturale e umano.
L’ufficio della Presidenza è composto di quattro membri : due
appartenenti ai paesi terzi mediterranei, uno al Parlamento europeo e
uno ai Parlamenti nazionali; essi assicurano la presidenza sulla base di
una rotazione annuale; l’ufficio della Presidenza è responsabile inoltre
dei lavori di coordinamento dell’Assemblea.
L’Assemblea è un organo consultivo; può intervenire su tutti gli
argomenti concernenti il partneriato, con particolare riferimento al
seguito degli accordi di associazione esprimendosi attraverso
risoluzioni e raccomandazioni adottate per consenso o maggioranza
qualificata; essa garantisce complementarità con le altre istituzioni del
Processo di Barcellona e, per questo motivo, i rappresentanti nominati
dalla Conferenza Euromediterranea dei ministri degli affari esteri e
della Commissione Europea partecipano alle riunioni e hanno diritto di
parola.
COMITATO PERMANENTE PER IL PARTENARIATO
EUROMEDITERRANEO (COPPEM)
Le città, i comuni, gli Enti intermedi e le regioni dei Paesi del
partenariato euromediterraneo hanno aderito volontariamente alla
costituzione di un organismo di lavoro e si sono impegnati a
collaborare tra loro, allo scopo di perseguire gli obiettivi della
Dichiarazione di Barcellona e dei successivi documenti, attraverso il