garantire un elevato livello di trasparenza e comparabilità dei bilanci e quindi
l’efficiente funzionamento del mercato dei capitali e del mercato interno.
L’utilizzo degli IAS/IFRS, quindi, comporta la redazione di un bilancio che ha
finalità completamente diverse da quello del bilancio redatto secondo le normative
civilistiche; a finalità diverse corrispondono anche diversi postulati, criteri di
valutazione, nonché contenuto. I nuovi principi IAS/IFRS si rivolgono agli
investitori e presentano il bilancio in una visione in prevalenza prospettica, mentre
la prassi comunitaria, è interessata alla tutela dei soci e dei creditori e ha come
finalità la prudente valutazione ai fini della conservazione del patrimonio. In
sostanza, i nuovi principi IAS/IFRS interpretano i bilanci in chiave evolutiva e,
sempre nel rispetto del principio di competenza, il risultato d’esercizio è visto
quale indicazione delle prestazioni aziendali future.
L’obiettivo del presente lavoro è individuare il contributo informativo apportato
con il passaggio agli IAS/IFRS, analizzando gli impatti che gli standard
internazionali hanno prodotto sul bilancio ed in particolare sul patrimonio netto e
sul reddito di periodo consolidati e sulle performance aziendali misurate
attraverso gli indicatori economico-finanziari.
L’analisi è arricchita da una ricerca empirica effettuata sui bilanci consolidati di
alcuni Gruppi societari appartenenti all’indice di Borsa MIB30, al fine di
verificare se c’è stato, con il passaggio agli IAS/IFRS, l’effettivo apporto
informativo per l’apprezzamento del valore economico di un investimento attuale
o potenziale nell’ottica dell’investitore. Tale ricerca empirica è supportata dall’
analisi dell’impatto del passaggio agli IAS/IFRS sugli indicatori di performance
aziendali analizzando gli scostamenti di tali indicatori pre e post IAS/IFRS e
dall’analisi delle eventuali variazioni sui multipli di mercato più significativi,
dell’ equity side e dell’ asset side, al fine di verificare l’incidenza degli IAS/IFRS
nella comunicazione d’impresa nell’ottica degli investitori che, per le imprese
quotate in borsa, rappresentano i principali interlocutori al livello di
comunicazione economico-finanziaria.
5
Capitolo 1. Il bilancio nella comunicazione d’impresa.
1.1. Il ruolo della comunicazione nell’impresa.
L’obiettivo della comunicazione d’impresa è quello di esprimere e rendere
note le capacità dell’impresa stessa (valori di fondo, competenze distintive,
finalità ecc.), in modo da rendere visibile e condivisibile ciò che essa è, ciò che sa
fare , al fine di mobilitare le risorse tangibili e intangibili necessarie per il suo
sviluppo.
L’importanza della comunicazione d’impresa è cresciuta nel tempo grazie anche
all’ampliamento della categoria di interlocutori aziendali verso i quali l’impresa è
tenuta a sviluppare un alto livello di credibilità nei propri confronti. La
comunicazione deve accrescere la trasparenza.
1
In quest’ottica la comunicazione d’impresa risulta essere importante per ottenere
credibilità strategica e reddituale, fiducia, legittimazione per essere sempre più
rispondente alle attese dei suoi interlocutori, ma anche per essere efficace ed
efficiente, nel senso di soddisfare i bisogni e corrispondere alle aspettative di chi
controlla o fornisce risorse e, infine, per avere apprezzamento affettivo, inteso
come la capacità di suscitare adesione emozionale.
Perseguendo questi obiettivi, l’impresa migliora anche la propria immagine che si
basa su serietà, affidabilità, credibilità e fiducia, che si esprimono in un
atteggiamento di disponibilità da parte degli interlocutori aziendali.
Infatti, l’immagine che un individuo ha di un’azienda influenza in maniera
determinante le decisioni a essa relative, nel decidere se acquistare un prodotto,
concedere un prestito o investire in azioni di una data impresa.
Si può affermare che l’impresa comunica per migliorare la propria identità e la
propria immagine al fine di avere un duraturo successo.
La comunicazione svolge un ruolo importante anche nel definire e nel combinare,
in modo integrato e sinergico, tutti gli elementi che costituiscono l’identità
dell’impresa; ciò vuol significare che l’impresa, e conseguentemente il suo
sistema gestionale, è composta da un insieme di risorse che, da sole, difficilmente
1
Corvi E. Comunicazione di impresa e investitor relation, Egea, Milano, 2000, pag. 11.
6
sono in grado di creare un vantaggio competitivo.
2
Tale obiettivo può invece
aversi attraverso la combinazione esistente tra capacità e risorse.
Le risorse sono un’insieme di beni, materiali ed immateriali, importanti per
l’impresa nel determinare ciò che essa può fare. Le capacità aziendali, invece,
sono rappresentate da ciò che l’impresa è in grado di fare grazie ad insiemi di
risorse che operano congiuntamente. Le capacità relazionali, ossia l’abilità
dell’impresa stessa di ottenere coordinamento e collaborazione tanto verso
l’interno quanto verso l’esterno, sono il frutto dell’attività di comunicazione
dell’impresa. Inoltre, anche la difendibilità e l’acquisibilità del vantaggio
competitivo (e del vantaggio reddituale che ne consegue) risultano strettamente
dipendenti dalla capacità dell’impresa di saper gestire la propria comunicazione,
tanto verso l’interno quanto verso l’esterno.
Quindi, la comunicazione è elemento fondamentale di compattezza e di unicità
dell’impresa. “L’impresa è sistema: la comunicazione è il legame che consente
comportamenti coordinati dei suoi elementi verso il raggiungimento di fini
comuni”.
3
La comunicazione permette di governare il disordine presente in una
organizzazione sociale formata da più individui che agiscono come forze
centrifughe, sviluppa cioè un’azione di indirizzo e di ordine.
Inoltre, la complessità che caratterizza l’attuale scenario, dovuta in gran parte alla
velocità e alla scarsa prevedibilità dei cambiamenti e degli avvenimenti, rende
impossibile una valutazione analitica e costante dei soggetti e dei sistemi con i
quali si articolano e si sviluppano relazioni economico-sociali. Pertanto diventa
sempre più importante la visibilità e la trasparenza per accordare fiducia e
credibilità ai propri interlocutori e da essi ricevere fiducia, credibilità e quindi
risorse.
Come afferma Guatri:“si ha credibilità strategica e reddituale quando tutti coloro
che sono interessati alla vita e alle prospettive di un’impresa apprezzano
2
Secondo la prospettiva della Resource Based View (Wernerfelt, 1984; Barney, 1986) le risorse
interne all’impresa rappresentano una fonte di vantaggio competitivo non osservabile
separatamente dal contesto di azione, né separabile dal medesimo contesto (a differenza, ad
esempio, del contenuto di un brevetto), quindi non cedibili dall’impresa stessa. L’impresa è
considerata come un complesso unico e irripetibile di risorse e di competenze, le quali
costituiscono il fondamento del vantaggio competitivo.
3
Amigoni, 1991, in Corvi E. Comunicazione di impresa e investitor relation, Egea ,Milano, 2000.
7
positivamente il suo operato e le sue scelte strategiche di fondo e che un alto
grado di credibilità è sicura premessa alla trasferibilità del valore creato”.
4
Se attraverso la credibilità strategica si può trasferire al mercato il valore creato
dall’impresa, allora attraverso la comunicazione è possibile aumentare la
credibilità strategica, migliorando l’immagine e valorizzando l’intangibile. Quindi
la comunicazione non si limita a diffondere il valore del capitale economico, ma,
avendo la capacità di aumentare la credibilità strategica e reddituale dell’impresa
e migliorarne l’immagine, può contribuire alla creazione del valore incrementando
il patrimonio intangibile dell’impresa. In sintesi si può affermare che la
comunicazione crea e diffonde valore.
Seppure con pesi e articolazioni diversi, in tutte le imprese si possono individuare
quattro aree di comunicazione, dove ciascuna area contribuisce alla diffusione e
creazione di valore:
- comunicazione commerciale;
- comunicazione istituzionale;
- comunicazione gestionale;
- comunicazione economico-finanziaria.
1.1.1 La comunicazione economico-finanziaria.
La comunicazione economico-finanziaria può essere considerata come il
complesso delle comunicazioni effettuate attraverso qualsiasi canale di diffusione
dalla direzione aziendale alle varie classi di interesse in essa convergenti,
sull’evoluzione dell’assetto reddituale, finanziario e patrimoniale dell’impresa.
Essa è volta a migliorare le relazioni con i propri portatori di risorse, esplicitando
gli aspetti patrimoniali, reddituali e finanziari dell’impresa, gli auspicabili
incrementi di valore del capitale economico, rendendo così percepibile la sua
qualità di operatore economico, di soggetto capace di produrre reddito in modo
continuativo, attraverso l’uso di determinate risorse.
La sua importanza è cresciuta nel tempo ed è divenuta fondamentale per la
sopravvivenza stessa dell’impresa. Una corretta e articolata informativa, sui
4
Guatri L., Massari M., “La diffusione del valore”, Egea , Milano, 1992. pag. 153.
8
contenuti e sui risultati dell’attività aziendale, è oggi considerata necessaria per
poter ottenere la fiducia dei portatori di risorse.
Il valore creato dalla comunicazione economico-finanziaria può essere sintetizzato
in credibilità reddituale, patrimoniale e finanziaria. Aumentando tali aspetti, si
contribuisce a creare un clima di sicurezza e fiducia che riduce il rischio specifico
percepito dagli interlocutori consentendo così, di ottenere le risorse, finanziarie e
non, a condizioni più vantaggiose.
In passato, parlare di comunicazione economico-finanziaria volta alla
divulgazione di particolari notizie, verso i dipendenti e gli interlocutori esterni,
appariva come una violazione del principio della riservatezza aziendale.
L’evoluzione del contesto ambientale ha inciso pesantemente sul comportamento
delle imprese, anche in questo specifico campo: le dimensioni aziendali sono
aumentate, lo sviluppo imprenditoriale è diventato anche da noi sempre più
dipendente da quello del mercato finanziario, la propensione del risparmio a
investimenti in capitali d’impresa è sensibilmente aumentata.
Inoltre, l’attuale tendenza verso la globalizzazione dei mercati ha accentuato
l’esigenza di un allineamento formale e sostanziale dell’informazione agli
standard internazionali.
In questa nuova realtà, gli aspetti economico-finanziari, che connotano l’impresa,
hanno assunto un ruolo di maggiore importanza ai fini dell’ottenimento del
consenso e quindi dell’affermazione dell’immagine aziendale.
Miglioramenti legislativi, aumento della conoscenza economica da parte degli
interlocutori soprattutto finanziari, aumento dell’interesse verso i fenomeni
economici, sono tutti fattori che hanno contribuito, in via diretta, all’affermazione
della comunicazione economico-finanziaria.
Ciò nonostante, la cultura dell’impresa non si è ancora adeguata del tutto al nuovo
modo di intendere l’informazione societaria, infatti, le imprese incontrano ancora
troppe difficoltà nel trasformare la comunicazione economico-finanziaria in
strategia aziendale e limitano l’azione informativa a un rispetto puramente
formale delle nuove norme di comportamento.
9
In Italia la comunicazione economico-finanziaria, diversamente da quanto avviene
nel mondo anglosassone,
5
è ancora troppo spesso considerata come un “dovere”
finalizzata a garantire soluzioni idonee al fronteggiamento dei problemi di
democrazia interna ed esterna.
Per ciò che concerne il primo aspetto, è sintetizzabile nella necessità di porre in
essere meccanismi volti ad assicurare al socio la tutela del proprio diritto ad
un’esaustiva informazione. Per ciò che concerne il secondo aspetto, si rispecchia
nella necessità di fornire una corretta informazione non solo ai potenziali
investitori ma, a tutti i soggetti interessati all’impresa, attraverso una trasparenza
informativa tale da permettere il raggiungimento di un elevato grado di efficienza
e di funzionalità del mercato dei capitali.
La trasparenza informativa del mercato dei capitali e delle imprese che vi
operano è un requisito richiesto dal mercato stesso per il suo funzionamento. Essa
è strumentale all’ottenimento della fiducia, necessaria per ottenere l’apporto di
risorse tangibili e intangibili da parte degli interlocutori aziendali.
Per l’impresa, tutto ciò richiede uno sforzo di comunicazione organico,
continuativo e qualificato, volto a informare, sensibilizzare, motivare e fidelizzare
il proprio pubblico di riferimento.
Gli obiettivi della comunicazione economico-finanziaria sono innumerevoli e
variano a secondo dell’impresa e del momento particolare che l’impresa sta
attraversando. A titolo esemplificativo si possono citare i seguenti obiettivi:
ottenere capitali necessari all’espansione aziendale, massimizzare il prezzo del
collocamento e sostenere la quotazione in Borsa, farsi accettare dalla comunità
finanziaria, supportare le operazioni finanziarie, aumentare il volume degli scambi
delle azioni, migliorare la credibilità e l’immagine dell’impresa etc.
I canali attraverso cui avviene la comunicazione economico-finanziaria sono
diversi e variano a secondo degli obiettivi posti in essere da questa. Uno dei canali
5
“Nel mondo anglosassone la comunicazione economico-finanziaria è uno strumento con cui si
trasforma un valore patrimoniale in valore di mercato: informare i potenziali investitori, non
solo sui risultati passati, ma anche sulle aspettative e i programmi futuri, significa trasferire la
credibilità necessaria per lo sviluppo del mercato finanziario”, Colombi E. “La sfida della
trasparenza”, Etas, Milano, Libri, 1993, pag. 23, in Corvi E., “Comunicazioni di impresa e
investor relation”, Egea, Milano, 2000.
10
più diffusi nella comunicazione economico-finanziaria è il sistema informativo di
bilancio che sarà l’oggetto di questo studio.
1.1.2 Bilancio come strumento di comunicazione.
La funzione dell’informativa societaria dovrebbe essere quella di strumento di
conoscenza, per la totalità delle classi di interesse o per alcune tra esse, di alcuni
fatti aziendali rilevanti. L’informativa societaria svolge una funzione realmente
informativa allorché offre, ex ante, l’opportunità di assumere decisioni razionali di
investimento e/o disinvestimento, mentre svolge una funzione di rendiconto
allorché offre l’opportunità, ex post, di controllare le decisioni effettuate dal
soggetto economico.
Il bisogno concreto di conoscere, di tempo in tempo, l’andamento della gestione e
le mutevoli condizioni economico-finanziarie dell’impresa onde poterne anche
antivedere gli svolgimenti futuri e a questi adeguare la propria azione, è necessità
oggi avvertita da tutti gli interlocutori dell’impresa, per motivi diversi alle sorti
dell’impresa medesima.
L’informativa di bilancio persegue, in prima approssimazione, l’obiettivo di
comunicare i risultati conseguiti dall’impresa e la sua situazione patrimoniale e
finanziaria, nonché di definire la politica dei dividendi. Una corretta ed esauriente
informazione sulle modalità gestionali e sulle componenti strutturali dell’impresa
implica, necessariamente, la valorizzazione del concetto di “chiarezza” del
bilancio, concetto sintetizzabile nella rappresentazione di un quadro fedele
dell’impresa, attraverso l’analisi dettagliata delle diverse componenti, nella
specificazione dei criteri contabili adottati, nell’inserimento di valori interpretativi
delle future tendenze evolutive dell’impresa e di verifiche dell’esistenza dei
presupposti indispensabili alla prosecuzione dell’attività aziendale in condizioni di
economicità.
Oggi, il sistema informativo di bilancio non è più considerato solo un mero
documento amministrativo autonomo, atto a dar evidenza all’entità e alla
composizione sia del risultato economico sia del capitale di funzionamento, esso
è, invece, un mezzo efficace per presentare e diffondere le linee ispiratrici
dell’attività svolta dall’impresa, lo stile di comportamento, i modi e i mezzi
11
utilizzati per realizzare il progetto strategico, consentendo così ai terzi di attuare
l’apprezzamento della gestione in esso rappresentata.
Quindi, esso non è solo un veicolo d’informazione degli accadimenti aziendali
ma, anche uno strumento di pubblicità istituzionale, vale a dire quale strumento di
comunicazione da utilizzare nei confronti di una collettività presso la quale
ricercare legittimazione e consenso sociale, interpretandolo pure come risposta
dell’impresa alle sollecitazioni ricevute dal mercato e dai terzi.
In sintesi si può affermare, senza ombra di dubbio, che il sistema informativo di
bilancio è il principale mezzo di trasmissione delle informazioni economiche
aziendali all’ambiente in cui l’impresa opera, nonché l’occasione primaria di
comunicazione e di politica d’immagine anche nei profili che hanno rilevanza
economica solo indiretta.
1.1.3 Evoluzione dell’informativa societaria.
Come si è affermato poc’anzi, l’informativa di bilancio persegue, in prima
approssimazione, l’obiettivo di comunicare i risultati conseguiti dall’impresa e la
sua situazione patrimoniale e finanziaria, nonché di definire la politica dei
dividendi.
Affinché venga perseguito tale obiettivo è necessario adottare un linguaggio
comune a tutto gli interlocutori sull’informativa di bilancio a livello
internazionale.
Nel corso degli anni si è assistito sempre più al fenomeno della globalizzazione
dei mercati, che ha registrato una fase espansiva nelle economie più ricche ed in
quelle di alcuni Paesi in via di sviluppo; per tale motivo è divenuto sempre più
forte l’esigenza di attuare un processo di armonizzazione
6
contabile.
6
Il termine armonizzazione implica la riconciliazione di differenti punti di vista. Rispetto alla
standardizzazione intesa quale adozione di procedure di un Paese da parte di altri,
l’armonizzazione muove dal riconoscere, in una prima fase, le diversità esistenti tra Paesi per poi
studiare, in un secondo momento, le modalità per eliminarle e quindi, raggiungere un grado di
accettabile armonizzazione. Il fine dell’armonizzazione è, quindi, la ricerca di una maggiore
compatibilità tra i diversi modelli contabili nazionali, a differenza della standardizzazione dove il
fine è la comparabilità dei conti attraverso lo sviluppo di regole uniformi da far adottare a tutte le
realtà aziendali.
12
Questo processo è stato realizzato in ambito comunitario con l’emanazione della
IV e VII direttiva comunitaria in materia di bilancio. Tali direttive, imponevano
agli Stati membri il coordinamento delle disposizioni nazionali riguardanti:
- la struttura ed il contenuto dei conti;
- i criteri di valutazione,
- la pubblicità dei bilanci;
Inoltre il Consiglio della CEE aveva ritenuto necessario che nella Comunità si
stabilissero:
- condizioni giuridiche equivalenti, minime per ciò che concerne l’estensione
delle informazioni finanziarie;
- il principio del quadro fedele della situazione patrimoniale, finanziaria ed
economica della società;
- schemi vincolanti per la redazione dello stato patrimoniale, conto economico
e un contenuto minimo della nota integrativa e relazione sulla gestione;
- coordinamento dei metodi di valutazione in modo da garantire la possibilità
di confronto e l’equivalenza delle informazioni contenute nei conti annuali.
Questo processo di armonizzazione ha comportato, oltre alla prescrizione
obbligatoria degli schemi di contabilità generale e di bilancio, anche
l’accettazione dei postulati di bilancio e l’adozione di corretti principi contabili.
Tale direttiva comunitaria è stata recepita in Italia con il D.lgs. 127/1991.
Oggi si sta assistendo ad una crescente evoluzione del contesto ambientale dovuta
alla l’internazionalizzazione dei rapporti finanziari, che crea le condizioni per dar
luogo a fenomeni di aggregazione miranti a costituire nel medio termine, un
mercato dei capitali virtualmente unificato; alla crescente integrazione dei rapporti
commerciali internazionali, frutto di iniziative avviate in passato da
organizzazioni mondiali e regionali
7
per liberalizzare i commerci che stanno
portando ad una fusione economica e valutaria; all’ampliamento del contesto
concorrenziale e la crescente pressione competitiva dei sistemi produttivi asiatici.
Tale evoluzione ingenera tra le imprese la consapevolezza di internazionalizzare il
business con la finalità di ampliare i mercati finali di riferimento e comprimere i
costi. Aumentano così le imprese che intrattengono rapporti d’affari con operatori
7
World trade ogranization, O.E.C.D., Unione Europea; NAFTA, MERCOSUR, APEC.
13
economici global players, ampliando la platea dei potenziali fruitori di
informazioni riguardanti le rispettive situazioni economico-patrimoniali.
L’evoluzione in atto del contesto ambientale, rende necessaria la definizione di un
comune set di standards normativi.
Con riferimento al bilancio e ai relativi criteri di valutazione, in presenza di una
pluralità di tipicità locali, si avverte l’esigenza di pervenire, all’interno di una
condivisa cornice concettuale in materia di financial accounting, ad un unico
corpus di standards contabili. Ciò al fine di rendere più agevole la
predisposizione di bilanci aziendali che siano trasparenti e comparabili a livello
internazionale. “…in un mondo che si muove sempre più per arrivare a formare
un’unica entità economica, parlare la stessa lingua non è solo di aiuto ma
rappresenta una condizione necessaria”.
8
E’ chiaro che in questo scenario viene
rivalutata la funzione informativa del bilancio che deve poter soddisfare le
esigenze conoscitive di ampie tipologia di destinatari, interessati non solo agli
aspetti quantitativi ma anche a quelli più strettamente qualitativi dell’operare
nell’impresa.
9
Tutto ciò oggi si sta concretizzando grazie all’emanazione del Regolamento (CE)
n. 1606/2002
10
, frutto di un processo iniziato negli anni settanta con la
fondazione dello IASC
11
(International Accounting Standards Committee)
8
J.W. Muis, vice-President Banca Mondiale, in La globalizzazione dei mercati e
l’armonizzazione delle regole contabili, di A. Zurzolo, in Riv. Dott. Comm., 1997, 818, in
Giornetti A.,”Principi Ias /ifrs in Italia”, Giuffrè, Milano,2005, pag. 6.
9
Mentre in precedenti posizioni la forte visione unitaria della gestione escludeva qualsiasi
frammentazione, delegittimava indagini parziali e riconosceva, sul piano scientifico, solo l’aspetto
quantitativo del reddito e del capitale, ora, sotto la spinta dell’analisi di bilancio, si ammette
l’importanza di una loro rappresentazione anche qualitativa.
10
Il presente regolamento è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’unione Europea n. 243
dell’11 settembre 2002 ed è entrato in vigore il successivo 14 settembre.
11
Dal 2000, l’organismo che si occupa della statuizione e della revisione dei principi contabili
internazionali è denominato IASB (International Accouting Standards Boards). Gli obiettivi
perseguiti da tale organismo sono:
- sviluppare, nel pubblico interesse, un unico insieme di principi contabili internazionali, di
alta qualità, comprensibili e applicabili, che impongano la redazione di bilanci e le altre
informazioni di alta qualità, trasparenti e comparabili per aiutare gli operatori dei mercati
finanziari mondiali e altri utilizzatori ad assumere decisioni economiche;
- promuovere l’utilizzo e la rigorosa applicazione di tali principi contabili;
- far convergere i principi contabili nazionali e internazionali verso soluzioni di alta qualità.
14
costituito a seguito di un accordo tra gli organismi rappresentanti la professione
contabile in dieci paesi .
12
Il Regolamento citato ha come obiettivo l’adozione dei principi contabili
internazionali nella comunità europea per armonizzare l’informazione finanziaria
presentata dalle società europee, al fine di garantire un elevato livello di
trasparenza e comparabilità dei bilanci e quindi l’efficiente funzionamento del
mercato dei capitali e del mercato interno.
13
I principi contabili internazionali definiscono con maggiore precisione le norme e
consentono di migliorare la trasparenza delle informazioni di bilancio, rendendole
continuativamente adeguate all'evoluzione legata all'attività dello IASB. Il loro
utilizzo, pur non costituendo una "assicurazione" contro la diffusione di
informazioni contabili dolosamente false, consente un indubitabile salto di qualità.
L'allargamento della possibilità/obbligo di utilizzo dei principi internazionali,
oltre a quanto espressamente previsto dai regolamenti comunitari, va letto come la
volontà di venire incontro alle esigenze di chiarezza dei mercati e alle esigenze
delle imprese. Questi nuovi principi di bilancio, sono uno strumento per tendere
all’efficiente funzionamento dei mercati, alla razionale allocazione delle risorse
finanziare, all’efficace tutela degli investitori e al perseguimento dell’interesse
pubblico e collettivo.
Così facendo, i bilanci delle imprese previsti dal regolamento, diventano una
fotografia in tempo reale del loro stato di salute. In un mercato economico sempre
più integrato e ristretto, che ha da tempo abbandonato i confini nazionali, i bilanci
devono essere sempre più il check-up periodico delle imprese, con analisi leggibili
e comparabili indipendentemente dalla nazionalità dei redattori.
Il Regolamento, sopra citato, rappresenta sicuramente il provvedimento più
rilevante elaborato dalla Comunità Europea dopo l’emanazione della IV e VII
direttiva in tema di armonizzazione contabile. Esso, stabilisce l’obbligo per tutte
le società i cui titoli sono negoziati in mercati regolamentati, di applicare un
12
Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Irlanda, Messico, Olanda, Regno Unito, Stati
Uniti. L’Italia ne fa parte dall’inizio degli anni ottanta. Nel 2000 lo IASC accoglieva 153
organizzazioni professionali presenti in 112 paesi.
13
Art. 1 del Regolamento Ce 19 luglio 2002, n. 1606.
15
insieme unico di principi contabili internazionali di elevata qualità per la
redazione dei loro bilanci.
Il Regolamento segna un decisivo cambio di rotta con riguardo al processo di
armonizzazione contabile. In primo luogo, a differenza delle direttive contabili,
esso è direttamente applicabile nella legislazione degli stati membri; in secondo
luogo la scelta della Comunità europea è quella di affidarsi ad un unico ed
organico corpus di regole contabili, riconosciuto a livello internazionale, in grado
di assicurare quella necessaria comparabilità che le direttive contabili,
diversamente applicate in ambito nazionale, non erano più in grado di garantire.
16
1.2. L’introduzione dei principi IAS/IFRS.
La disciplina del bilancio è il frutto della crescente presa di coscienza da
parte del legislatore della sua fondamentale funzione informativa. E’ una
normativa per così dire stratificata: nasce nel 1942, trova un primo sostanziale
arricchimento nel 1974 per effetto della L. 216 e nel 1986 per effetto del Dpr del
10 febbraio 1986, n. 30; successivamente viene rimodellata ex novo, per effetto
del D.lgs del 9 aprile 1991, n. 127 di attuazione della direttiva comunitaria n. 660
del 25 luglio 1978 e n. 349 del 13 giugno 1983.
14
Tale decreto legislativo ha
infatti modificato profondamente la disciplina del bilancio, sia sotto il profilo
della struttura, sia sotto quello dei criteri di valutazione delle poste che lo
compongono, imponendo una ulteriore evoluzione verso una maggiore
trasparenza dell’informazione a tutela dei terzi creditori e degli azionisti di
minoranza.
Ma la vera rivoluzione sull’ informativa del bilancio si è avuta con l’emanazione
del Regolamento 1606/2002, una vera e propria rivoluzione culturale, prima
ancora che contabile.
Tale Regolamento, però, non è applicabile ancora a tutte la società per la
redazione dei conti annuali, infatti accanto a società che hanno l’obbligo o
esercitano la facoltà di redigere il bilancio consolidato e/o il bilancio d’esercizio
secondo i principi contabili internazionali, vi sono società che debbono o scelgono
di non utilizzare tali principi e, dunque, di redigere i conti annuali secondo quanto
stabilito dal Codice civile (art. da 2423 a 2435-bis) per la redazione del bilancio
d’esercizio di società di capitali e dal d.lgs n. 9 aprile 1991, n. 127 per la
redazione del bilancio consolidato di società di capitali. Tali società, che non
applicano i principi contabili internazionali ma continuano ad applicare le norme
interne sui bilanci e sui principi contabili nazionali, devono essere consapevoli
che le norme interne, modificate dalla riforma del diritto societario, sono destinate
ad essere modificate in attuazione delle direttive comunitarie che prescrivono un
adeguamento ai principi contabili internazionali.
14
Le direttive comunitarie in materia di bilanci sono:
- la quarta relativa ai conti annuali della gestione delle imprese costituite sotto forma di
capitali;
- la settima relativa ai conti consolidati delle imprese costituite in “gruppi”.
17