4
Il Capitolo 1 descrive il contesto organizzativo del progetto, le metodologie
utilizzate, gli attori e le relazioni tra essi. Il Capitolo 2 spiega i riferimenti teorici e
pratici su cui mi sono basato, le domande che mi sono posto, le scelte fatte, ed il
modello di ricerca costruito. Il Capitolo 3 guarda alla comunità nel suo insieme per
comprenderne il funzionamento, le dinamiche di potere, la relazione col progetto. Si
mette invece a fuoco, nel Capitolo 4, il funzionamento dei gruppi di lavoro dentro alla
comunità, ponendo l’attenzione sulle difficoltà che essi incontrano nell’implementare
le proprie attività, sia sotto l’aspetto dell’efficienza che dell’efficacia. Il Capitolo 5
sposta lo sguardo su un anello importante, ma al tempo stesso fragile, del progetto
Uirapuru: i facilitatori. Quali sono i problemi che essi incontrano nel lavoro dentro la
comunità, come si relazionano con essa e con il progetto, le difficoltà di gestione del
ruolo. Infine, nel capitolo 6, il focus è puntato sull’organizzazione della relazione tra i
soggetti dentro al progetto. L’assemblea di valutazione del progetto diventa luogo di
sperimentazione di pratiche partecipative e di studio delle dinamiche che le
interessano.
Ho parlato sopra di tentativo di comprensione della realtà; questo perché c’è in
me la consapevolezza che il lavoro svolto risenta di alcuni limiti, descritti in parte nel
testo, in parte nelle conclusioni. Poiché l’obiettivo di questo testo è quello di
presentare un percorso di ricerca e la messa in pratica di alcuni strumenti e
metodologie, si consideri il valore della tesi in questa sua “praticità”, guardando più
alle domande che pone e che suscita, che alle risposte che può offrire.
5
CAPITOLO 1
Il progetto “Uirapuru”
1.1 Descrizione ed obiettivi
Il progetto di “Implementazione dell’agricoltura familiare nella regione del Basso
Amazonas” denominato “Uirapurù”, è un progetto di cooperazione internazionale
realizzato da un paternariato di tre Organizzazioni Non Governative (ONG), due
brasiliane e una, l’ultima, italiana:
- CEAPAC: organizzazione senza fini di lucro di assistenza tecnica ad agricoltori
e associazioni di agricoltori;
- CEFT-BAM: federazione di associazioni locali del Basso Amazonas che si
occupa della formazione di leaders a livello regionale;
- M.A.I.S.: Organizzazione Non Governativa di cooperazione internazionale con
sede a Torino.
L’Obiettivo generale del progetto è di “Contribuire al miglioramento delle
condizioni socio-economiche di comunità rurali della regione del Basso Amazonas
attraverso l'implementazione di una produzione familiare diversificata e compatibile
con la preservazione e la valorizzazione dell'ecosistema”. L’obiettivo specifico è
“Aumentare e migliorare la produzione agro-estrattivista di alcuni gruppi e comunità
rurali coinvolte nel progetto , attraverso l'appoggio alla produzione, in particolare alla
diversificazione delle colture, alla riforestazione, alla trasformazione e alla
commercializzazione dei beni prodotti”
1
.
La sede operativa del progetto è a Santarém, nello stato del Parà, Brasile.
L’intervento della durata di tre anni, è rivolto a 12 comunità in 9 municipi della
regione. La programmazione delle attività prevede il coinvolgimento di di 6 comunità
nei municipi ed un gruppo della periferia di Santarém nel primo anno, alle quali si
aggiungeranno altre quattro comunità nel secondo anno e due nel terzo.
1
Dal Documento di Riprogrammazione delle azioni e del piano finanziario relativi al progetto AID7199 / MAIS /
BRA.
6
L’area di attuazione del progetto riguarda i municipi di: Santarém, Alenquer,
Aveiro, Juruti, Oriximiná, Prainha, Itaituba, Monte Alegre e Terra Santa. Durante la
prima annualità, in cui ricade il periodo di svolgimento della mia ricerca, è stata
prevista l’attività nel gruppo di Conquista de Ervas Medicinais (GCEM), e nelle
comunità di Pinhel (Municipio de Aveiro), Santo Antônio do Tamuataí (Municipio de
Prainha), Capitão (Municipio de Juruti), Tapixaua (Municipio de Oriximiná) e Anã
(Municipio de Santarém). In queste ultime due comunità sono state realizzate due
azioni della mia ricerca (Gate-keepers a Tapixaua e lo studio dei gruppi ad Anã).
7
1.2 Metodologia e processi
1.2.1 La scelta delle comunità e le prime azioni.
Il Progetto Uirapuru prevede, a seguito di una selezione dei comuni su i quali
intervenire ad opera del Comitato Centrale del Progetto (vedi comuni suindicati), la
selezione delle comunità specifiche. Questa scelta viene realizzata in parte dai
rappresentanti delle associazioni locali di ogni comune che presentano al Comitato
Centrale una lista di tre nominativi, ed in fine dal Comitato stesso che, sulla base di
un sopralluogo e di uno studio della situazione reale del villaggio svolto dall’Equipe di
Progetto, sceglie il villaggio beneficiario.
I gruppi e le comunità scelti dal progetto, attraverso un processo di
discussione, riflessione e programmazione collettiva, definiscono le azioni prioritarie e
le attività produttive che saranno sviluppate o potenziate con l’appoggio del progetto.
Tale processo è promosso attraverso la tecnica del Diagnostico Rurale Partecipativo
(DRP) come prima azione del progetto nella comunità e, in seguito, la costruzione di
un Piano Comunitario.
1.2.2 Il Diagnostico Rurale Partecipativo (DRP).
Il DRP è una tecnica di indagine socio-economica che si realizza all’interno di
villaggi rurali al fine di ottenere una prima immagine della comunità. L’aggettivo
“partecipativo” sta ad indicare il metodo con il quale tale diagnostico viene realizzato
e, di conseguenza, anche il risultato a cui esso porta. L’intero processo di indagine è
condotto da un facilitatore, ovvero una persona formata, esterna alla comunità, che
senza entrare nel merito dei contenuti che emergono, stimola la comunità alla
riflessione sulle proprie condizioni sociali ed economiche. Frutto della discussione è
una serie di documenti che descrivono la situazione storica ed attuale della comunità
offrendo un’immagine che è quella che la comunità ha di se stessa. Questa tecnica
prevede, in diverse fasi, la produzione di una mappa tematica del territorio della
comunità che mette in evidenza le sue caratteristiche socio-economiche, un
diagramma delle strutture organizzative delle comunità e le relazioni interne ed
esterne (diagramma di Venn), un elenco delle abilità e delle capacità presenti
8
all’interno della comunità nei suoi abitanti, una linea del tempo che ne tracci la storia
e gli eventi marcanti, un elenco descrittivo delle diverse unità produttive familiari, il
calendario delle stagioni produttive e di lavoro, l’albero della produzione e
commercializzazione che illustra per ogni coltura i prodotti ricavati, l’uso, la vendita
ed i prezzi, l’analisi di rendite e spese familiari, la descrizione della routine quotidiana
della famiglia tipo, la priorizzazione dei problemi della comunità, l’albero dei problemi
e delle soluzioni ed in fine uno schema SWOT su forze, debolezze, opportunità e
rischi del piano comunitario.
1.2.3 Il Piano Comunitario.
Il Piano Comunitario è un documento che si pone in continuità con la
riflessione prodotta nella comunità durante la produzione del DRP. Esso considera le
caratteristiche socio-economiche e produttive del villaggio al fine di identificare le
possibili opportunità di sviluppo, ovvero quelle attività agro-estrattiviste, artigianali,
zootecniche, ecc.. che permettano alla comunità il cambiamento dell’assetto
produttivo favorendo la diversificazione colturale, il miglioramento della rendita nel
rispetto dell’equilibrio ambientale. Il Piano Comunitario è sviluppato da un esperto
che assieme alla comunità verifica le possibili ipotesi e l’indirizza nella decisione di
quali alternative priorizzare. E’ un atto importante perché marca la scelta della
comunità rispetto al proprio futuro, permette l’espressione del desiderio di
cambiamento e lo canalizza verso un progetto comunitario di sviluppo radicato nel
preciso contesto del villaggio. In altre parole è il Piano Comunitario che riporta gli
obiettivi del progetto Uirapuru sui luoghi reali della sua attuazione dandone una
leggibile trascrizione pratica.
1.2.4 I principi metodologici.
I principi metodologici utilizzati dal progetto sono:
• Il trasferimento orizzontale dei sapere attraverso esperienze pratiche;
• La logica Azione- Riflessione- Azione;
9
• Il recupero delle conoscenze pratiche tradizionali ed il completamento con le
conoscenze attuali.
Nella sua prima formulazione risalente al 1999 il progetto Uirapuru prevedeva
la metodologia dei contadini moltiplicatori. Grossa parte dell’investimento del
progetto era infatti dedicata alla realizzazione di corsi di formazione in tecniche
agricole da realizzarsi su scala regionale. L’idea di intervento iniziale era di formare
un consistente numero di contadini selezionati che avrebbero dovuto poi, tornati sul
campo, applicare le tecniche acquisite e diffonderle nelle comunità.
Attraverso le visite ai villaggi e i comuni beneficiati da preesistenti progetti
implementati nella regione e fondati su questa metodologia, sono stati identificati
diversi problemi relativi alla difficoltà dei contadini moltiplicatori di implementare le
conoscenze acquisite e a diffondere i saperi.
La discussione fra i rappresentanti delle tre organizzazioni partners del
progetto Uirapuru, ha portato all’adozione di una metodologia differente che sposti
“l’interesse del trasferimento di conoscenze dal tecnico al contadino”,
“concentrandosi sulla necessità di sviluppare un trasferimento orizzontale;
concretizzando l’idea dell’accompagnamento costante nella figura del facilitatore: una
persona contrattata dal progetto che viva e lavori nel villaggio partecipante, e,
considerato il primo punto, che abbia una funzione più identificabile come quella di
agente di sviluppo che quella di tecnico”
2
.
La figura del facilitatore ha infatti un ruolo chiave nella relazione fra il
Progetto, inteso come soggetto promotore di azioni di sviluppo, e le Comunità,
soggetto cooperante col primo nella realizzazione delle azioni. Il facilitatore è
selezionato fra gli stessi contadini, anche se non dovrebbe poi lavorare nella stessa
comunità a cui appartiene, ed è parte dell’Equipe di lavoro del progetto. Il suo ruolo
fondamentale è di essere “ponte” fra quanto avviene nella comunità e quanto si
muove nell’organizzazione, mettendo in relazione i bisogni, le priorità, gli interessi e
le logiche dei due soggetti attori dello sviluppo.
2
L. Fanelli, “Metodologie Partecipative: riflessioni sul ruolo degli animatori”, Newsletter della
cooperazione italiana in Brasile, n. 4, aprile 2007, pp. 14-15.
10
E’ in un certo qual modo, il facilitatore, interprete di due razionalità diverse: quella
del mondo rurale, del villaggio, della razionalità contadina, che ben conosce perché
appartiene alla sua stessa identità, e quella della città, delle organizzazioni,
dell’equipe la cui appartenenza è legata alla propria scelta di impegnarsi per
migliorare le condizioni di vita della propria gente e alla formazione che gli è stata
impartita per riuscire nel proprio lavoro.
Il facilitatore vive e lavora nella comunità, anche se non ve ne fa parte, appoggia le
iniziative dei gruppi di produttori, li aiuta a definire il loro progetto, valorizza i saperi
dei partecipanti e si adopera per la diffusione delle conoscenze, lavora per
l’autosufficienza dei gruppi, la loro indipendenza
3
.
3
Per approfondimenti: S. Tilakaratna, “The animator in participatory rural development”, ILO, 1988.
11
1.3 Organizzazioni e rete
Il progetto Uirapuru, come detto sopra, nasce dalla partnership di tre
organizzazioni. Tale paternariato sarà soggetto promotore dell’intervento e costituirà
il Comitato Centrale del progetto. Segue una descrizione dei tre attori e
dell’organizzazione del progetto.
CEAPAC
Missione: “lavorare alla formazione per la vita comunitaria ed agroecologica,
contribuendo al miglioramento della rendita dei soggetti coinvolti nella produzione
familiare, attraverso un modello di educazione che li aiuti ad essere soggetti di
trasformazione sociale”
4
.
Il CEAPAC è un’organizzazione senza fini di lucro che si occupa di formazione ed
educazione popolare come incentivo allo sviluppo della produzione familiare.
Appoggia associazioni e cooperative comunitarie offrendo supporto tecnico, giuridico,
economico, contabile e amministrativo. Garantisce a questi soggetti
accompagnamento organizzativo e tecnico alle iniziative di appoggio all’agricoltura
familiare agro-ecologica, promuove intercambi fra le organizzazioni comunitarie per
lo scambio di esperienze, il rafforzamento istituzionale e la commercializzazione dei
prodotti. La sua area di attuazione è rappresentata dalla regione sottesa tra i fiume
Arapiuns, Tapajos e il Lago Grande do Curuaì.
“Nel Lago Grande il CEAPAC accompagna circa 5 associazioni di agricoltori. Ciascuna
di esse è formata da 10-30 famiglie, residenti in diverse comunità di una regione.
Queste associazioni sono per lo più nate sotto lo stimolo del CEAPAC stesso. La loro
funzione principale è quella di veicolare i progetti della stessa organizzazione o
accedere a finanziamenti del governo. Alcune di esse gestiscono una rivendita
comunitaria
5
”
4
dall’allegato al progetto: “apr_ceftbam_ceapac”.
5
dall’allegato al progetto: “R10 presentazione soggetti”.
12
Gli Obiettivi dell’organizzazione sono:
- L’appoggio alla diversificazione della produzione familiare e alle diverse pratiche
agro-ecologiche attuabili nella regione;
-stimolare il processo collettivo di uso dei mezzi di produzione e commercializzazione
dei prodotti in area rurale e urbana;
-facilitare la formazione di gruppi di produttori legati alla produzione familiare;
-Incentivare quelle pratiche ambientali che garantiscano un modello di produzione
agricola sostenibile;
-Contribuire a migliorare la qualità della vita e la rendita dei beneficiari
-difendere l’interesse diffuso dei cittadini
6
.
Il CEAPAC è costituito da:
o un'assemblea dei soci (persone fisiche);
o una direzione generale, ovvero l'organo politico, che si riunisce per le
decisioni strategiche e che è presieduto dal direttore generale, oggi molto
presente nella quotidianità del lavoro del CEAPAC;
o l'equipe tecnica, presieduta dal direttore esecutivo.
Periodicamente il CEAPAC organizza incontri di leader delle associazioni
accompagnate, per valutare l'andamento del lavoro
7
.
CEFT-BAM
Missione: “Risvegliare la coscienza critica della classe lavoratrice della regione,
contribuendo al processo di lotte per l’equità sociale ed economica, aggiungendosi
alle altre lotte in ambito regionale, statale, nazionale ed internazionale.
8
”
Il CEFT-BAM nasce nel 1990 come conseguenza alla crisi delle scuole sindacali della
CUT (Sindacato Unitario dei Lavoratori). Il CEFT-BAM nasce quindi con la funzione di
formare leader a livello regionale. Con intensità diversa, da allora il CEFT-BAM ha
toccato con la sua azione diversi comuni della regione Basso-Amazzonica.
6
dal sito: www.ceapac.org.br
7
dall’allegato al progetto: “R10 presentazione soggetti”.
8
dall’allegato al progetto: “apr_ceftbam_ceapac”.