V
che la dimensione minore di impresa può trarre dagli incentivi e
dagli strumenti messi a disposizione dalla Commissione europea,
per un adeguamento alle dinamiche di mercato attuali
caratterizzate da una forte globalizzazione generalizzata.
A tal proposito, la spinta verso una dimensione
internazionale dei processi produttivi e la progressiva
omogeneizzazione sia dei consumatori che dei mercati, fanno sì
che anche la funzione di marketing perda in parte quella
differenziazione che le era propria in passato, fra
locale/nazionale ed internazionale.
In altre parole, la facilità con cui un business può
oggigiorno divenire globale e le dinamiche concorrenziali che non
conoscono ormai confine, fanno sì che la maggioranza dei
mercati, neppure quello locale o di nicchia, o interno, possano
considerarsi sicuri.
L’unico modo per difendersi è competere ed uno dei modi
per farlo è scegliere la via dell’internazionalizzazione della
propria attività. Questo è valido per la grande impresa ma anche
per la dimensione più piccola che dovrà negli anni a venire
orientarsi verso politiche che mirino ad inserire all’interno delle
strutture organizzative, dei processi di produzione, delle politiche
commerciali e di internazionalizzazione, delle relazioni fra
imprese, elementi innovativi di competitività strutturale.
Il primo capitolo si apre con un inquadramento del
contesto in cui operano le imprese, con riferimento alle
dinamiche di globalizzazione ed alle conseguenze sulla nuova
competitività richiesta per operare sui mercati sia interni che
extra domestici.
Vengono, poi, affrontati i concetti di internazionalizzazione
e trattate le conseguenze in termini di scelta operativa all’interno
VI
delle piccole e medie imprese, con riferimenti ai maggiori
contributi teorici ed un accenno agli scenari competitivi che
caratterizzano il nostro paese.
La trattazione dell’argomento scende poi nel secondo
capitolo nelle strategie di impresa. A partire dalle motivazioni che
possono spingere le imprese ad internazionalizzarsi, mi sono
soffermata sugli aspetti interrelati alle scelte strategiche ed alle
conseguenze di carattere organizzativo, di marketing tipiche
delle imprese minori, analizzando la tempistica, e gli
orientamenti che ne guidano i processi di internazionalizzazione.
Le forme di internazionalizzazione sono state affrontate
mettendo in luce alcune forme innovative di accordi che
costituiscono per le imprese una ottimale soluzione di presenza
sui mercati stranieri, e tengono allo stesso tempo conto dei limiti
dimensionali e di risorse, tipici della piccola dimensione. Non
potevo non soffermarmi sui distretti industriali e sul ruolo e le
forme che, in ambito di sviluppo internazionale di impresa,
possono assumere, quale aggregazione di forze complementari.
Il secondo capitolo si chiude con una prima trattazione sui
servizi ed sui sostegni all’internazionalizzazione, reperibili in
ambito nazionale.
All’interno del terzo ed ultimo capitolo si affronta il tema
degli strumenti comunitari a sostegno dello sviluppo delle PMI.
La prima parte è dedicata all’importanza che assume la PMI
come motore della crescita sociale, occupazionale, economica
all’interno del mercato unico. Tale ruolo, in realtà, sempre
occupato dalle PMI, è stato nell’ultimo decennio oggetto di
rivalutazione ed accrescimento da parte della Commissione
europea, attraverso programmi creati e implementati per lo
VII
sviluppo e la “piena” valorizzazione del potenziale in esse spesso
latente. Vengono così toccati i momenti più salienti della
formazione di tale consapevolezza a livello europeo, fino ad
arrivare alla creazione di enti istituzionali operanti a livello di
Unione, per la realizzazione degli strumenti e delle politiche in
favore delle imprese ed in particolare di quelle facenti parte della
categoria oggetto di questo lavoro.
Dopo aver fornito la definizione di PMI a livello
comunitario, necessaria per affrontare gli argomenti che
seguono, oltre ad un breve accenno alle politiche regionali che
richiederebbero un lavoro a parte, la mia attenzione si è
focalizzata sugli strumenti comunitari in favore
dell’internazionalizzazione e della cooperazione, attualmente
rientranti nelle politiche della commissione e parimenti finanziati.
A livello di Commissione europea, infatti, sono stati adottati
all’inizio degli anni ’80 tutta una serie di strumenti che andavano
a finanziare direttamente l’impresa, che interloquiva a livello
nazionale con le strutture nazionali preposte a filtro con la
commissione stessa, ma che riceveva direttamente i contributi o
i sostegni ai diversi progetti presentati. Sull’esperienza portata
avanti negli anni scorsi e secondo nuovi assetti politici, tale
contatto diretto impresa-commissione è stato, in generale rivisto
alla luce anche di nuove politiche di allargamento dell’unione a
nuovi paesi.
Molte delle misure che prima si rivolgevano alle PMI degli
stati membri, prevedono ora un orientamento mirato alla
preparazione dei paesi candidati all’adesione. Molti programmi in
favore della cooperazione industriale, ad esempio o che
sostenevano azioni di penetrazione e realizzazione di joint
venture in alcuni paesi, sono stati “riorientati” in favore dei paesi
nuovi candidati.
VIII
Ad oggi le PMI, che operano sul territorio nazionale e degli
altri stati membri, possono contare su un numero limitato di
supporti comunitari alle proprie strategie di penetrazione e
collaborazione con altri paesi.
L’ottica dell’allargamento prevede, quindi, azioni in favore
di potenziali partner appartenenti a paesi extra unione che
possono sortire, indirettamente, effetti positivi anche sulle PMI
europee che decidano di creare partnership con altre PMI
operanti nei paesi oggetto delle misure contributive della
commissione.
La trattazione prende in considerazione i vari programmi in
favore della cooperazione e dello sviluppo degli scambi con
mercati particolarmente interessanti come ad esempio il Canada,
gli USA ed il Giappone. Tali misure, che a prima vista potrebbero
risultare poco utilizzabili nella realtà delle piccole imprese, se
appropriatamente conosciuti e applicati, costituirebbero fonte di
arricchimento sia nella professionalità delle PMI, che spesso
presenta lacune gravi, sia come strumento per lo sviluppo delle
tipologie di collaborazione con imprese straniere.
Il capitolo si chiude con un’analisi approfondita sul
programma JEV (Joint European Venture), che ad oggi rimane,
appunto, uno strumento direttamente rivolto alle imprese
europee e che può assumere particolare rilevanza di supporto
alle politiche di marketing delle imprese. Lo strumento si rivolge,
infatti, alle PMI europee che intendano sviluppare la propria
attività su mercati stranieri sotto la forma di creazione di imprese
comuni.
Poco conosciuto e poco applicato nel nostro paese il
contributo potenziale in esso racchiuso potrebbe costituire una
soluzione percorribile nell’approccio a nuovi mercati ed al
radicamento su di essi.
1
CAPITOLO PRIMO
Piccole e medie imprese: analisi in un’ottica di
internazionalizzazione
1.1 Il contesto economico
1.1.1 Le nuove dimensioni della concorrenza
L’ambiente in cui nascono, si muovono e crescono le
imprese è radicalmente mutato nell’ultimo decennio. L’ampiezza
geografica dei mercati ha subito un incremento senza precedenti,
i tradizionali confini dei settori si sono affievoliti, nuove
tecnologie rivoluzionarie hanno preso campo in tutti i comparti:
sono insomma mutate le caratteristiche dei meccanismi
concorrenziali.
Tali mutamenti hanno avuto e stanno avendo
un’importanza tale da rivoluzionare gran parte degli approcci al
problema della concorrenza, ma soprattutto della strategia di
sviluppo dell’impresa. Sviluppo tecnologico e nuove tecnologie
costituiscono il fenomeno appariscente dell’applicazione del
sapere ai modi di produrre ed operare delle imprese;
l’informazione, poi, ha assunto quel carattere di economicità e di
disponibilità che rende del tutto nuova la natura del sapere in
relazione alla sua utilizzabilità economica
1
.
Anche l’impatto delle nuove tecnologie e dell’informazione è di
enorme importanza sulle dinamiche di mercato, le imprese e la
società nel suo complesso.
11
VICARI S., Nuove dimensioni della concorrenza, strategie nei mercati
senza confini, EGEA
2
La concorrenza ha assunto forme molto differenziate dal
passato e le cause che stanno alla base di questi cambiamenti
sono strettamente interrelate:
™ la globalizzazione dei mercati
™ la concorrenza allargata,
™ la cooperazione quale strumento concorrenziale
Desidero soffermarmi ed approfondire questi concetti, che
ritengo fondamentali per il proseguimento di questa ricerca.
1.1.2 La globalizzazione
Potremmo definire la globalizzazione come un processo
tuttora in atto di crescente interdipendenza internazionale.
A livello di economia mondiale
2
, per globalizzazione si
intende uno stretto legame fra i problemi, le decisioni e le
relative conseguenze che ogni paese è chiamato ad affrontare ed
il cui risultato avrà ripercussioni su altri paesi più o meno lontani
geograficamente.
Alla spinta verso un’interdipendenza si accompagna una
crescente integrazione tra le economie mondiali, un’attività di
scambio crescente, la crescita degli investimenti diretti, lo
sviluppo di un mercato finanziario internazionale. Usando
un’espressione di Hawrylyshyn, siamo “condannati” ad una
dimensione sopranazionale dei mercati e ad un abbattimento
progressivo delle frontiere economiche. Uno degli esempi più
salienti, è dato dalla completa internazionalizzazione dei mercati
2
PELLICELLI G. Il marketing internazionale. Mercati globali e nuove strategie
competitive, ETAS, Milano, 2000.
3
finanziari e dalla caduta delle barriere tariffarie, talvolta frenata
da tentativi protezionistici di alcune realtà.
Oltre ad una generale dimensione internazionale dei
problemi, si parla di globalizzazione dei mercati, definibile come
la spinta verso una dimensione internazionale dei processi
produttivi ed una progressiva omogeneizzazione sia dei
consumatori che dei mercati stessi. Questo processo fa sì che le
imprese cerchino di portare su più di un mercato la propria
offerta innescando, così un processo di globalizzazione della
concorrenza.
A livello di singolo paese la globalizzazione riguarda la
misura in cui la sua economia è legata al resto del mondo.
Prendendo a riferimento una misura economica come la quota
import-export sul Prodotto Interno Lordo, ai primi posti si
collocano i paesi europei di minori dimensioni come Belgio e
Olanda (50% circa).
Scendendo a livello di settore, globalizzazione sta ad
indicare quanto la posizione competitiva di una certa impresa
operante all’interno di un certo settore di un paese sia
interdipendente rispetto a quella di un altro paese. Un settore
globalizzato, spesso dominato in ogni mercato dallo stesso
gruppo di imprese, permette eventuali vantaggi alle imprese in
esso operanti, derivanti da economie di scala, ed economie di
scopo nelle tecnologie, nelle attività di produzione, nell’uso di
una marca globale, nel trasferimento di capitali fra più paesi.
Infine a livello di singola impresa la globalizzazione
riguarda la misura in cui un’impresa ha proteso la propria attività
oltre i confini del proprio paese di origine. Una volta raggiunta
una dimensione notevole di presenza sui mercati stranieri, la
presenza aziendale assume i caratteri della globalità. Operare su
più mercati significa infatti nel lungo periodo, tendere ad
4
omogeneizzarli per trarne tutti i vantaggi possibili legati ai
processi di unificazione dei prodotti , dei processi, delle strutture,
delle procedure.
Tali vantaggi sono spesso legati al concetto di “economie
di scala” non inteso nell’accezione tradizionale del termine come
economie di stabilimento, ma come risultato del processo di
crescita dell’impresa determinato sia dalla ricerca di un utilizzo
ottimale di risorse e mezzi sia dall’allargamento dei mercati ed
all’omogeneizzazione dei bisogni.
Tale processo di sviluppo di impresa, molto simile a quello che
determinò il passaggio dalle economie locali a quelle nazionali,
porta le imprese ad espandere la propria attività verso nuovi
mercati.
Operare su più mercati significa, in un’ottica di lungo
periodo, omogeneizzarli e trarne tutti i possibili vantaggi dal
processo di unificazione dei prodotti, dei processi, delle strutture,
delle procedure.
1.1.3 La concorrenza allargata
In passato le decisioni imprenditoriali sui concorrenti da
fronteggiare non richiedevano l’elaborazione di particolari
strategie. I concorrenti diretti ed i mercati su cui operare erano
di numero limitato e anche imprese che offrivano gli stessi
prodotti, potevano contare su egemonie territoriali “esclusive”,
vista l’impossibilità generale di intraprendere eventuali azioni
concorrenziali oltre il mercato di riferimento.
Lo sviluppo economico ha fatto si che il contesto
competitivo di ogni impresa si allargasse, sia geograficamente
che merceologicamente. La complessità delle forze in gioco si è
5
ampliata fino a comprendere nel tradizionale concetto di
concorrenza anche i rapporti verticali, le differenziazioni, le
sostitutività tra prodotti e le barriere all’entrata da concorrenti
provenienti da settori diversi.
Negli ultimi venti anni, poi, il fenomeno della concorrenza
ha subito un’accelerazione che non conosce confronti con
nessun’altra epoca, le cui prospettive sono di continua crescita.
Si parla, appunto, di concorrenza allargata, intesa come
competizione che va oltre ai limiti tradizionali di un settore e tale
da sconvolgere concetti come quello tradizionale di concorrenza
fra imprese e di strategia competitiva.
Le cause che hanno portato a tali nuovi assetti della
concorrenza, sono da ricercarsi principalmente nelle variabili che
differenziano i diversi business tra loro sempre più interrelati;
aziende operanti nel settore delle auto hanno assistito all’entrata
di nuovi concorrenti che, fino a quel momento, avevano prodotto
motociclette; istituzioni finanziarie consolidate si sono viste
minacciate dalla grande distribuzione che ha esteso la propria
attività anche alla raccolta del risparmio; e si potrebbero
elencare ancora moltissimi esempi.
Industrie tra loro distanti in passato tendono ad avvicinarsi tanto
da sconvolgere i più consolidati equilibri di mercato; la
globalizzazione conduce sempre più ad una crescente tendenza
verso una integrazione dei meccanismi concorrenziali ed il
risultato è che le forze che operano in un settore possono
fortemente influenzare la competizione esistente all’interno di
settori in apparenza indipendenti.
Ma quali sono i motivi principali che determinano tale
integrazione tra i meccanismi competitivi ?
6
a. sviluppo della concorrenza a livello corporate intesa
come meccanismo competitivo che può instaurarsi fra
imprese che attuando una profonda diversificazione del
prodotto e delle proprie strategie in generale, si trovano ad
essere in concorrenza nel loro complesso.
b. sviluppo delle nuove tecnologie che tende ad affievolire i
confini tra i settori, in passato ben distinti, per cui si può
parlare di trasversalità delle nuove tecnologie.
c. grazie alla flessibilità dei processi produttivi, l’impresa
non è più vincolata nelle decisioni di sviluppo dal tipo di
prodotto originario e dalla combinazione prodotto/mercato
iniziale prescelta. Le scelte di sviluppo su nuovi mercati
possono essere compiute anche nell’ambito della
tecnologia produttiva esistente; con lo stesso impianto
possono essere prodotti varietà di beni.
L’impresa ha dunque più alternative di sviluppo fra le
quali scegliere e l’ingresso in nuovi mercati non è più
limitato dalla rigidità degli impianti. Le alternative delle
combinazioni prodotto/mercato, pur contando sugli
impianti di produzione esistenti, sono tali da permettere un
ampliamento dell’orizzonte strategico dell’impresa
3
.
d. Oltre all’ampliamento dei confini settoriali si parla, come
indicato sopra, di ampliamento dei confini geografici dei
mercati di riferimento. In quest’ottica, lo sviluppo
internazionale dell’impresa è causa ed effetto di
quell’ampliamento e comporta un aumento di interrelazioni
3
Vicari , op.cit
7
fra prodotti differenti. L’entrata su un nuovo mercato
comporta per l’impresa tutta una serie di costi di marketing
da sostenere connessi innanzitutto alla raccolta dei dati e
delle informazioni, alla ricerca dei canali di distribuzione
ottimali, alla diffusione del prodotto e del marchio. Una
volta sostenuti tali costi fissi legati all’ingresso su un nuovo
mercato, e dopo l’affermazione del successo su quel
mercato, è naturale la ricerca di una ripartizione di tali
costi attraverso l’ampliamento dell’assortimento dei
prodotti commercializzati, ma di questo tratterò più
approfonditamente nel prosieguo.
e. l’incremento continuo, poi, degli investimenti su un certo
mercato di sbocco, soprattutto legato ai costi di marketing
per sostenere i prodotti offerti, rende sempre più decisivo
un controllo del nuovo mercato finale. Aumentare il
contatto con il mercato attraverso intermediari o altre
imprese, ampliare l’offerta per soddisfare un numero più
vasto possibile di bisogni, fornire al mercato “pacchetti
completi” di prodotti e servizi in grado di soddisfare
appieno bisogni più complessi, rappresentano politiche
necessarie che determinano la tendenza a considerare che
le imprese non competono più solo all’interno di uno
specifico settore, ma con tutte le imprese che operano
sugli stessi clienti e negli altri settori. Questo ha effetti
immediati sulla natura delle decisioni strategiche di
impresa che, pur dovendo sempre tener conto delle
minacce di ingresso in esso, non possono più basarsi
esclusivamente sull’analisi del singolo settore
4
.
4
Vedi Par. 2.1.2.
8
1.1.4 La cooperazione quale strumento
concorrenziale
L’adeguamento delle proprie strutture ed offerte alla
variabilità ambientale, la necessità di acquisizione di nuove
tecnologie, la necessità di commercializzazione dei prodotti
attraverso canali sicuri, le conoscenze di tipo manageriale e
tecnico rappresentano irrinunciabili problematiche che
l’impresa, soprattutto di non grande dimensione deve
affrontare per competere in un ambiente in continua
evoluzione.
Tali problematiche potrebbero essere affrontate dalle
imprese a livello interno e risolte ricorrendo alle
professionalità presenti nella propria organizzazione,
utilizzando risorse finanziarie proprie, ma il dispendio di
energie ed il rischio che questa scelta può richiedere, risultano
spesso non sostenibili e poco frequenti.
Una soluzione alternativa è data e dalle forme di
collaborazione e di cooperazione
5
con altre imprese.
In passato gli episodi di collaborazione fra imprese erano
rappresentati soprattutto dagli accordi di tipo orizzontale, tra
imprese dello stesso settore, o da accordi verticali, che
permettevano una maggiore efficienza dei rapporti di
scambio.
Facendo riferimento alla teoria economica
6
la scelta della
collaborazione fra imprese è stata interpretata attraverso due
modalità di lettura:
5
L’argomento verrà affrontato nuovamente nel terzo capitolo.
6
VICARI S., Nuove dimensioni della concorrenza strategie nei mercati senza
confini, Egea, Milano, 1989.
9
™ Cooperazione come contrapposizione al “normale”
comportamento competitivo dell’impresa,
“imperfezione” del mercato quindi, in una visione
collusiva del mercato.
™ Cooperazione come forma intermedia tra la
gerarchia pura e quella derivante dai
meccanismi di mercato. Attraverso accordi
organizzativi si garantirebbe l’efficiente realizzazione
di determinate prestazioni
7
.
Quando però si tratta di forme di cooperazione fra imprese
dello stesso settore non finalizzate al controllo collusivo del
mercato o forme di collaborazione fra imprese, che appartenendo
a settori diversi, non sono legate da rapporti di fornitura, i due
approcci si rivelano del tutto insufficienti se considerati
singolarmente nell’interpretazione dell’utilizzo di tale diffusa
modalità di operare per l’entrata e lo sviluppo su mercati extra
domestici.
Entrambe gli approcci non contemplano, infatti, un elemento
nuovo la cui evidenza emerge solo in questi anni rappresentato
dalle nuove dimensioni della concorrenza, appunto.
Sia l’aspetto conflittuale che quello collaborativo possono
essere, infatti, interpretati come l’espressione di nuovi strumenti
competitivi e di nuove modalità di svolgimento della
concorrenza.
La cooperazione fra imprese è l’espressione di un nuovo
modo di competere; accanto ai tradizionali fenomeni
7
Sulla base del lavoro di COASE(1937) Williamson ha sviluppato la Teoria dei
costi di transazione secondo la quale la scelta fra forma organizzativa della
gerarchia pura o quella del meccanismo di mercato, o una combinazione fra esse,
sono funzione dell’entità e della natura dei costi di transazione, 1975
10
concorrenziali, si vanno delineando nuove tipologie a carattere
cooperativo, fra i quali le alleanze sono oggigiorno le più
ricorrenti.
La strada dell’alleanza e della cooperazione in generale,
consente, con un investimento di energie e capitali ottimizzato,
di entrare in tempi ristretti all’interno di un certo settore o
tecnologia o canale o di far proprio un know-how. Allo stesso
tempo, nel caso in cui l’esperimento risulti non avere i risultati
sperati, l’impresa può trarsi fuori ed uscire dagli accordi in
maniera “semplice”.
Il ricorso a questo tipo di cooperazione risulta
particolarmente utilizzato nelle imprese che percorrono la
strategia di globalizzazione. Soprattutto nelle funzioni di
distribuzione, l’alleanza assume per le imprese di ogni
dimensione un ottimo strumento importanza estrema per
accorciare i tempi di entrata su un certo mercato.
La cooperazione fra più imprese risulta essere la strategia
di crescita che caratterizza lo sviluppo competitivo sui mercati
internazionali più frequentemente percorso dalle imprese
italiane, ma di questo tratterò nei successivi capitoli.