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2. affrontare il settore petrolifero evidenziandone le
peculiarità, le questioni fra coloro che ne fanno parte
nonché la storia;
3. analizzare la politica distributiva di un’impresa:
l’ENI.
Al fine di poter argomentare su questi obiettivi, il lavoro è
stato strutturato in 3 capitoli.
Il primo capitolo affronta, a livello prettamente teorico, il
tema sulla politica distributiva delle imprese focalizzando il
tutto su: il concetto della distribuzione stessa; la natura dei
canali di marketing in particolare argomentando sulle ragioni
d’uso degli intermediari, sulle funzioni, flussi e numero degli
stadi dei canali utilizzabili; i fattori che incidono sulla scelta
tra i possibili canali e quindi sulle caratteristiche del prodotto,
degli intermediari, della concorrenza, dell’impresa stessa e del
mercato in cui è inserita, nonché sulle alternative di canale
tenendo conto anche della loro valutazione. Discorso
importante è anche quello sulla scelta dei canali in base alla
tipologia organizzativa che permette di distinguere tra i vari
sistemi verticali di marketing (di tipo aziendale, amministrativi
e contrattuali) e quelli orizzontali, con un accenno sulla
distribuzione multicanale, infine, sono stati analizzati i rapporti
e le problematiche che interessano i canali distributivi,
argomento che avrà un riscontro importante per la stima delle
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conclusioni finali sul discorso della rete distributiva, con cura
particolare per il caso Eni.
Il secondo capitolo, dopo aver trattato, a livello generico, le
caratteristiche del petrolio e del suo mercato, ne affronta la
storia delle sue origini più remote nella Mesopotamia del III°
millennio A.C., per passare attraverso tutto il 900
caratterizzato dal processo di internazionalizzazione del
prodotto, dalla nascita delle “sette sorelle”, dell’ OPEC, dalle 2
crisi petrolifere, fino a restringere la trattazione all’ultime
ventennio caratterizzato da specifiche dinamiche
internazionali, comunitarie e nazionali.
Il terzo e ultimo capitolo è l’espressione finale e
complessiva dei due capitoli precedenti, in quanto prende
come oggetto del trattato il caso Eni argomentando, in
particolare, sui vari attori che caratterizzano la propria filiera
distributiva (quindi la stessa società produttiva, i gestori, terzi
convenzionati restisti, non retisti ecc…), i loro rapporti e le
problematiche. Non solo, il terzo capitolo tratta della varietà ei
prodotti offerti dall’impresa, sia essi tipici del settore
petrolifero e appartenenti alla classe sia degli “oil” che “non
oil”. Si parla anche delle strategie di crescita in atto e da
attuarsi nel breve e medio termine, ma anche della
concorrenza, insomma di tutto ciò che richiama quanto citato
in modo generale nella parte teorica della tesi. Altro
argomento importante che da sempre identifica, in maniera
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forte e con grandi ripercussioni sull’intera economia, il settore
petrolifero è la questione dei margini di profitto spettanti ai
soggetti appartenenti al settore stesso, ma soprattutto quello sui
prezzi. Tale questione, infatti, è sempre stata al centro delle
dinamiche storiche del petrolio e la conseguenza del potere
politico e degli interessi internazionali che ruotano intorno
all’oro nero, come è stato argomentato del 2° capitolo.
La metodologia utilizzata per la stesura del trattato si è
quindi basata sulla consultazione di testi specifici del settore in
questione, nonché di riviste economiche specialistiche
soprattutto per la creazione dei primi due capitoli. Per l’ultimo,
invece, è stato indispensabile avere contati diretti con i
responsabili del settore Refining e Marketing dell’Eni.
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La produzione ha oggi un ruolo fondamentale e non può
essere relegata in secondo piano rispetto alla produzione,
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infatti, l’intensa concentrazione industriale e la produzione di
massa esigono necessariamente una distribuzione adeguata,
articolata, vale a dire in un complesso di azienda specializzate
che si assumono il compito di servire i consumatori dei quali
non debbono perciò ignorare i bisogni e desideri, capacità di
acquisto ed opinioni, abitudini ed attitudini, propensioni e
costumi e così via.
Il concetto odierno di distribuzione implica che la direzione
d’impresa accetti il principio per cui tutte le decisioni debbano
essere prese alla luce dei bisogni dei consumatori e non
soltanto in base alle particolari necessità della propria azienda.
Si può, quindi, definire la distribuzione come l’insieme di tutte
le attività commerciali che, partendo dalla conoscenza del
consumatore, si propongono di dirigere i prodotti già nati (ma
anche quelli non) verso il giusto mercato. Non è sufficiente,
però, che i beni ed i servizi abbiano i necessari requisiti
qualitativi, una buona politica distributiva deve tener conto
anche della quantità dei beni e dei servizi richiesti affinché sia
corrispondente al fabbisogno manifestato, ma anche
conveniente per il consumatore, nel momento e nel luogo in
cui questi devono essere posti a sua disposizione.
Affinché si possa parlare di politica distributiva è altresì
necessario che gli operatori ed i dirigenti, posti al governo
delle imprese, debbano conoscere minutamente il mercato, le
imprese concorrenti ed i loro prodotti, studiare il sistema dei
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prezzi ed il ritmo dei consumi e tutti gli altri fenomeno
connessi. Devono perciò, osservare, esaminare ed analizzare
l’ambiente in cui operano e programmare la gestione in vista
dei risultati che si propongono di raggiungere; devono, in
sintesi seguire una particolare strategia di mercato, tutto ciò
non solo al fine di garantire la soddisfazione del consumatore
ma anche quella di migliorare contemporaneamente la
redditività dell’impresa.
/DQDWXUDGHLFDQDOLGLPDUNHWLQJ
Nel sistema economico contemporaneo, la maggior parte
dei produttori non vende i propri beni direttamente agli
utilizzatori finali. Tra i produttori e i consumatori finali esiste
una grande quantità di intermediari commerciali, i quali
svolgono numerose funzioni e assumono differenti
denominazioni. Alcuni intermediari - come i grossisti e i
dettaglianti - acquistano e rivendono le merci, assumendone
pure il diritto di proprietà; essi sono chiamati FRPPHUFLDQWL.
Altri – come i mediatori, i rappresentanti e gli agenti di vendita
– vanno in cerca dei clienti e negoziano per conto dei
produttori, ma senza acquistare il diritto di proprietà sui beni;
essi sono chiamati con il termine generico di LQWHUPHGLDUL.
Altri ancora – come le imprese di trasporti, i magazzini di
deposito indipendenti, le banche, le compagnie di
assicurazione e le agenzie di pubblicità – contribuiscono allo
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svolgersi della distribuzione ma non acquisiscono alcun diritto
di proprietà dei beni e neppure negoziano acquisti o vendite
degli stessi; essi vengono detti DXVLOLDUL.
Le decisioni relative ai canali di distribuzione sono fra le
più critiche che il management deve assumere. /HVFHOWHGL
FDQDOHFRQGL]LRQDQRWXWWHOHDOWUHGHFLVLRQLGLPDUNHWLQJ.
La politica dei prezzi dipende dal fatto che l’impresa
utilizzi distributori di grandi dimensioni altamente qualificati,
oppure distributori di media dimensione e qualificazione. La
forza di vendita dell’impresa e le decisioni relative alla
pubblicità dipendono da quanto i distributori vengono
addestrati e motivati. In aggiunta, le decisioni relative ai canali
di distribuzione, LPSOLFDQRO¶DVVXQ]LRQHGLLPSHJQLDPHGLR
OXQJRWHUPLQHQHLFRQIURQWLGLDOWUHLPSUHVH.
Per esprimere il concetto di Canale Distributivo (o
commerciale di marketing), in letteratura, si utilizza la
definizione proposta da Stern e El-Ansary:
XQFDQDOHGLVWULEXWLYRqFRVWLWXLWRGDXQLQVLHPH
GL LVWLWX]LRQL LQGLSHQGHQWL FKH VYROJRQR LO
FRPSOHVVRGLDWWLYLWjIXQ]LRQLQHFHVVDULHSHU
WUDVIHULUHXQSURGRWWRHGLOUHODWLYRWLWRORGL
SURSULHWjGDOSURGXWWRUHDOFRQVXPDWRUH
5DJLRQLGHOO¶XVRGHJOLLQWHUPHGLDUL
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Come già accennato, il produttore è disposto a delegare
alcune funzioni di vendita a intermediari commerciali. Un
intermediario commerciale è un’azienda indipendente che
opera come anello di congiunzione tra i produttori ed i
consumatori finali o utilizzatori industriali di un certo bene o
servizio. Egli offre servizi che si riferiscono all’acquisto e/o
alla vendita di prodotti nella fase del loro trasferimento dallo
stadio della produzione a quello del consumo.
L’elemento che caratterizza l’azione svolta dagli
intermediari commerciali è il loro ruolo attivo e fondamentale
nelle negoziazioni attinenti l’acquisto e la vendita delle merci.
Per il produttore, delegare alcune delle funzioni di vendita a
tale categoria di soggetti significa perdere una parte del
controllo su come e a chi sono venduti i prodotti. Dal
momento che i produttori sono liberi di vendere direttamente
alla clientela finale, si devono ottenere dei vantaggi certi nel
servizi degli intermediari. Questi vantaggi sono descritti qui di
seguito:
x molti produttori mancano delle risorse finanziarie per
poter pianificare, realizzare e controllare un progetto di
distribuzione diretta verso il consumatore finale;
x alcune imprese trovano utile operare mediante una rete
di punti vendita formata da una quota di unità
direttamente controllate;1
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E’ questo il caso del McDonalds’ che gestisce direttamente un quarto della propria rete