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1. INTRODUZIONE E SCOPO DEL LAVORO
Il consumo di frutti esotici, tropicali e subtropicali, è crescente in Italia e, più
generalmente in Europa occidentale. La sola Italia ne importa annualmente più di
3.000.000 di quintali (in massima parte banane fresche) da vari paesi. A fronte di
quest’interesse del mercato, la produzione è praticamente nulla. Infatti, in Italia si
ottengono soltanto pochi quantitativi di babaco e modestissime partite di avocado,
anona e feijoa. Del resto poche sono le specie frutticole tropicali e subtropicali che
possono coltivarsi con buon esito in Italia e i cui frutti incontrano l’interesse del
consumatore europeo. È arduo dare risposte esaurienti a tutti gli interrogativi che
queste specie pongono, è opportuno sottolineare che le esperienze su questi fruttiferi,
in Italia, sono ancora molto carenti e che l’aggiornamento delle conoscenze è continuo
per le risposte che si vanno raccogliendo dalla sperimentazione in corso. Ciò è vero
soprattutto per quanto riguarda gli aspetti fitosanitari, legati a queste colture.
L’ex Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste negli anni scorsi ha promosso e
finanziato una ricerca collegiale su alcuni fruttiferi tropicali e subtropicali al fine di
verificarne l’adattamento alle condizioni delle aree più tiepide del meridione d’Italia.
Tale ricerca ha trovato continuazione nei programmi del Ministero delle risorse
agricole, alimentari e forestali. In questa sede soffermeremo la nostra attenzione, sugli
aspetti patologici delle seguenti colture: anona, avocado, banano e feijoa.
Ricerche sulla biologia fiorale, e sulla fruttificazione della maggior parte delle
specie sono state condotte a Roma presso l’Istituto sperimentale per la frutticoltura. La
sperimentazione è stata realizzata nelle aree meridionali dove le condizioni ambientali
si ritiene siano più favorevoli all’insediamento di colture subtropicali in pieno campo.
Oltre a valutare le caratteristiche agronomiche, e di mercato per queste colture, è
importante conoscere, il quadro fitopatologico al fine di prevenire l’introduzione di
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pericolosi patogeni e prendere le opportune misure per evitare temibili epidemie. Dal
rapporto tra i potenziali patogeni delle principali colture descritte all’estero e quelle già
presenti in Italia, emerge l’importanza fondamentale della quarantena,
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per evitare
l’introduzione di microrganismi nocivi non ancora presenti nei nostri ambienti. Con
quarantena s’intende l’insieme delle misure dettate da leggi o decreti, miranti ad
escludere da interi territori organismi o materiali che possano veicolare parassiti a
vario titolo, assenti nei territori medesimi.
Il presente lavoro ha lo scopo di effettuare una ricognizione, su base
bibliografica e attraverso rilievi di campo, delle malattie dei principali fruttiferi
tropicali e subtropicali (anona, avocado, banano, feijoa), la cui coltivazione è stata in
qualche misura tentata nel nostro ambiente, e/o si prospetta di qualche interesse.
Pertanto l’elaborato è articolato in tre parti: una relativa alla rassegna bibliografica;
una relativa ai casi fitopatologici riscontrati in Sicilia, con approfondimento delle
malattie specifiche; e una terza parte riporta delle tabelle riepilogative sui patogeni di
interesse per il settore ed alcune considerazioni conclusive.
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Il termine quarantena deriva dal periodo di 40 giorni durante il quale le navi in arrivo sospettate di
portare persone colpite da malattie contagiose erano costrette ad evitare ogni rapporto con la terra.
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2. MALATTIE DELL’ANONA
2.1 Introduzione
Le annone sono piante appartenenti alla famiglia delle Annonaceae e al genere
Annona. Quella che in Italia viene, in termine volgare, definita Anona o Annona, in
termini scientifici si indica col binomio Annona cherimola Mill. In Italia è coltivata
soprattutto nella provincia di Reggio Calabria. L’istituto di coltivazioni arboree,
nell’ambito dei progetti di ricerca sui fruttiferi tropicali e subtropicali finanziati dalla
regione Siciliana (POP) o dal MIRAAF, sta studiando l’adattamento al nostro clima di
cultivar straniere. Coltivazioni specializzate di Anona, per fini commerciali, esistono
soltanto in pochi paesi. Nel bacino del Mediterraneo lo sviluppo industriale nella
coltura si è avuto soltanto in Spagna e Israele.
Le annone non, sono attaccate da molte crittogame. Forse il fungo che arreca i
maggiori danni in assoluto, è la Glomerella cingulata, presente sotto le forme
conidiche appartenenti ai generi Colletotrichum i cui più noti effetti sono noti con il
nome di antracnosi, in Brasile effetti simili all’antracnosi causa l’Elsinoe anonae. La
Pytophthora palmivora e la P . cinnamomi arrecano ulcerazioni alle radici e al colletto,
che possono condurre a morte le piante. Un altro parassita che danneggia l’apparato
radicale è il Clitocybe tabescens. Cosi come funghi ad effetti simili sulle radici, alle
Antille, sono: Fomes lamoensis e Diplodia sp. negli stessi luoghi, la “pink disease”
insorge per la presenza del Corticum salmonicolor.
Funghi appartenenti ai generi Fusarium, Cladosporium, Omphalia,
Phakospora, Phyllacora, Phyllosticta sono stati correlati a patologie delle annone in
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America. Macchie scure sulle foglie sono provocate dalla Cercospora anonae e dallo
Zignoella anamicola, mentre la fumaggine insorge spesso per la presenza del
Capnodium anonae e del Chaetothyrium anonicola. Manifestazioni simili alla
fumaggine causa la Seuratia coffeicola. In Australia la malattia più dannosa (“Wilt
batterico”) è provocata da un batterio Pseudomonas solanacearum. In questo paese
l’Armillaria luteobubalina può condurre a morte le piante. Frequenti patogeni che
danneggiano il frutto sono: Colletotrichum gloesporioides, Phomopsis annonacearum
e Rizopus stolonifer. Come accennato in precedenza, i patogeni che causano i danni
più seri nel caso dell’anonasono: Glomerella cingulata ( f o r m a c o n i d i c a :
Colletotrichum spp.) e Phytophthora cinnamomi, qui di seguito trattati.
2.2 Antracnosi (Anthracnose)
Sintomi - I frutti sono gli organi più sensibili, se l’attacco avviene quando
questi sono in fase giovanile, marciscono o mummificano sugli alberi. Allorché sono
maturi manifestano piccole aree rotondeggianti, scure, depresse. I fiori presentano
imbrunimenti interni dei petali, che precedono la caduta. Sulle foglie invase dal fungo
si sviluppano delle lesioni verde chiaro che si espandono in aree irregolari, marroni,
che appaiono come delle bruciature causando dei fori sulle foglie, spesso si verifica
filloptosi. Sui rametti si formano frequentemente, alla base, piccoli cancri di colore
nerastro, che si lacerano divenendo via d’ingresso di altri organismi. Questo patogeno
causa perdita di frutti, in fase giovanile, e deprezzamento sui frutti maturi.
Biologia – La forma conidica (Colletothrichum sp.) è la più frequente: è
caratterizzata da acervuli rotondeggianti, di colore giallo tendente all’arancione, aventi
un diametro di 380-400 µm. i conidi sono ialini, asettati, oviformi e misurano 11-17 x
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3-6 µm. la forma perfetta afferisce agli Ascomycotina: Glomerella cingulata. È
caratterizzata da periteci sferici, scuri, isolati talvolta in piccoli gruppi 50-70 x 9-10,5
µm. le ascospore sono unicellulari, ricurve e misurano 12-22 x 3,5 µm.
Epidemiologia - Il microrganismo è reperibile sulle foglie, sui peduncoli
fogliari, sulle brattee, sia vivi che marcescenti. La sopravvivenza è affidata agli
acervuli o al micelio presenti essenzialmente su foglie e piccioli, ma talvolta anche su
porzioni fogliari marcescenti a terra. I conidi, essendo avvolti in una massa
mucillaginosa, per essere liberati necessitano di acqua, a seguito di una precipitazione,
si ha appunto la liberazione, a cui segue la disseminazione per mezzo della stessa
acqua o delle correnti aeree. Non appena raggiungono i frutti immaturi, se è presente
un velo d’acqua, ad una temperatura di 20-32°C, con un optimum tra 26 - 28 °C
germinano formando un appressorio dal quale l’ifa infettiva prende origine e penetra il
frutto, rimanendo in uno stato di dormienza fino alla maturazione del frutto stesso. Se
il frutto ha subito lesioni, la penetrazione è più rapida. Un altro momento di infezione è
rappresentato dai bagni ai quali i frutti sono sottoposti: nelle vasche di lavaggio
possono essere presenti conidi, i quali vanno a penetrare attraverso la superficie di
taglio.
Misure di lotta - è indispensabile eliminare immediatamente tutte le parti
infette. In campo si consigliano trattamenti con Ditiocarbammati (Mancozeb, Maneb,
Zineb), ripetuti ogni 10-20 giorni nei paesi a forti precipitazioni. Per proteggere i frutti
immaturi, oltre ai trattamenti di cui sopra si consiglia un intervento a base di
Ossicloruro di Rame. Si raccomanda una conservazione a 10-12°C.
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2.3 Marciume del tronco e delle radici (Stem Rot and Root Rot)
Sintomi - Phytophthora cinnamomi, è un microrganismo del suolo che causa
danni alle radici, ad un gran numero di specie vegetali, questo man mano distrugge il
tessuto della radice che è poi incapace di assorbire acqua e nutrienti. A seguito
dell’infezione del sistema radicale, allorché questo è ridotto in volume e si ha minore
assorbimento, cominciano a manifestarsi fenomeni di microfillia, accompagnati da
clorosi diffuse. A tale stato segue un’intensa filloptosi, avvizzimento e disseccamento
dei rami. I frutti riducono gli accrescimenti. Si possono talvolta osservare formazioni
cancerose lungo il fusto, dalle quali si hanno emissioni mucillaginose. Il danno causato
è severo, a seguito della filloptosi e del disseccamento dei rami, si hanno riduzioni di
crescita e morte dell’intera pianta.
Biologia – Caratterizzato da rami sporangiofori pluriramificati, portanti
sporangi, ellittici, misuranti 55-57 x 30-33 µm. Gli sporangi producono, in condizioni
di alta umidità (80%) e con temperature di 24 26
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C, le zoospore. Allorché sono
presenti individui compatibili, l’organismo è, infatti, eterotallico, si differenziano
oogoni aventi 38-40 µm di diametro e anteridi lunghi 20-21 x 15-17 µm. Le zoospore
sono prodotte in sporangi in particolare quando il suolo è umido e caldo, e sono
rilasciate nel suolo, un gran numero di esse può essere prodotto e diffondersi
abbastanza rapidamente, infettando le piante vicine in special modo quelle che si
trovano in pendio, dando luogo all’infezione. Queste spore sono facilmente trasportate
con la pioggia, da acqua di drenaggio, contaminando in tal modo il suolo, gli attrezzi di
lavoro, le calzature, veicoli, ecc.
Sopravvive nel terreno per mezzo di oospore e/o clamidospore per 5-6 anni,
anche in assenza di ospiti. Le clamidospore sono rotondeggianti, scure, con parete di
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6-8 µm di spessore. In presenza di alti valori di umidità (80 %), di acqua libera, di un
pH prossimo alla neutralità e di temperature di 28-30°C, è capace di differenziare
abbondanti sporangi atti a rilasciare le zoospore, flagellate e pertanto mobili. Queste
ultime, spostandosi nell’acqua interparticellare, raggiungono le radici o sono dalle
stesse attratte in seguito all’emissione di aminoacidi, e danno inizio al processo
infettivo. Numerose radici del sistema capillare periferico sono infettate, a differenza
delle grosse radici.
Misure di Lotta – La lotta alla P . cinnamomi non è semplice, bisogna
integrare, misure sanitarie atte a prevenire l’instaurarsi di condizioni favorevoli allo
sviluppo del fungo, assicurando un buon drenaggio al terreno, l’uso di fungicidi
sistemici e l’utilizzo di materiale di propagazione sano. Tutti questi mezzi possono
essere adottati per prevenire o ritardare l’attività del patogeno in questione. Allorché
un terreno è infestato dal microrganismo occorre far ricorso a fumigazioni con
Bromuro di Metile o a trattamenti con Metamsodio. È consigliabile l’uso di Solfuri per
mantenere il pH a valori di 4,5-5, non favorevoli al micete.
L’ a g g i u n t a d i s o s t a n z a o rg a n i c a a l t e r r e n o , i n c r e m e n t a i l l i v e l l o d i
microrganismi ad esempio di funghi del genere Trichoderma, Attinomiceti e batteri,
che hanno la capacità di sopprimere l’attività della P. o al limite di ritardare lo sviluppo
della malattia. Altre misure preventive, quali l’inerbimento, o la copertura del terreno
con strami o paglia, riducono il contatto, tra gli attrezzi da lavoro e il calpestio
dell’uomo in modo da evitare la diffusione del patogeno altrove. Si deve assicurare alle
piante una concimazione equilibrata, che favorisca lo sviluppo delle radici, in modo da
compensare quelle danneggiate. Quando si rimuovono delle piante infette è essenziale
rimuovere ogni resto della coltura precedente, (tessuto, radici, ecc.), in quanto il
patogeno può rimanere vitale nei tessuti morti, o nel terreno per molti anni. E se è
possibile non bisogna reimpiantare la coltura nello stesso appezzamento.
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2.5 Marciumi da Botryodiplodia (Botryodiplodia Rot)
Causato da Botryodiplodia theobromae, inizialmente appaiono delle macchie
color porpora, in seguito compaiono dei foruncoli, con picnidi neri. Le misure di
controllo includono una buona pulizia del frutteto, per minimizzare le fonti di spore del
fungo; trattamenti con fungicidi in pre-raccolta; un’accurata manipolazione dei frutti
per ridurre i danni fisici, in modo da evitare che i frutti s’infettino; una temperatura di
conservazione di circa 10°C, e il susseguente mantenimento dell’optimum di
temperature ed umidità relativa nella fase di commercializzazione dei frutti.
2.6 Alterazioni fisiologiche
Danni da freddo - L’esposizione dei frutti di anonaa temperature al di sotto di
8- 12°C, in base alle cultivar considerate, e allo stato di maturazione, causa dei danni
da freddo, i sintomi comprendono, scurimento e indurimento dell’epidermide, il
mancato sviluppo del sapore completo, e la polpa diventa farinosa.
Spaccature - In qualche cultivar si verificano, delle spaccature nei frutti con
l’avanzare del periodo di maturazione e l’incremento del tasso di etilene durante la
conservazione.