Potenzialmente un singolo consumatore potrebbe essere considerato come un
segmento di mercato, in quanto espressione di una combinazione di bisogni unica nel
suo genere.
Il comportamento di un�azienda varia secondo il mercato nel quale si trova ad
operare, quindi sar� differente a seconda che la stessa operi nel mercato dei beni di
largo consumo o in quello dei beni industriali.
In questo lavoro si presta maggiore attenzione alla segmentazione nel mercato dei
beni di largo consumo, affrontando la problematica del processo decisionale
dell�acquirente e utilizzando per questo non solo il noto concetto della funzione di
utilit� del consumatore che risulta nella realt� debole, ma affiancando allo stesso altri
postulati relativi alla teoria comportamentistica del consumatore, in modo tale da
poter meglio interpretare e giustificare il processo d�acquisto.
Si analizzano poi i diversi criteri di ricerca per l�individuazione e la descrizione di un
segmento, quali il criterio della correlazione e il criterio della strumentalit� del
prodotto, e si illustra la teoria delle aspettative e dei valori costituente il supporto
teorico al criterio della strumentalit� del prodotto.
La prima parte dell�elaborato, "La segmentazione dei mercati", tratta degli argomenti
sopra accennati.
La parte seconda, ovvero "La metodologia statistica", � dedicata invece alle
principali tecniche di analisi multivariata dei dati:
in particolare illustra la scelta del modello di segmentazione e la scelta della
metodologia di analisi multivariata dei dati, con particolare attenzione alla Cluster
Analysis e alle relative fasi della sua applicazione.
La terza ed ultima parte, ovvero "La soddisfazione del cliente: studio di un caso
concreto", affronta la tematica relativa alla Customer Satisfaction per proseguire poi
nello studio di un caso concreto, per il quale � stata effettuata una specifica e diretta
rilevazione parziale.
Si illustra come il generale aumento della intensit� competitiva, realizzatosi a partire
dalla seconda met� degli anni ottanta, determini per l�impresa in grado di soddisfare
le aspettative e i desideri dei clienti in modo pieno ed esaustivo, il conseguimento di
una posizione nel mercato caratterizzata da stabilit� e rilevanza.
Tale posizione, rilevante un vantaggio strategico competitivo per l�impresa, deve
essere mantenuta nel tempo e, proprio per questo motivo, l�impresa deve
costantemente cercare di migliorare le sue capacit� di soddisfare in modo completo
ed esaustivo i desideri e le aspettative della domanda.
Le imprese che riconoscono nel cliente un bene capitale da difendere e da sviluppare
e lo dimostrano attraverso la loro condotta, risulteranno, non solo meglio difese dalle
manovre concorrenziali, ma sicuramente anche in grado di conseguire migliori
risultati economici e finanziari.
Da questo � ragionevole ritenere che la customer satisfaction diviene momento di
fondamentale importanza per l�impresa atta a difendere e a consolidare nel tempo il
proprio vantaggio competitivo.
L�importanza della soddisfazione del cliente � attestata ed accresciuta, inoltre, da
ulteriori tendenze evolutive del rapporto domanda-offerta in atto nelle economie
avanzate, quali:
• il progressivo incremento della pressione concorrenziale
• l�integrazione di grappoli di bisogni
• la dinamica evolutiva della domanda
• la crescente rilevanza delle risorse immateriali.
Viene poi trattata in particolare la customer satisfaction nelle imprese di servizi
essendo lo studio del caso concreto rivolto ad un noto fast-food, il "Burghy".
L�obiettivo principale di tale studio � quello di conoscere meglio la clientela del
"Burghy" per poter garantire un servizio sempre migliore alla clientela.
Per raggiungere questo obiettivo, si deve operare uno studio di segmentazione del
relativo mercato atto a dare una visione, chiaramente pi� nitida e diretta, della
clientela con cui il "Burghy" si trova ad operare.
Fondamentale � quindi la possibilit� di disporre di informazioni sul tipo di clientela,
sulle sue opinioni in merito ai diversi aspetti del servizio e su cosa e come si potrebbe
intervenire per poterlo soddisfare di pi�.
Una volta raccolte tutte le informazioni necessarie sar� possibile, tramite una
specifica analisi dei dati, che nel nostro caso corrisponde alla Cluster Analysis, avere
tutte le risposte necessarie a soddisfare l�obiettivo preposto a questo studio.
CAPITOLO I
LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO
1.1. IL MERCATO E L�EVOLUZIONE DELLA SUA STRUTTURA
Il mercato � il luogo economico dove si svolge l�attivit� di scambio.
Ovunque � presente un potenziale di commercio, vi � un mercato e le sue dimensioni dipendono:
- dall�interesse per il prodotto o servizio
- dalla disponibilit� ad offrire le risorse necessarie ad ottenerlo.
I teorici classici e neoclassici si rifanno ad una struttura di mercato caratterizzato dalla concorrenza perfetta o dal
monopolio, ma pi� spesso, nella realt�, i mercati assumono una forma intermedia che poco si concilia con
l�omogeneit�, presunta dalla teoria della concorrenza perfetta, di domanda e offerta.
La mancanza di omogeneit� della domanda � avvalorata da uno studio pi� ampio che include le argomentazioni della
teoria microeconomica e i postulati della teoria comportamentistica dell�acquirente.
Secondo tali postulati � l�interdipendenza tra fattori individuali, sociali e socio-culturali a giustificare il comportamento
del consumatore.
La diversa disponibilit� di risorse, know-how tecnologico e i diversi processi produttivi sono, invece, solo alcune delle
motivazione a sostegno della disomogeneit� dell�offerta.
Le relazioni che si instaurano tra impresa, consumatore e prodotti possono essere messe in evidenza analizzando la
struttura del mercato nel tempo.
Inizialmente l�attenzione � posta sul ruolo preponderante delle imprese produttrici.
Questa fase caratterizza la prima met� del �900 e rappresenta il tentativo dei produttori di spingere la domanda dei
consumatori verso una direzione che converge in una ristretta gamma di prodotti standardizzati.
Successivamente aumenta l�orientamento dell�impresa verso il prodotto e si sviluppano le strategie di differenziazione
del prodotto nel mercato.
Queste fasi segnano il passaggio dal convergere al divergere della domanda e portano le imprese verso il principio
dell�orientamento al consumatore, dove obiettivi e bisogni del consumatore costituiscono il perno di qualsiasi strategia
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di mercato.
1.2. LA STRATEGIA DI DIFFERENZIAZIONE
Chamberlin � l�economista che per primo ha intuito e normativizzato il concetto di differenziazione del prodotto.
Egli affermava che �un prodotto � differenziato se esiste un valido criterio, in base al quale, i beni o i servizi di un
venditore sono distinti da quelli di un altro�.
La strategia di differenziazione, tesa a creare una precisa immagine riconosciuta nel settore, conduce a redditivit�
superiori alla media di settore.
La differenziazione offre, infatti, la possibilit� di isolare e quindi difendere il proprio prodotto dalla concorrenza
generica, nonch� da quella basata sul prezzo.
Un altro autore, Smith, definisce la politica di differenziazione del prodotto, come il tentativo dell�offerta di adattare la
domanda al suo volere.
Il consumatore viene sollecitato, cos�, facendo ricorso a caratteristiche secondarie del prodotto, o a motivi non
principali, legati al processo di acquisto.
Importante � la considerazione, ancora valida, che si ha dei consumatori: soggetti simili tra loro nei comportamenti e
nei bisogni e, proprio per questo, soggetti che devono essere trattati allo stesso modo.
L�offerta risulta ancora soggetto attivo rispetto alla domanda e gli unici tentativi di distinzione possibili sono quelli
effettuati sui prodotti.
Tra gli strumenti che le imprese possono utilizzare a tale fine rientrano l�attivit� di supporto pubblicitario e
promozionale e la rete di intermediazione o punti di vendita.
Grazie al flusso di informazioni continuo che trasmettono, alla propria reputazione e immagine e all�apparente
indipendenza dai produttori, i distributori sono in grado di esercitare notevole influenza sui consumatori.
1.3. IL PROCESSO DI SEGMENTAZIONE
La segmentazione di un mercato consiste nella sua suddivisione in sub-sistemi di clienti omogenei internamente e
disomogenei tra loro.
Per un�impresa ognuno di questi sub-sistemi pu� rappresentare uno specifico target di mercato.
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I consumatori differiscono gli uni dagli altri nel rispondere ai diversi stimoli del mercato ed in ci� si rileva il principale
contrasto con la politica di differenziazione del prodotto.
Questa infatti, come ho gi� sottolineato, si riferisce esclusivamente ai tentativi di distinzione effettuabili sui prodotti.
Secondo la definizione classica di Wendell Smith [1956], la segmentazione di qualunque tipo di mercato consiste
nell�adeguare prodotti e strategie di marketing agli specifici bisogni che le domande dei consumatori esprimono.
L�eterogeneit� del mercato � un concetto importante per la strategia di segmentazione.
Potenzialmente un singolo consumatore potrebbe essere considerato come un segmento di mercato, in quanto
espressione di una combinazione di bisogni unica nel suo genere.
Il comportamento di un�azienda varia a seconda del mercato nel quale si trova ad operare:
- nel mercato dei beni di largo consumo una segmentazione troppa
accentuata non rappresenta sicuramente il normale operare delle
imprese; esse cercano di soddisfare pi� schede di domande, una per
ogni segmento, raggiungendo cos� il maggior numero di consumatori
- nel mercato dei beni industriali, invece, il processo di segmentazione
pu� spingersi fino al punto in cui a singoli clienti corrispondono
singole offerte.
I segmenti ai quali l�impresa si rivolge devono presentare determinate connotazioni ai fini della realizzazione di una
efficace politica di marketing.
Determinati requisiti sono:
- uniformit� di risposta degli acquirenti potenziali in merito agli
strumenti tipici del marketing-mix quali la pubblicit�, le attivit�
promozionali, la qualit�, il prezzo, i servizi e l�assistenza
post-vendita
- attrattivit� del segmento in termini di proffittabilit�
- accessibilit� del segmento tramite gli strumenti di marketing
disponibili con minimi costi.
1.3.1. CRITERI DI SEGMENTAZIONE
A produrre un prodotto universale che si adatti ai bisogni del consumatore medio si corre il rischio di perdere
importanti opportunit� di mercato.
Analogamente il processo di segmentazione del mercato se effettuato in modo non corretto produce informazioni che
spesso inducono in errore.
Nell�attuare una segmentazione di mercato � quindi necessario seguire determinati criteri; essi varieranno in base al
particolare mercato che dovr� essere esaminato, ma in linea generale, dovranno possedere un determinato numero di
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caratteristiche, atte a:
- aumentare la comprensione dei mercati, in particolare indicando i
bisogni dei consumatori
- ridurre le ambiguit� sia per chi effettua le ricerche che per gli
uomini di marketing
- facilitare la differenziazione tra i consumatori
- ottenere un�adeguata discriminazione nel mercato
- rendere gli uomini di marketing in grado di operare effettivamente
alla luce delle discriminazioni effettuate.
1.3.2. LA SCELTA DEL MERCATO OBIETTIVO E IL LEGAME CON LA STRATEGIA DI
POSIZIONAMENTO
Sottostante alla nozione di prodotto come paniere di attributi vi � l�idea che l�acquirente nello scegliere un prodotto sia
attratto dalla serie di servizi che lo stesso � in grado di offrire, pi� che dal bene in quanto tale.
Ogni bene possiede:
- degli delle caratteristiche oggettive, quali i componenti tecnici e
fisici, ecc.
- attributi funzionali, di natura percettiva, affettiva, estetica ecc..
Questi ultimi rappresentano benefici ricercati dagli acquirenti e originano un servizio, una soddisfazione, come pu�
essere il design di un prodotto o il suo rispetto per l�ambiente.
Avendo a disposizione beni che in uguale misura soddisfano alla funzione di base sottostante il prodotto, il
consumatore sar� spinto a premiare quei beni in cui sono presenti alcune caratteristiche o attributi distintivi ritenuti
rilevanti ai fini della scelta.
Le percezioni sulla presenza o meno di determinati attributi sono diverse tra i consumatori e tali differenze dovrebbero
riflettere il diverso grado di valore o di priorit� che ciascun acquirente associa ai vantaggi offerti dai singoli prodotti.
Per un�azienda che opera in un mercato concorrenziale risulta di notevole importanza avere a disposizione informazioni
sulla posizione, nella mente dei consumatori, dei prodotti che lei stessa offre rispetto a quelli della concorrenza.
Tali informazioni, ottenibili tramite la costruzione di mappe di tipo percettivo e con l�ausilio di tecniche di analisi
statistica multivariata, rappresentano l�obiettivo a cui si tende con l�azione di posizionamento di un prodotto.
Nella tavola 1 viene illustrato un esempio di mappa di posizionamento dei concorrenti rispetto a due dimensioni:
- le prestazioni
- il prezzo.
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La Merloni definisce per il nuovo prodotto Margherita Mulinello un�ipotesi di collocazione nella fascia medio-alta del
mercato non ancora coperta dalla concorrenza.
TAVOLA 1
Le azioni di posizionamento di un prodotto sono strategicamente complementari alla segmentazione del mercato.
La segmentazione del mercato porta all�individuazione del mercato obiettivo ed � alla base dell�operazione di
posizionamento.
Tale relazione pu� essere visualizzata con lo schema seguente:
L�individuazione delle preferenze e delle percezioni dei consumatori che influiscono sulle loro scelte e che possono
essere differenti fra gruppi di acquirenti sono a loro volta importanti per il processo di segmentazione.
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All�interno di un singolo segmento di mercato non si pu� essere sicuri che preferenze e percezioni siano distribuite in
modo omogeneo.
In conclusione, per la formulazione di specifiche strategie di mercato, la segmentazione e il posizionamento risultano
strettamente interdipendenti.
1.4. L�APPROCCIO NORMATIVO
L�approccio normativo alla segmentazione � stato sviluppato da Claycamp e Massy in seguito a ricerche effettuate sul
comportamento del consumatore.
La teoria tenta di dare soluzione a due problemi fondamentali:
1- la ripartizione in sottoinsiemi omogenei di un insieme eterogeneo
di consumatori
2- la distribuzione efficiente ed efficace delle risorse dell�impresa tra i vari segmenti.
In relazione a tale problematiche vengono analizzate le elasticit� di risposta dei consumatori nei confronti delle diverse
politiche di marketing attuate dall�impresa.
Il massimo dell�efficienza economica in termini di profitto pu� essere ottenuto in un mercato caratterizzato da segmenti
con diversa elasticit� di risposta, mediante una strategia che tenga conto di tali differenze e distribuisca le risorse in
modo tale che i profitti marginali, in ciascun sub-mercato, siano tra loro uguali.
L�elasticit� di risposta dei consumatori, rispetto alle politiche di marketing, risulta anche essere un valido criterio per
valutare l�opportunit� di procedere alla segmentazione di un mercato.
La teoria normativa si basa storicamente sul modello della discriminazione del prezzo.
In tale modello si ipotizza:
a- perfetta conoscenza e quindi ottima informazione del mercato
b- la presenza di un monopolista che offre i suoi prodotti in pi� mercati isolati tra loro
c- la possibilit� di applicare prezzi differenti sei diversi mercati
d- acquirenti con differenti funzioni di domanda.
Date queste ipotesi, ed essendo il ricavo marginale funzione della curva di domanda di ciascun mercato ed il costo
marginale funzione della quantit� totale prodotta per i mercati, � chiaro che il prezzo che il monopolista applicher� su
ciascun mercato, per massimizzare il profitto, sar� quello che uguaglia tutti i ricavi marginali, relativi a ciascun
mercato, al costo marginale di produzione:
RM1=RM2=���=RMK=CM
Ove: RMK= ricavo marginale del mercato k
CM= costo marginale di produzione
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Per valutare la validit� di questo risultato si pu� fare lo stesso ragionamento considerando acquirenti con uguale
funzione di domanda.
Il profitto che ne deriva sar� sostanzialmente inferiore, a testimonianza della validit� del modello.
Nell�approccio normativo la teoria della discriminazione del prezzo viene adattata alla segmentazione del mercato
aggiungendo alla variabile prezzo altre variabili di marketing e considerando, assieme ai diversi modi di reagire dei
consumatori, difronte a differenti strategie del mercato, i vincoli di tipo informativo.
Detti vincoli sono la causa del progressivo allontanarsi della situazione ideale di massima segmentazione che offre la
possibilit� all�azienda di adottare una particolare configurazione di marketing-mix, ottimale per ciascun consumatore,
considerato in quest�ottica, come segmento di mercato.
L�ottenimento del massimo profitto � ostacolato, per�, in questa situazione, dalla impossibilit� pratica di avere a
disposizione tutte le informazioni che riguardano i consumatori e dall�ulteriore vincolo rappresentato dal costo che tale
rilevazione di informazioni comporterebbe.
Si individuano, quindi, segmenti sempre pi� numerosi che, da un lato, riducono l�efficacia delle politiche di marketing
e i profitti a queste collegati, ma dall�altro portano alla diminuzione dei costi di ricerca e di gestione delle attivit� di
marketing.
La teoria normativa vuole dare soluzione a questo problema individuando quel punto che rappresenti il giusto
equilibrio, nel processo aggregativo di segmentazione, tra la riduzione dei profitti e quella dei costi delle indagini per
l�acquisizione delle informazioni.
A questo scopo vengono esaminati dei livelli di segmentazione che vanno dalla segmentazione perfetta alla non
segmentazione dove il mercato � visto come un unico aggregato.
Nel modello di segmentazione perfetta se si considera:
pi = prezzo applicato all�i-esimo consumatore, con i = 1�.N,
ci = costo che l�azienda sostiene per distribuire il prodotto all�i-esimo consumatore
Xij = quantit� della particolare variabile promozionale j-esima, con
j=1�.N, che l�impresa applica nei confronti dell�i-esimo consumatore,
fi(pi,Xi1�.Xim) = funzione di domanda del consumatore,
g = costo complessivo di produzione,
Vij = costo medio per ogni unit� della j-esima variabile promozionale per ogni, i-esimo consumatore,
Z = funzione del profitto realizzabile dall�azienda,
di conseguenza, il profitto che l�azienda pu� realizzare possiamo definirlo secondo l�espressione [1]:
Per trovare il valore del prezzo pi e delle variabili Xij che massimizzano tale espressione bisogna utilizzare il calcolo
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differenziale.
Il ragionamento semplice all�apparenza trova difficile soluzione per l�eccessivo numero di variabili che contiene;
l�informazione a disposizione dovrebbe essere tale da poter valutare ciascuna funzione di domanda e da potere
applicare politiche di prezzo che siano perfettamente discriminatorie.
La perfetta conoscenza del mercato e la perfetta correlazione tra i segmenti sono postulati che non trovano riscontro
nella realt� dei fatti dove le imprese pi� spesso non sono in grado di definire con precisione il segmento in cui investire
le proprie risorse.
Secondo il modello normativo l�impresa dovrebbe distribuire le proprie risorse verso quel segmento che mostra il
rapporto pi� alto di reazione incrementale (vedi espressione 2) rispetto alle risorse in esso investite;
Con K = rapporto di reazione incrementale.
La relazione tipica che si configurerebbe sarebbe quella dei ritorni decrescenti dove l�azienda investe in un determinato
segmento finch� non ne subentra un successivo che presenta un rapporto incrementale pi� elevato.
Il rischio che si corre seguendo il principio dei ritorni decrescenti � di investire in un segmento i cui margini di
contribuzione sono migliori solo nel breve periodo e di perdere le opportunit� legate ad un altro segmento, il cui
sviluppo pi� redditizio si sarebbe manifestato solo nel lungo periodo.
I limiti della teoria normativa hanno favorito lo sviluppo di altri criteri atti a rilevare l�efficienza dei diversi segmenti.
Per efficienza si deve intendere, in questo caso, la reazione pronta e positiva dei consumatori agli stimoli provocati
dall�impresa con il suo operare.
Due di detti criteri sono:
1- il principio del livello dei consumi
2- il principio del potenziale di vendita.
Il primo suggerisce di ripartire le risorse tra i segmenti in modo proporzionale alla domanda del prodotto in esame; si
basa sull�ipotesi che i ritorni medi siano proporzionali a quelli marginali dei segmenti.
Il secondo principio ripartisce le risorse a disposizione dell�impresa in base al potenziale di vendita sottostante i diversi
segmenti di mercato.
Anche questi criteri soffrono di determinati limiti, tra i quali quello di portare a decisioni che sono esattamente
l�opposto di ci� che sarebbe meglio fare.
L�errore che si rischia di commettere � in sostanza sempre il medesimo.
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