6
I - IL DIRITTO ALLA PRIVACY NEGLI STATI UNITI.
1.1 - THE BRANDEIS PAPER.
2
Per meglio comprendere la portata di questo articolo, è necessario
tratteggiare brevemente il contesto da cui è scaturita l’esigenza di scriverlo.
Dopo la Guerra Civile, negli Stati Uniti si è assistito ad una rapidissima
industrializzazione e ad un inurbamento delle masse. Si è così affermato un
modello di vita ben distante da quello preponderante in una società composta
da piccole comunità, legate nei ritmi ai tempi e alle modalità dell’attività
agricola, e nei rapporti sociali ad una blanda distinzione tra pubblico e privato,
che aveva rappresentato il modello dominante negli Stati Uniti fino a pochi
anni prima. In queste comunità, dove ancora era possibile seguire gli intrecci
delle parentele e delle amicizie, gli eventi del quotidiano erano più che
sufficienti ad appagare la natura curiosa dell’uomo, mentre gli eventi di
interesse nazionale erano percepiti soltanto come eco di avvenimenti lontani.
Inoltre, l’ubiquità del pettegolezzo era mitigata dal fatto che raramente questo
tipo di notizie si espandeva al di là della cerchia della comunità di provenienza.
Non è più così nei conglomerati urbani, dove il diverso ritmo di vita, e la
spersonalizzazione legata alle grandi fabbriche e ai grandi uffici, ha
radicalmente mutato la scala dei valori umani. Il desiderio di emergere e di
elevarsi al di sopra di un quotidiano caratterizzato da lavori ripetitivi, si riflette
nella creazione di nuovi miti in cui potersi identificare.
A nutrirsi di questo desiderio, e subito dopo ad alimentarlo, in un circolo
vizioso che ancor oggi non ha avuto fine, nasce la stampa dei quotidiani,
un’industria che ha potuto venire in essere proprio in quegli anni grazie
all’evoluzione tecnologica delle macchine da stampa, delle linotipie, dei
macchinari per la piegatura, e di altre meraviglie tecnologiche che hanno reso
possibile la stampa di giornali quotidiani con tirature numerose e distribuzione
capillare ad un prezzo accessibile ai sempre più numerosi individui
alfabetizzati.
Questa rivoluzione tecnologica ha offerto alla popolazione intera, in
risposta ai desideri dei più, minuziosi resoconti su eventi di ogni tipo, la cui
straordinarietà era in grado di catturare l’attenzione dei lettori, a prescindere dai
soggetti coinvolti nell’evento, e altrettanto dettagliate informazioni sulla vita e
2
Per una dettagliata analisi a distanza di cento anni dello scritto di Warren e Brandeis come fonte
dell’originario Tort of Privacy, ed una sua contestualizzazione nello scenario legale dell’epoca,
David W. Leebron, Symposium: the right to privacy one hundred years later: the right to privacy’s
place in the intellectual history of Tort Law, Case Western Reserve Law Review, vol 41, 1991, pagg.
769ss.
7
le abitudini di un gruppo di individui la cui composizione trascende ogni logica
razionale, ma il cui denominatore comune sembra essere la notorietà.
Per definire l’erosione della sfera del privato a cui ha portato la stampa
quotidiana, Henry James ha forgiato il termine Newspaperization.
Ed è proprio l’eccessiva attenzione della “yellow press” verso la vita
sociale dei familiari di Samuel D. Warren, personaggio pubblico in quanto
facoltoso avvocato ed imprenditore (l’ironia della sorte lo volle produttore di
carta), sposato con la figlia di un Senatore, che rappresenta l’oggetto
dell’articolo di Warren e di Brandeis, già allora importante avvocato e destinato
a divenire il primo giudice di stirpe ebraica a far parte della Corte Suprema
degli Stati Uniti.
In questo fondamentale documento, che rappresenta sia il primo punto di
emersione di un concetto rappresentativo di un’esigenza già fortemente sentita
dal ceto medio, sia il punto di partenza per un percorso giuridico che porterà
alla rilettura dei principi costituzionali degli Stati Uniti, troviamo una prima
importante definizione del concetto di privacy, come “The right to be let
alone”
3
. Riportiamo il passo in questione:
“…In very early times, the law gave a remedy only for physical
interference with life and property…Later, there came a recognition of man’s
spiritual nature, of his feelings and his intellect…and now the right to life has
come to mean the right to enjoy life-the right to be let alone; the right to liberty
secures the excercise of extensive civil privileges; and the term “property” has
grown to comprise every form of possession-intangible, as well as tangible”
4
.
Warren e Brandeis ben interpretano l’evoluzione nei rapporti sociali del
tempo. Se, quando ancora la vita era prevalentemente organizzata in piccole
comunità, il motto filosofico “my home is my castle” era una forte
affermazione contro le più svariate forme di violenza fisica e violazione della
sacralità del luogo abitazione, nella moderna società inurbata, questo motto
della classe media assume i connotati di una strenua difesa della sfera del
privato, grazie appunto alla presa di coscienza della spiritualità della natura
umana.
3
“…Il diritto ad esser lasciato solo”. L’espressione pare da attribuirsi al giudice Thomas C. Cooley,
che la utilizzò nel 1879 nel suo “Treatise on the Law of Torts or the Wrongs Which are Indipendent
of Contract”, considerando questo diritto “a right to one’s person and a right of personal immunity”.
La citazione è tratta dalla prefazione alla seconda edizione, pubblicata nel 1888.
4
“Nei primi tempi, la legge concesse un rimedio solo per l’interferenza fisica con la vita e la
proprietà…Più tardi, fu riconosciuta la natura spirituale dell’uomo, dei suoi sentimenti e del suo
intelletto…e ora il diritto alla vita è diventato significativo del diritto a godere della vita-Il diritto di
essere lasciati in pace; il diritto alla libertà assicura la possibilità di esercitare estesi privilegi civili;
ed il termine “proprietà” è cresciuto sino a comprendere ogni forma di possedimento - intangibile
tanto quanto tangibile”.
8
Ai due autori è chiaro da dove provengano le minacce che mettono in
pericolo il right to be let alone:
“…Instantaneus photographs and newspaper enterprises have invaded
the sacred precints of private and domestic life; and numerous mechanical
devices threaten to make good of the (biblical) prediction that <what is
whispered in the closet shall be proclaimed from the housetops>”
5
.
Questi sono gli strumenti del pettegolezzo, espressione della “weak side
of human nature”
6
, e piaga della società moderna dove
“…The intensity and complexity of life, attendant upon advancing
civilization, have rendered necessary some retreat from the world, and man,
under the refining influence of culture has become more sensitive to publicity,
so that solitude and privacy have become more essential to the individual.”
7
.
Ecco come Warren e Brandeis colgono e rendono esplicita un’esigenza
sentita dall’uomo del tempo, percependola come conseguenza della nuova
società che si è andata formando. E’ infatti in reazione alle nuove forme di
“assalto alla privacy”
8
, rese possibili dalle nuove invenzioni, che l’esigenza
stessa emerge.
L’inquadramento che i due autori danno alla privacy è quello di una
categoria indipendente, che scaturisce dall’esigenza di proteggere la natura
spirituale degli uomini, e trova le sue radici in un più generale diritto
all’immunità della persona – the right to one’s personality. Essi la
percepiscono come implicita nell’impianto di common law:
“…Legal doctrines relating to infractions of what is ordinarly termed the
common-law right to intellectual property are, it is believed, but instances and
applications of a general right to privacy…(and this because) The common
law secures to each individual the right of determining, ordinarily, to what
5
“…La fotografia istantanea e l’industria della stampa quotidiana hanno invaso i sacri luoghi della
vita privata e domestica; e numerose apparecchiature meccaniche minacciano di trasformare in realtà
la predizione biblica che <ciò che viene sussurrato nello sgabuzzino verrà proclamato dai tetti delle
case>”.
6
“parte debole della natura umana.”
7
“…L’intensità e la complessità della vita, modellata dalla civilizzazione incalzante, hanno reso
necessaria una qualche forma di ritrosia dal mondo, e l’uomo, grazie all’influenza della cultura è
diventato più sensibile nei riguardi della notorietà, così che solitudine e riservatezza sono diventati
più essenziali per l’individuo”.
8
L’espressione, utilizzata in questo contesto, rappresenta un anacronismo, in quanto fu coniata e resa
famosa da Miller nel suo libro The Assault on Privacy nel 1971.
9
extent his thoughts, sentiments, and emotions shall be communicated to
others”
9
.
Avendo poi i due autori dimostrato, attraverso i richiami di varia
giurisprudenza, l’appartenenza del diritto alla privacy al sistema di common
law, perlomeno in relazione all’espressione delle idee di un individuo, essi così
concludono:
“…If, then, the decisions indicate a general right to privacy for thoughts,
emotions and sensations, these should receive protection, whether expressed in
writings, or in conduct, in conversation, in attitudes or in facial expression”
10
.
Queste parole ci permettono di constatare come in questo articolo vi
fossero già le premesse per quell’ampio riconoscimento del diritto alla privacy
che gli Stati Uniti prevederanno, sia a livello di common law, sia in fase di
rilettura della norma costituzionale, ed è solo per una questione contingente,
legata appunto al motivo della stesura dell’articolo quale reazione all’invadenza
della stampa quotidiana, che i due autori affidano la difesa del diritto alla
privacy solo ad una “Action in Tort”, tratteggiata così precisamente, che, dopo
il suo esplicito riconoscimento giudiziale nel caso Pavesich
11
, è cambiata
appena.
L’attenta rilettura dell’articolo di Warren e Brandeis ad opera di A.F.
Westin
12
, ci consente di evidenziare la dualità delle ispirazioni che hanno
portato i due autori ad una stesura unitaria.
Warren, sembra infatti muoversi a tutela dei privilegi dell’alta borghesia,
di cui egli faceva parte, intaccati da una stampa che si fa sempre più invadente,
e quindi sembra utilizzare il concetto di privacy come strumento atto al
9
“…Le dottrine legali che riguardano le infrazione di quel diritto di common law noto come
proprietà artistica ed intellettuale, si ritiene che non siano null’altro che espressione ed applicazione
di un più vasto diritto alla privacy…(e ciò perché) Il common law garantisce ad ogni individuo il
diritto di determinare, normalmente, fino a che punto i suoi pensieri, sentimenti ed emozioni debbano
essere comunicati agli altri”.
10
“…Se, quindi, le sentenze indicano un generale diritto alla riservatezza per i pensieri, le emozioni
e le sensazioni, queste debbono essere ricevere una protezione, indipendentemente dal fatto che
vengano espresse in scritture o in condotte, in conversazioni o in atteggiamenti, o attraverso
espressioni facciali”.
11
Pavesich v New England Life Insurance Inc., 122 Georgia 190 (1905). In questa sentenza,
rappresentativa del conflitto tra privacy ed interessi commerciali, la Suprema Corte della Georgia ha
stabilito non solo che il diritto alla privacy era implicito nel sistema di common law, ma inoltre che
esso derivava direttamente dalla Costituzione degli Stati Uniti e dalla Costituzione della Georgia,
definendo così il diritto alla privacy come un diritto naturale legato ad un individualismo
personalistico e spirituale.
12
A.F. Westin, Privacy and Freedom, New York, 1970
10
mantenimento di quella distanza tra classi sociali, che era ancora parte
integrante del sistema sociale dell’epoca
13
.
Brandeis invece, pare mosso da una diversa esigenza. Egli pone l’accento
sul danno che un eccesso di notizie indiscriminate avrebbe potuto arrecare alle
minoranze intellettuali ed artistiche. E’ qui possibile percepire tutta la
modernità del pensiero del giudice Brandeis, che intuisce come il rispetto della
privacy sia a fondamento di una società che garantisca effettivamente la
democrazia ed il pluralismo
14
.
E’ evidente la diversità dell’approccio dei due autori. Tanto le
preoccupazioni del primo si evidenziano come reazionarie, tanto quelle del
secondo trovano la loro radice in una profonda comprensione della natura
umana, e nella certezza che “la vera modernità e la vera scienza non crescono
con l’abbandonare i principi morali eterni, ma con il costante rinnovo della
comprensione del loro più eloquente linguaggio, quello silente”
15
.
Individuato il primo elemento del rapporto che è oggetto di analisi nelle
nostre pagine, dobbiamo spostare l’attenzione sul secondo: qual è
l’atteggiamento di Brandeis nei confronti dei cambiamenti che la tecnologia ha
portato nella società in cui egli vive?
E’ una reazione critica, quasi sospettosa. Dawson lo riporta in termini
quasi aneddotici, con le seguenti parole:
“He avoided telephones whenever he possibly could. He hated the
automobile and much preferred to walk…Modern advertising was, to him, a
pernicious vice, and he complained about it for all of his mature life. The
modern obsession with fashion repulsed him”
16
.
13
A.F Westin, Op. Cit. , nota 9 pag. 348, descrivendo l’ambito sociale del tempo, afferma che: “Per
l’aristocrazia, la stampa scandalistica, la pubblicità commerciale, e l’esposizione dell’attività dei
personaggi socialmente in vista erano intrusioni aggressive ed ingiustificate da parte degli editori che
assecondavano e nutrivano la curiosità ed i gusti delle masse”. Spostandoci oltreoceano, riferiamo un
aneddoto citato da Paolo Cendon, in Il diritto alla riservatezza in Italia ed in Francia, Quaderni di
diritto comparato, 1988, pag. 128 nota 11: “Nel 1914 il ministro delle finanze francese, Caillaux, fu
fatto oggetto di una violenta campagna di stampa ad opera del quotidiano parigino “Le Figaro”, e la
moglie del ministro, la quale temeva vivamente la pubblicazione di notizie relative alla vita intima
propria e del marito, si rivolse allora ad un alto magistrato per sapere se vi fosse qualche possibilità
di impedire l’uscita del giornale: dopo essersi sentita rispondere che in base alla legge del 1881 non
c’era assolutamente niente da fare, la donna finì per assassinare il direttore del Figaro. I giudici le
concessero poi la piena infermità di mente (in R. Lindon, in Jur. Cl. Civ., sub art. 9, Fasc. II, n.19)”.
14
Per una attenta analisi delle radici del pensiero di Brandeis, in un inquadramento
transpersonalistico, Stefano Scoglio, Transforming Privacy, 1998, pagg. 187-202.
15
Stefano Scoglio, Op. Cit. , 1998, pag. 196.
16
“Evitava i telefoni non appena ne aveva la possibilità. Odiava l’automobile e preferiva di gran
lunga camminare…La pubblicità dei tempi moderni era, a suo avviso, un vizio pernicioso, e se ne
lamentò per tutta la sua vita adulta. La moderna ossessione per la moda lo repelleva.”. Dawson, Luis
D. Brandeis, pag. 193, nota 2, 122; pag.72
11
Come spiegare tanta veemenza di fronte ai cambiamenti tecnologici?
La risposta giace nella tensione del giudice Brandeis verso il recupero
del rapporto con la natura da parte dell’uomo moderno, e nel tentativo di
salvare l’uomo da quelli che sono i vizi della società consumistica di massa che
si stava formando attorno a lui. Non quindi una critica della tecnologia in sé,
che anzi avrebbe potuto apportare grandi benefici all’uomo
17
, ma un richiamo
contro i rischi di un’età artificiale:
“We are living in (an) artificial age, and artificiality is ruining many of
those just starting out of life… Seeing others far better off in this world’s
goods, enjoying the luxuries and good things of life, they deem it necessary to
do likewise, for fear, I suppose, that they might be ridiculed for their thrift or
sufficient strenght of character to say no”
18
.
Quanto andava predicando Brandeis era solito metterlo in pratica nel
quotidiano suo e dei suoi familiari, attraverso un “simple living”
19
, che egli
percepiva come sinonimo di giusto vivere.
La personale avversione verso le nuove tecnologie non fu di pregiudizio
al giudice Brandeis quando questi dovette affrontare, nella sua vita
professionale di giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, un caso molto
particolare, dove egli ebbe ancora una volta a dimostrare la modernità del suo
pensiero.
17
“Egli invocava investimenti permanenti per progetti di durevole valore sociale, tra le riforme che
aveva previsto per il New Deal”, come ci riporta Dawson, Luis D. Brandeis, pag. 30
18
“Viviamo in un epoca artificiale, e questa essere artificiale sta rovinando molti di coloro che si
stanno appena ora affacciando alla vita…Il vedere gli altri ben più dotati dei beni di questo mondo,
che si godono i lussi e le cose buone della vita, li porta a ritenere necessario comportarsi allo stesso
modo, per la paura, io suppongo, di poter venire ridicolizzati per la loro frugalità o sufficiente forza
di carattere per dire no”, L.D.B., New York Herald, 3/3/1912, in Mason, pagg. 423-24.
19
“Vivere semplice”.
12
1.2 - L’EVOLUZIONE DEL DIRITTO ALLA PRIVACY IN
RELAZIONE AL QUARTO EMENDAMENTO DEL BILL OF RIGHTS.
“The right of the people to be secure in their persons, houses, papers,
and effects, against unreasonable searches and seizures, shall not be violated,
and no Warrants shall issue, but upon probable cause, supported by Oath or
affirmation, and particularly describing the place to be searched, and the
persons or things to be seized”
20
.
Una scelta di continuità del discorso ci porta a non seguire il percorso
ormai istituzionale di un qualsiasi testo che abbia per oggetto l’analisi
dell’evoluzione storica del diritto alla privacy negli Stati Uniti, dove,
immediatamente a seguire l’articolo di Warren e Brandeis, si pone il
fondamentale articolo di Prosser
21
, scritto a ben settanta anni di distanza,
ovvero nel 1960, dove l’originario Tort of Privacy, avente carattere unitario,
viene suddiviso in ben quattro Tort diversi.
La scelta è dettata dall’oggetto della nostra indagine, che ricordiamo
essere la privacy, in rapporto all’evoluzione tecnologica, e non riteniamo
possibile a proposito spezzare il filo logico che unisce l’articolo pubblicato da
Warren e Brandeis nel 1890, e la “dissenting opinion” di quest’ultimo nel caso
Olmstead (su cui infra).
Bisogna subito notare come sia proprio in relazione alle situazioni
protette dal Quarto Emendamento che il dato tecnologico emerge in tutta la sua
rilevanza, in quanto la comprensione del suo ruolo nella società, o purtroppo,
più spesso, la mancata comprensione di questo ruolo, ha fortemente influenzato
la reale sfera di protezione della privacy delle persone negli Stati Uniti, in
relazione ad uno dei suoi “nemici” più insidiosi: gli enti governativi.
20
Quarto Emendamento del Bill of Rights degli Stati Uniti d’America: “Il diritto della gente di essere
al sicuro nelle loro persone, nelle proprie case, nei propri scritti ed effetti personali, rispetto a
irragionevoli perquisizioni e sequestri, non dovrà essere violato, e nessun mandato dovrà essere
emesso, se non a fronte di una causa probabile, supportata da giuramento o da una dichiarazione, che
descriva dettagliatamente il luogo da perquisire, e le persone o cose da sequestrare”.
21
Prosser, Privacy, California Law Review, vol. 48, 1960, pagg. 383ss.
13
1.2.1 - OLMSTEAD V UNITED STATES.
Le vite di Roy Olmstead, contrabbandiere di alcolici, e del giudice
Brandeis si incrociarono nel 1928, quando quest’ultimo si trovò a scrivere una
“dissenting opinion” nel caso Olmstead v United States
22
.
Roy Olmstead ed i suoi soci erano dediti all’importazione ed alla
distribuzione di alcolici nell’area di Seattle, attraverso un’organizzazione che
coinvolgeva più di 50 persone. Siamo negli anni del “proibizionismo”, ovvero
della vigenza del National Prohibition Act, che rendeva illegali le attività di
Olmstead e soci.
Per portare avanti la loro attività, Olmstead e gli altri si avvalevano tra
gli altri mezzi materiali di alcune linee telefoniche installate sia nel loro
quartiere generale, che nelle loro abitazioni private.
E’ proprio attraverso le intercettazioni telefoniche poste in essere da
agenti federali per un periodo di quattro mesi, e che portarono alla trascrizione
di 775 pagine dattiloscritte, che si ottennero gli elementi necessari per
procedere all’arresto ed alla condanna di Roy Olmstead. Le intercettazione
intercorse non erano coperte da mandato, in quanto gli agenti federali non lo
avevano ritenuto necessario, non avendo questi penetrato uffici o abitazioni per
effettuare le intercettazioni stesse, e quindi avendo considerato di non violare il
dettato formale del Quarto Emendamento. E’ proprio questa la posizione che
nonostante l’opposizione di Olmstead e quel che più conta, nonostante la
“dissenting opinion” del giudice Brandeis, la Corte Suprema avvallò, con un
voto di cinque favorevoli e quattro contrari, il 4 Giugno 1928.
Nella sua “dissenting opinion”
23
il giudice Brandeis subito sottolinea
come negli anni precedenti si sia già dovuto utilizzare lo strumento
Costituzionale per dirimere questioni riguardanti situazioni che “I Padri delle
Patria non si sarebbero nemmeno potuti sognare”. I casi richiamati riguardano
in particolare compagnie dei telegrafi e telefoniche. Egli richiama alla mente le
parole del Chief Justice Marshall, che descriveva le Costituzioni come “ideate
per avvicinarsi all’immortalità tanto quanto le istituzioni umane sono destinate
a farlo”. Ed è per questo che Brandeis ritiene che il Quarto ed il Quinto
emendamento, scritti quando “gli unici mezzi conosciuti all’uomo con cui un
Governo poteva direttamente costringere ad una auto-incriminazione erano la
forza e la violenza”, vadano riletti alla luce dei “cambiamenti portati dal tempo,
… che hanno messo a disposizione del Governo strumenti più subdoli e più
intrusivi per invadere la Privacy”. E sono proprio scoperte ed invenzioni che
“permettono al Governo…di rivelare in Tribunale quello che viene sussurrato
22
277 U.S. 438 (1928). La descrizione delle attività di Roy Olmstead e delle operazioni poste in
essere dagli investigatori, sono tratte da Diffie - Landau, Privacy on the line, The Politics of
Wiretapping and Encryption, 1998, e dalla “dissenting opinion” del giudice Luis. D. Brandeis nel
caso Olmstead v United States, deciso il 4 Giugno 1928 dalla Corte Suprema degli Stati Uniti,
disponibile presso http://room101.thoughtcrime.org/gov.html, visitato il 5 Febbraio 1999.
23
Tutte le citazioni sono traduzioni dall’originale in lingua inglese.
14
nello sgabuzzino”. Le sue parole proseguono in quella che molti considerano
una profezia, attribuendogli il soprannome di “Isaiah”
24
:
“Un giorno saranno trovati artifizi con cui il Governo, senza rimuovere
alcuno scritto da cassetti segreti, potrà riprodurne ognuno in tribunale, e con
cui gli sarà possibile esporre ad una giuria gli eventi più intimi che possono
avvenire in una casa. Le scoperte nei campi della fisica e nelle scienze
collegate potrà portare a strumenti che renderanno possibile esplorare credi,
pensieri ed emozioni inespressi…Può essere che la Costituzione non garantisca
alcuna protezione contro una tale invasione della sicurezza dell’individuo?”.
Lo scenario futuro prospettato da Brandeis, che può a prima vista
sembrare frutto della sua personale avversione per la tecnologia, ma che in
realtà rappresenta un naturale risvolto del suo approccio fattuale alla realtà
unito ad una sua propria dote di sintesi e di estrapolazione, rivaleggia con
quello dipinto da Orwell in “1984”
25
per capacità evocativa, e rende ancora più
convincente l’appello che il giudice Brandeis fa a che si dia un’interpretazione
adeguatrice del Quarto e del Quinto Emendamento, che a suo dire, “quasi si
sovrappongono”, nel prevedere un rimedio alle “invasioni da parte del Governo
e dei suoi impiegati dei sacri luoghi della casa di un uomo e delle cose riservate
della vita”.
Acutamente Brandeis percepisce che “il porre sotto controllo il telefono
di un uomo comporta il porre sotto controllo il telefono di tutti coloro che egli
chiamerà o che lo chiameranno”. E’ questo quindi uno strumento
particolarmente invasivo di spionaggio, a cui è naturale applicare la protezione
garantita dal Quarto e dal Quinto Emendamento.
E’ proprio nello spiegare le ragioni di questa dovuta protezione che
Brandeis scrive parole determinanti nel futuro sviluppo di una protezione
effettiva del diritto alla privacy:
“La protezione garantita dagli Emendamenti è molto più vasta nelle sue
mire. Gli estensori della nostra Costituzione si prodigarono per assicurarci le
condizioni favorevoli alla ricerca della felicità. Essi riconobbero il significato
della natura spirituale di un uomo, dei suoi sentimenti, e del suo intelletto.
Essi sapevano che solo una parte dei dolori, piaceri e soddisfazioni della vita
si possono trovare nelle cose materiali. Hanno cercato di proteggere gli
Americani nelle loro credenze, pensieri, emozioni e sensazioni. Essi hanno
conferito, contro il Governo, il diritto ad essere lasciati soli – il più
comprensivo dei diritti, ed il diritto più stimato dall’uomo civilizzato. Per
proteggere questo diritto, ogni intrusione ingiustificabile da parte del Governo
nella privacy di un individuo, qualunque sia lo strumento impiegato, deve
24
Come riportato in Stefano Scoglio, Op. Cit. , pag. 102.
25
George Orwell, Nineteen Eighty-Four, 1949.
15
essere considerato una violazione del Quarto Emendamento. L’uso, come
prova in un processo penale, di fatti ottenuti attraverso una simile intrusione
va reputata una violazione del Quinto Emendamento...L’esperienza ci
dovrebbe insegnare di essere sempre in guardia per proteggere la libertà…Gli
uomini nati in libertà sono naturalmente propensi a respingere l’invasione
delle loro libertà da parte di governanti con menti malvagie.
I più grandi pericoli per la libertà si nascondono in insidiosi abusi posti
in essere da uomini di zelo, in buona fede ma incapaci di comprendere”.
Brandeis coglie l’occasione offertagli dal caso Olmstead per affermare
dei principi che, pur non facendo breccia nella maggioranza del collegio
decidente, saranno a guida di quei giudici che quasi quarant’anni più tardi,
ovvero nel 1967, nel caso Katz v United States
26
, sanciranno l’estensione della
copertura prevista dal Quarto Emendamento ai casi di intercettazioni
telefoniche effettuate senza un mandato.
Già comunque pochi anni più tardi, in un caso che coinvolse un altro
presunto contrabbandiere di alcolici
27
, Frank Carmine Nardone, la Corte
Suprema, basandosi sul Federal Communication Act emanato nel 1934,
rovesciò il precedente creato in Olmstead.
Rimane comunque di fondamentale importanza il grande merito del
giudice Brandeis, appunto l’aver saputo superare la contingenza dell’elemento
tecnologico, non previsto ne prevedibile dagli estensori della Carta
Costituzionale Statunitense, per riscoprire i valori in ossequio dei quali le
norme Costituzionali erano state redatte, in modo tale da essere sempre in
grado di potervi attingere, per poter far fronte ad ogni forma di compressione di
questi valori attuabile con qualsivoglia tecnologia o schema di rapporti umani.
E’ una importante lezione metodologica, che richiameremo in occasione dei
moderni approcci dei vari legislatori al problema.
26
Charles Katz v United States, 389 US 347, 1967.
27
Nardone v. United States, 302 US 379, 1937