V
recepimento da parte del legislatore nazionale della direttiva comunitaria sul fair
value (D. Lgs. 30 dicembre 2003, n. 394) e alla riforma fiscale, introdotta dal D.
Lgs. 12 dicembre 2003, n. 344, la quale incide direttamente sulle modalità di
redazione del bilancio, eliminando, finalmente, il problema delle cosiddette
“interferenze fiscali”.
L’adozione dei principi contabili internazionali dello IASB – i principi
IAS/IFRS – ha innescato un mutamento irreversibile, definendo i tempi e le
condizioni della progressiva diffusione in Europa di un linguaggio contabile
comune.
Tale Regolamento obbliga tutte le società dell’Unione Europea con titoli
quotati in un mercato regolamentato a redigere il bilancio consolidato secondo i
principi emanati dallo IASB, a partire dagli esercizi con inizio dal 1° gennaio
2005
1
.
Secondo il Regolamento, gli standards internazionali applicabili dalle società
europee devono essere previamente omologati, allo scopo di verificare la loro
compatibilità con le direttive comunitarie in materia contabile. A tal fine è stato
attivato un meccanismo di omologazione, il cosiddetto “endorsement
mechanism”, che postula il recepimento di ciascun principio solo in seguito
all’approvazione sia da parte dell’EFRAG (European Financial Reporting
Advisory Group) e dell’ARC (Accounting Regulatory Committee), sia da parte
della Commissione Europea
2
.
1
«In verità, le società obbligate ad applicare i principi IAS/IFRS a partire dagli esercizi con inizio
dal 1° gennaio 2005 dovranno adottare i principi internazionali già a partire dal 1° gennaio 2004,
allo scopo di predisporre i valori di confronto per la redazione dei bilanci consolidati che
avranno estensione nel 2005». Andrea Lionzo, Il sistema dei valori di bilancio nella prospettiva
dei principi contabili internazionali, 2005, pag. 10.
2
«Il meccanismo di omologazione è regolato dagli art. 3 e 6 del Regolamento (CE) n.
1606/2002. EFRAG e ARC sono comitati che assistono la Commissione Europea nel processo
di adozione dei principi contabili internazionali; in particolare, l’EFRAG è un organo di carattere
tecnico mentre l’ARC è un organismo di natura politica». Andrea Lionzo, Il sistema dei valori di
bilancio nella prospettiva dei principi contabili internazionali, 2005, pag. 10.
VI
I principi omologati dagli organi a ciò preposti sono successivamente
promulgati con Regolamento e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione
Europea (GUUE) in ciascuna delle lingue ufficiali dell’Unione. Tramite i citati
Regolamenti, l’Unione Europea ha finora recepito 36 principi contabili
internazionali e 12 Interpretations: essi costituiscono il “sistema di principi”
attualmente applicabili dalle imprese dell’Unione Europea per la redazione dei
bilanci in conformità agli standards internazionali.
L’art. 5 del Regolamento (CE) n. 1606/2002 ha concesso la facoltà agli Stati
membri di consentire o prescrivere l’adozione degli standards internazionali
anche ai fini della redazione dei bilanci individuali di società quotate e dei
bilanci individuali e di gruppo di società non quotate; in particolare, l’art. 25 della
legge n. 306 del 31 ottobre 2003 ha delegato il Governo affinché esercitasse le
opzioni previste dall’art. 5 del Regolamento ed in seguito all’attuazione della
delega citata, è stato emanato il Decreto Legislativo n. 38 del 2005, che
prevede l’estensione dell’ambito di applicazione degli standards internazionali in
Italia. Nello specifico, il Decreto in parola prevede l’adozione obbligatoria dei
principi contabili internazionali per:
1. le società quotate per la redazione del bilancio d’esercizio;
2. le società emittenti strumenti finanziari diffusi fra il pubblico per la
redazione del bilancio d’esercizio e consolidato;
3. le banche e gli intermediari finanziari, sottoposti a vigilanza da parte della
Banca d’Italia, per la redazione del bilancio d’esercizio e consolidato;
4. le imprese assicurative nella redazione del bilancio consolidato e nella
redazione del bilancio d’esercizio ma, in tal caso, solo se sono quotate e
non redigono un bilancio consolidato.
È prevista, invece, l’adozione facoltativa per le società non quotate che non
adottano le regole interne (Codice civile e principi contabili nazionali) e
l’esclusione dall’adozione dei principi internazionali per le società che possono
VII
redigere il bilancio in forma abbreviata ai sensi dell’art. 2435-bis del Codice
civile.
Alla luce del quadro appena delineato, a decorrere dal 2005, si sono formati
in Italia “due insiemi di società”, che redigono i loro bilanci d’esercizio individuali
e consolidati facendo riferimento “a due sistemi contabili differenti ed
alternativi”, che dovranno “probabilmente coesistere per tempi non brevi”. Si
tratta dei due sistemi di seguito esposti
3
:
A. il sistema contabile fondato sui principi contabili internazionali emanati
dallo IASB e recepiti dall’Unione Europea secondo il meccanismo di
omologazione su indicato;
B. il sistema contabile fondato sulla normativa nazionale, ancorato al D.
Lgs. n. 127 del 1991 e successive modifiche. Tale sistema è stato
oggetto di cambiamenti che hanno modificato i criteri di valutazione e di
esposizione in bilancio dei fatti aziendali e tali evoluzioni sono in buona
parte riconducibili al graduale avvicinamento della disciplina nazionale
alle disposizioni dei principi contabili internazionali.
3
Si veda Andrea Lionzo, Il sistema dei valori di bilancio nella prospettiva dei principi contabili
internazionali, 2005, pag. 14.
Capitolo Primo
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E
L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
Sommario: 1. Premessa. – 2. La globalizzazione dei mercati finanziari e l’informativa
economico-finanziaria. – 3. La globalizzazione dei mercati finanziari e la necessità di un
linguaggio contabile comune. – 4. Altre ragioni per un linguaggio contabile comune. – 5. Le
cause delle notevoli discrasie contabili. – 6. Il bilancio come strumento d’informazione
nell’attuale contesto economico-finanziario. – 7. La normalizzazione delle regole contabili:
standardizzazione o armonizzazione? – 8. Cosa si intende per principi contabili internazionali.
1. Premessa.
L’armonizzazione dell’informativa economico-finanziaria a livello
internazionale rappresenta oggi, in un contesto di globalizzazione ed
integrazione dei mercati finanziari mondiali, un’esigenza importante ed urgente
da realizzare
4
. Si tratta infatti, di una prerogativa necessaria per la
comparabilità delle performances delle imprese internazionali e quindi per la
trasparenza, l’efficienza e lo sviluppo dei mercati finanziari mondiali.
I principi contabili, formati in contesti ambientali molto diversi, presentano
infatti notevoli differenze che impedendo la rappresentazione omogenea
d’identiche realtà economiche e finanziarie ostacolano la chiara e trasparente
lettura dell’informativa contabile e dunque, la semplice e corretta valutazione
4
Principi Contabili Nazionali e Internazionali della Collana "GUIDA PRATICA FISCALE", Bruno
Frizzera, 2004.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
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2
comparativa delle informazioni finanziarie fornite dalle società a vocazione
internazionale.
L’armonizzazione delle regole contabili e l’uso generalizzato di un
linguaggio contabile comune costituiscono pertanto le condizioni necessarie per
la circolazione di informazioni finanziarie omogenee, intelligibili e trasparenti,
indispensabili per accrescere l’attendibilità e la comparabilità del bilancio e
soprattutto la fiducia prestata dagli investitori a tale documento informativo.
A questo punto è facile comprendere l'importanza che le regole contabili
rivestono, in qualità di strumenti tecnico-contabili attuativi dell'armonizzazione
informativa, nell'efficiente allocazione delle risorse finanziarie e nello sviluppo
dei mercati finanziari mondiali.
Infatti, solo un bilancio attendibile, comprensibile e comparabile può
guidare consapevolmente gli investitori nelle scelte economiche e garantire,
attraverso l'efficiente allocazione delle risorse, tanto finanziarie quanto reali,
l'efficiente funzionamento dell'economia.
La rapida espansione del mercato globale del credito e della finanza
consente di canalizzare il risparmio verso i paesi in cui le opportunità di
investimento sono più remunerative; contribuisce ad allocare le risorse
disponibili secondo criteri di efficienza; rendendo meno stringenti i limiti che
derivano da una scarsa disponibilità di risparmio, favorisce l’accumulazione di
capitale e la crescita.
La questione da risolvere pertanto, è quella di far predisporre da un
organismo sovranazionale, autorevole ed indipendente, un complesso di
principi contabili armonizzati, di internazionale accettazione, che facilitino la
comprensione e la comparazione delle situazioni patrimoniali, finanziarie ed
economiche delle imprese impegnate, in occasione di quotazioni di borsa o
richieste di finanziamento, in ambito internazionale
5
.
5
Per un’approfondita descrizione degli organismi internazionali impegnati attivamente nel
processo di armonizzazione contabile si rinvia al quarto capitolo.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
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3
Dalla maggiore trasparenza
6
e comparabilità delle informazioni
finanziarie fornite dalle imprese, che tali progetti di armonizzazione
internazionale si propongono di realizzare (armonizzazione dei principi
contabili), dipenderà quindi il miglioramento dell'efficienza informativa, valutativa
ed allocativa dei mercati finanziari mondiali. La necessità di realizzare tali
obiettivi spinse:
ξ nel 1995 l'International Organization of Securities Commissions
(IOSCO), l'organizzazione internazionale che riunisce le
commissioni di vigilanza delle borse valori di oltre 60 Paesi, e
l'International Accounting Standards Committee (IASC), ovvero
l'organismo che rappresenta la professione contabile dei Paesi più
sviluppati, a siglare un accordo che vide lo IASC impegnato nella
produzione di un set armonizzato di regole contabili internazionali
per la redazione dei bilanci consolidati
7
, e lo IOSCO impegnato
nel far riconoscere tali standards in tutte le borse valori dei Paesi
membri.
6
«La trasparenza e la correttezza dell’informazione devono essere considerate come un
obiettivo assolutamente imprescindibile circa la necessità di mantenere un adeguato livello di
“competitività informativa” idonea a richiamare gli investitori istituzionali di tutto il mondo. Questo
perché, appunto, il nostro Paese sta attraversando un momento particolarmente significativo
della propria storia economica: si assiste infatti alla definitiva riduzione del ricorso al
finanziamento diretto delle attività produttive da parte del sistema bancario e parallelamente si
sviluppa quello ottenuto sul mercato dei capitali di rischio». Attilio Ferrari, L’informazione
contabile e le scelte d’investimento del gestore professionale, in Quaderni di finanza, CONSOB,
n. 31 – ottobre 1998.
7
Essendo i bilanci civilistici dei diversi Paesi influenzati notevolmente dalle differenti normative
fiscali, il dominio dell’armonizzazione contabile è stato individuato nei bilanci consolidati, nei
quali le poste contabili sono valutate al lordo della componente tributaria. Il bilancio consolidato
costituirebbe in tale ottica, la fotografia con la quale poter confrontare i bilanci delle società a
livello internazionale.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
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4
2. La globalizzazione dei mercati finanziari e l’informativa
economico-finanziaria.
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati da una espansione delle
economie occidentali senza precedenti nella storia
8
seguita, solo negli anni più
recenti, da una accelerazione del processo di globalizzazione dei mercati reali
prima, e finanziari poi.
È possibile quindi rilevare accanto alla globalizzazione dell'economia
reale, rappresentata dalla crescente espansione degli scambi internazionali di
beni e di servizi, la globalizzazione della finanza che, cagionata da importanti e
complessi fenomeni quali:
ξ la progressiva deregolamentazione (deregulation) dei mercati
finanziari
9,
ξ la liberalizzazione generalizzata dei movimenti di capitale
10
,
ξ la crescita del ruolo degli investitori istituzionali non bancari
11
nell'attività di gestione e allocazione delle risorse finanziarie (con
investimenti su base mondiale),
8
«Dal 1950 a oggi nei paesi industriali il prodotto nazionale è quintuplicato» in Antonio Fazio,
Sviluppo economico e mercato globale, in Rivista italiana di ragioneria e di economia aziendale,
n. 5, settembre-ottobre 1997, pag. 450.
9
Nell’ottobre del 1986 il Regno Unito, per primo, ha liberalizzato il proprio mercato finanziario.
Tale iniziativa, nota come Big Bang, ha smantellato il tradizionale sistema delle commissioni
fisse sulla compravendita di azioni e soppresso le restrizioni sulle attività degli intermediari,
liberalizzando, improvvisamente, l’offerta dei servizi finanziari. Tutto ciò ha portato
inevitabilmente gli altri Paesi europei ad intraprendere la strada della deregolamentazione dei
propri mercati.
10
«Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, che pure verosimilmente sottostimano
l’entità reale dei movimenti di capitale, nei paesi industrializzati i flussi totali sono raddoppiati,
passando in media da circa 600 miliardi di dollari nel periodo 1983-1989 a oltre 1.200 miliardi
nel 1995. nei paesi non industrializzati gli afflussi sono quadruplicati, passando nello stesso
periodo da circa 70 a oltre 300 miliardi di dollari». Antonio Fazio, Sviluppo economico e mercato
globale, in Rivista italiana di ragioneria e di economia aziendale, n. 5, settembre-ottobre 1997,
pag. 450.
11
Si fa evidentemente riferimento ai fondi pensione, ai fondi comuni di investimento e alle
compagnie di assicurazione che «attualmente gestiscono e allocano su base mondiale fondi per
oltre 20.000 miliardi di dollari, che aumentano rapidamente, al ritmo annuo del 13 per cento.
L’ammontare investito in azioni e in obbligazioni su mercati diversi da quelli di insediamento
supera i 3.000 miliardi di dollari». Antonio Fazio, Sviluppo economico e mercato globale, in
Rivista italiana di ragioneria e di economia aziendale, n. 5, settembre-ottobre 1997, pag. 454.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
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5
ξ lo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle
telecomunicazioni
12
si è sviluppata a ritmi ancor più rapidi ed ha portato a mercati finanziari globali.
L'integrazione dei mercati finanziari risultante da tale processo, ha così
contribuito, quale environment finanziario di riferimento per le imprese a
vocazione internazionale, alla riformulazione delle strategie aziendali riguardanti
la localizzazione della raccolta delle sempre più scarse risorse finanziarie; le
rinnovate strategie aziendali hanno in questo modo portato le imprese più
attente agli scenari economico-finanziari circostanti, all'attuazione di condotte di
apertura volte all'internazionalizzazione
13
delle operazioni economiche e
finanziarie
14
nella ricerca, sempre più urgente e necessaria, di combinazioni
produttive, economiche e finanziarie più efficienti su scala globale.
L'attività d'approvvigionamento dei capitali da parte delle grandi imprese
multinazionali impegnate con crescente attenzione nell'ottimizzazione della
propria struttura finanziaria e nella minimizzazione del costo del capitale, sta
dunque divenendo un fenomeno che interessa sempre meno i mercati
domestici e sempre più i mercati internazionali, fino a superare i confini
12
Tale evoluzione tecnologica ha sostanzialmente ridotto i costi connessi all’elaborazione e alla
diffusione (oggi in tempo reale) delle informazioni consentendo ampi ed immediati spostamenti
dei fondi azionari.
13
«In tutti i Paesi le Borse hanno conquistato il centro della scena. Sono il transito obbligato
delle grandi operazioni, a cominciare dalle integrazioni internazionali. Muovono, tra titoli cash e
derivati, miliardi di transazioni ogni minuto. Sono esse stesse imprese dai profitti straordinari e
nella febbre delle fusioni i loro valori crescono a vista d’occhio (…)». Marco Onado, Chi vince (e
chi no) al mercato delle Borse, Il sole 24ore, 02/04/06.
14
L'internazionalizzazione delle operazioni di raccolta delle risorse finanziarie sui mercati esteri,
soprattutto nord-americani, vede partecipi anche le nostre imprese; tra queste ricordiamo la
BENETTON, la DE RIGO, l'ENI, la FIAT, la FILA, l'IMI, l'INA, la LUXOTTICA, la MONTEDISON
e la NATUZZI che hanno deciso di quotarsi al New York Stock Exchange (NYSE), il principale
mercato azionario per capitalizzazione con oltre 6.000 titoli quotati; la INSTRUMENTATION
LABORATORY insieme alla SAES GETTERS hanno deciso invece di quotarsi al NASDAQ, il
secondo mercato azionario al mondo per capitalizzazione dove sono quotate le aziende a più
forte sviluppo del settore tecnologico, con in testa la MICROSOFT, l'INTEL e l'ORACLE.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
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6
continentali
15
. Nei mercati finanziari internazionali si stanno cioè moltiplicando
fenomeni eccezionali per il nostro mercato, ma già frequentemente diffusi nei
Paesi finanziariamente più sviluppati, con locuzioni quali:
cross-listing, ossia la quotazione di società estere al di fuori dei propri
mercati domestici,
multilisting, ovvero la quotazione di grandi società multinazionali su più
piazze,
cross-trading, cioè la negoziazione su una determinata piazza di titoli
stranieri, indipendentemente dal fatto che essi siano quotati o meno.
L'essenza stessa della globalizzazione dei mercati, giova ricordare,
consiste proprio nel libero flusso delle forze economiche e finanziarie
16
non più
circoscritte tra i confini nazionali, ma dirette verso quegli impieghi e quei mercati
più "favorevoli". Mentre per gli investitori ciò può significare conseguire un più
equilibrato rapporto rischio/rendimento, una più opportuna politica di
diversificazione del proprio portafoglio azionario e, in ultima analisi, l'allocazione
15
«La liberalizzazione nell’offerta dei servizi finanziari che segue di qualche anno quella dei
movimenti di capitali, il rapido progresso tecnologico e il ruolo crescente degli investitori
istituzionali stanno profondamente modificando le decisioni delle imprese relative a dove
localizzare la raccolta di fondi e gli stessi investimenti produttivi. La globalizzazione, termine
ormai divenuto parte del nostro linguaggio corrente, può essere così interpretata come la
tendenza alla graduale perdita di significato dei confini e delle barriere tra Stati e mercati. Il
fenomeno assume una valenza particolarmente forte quando si tratta di una risorsa, il capitale
finanziario, mobile per definizione e quando, almeno in prospettiva e limitatamente al contesto
europeo, vanno perdendo di identità anche le specificità dovute alla valuta. Con la
liberalizzazione della prestazione dei servizi, prenderà maggiore consistenza anche il fenomeno
della diversificazione geografica nell’attività degli intermediari che offrono servizi finanziari.
Indubbiamente queste tendenze appaiono positive. Si afferma infatti la possibilità di uno
scambio con i Paesi finanziariamente più evoluti che facilita l’adozione di idee, tecniche e
strumenti elaborati in quei Paesi. Il fine ultimo della finanza, che resta quello di rendere
disponibili per le imprese capitali al minor costo e di migliorare per gli investitori il rapporto tra
rischio e rendimento, ne risulta valorizzato». Antonio Zurzolo, Globalizzazione dei mercati e
libera circolazione dei capitali; difformità dei linguaggi contabili, in Quaderni di finanza,
CONSOB, n. 31 – ottobre 1998.
16
«Si rilevano fenomeni di specializzazione nella direzione dei flussi bancari. I prestiti alle
economie emergenti delle banche giapponesi sono diretti per tre quarti ai paesi asiatici; quelli
delle banche statunitensi per oltre la metà all’America latina; i prestiti delle banche tedesche si
sono indirizzati per il 40 per cento all’Europa dell’Est». Intervento dell’ex Governatore della
Banca d’Italia Antonio Fazio in occasione del Convegno «Sistemi bancari e finanziari
internazionali: evoluzione e stabilità», 8-9 marzo 2001.
LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI E L’ESIGENZA DI UN LINGUAGGIO CONTABILE COMUNE
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7
efficiente delle risorse finanziarie, per le imprese ciò rappresenta un'importante
opportunità per ridurre il costo di reperimento del capitale di rischio o favorire un
proprio sviluppo dimensionale. Quello che caratterizza gli odierni mercati
finanziari e li rende diversi dai mercati finanziari conosciuti in passato è,
dunque, la notevole apertura internazionale raggiunta, comprovata anche dal
fatto che «i prezzi delle attività finanziarie, indipendentemente dalla valuta di
denominazione, vengono determinati (sempre più spesso) con il concorso di
operatori molto diversi per localizzazione geografica, orizzonte temporale di
riferimento, vincoli operativi e finalità istituzionali
17
». L'apertura internazionale
dei mercati finanziari tende così ad estendere, sempre più al di fuori dei confini
nazionali di produzione, il perimetro all'interno del quale analizzare le
informazioni fornite dalle imprese e, di riflesso, ad attribuire maggiore
importanza alla comparabilità internazionale dell'informativa economico-
finanziaria adottata dagli investitori nel compiere le analisi comparative sul
rischio/rendimento delle opportunità disponibili. L'odierno concorso di operatori
estremamente eterogenei alla ricerca attenta delle opportunità di investimento
finanziario a livello internazionale, solo se unito alla presenza di completezza,
trasparenza e comparabilità dell'informativa economico-finanziaria fornita dagli
emittenti, è in grado di impedire il prevalere di fattori irrazionali nella formazione
dei prezzi e consentire quindi, la formazione efficiente degli stessi sulla base dei
veri parametri indicativi dell'azienda quali la redditività, il rischio, l'efficienza e le
prospettive di sviluppo. In tal modo si garantisce, a tutti gli investitori attuali e
potenziali, una maggiore efficienza valutativa nei processi di scelta attuati.
Così solo ove l'informativa societaria sia qualificata dai sopraindicati
caratteri si giunge a livello microeconomico ad una più efficiente allocazione
delle risorse finanziarie degli investitori e di conseguenza ad una migliore
17
«Nell’ultimo decennio la progressiva liberalizzazione dei movimenti di capitale ha
notevolmente accresciuto il volume degli investimenti cross-border. Ciò ha reso l’andamento dei
mercati finanziari dei singoli Paesi sempre più determinati dalla domanda e dall’offerta
internazionali e sempre più omogenei tra loro perché la possibilità di operare a livello mondiale
accresce la funzione di arbitraggio degli investitori». Rapporto IRS 1998, Il sole 24ore, 1998.