7
1.2 Servizio educativo a misura di bambino
L’attenzione educativa alla prima infanzia ha rappresentato negli anni una graduale
conquista della cultura dell’uomo che, già ai primordi della civiltà occidentale,
era denominato paideia, richiamando nella sua stessa origine etimologica
l’esperienza del pàis (fanciullo, figlio, soggetto in crescita, in evoluzione).
14
Lo
sviluppo della finalità dei servizi per la prima infanzia è stato accompagnato e
arricchito dallo sviluppo del concetto di Early Childhood Development (ECD),
che risale alla fine degli anni ’80, ma si è imposto all’attenzione generale a partire
dalla fine degli anni ’90. Il concetto si riferisce operativamente agli interventi
“precoci” per lo sviluppo del bambino. Il concetto di base dell’ECD è che lo
sviluppo neurologico e quindi psicologico del bambino non è automatico, ma
avviene in risposta a stimoli sociali e interpersonali, che dipendono dalle
relazioni e dalle opportunità offerte, in particolare nei primissimi anni di vita,
dai genitori e dagli adulti di riferimento. Inoltre i servizi rivolti ai bambini
(educativi, sanitari, sociali) possono svolgere un ruolo fondamentale nel
supportare i genitori nei loro compiti, nel promuovere buone pratiche per lo
sviluppo del bambino e nel prevenire disuguaglianze.
15
Vi sono paesi
13
M. T. Bellucci, Il nido. Educazione e cura della prima infanzia, Carocci Faber
2013 pp. 18-23
14
E. Scaglia, La scoperta della prima infanzia. Per una storia della pedagogia 0-3.
Vol. 2 – Da Locke alla contemporaneità, Studium 2020, pp. 236-238
15
M. Marucci, A. Rosiello, Gli investimenti in early childhood education: il caso
italiano 2019, pp. 3
8
in Europa che possiedono un modello di cura ed educazione con un medesimo
approccio per tutta la fascia d’età dalla nascita sino alla scuola primaria. Altri,
invece, presentano un sistema distinto in due fasi separate in base all’età. In tal caso
la competenza è distinta tra i Ministeri della salute, del welfare e della famiglia per
i bambini più piccoli (0-3 anni) e il Ministero dell’istruzione per gli altri (3-6
anni).
16
La Commissione Europea nel 2014 ha definito i servizi di qualità ECEC
(Early Childhood Education and Care), educazione e cura della prima infanzia, per
assicurare a tutti i bambini un orientamento pedagogico comune e unitario che
prenda in considerazione i loro punti di vista, che li coinvolga attivamente nei
processi decisionali che li riguardano attraverso le “key principles” indicate dal
Quality Framework nelle cinque macro aree fondamentali: accessibilità dei servizi,
professionalità degli operatori, curricolo e progetto pedagogico, monitoraggio e
valutazione, governance di sistema. Le dieci chiavi principali sono:
1. disponibilità dell’offerta a costi accessibili per tutte le famiglie e i loro bambini;
2. servizi che incoraggiano la partecipazione di coloro che sono a rischio di
esclusione sociale, servizi che valorizzino la diversità socio‐culturale;
3. personale qualificato la cui formazione iniziale e in servizio consenta di
adempiere al ruolo professionale richiesto;
4. indispensabili condizioni di lavoro che prevedano un certo monte ore a supporto
della collegialità, osservazione, riflessione sulle pratiche, condivisione della
progettualità e collaborazione con i genitori;
https://oa.inapp.org/xmlui/bitstream/handle/123456789/495/INAPP_Marucci_Ros
iello_Early_Childhood_Education_Caso_Italiano_2019.pdf?sequence=5&isAllow
ed=y
16
A. Bobbio, T. Grange Sergi, Nidi e scuole dell’infanzia. La continuità
educativa, Scholé, 2020 pp. 52/57-58
9
5. curricolo che orienti la progettualità condivisa che comprende finalità
pedagogiche e approcci educativi che promuovono il pieno sviluppo delle
potenzialità di ciascun bambino in modo globale;
6. curricolo che richieda agli operatori di collaborare con i bambini, coi colleghi,
coi genitori e di riflettere sulle pratiche dell’agire;
7. processi di monitoraggio e valutazione che forniscono informazioni
indispensabili per l’elaborazione di iniziative di miglioramento della qualità a
livello locale, regionale e/o nazionale;
8. le procedure precedenti devono porsi come obiettivo prioritario quello di
migliorare la qualità educativa dei servizi, a partire dagli interessi primari espressi
dai bambini e dalle famiglie;
9. visione chiara e condivisa dei ruoli e delle responsabilità di tutti coloro che, a
vario titolo, si occupano di servizi per l’infanzia, impegnati in azioni di raccordo e
collaborazione inter‐istituzionale con gli altri servizi presenti sul territorio;
10. la direzione governativa e finanziaria deve sostenere una progressiva
generalizzazione dell’offerta pubblica di servizi per l’infanzia e riporta a tutti gli
stakeholders i progressi compiuti per assicurare una gestione efficace e
trasparente.
17
Lo sforzo richiesto agli Stati membri è quello di migliorare l'accesso ai sistemi
ECEC di alta qualità in termini di sostenibilità economica e inclusività, nonché di
garantire programmi di studio per la fascia di età 0-3 che tengano conto delle
17
A. Lazzari, I servizi educativi per l’infanzia: il quadro di riferimento Europeo,
Convegno Nazionale infanzia, Roma 2015, pp. 8-11
http://m.flcgil.it/files/pdf/20150609/convegno-nazionale-infanzia-roma-10-aprile-
2015-slide-arianna-lazzari.pdf
10
esigenze specifiche e delle potenzialità di ogni bambino, compresi quelli con
bisogni speciali o in una situazione vulnerabile o svantaggiata. Il programma mirerà
ad offrire servizi di qualità e un numero adeguato di posti tali da raggiungere gli
obiettivi fissati nel 2002 dal Consiglio europeo di Barcellona.
18
La formazione degli educatori è solamente uno dei punti di riferimento a cui lo
sviluppo, di questi sistemi attuali ed efficaci, deve guardare per poter essere
pienamente e completamente orientato al futuro. In chiave di corretta lettura dei
servizi ECEC, in riferimento alla cura dell’altro, non si tratta solo di senso di
professionalità di un educatore manifestato attraverso pratiche di cura, ma si
dovrebbe riflettere sul fatto che, partendo da quanto appena scritto, è necessario
pensare alla formazione iniziale e continua degli educatori come una forma di cura
dell’altro per la cura del mondo. La cura non è solo un contesto per l’infanzia, per
la prima infanzia, per la prima relazione madre bambino o bambino-comunità, la
cura è essenziale per tutti gli aspetti che si interfacciano con i contesti educativi,
quindi con la vita stessa. Nei nidi italiani, soprattutto a livello locale in alcune
regioni, si vive la cura nelle pratiche quotidiane, nelle routine, nell’ambiente, negli
arredi, nella scelta del personale. Proprio su questi aspetti sarebbe importante
soffermarsi per indicare come la professione di educatore possa e debba essere
curata soprattutto a partire dalla formazione del personale di servizio
19
. Per
18
https://oa.inapp.org/bitstream/handle/20.500.12916/942/INAPP_Marucci_Rosiel
lo_Early_childhood_education_and_care_in_Italia_2021.pdf?sequence=1&isAllo
wed=y M. Marucci, A. Rosiello, Early childhood education and care in Italia:
investimenti ed effetti del sistema educativo 0-6 anni, INAPP 2021, pp. 8-9/12
19
https://flore.unifi.it/retrieve/handle/2158/1071632/203325/CurareFormazi V.
Boffo, Costruire un sistema competente di ECEC in Europa: principali indicatori
ed esperienze a confronto. La formazione degli educatori, Università di Firenze,
2015, pp. 4/7
11
migliorare e sostenere la qualità dell’offerta educativa, è necessario un
professionista competente, ma anche un sistema competente che contribuisca alla
professionalizzazione del personale in relazione alle mutevoli esigenze della
società. Nel contesto italiano questo, richiama la funzione dei coordinatori
pedagogici e il loro ruolo nel facilitare una progettazione partecipata delle iniziative
di sviluppo professionale, collegando le esigenze percepite dai team di educatori e
insegnanti, con la ricerca e la sperimentazione per il miglioramento delle pratiche
educative attuate all’interno dei servizi.
20
1.3 La figura professionale dell’educatore nell’evoluzione legislativa
Subito dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati processi che hanno
profondamente modificato lo scenario economico-sociale e i contesti di vita. Inizia
un vero e proprio passaggio dal bisogno di assistenza per innalzare i livelli minimi
di sopravvivenza, ai servizi diretti al cittadino, che vanno sempre più
concentrandosi sui bisogni vitali delle persone in una società multiculturale, che
necessita di diversi interventi educativi da parte di insegnanti ed educatori, in un
approccio bio-psico-sociale. Negli anni ’80 del Novecento con l’istituzione del
Servizio Sanitario Nazionale e i processi d’integrazione, si delinea sempre di più la
figura dell’educatore, giuridicamente riconosciuto nella dimensione sociale nel
20
https://www.arteveldehogeschool.be/sites/default/files/projectfiche/infanzia_2_2
020_final_1.pdf#page=8 A. Lazzari, Sviluppare la riflessività di educatori e
insegnanti: la pratica della video-analisi, Infanzia. Rivista di studi ed esperienze
sull’educazione 0-6. Università di Bologna, 2020, p.85