Introduzione
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vendita), che nei processi a valle, nella commercializzazione e nella comunicazione in
store. Tali valori, anzi, assumono un contenuto particolare in ambito distributivo, dove
la componente immateriale è particolarmente sentita, trattandosi di servizi. Nel capitolo
in questione, quindi, dopo aver investigato le condotte che le imprese commerciali
hanno implementato nel comunicare la convenienza, si approfondirà il tema della price
competition e della costruzione della fedeltà sulla base della price image comunicata.
Nel quarto capitolo si procederà, poi, con l’analisi del gap esistente tra il livello di
convenienza reale offerto dalle insegne e quello percepito dai consumatori, mettendo in
luce non solo tutti i probabili fattori alla base di tale distonia, ma anche le eventuali
strategie adottate dalle imprese commerciali nel tentativo di ridurla.
Infine, nell’ultimo capitolo, il lavoro di tesi verrà completato con un’indagine di tipo
conoscitivo effettuata su un panel di acquirenti italiani nella piazza di Piacenza, proprio
per cercare di delineare su base empirica quali potrebbero essere i comportamenti della
popolazione italiana nei confronti di store con orientamenti al pricing diversi, ai quali
vengono attributi dai consumatori altrettanti differenti livelli di convenienza percepita.
In particolare, il tema di ricerca sul quale si è focalizzata l’attenzione è quello relativo
alla competizione fra le diverse Insegne commerciali nell’ambito dell’offerta di
convenienza. A tal proposito si è cercato in modo particolare di identificare e
classificare le leve attraverso cui viene offerta convenienza nell’ambito delle imprese
commerciali; di verificare quali fra queste vengono utilizzate maggiormente dalle
Insegne per le politiche di differenziazione dell’offerta reale di convenienza; di prendere
in considerazione anche le diverse leve della convenienza percepita, cercando di mettere
a fuoco il livello di coerenza esistente tra percezione del consumatore e realtà
nell’offerta di convenienza da parte dei punti vendita; e, infine, di valutare la natura e
l’intensità della relazione esistente tra il posizionamento di convenienza reale e
percepito delle diverse Insegne ed il livello di performance delle stesse, cercando di
capire se e in che misura le Insegne più convenienti sono anche quelle più performanti.
Capitolo 1 Il posizionamento dell impresa commerciale e l immagine di convenienza
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CAPITOLO 1
IL POSIZIONAMENTO DELL IMPRESA COMMERCIALE E
L IMMAGINE DI CONVENIENZA
1.1 Introduzione
In questi ultimi anni il protrarsi della congiuntura economica negativa e la contrazione
dei consumi in molte categorie di prodotto hanno generato una tendenziale stasi dei tassi
di crescita del settore dei beni di largo e generale consumo (FMCG). L agire congiunto
della ricerca di convenienza e la poca importanza che si da al brand fanno s che il
consumatore moderno voglia allocare nel settore grocery una parte del proprio reddito
sempre minore. Ci ha influenzato notevolmente le condotte delle imprese commerciali,
le quali hanno dovuto adattare le loro politiche di marketing al mutato contesto di
riferimento, contraddistinto da elevata complessit . Nella pr ospettiva, infatti, di
difendere le rispettive quote di mercato all interno di un quadro ec onomico connotato da
una profonda crisi nei consumi, i distributori hanno deciso di enfatizzare la convenienza
quale fattore caratterizzante il proprio posizionamento competitivo e hanno, quindi,
incentrato le loro politiche di marketing soprattutto sul ricorso alla leva prezzo,
esasperando il confronto competitivo con le altre Insegne. Si tratta di una reazione
abbastanza prevedibile se si pensa che le imprese commerciali, essendo contraddistinte
da un elevata incidenza dei costi fissi, devono necessariamente rispondere alle flessioni
della domanda con abbassamenti di prezzo, nonostante ci comporti il ri schio elevato e
non indifferente di essere rapidamente imitati dalle imprese concorrenti.
Il tutto, quindi, si Ł tradotto dapprima nella manovra del pricing di breve periodo,
ricorrendo alle promozioni al fine di stimolare nuovamente i tassi di crescita del settore,
e successivamente, a causa della progressiva saturazione della leva promozionale, nella
ridefinizione delle politiche di pricing di lungo periodo, da sempre associate alla
comunicazione dell immagine di convenienza.
Le iniziative sono dunque state molte e varie e vanno dall intensificazione della
pressione promozionale all introduzione di marche commerciali di prim o prezzo, dal
blocco prezzi sulla marca industriale fino ad arrivare alla rivisitazione della politica di
Capitolo 1 Il posizionamento dell impresa commerciale e l immagine di convenienza
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prezzo e del price format (EDLP vs HI-LO)1. ¨ dunque fuor dubbio che i fenomeni
citati abbiano forti ricadute sulle politiche di pricing commerciale e, di conseguenza,
sulla redditivit del retail.
La drastica riduzione della marginalit dei distributori e il maggior grado di concorrenza
orizzontale, acuito dalla stasi dei consumi, portano ad affermare che oggi nel settore
della distribuzione dei beni di largo consumo sopravvive chi riesce a comunicare bene
la propria immagine di convenienza.
1.2. Posizionamento e price image
Alla luce di quanto Ł stato detto nel paragrafo precedente, appare abbastanza chiaro
come oggi per le imprese commerciali sia diventato un must essere associate dal
consumatore ad un immagine di convenienza. Prima, quindi, di proseguire
sull argomento, risulta doveroso un riferimento alle strategie di posizionamento del
sistema distributivo, considerate il driver fondamentale per la definizione delle politiche
di mercato aziendali, la cui realizzazione e il successivo processo di costruzione della
store image contribuiscono proprio alla realizzazione degli obiettivi stabiliti
dall impresa.
1.2.1. Il concetto di posizionamento secondo Ries e Trout
Il concetto di positioning Ł stato proposto agli industriali nel 1972 da due pubblicitari,
Al Ries e Jack Trout, in alcuni articoli2 poi raccolti in volume nel 1982 e divenuti un
vero best seller dal titolo Positioning: the Battle for your Mind 3. Essi considerano il
posizionamento come un esercizio di creativit applicato ad un pr odotto esistente. In
particolare, sostengono che i prodotti piø noti hanno normalmente un posizionamento
1
Ad esempio il passaggio da una politica di prezzo di tipo Hi-Lo a una politica di prezzo EDLP
permetteva di abbandonare uno strumento sempre meno produttivo come le promozioni e, al tempo
stesso, di differenziarsi all interno di un contest o caratterizzato da una progressiva degenerazione del
confronto competitivo di prezzo.
2
TROUT J., RIES A., 1972, The Positioning area, in Advertising Age.
3
TROUT J., RIES A., 1982, Positioning: the Battle for your Mind, Warner Books.
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specifico nella mente dei consumatori4 e che, dunque, un concorrente ha tre alternative
strategiche:
1. rafforzare il suo attuale posizionamento nella mente dei consumatori;
2. acquisire una posizione non ancora occupata;
3. optare per il deposizionamento o riposizionamento del concorrente nella mente dei
clienti.
Una quarta strategia poi potrebbe prevedere l inclusione della propr ia marca in un club
esclusivo; per esempio un impresa pu cercare di comunicare l idea di trovarsi tra le
prime tre5 marche di successo all interno della specifica categori a.
In generale, comunque, Ries e Trout considerano soprattutto le strategie di
comunicazione al fine di ottenere il posizionamento o riposizionamento di una marca
nella mente dei consumatori, anche se nello stesso tempo riconoscono in ogni aspetto
tangibile del prodotto, del prezzo, del luogo e della promozione la potenzialit di
supportare la strategia di posizionamento scelta.
1.2.2. Il concetto di posizionamento secondo Treacy e Wiersema
Un altro contributo alla definizione del posizionamento Ł da attribuire a due consulenti,
Michael Treacy e Fred Wiersema, che hanno proposto il concetto di disciplina del
valore.
In particolare, alla base del loro pensiero vi Ł la suddivisione dei clienti in tre classi
differenti: quelli che preferiscono le imprese piø avanzate dal punto di vista tecnologico,
quelli che preferiscono prestazioni affidabili da parte dell i mpresa e, infine, quelli che
richiedono maggiormente un adattabilit a rispondere ai loro specif ici bisogni. PoichØ,
dunque, il mercato Ł caratterizzato da un mix di queste tre tipologie di clienti, l impresa
pu aspirare a diventare leader di prodotto, impresa operativamente eccellente o
impresa vicina al cliente. Ci per che Treacy e Wiersema sostengono Ł che un impresa
non pu normalmente essere la migliore in tutti i suddetti tre ca mpi e nemmeno in due
di essi; l impresa cioŁ non Ł dotata di risorse sufficienti e ciascuna disciplina del valore
4
Ad es. Coca Cola viene vista come la piø grande impresa produttrice di bibite, Porsche come una delle
migliori produttrici di auto sportive al mondo e cos via; si tratta quindi di marche che sono solidamente
attestate su queste posizioni, dalle quali un concorrente avrebbe difficolt a scalzarle.
5
L idea delle prime tre Ł stata inventata dal terzo piø grande produttore di auto degli Stati Uniti, Chrysler:
il concetto alla base Ł che i membri del club sono considerati I migliori.
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richiede atteggiamenti manageriali differenti, nonchØ investimenti spesso alternativi. Ad
esempio, McDonald s che eccelle in termini di efficienza operativa non pu permettersi
di rallentare il servizio per preparare hamburger differenti per ciascun cliente, nØ pu
mirare a diventare leader nello sviluppo di nuovi prodotti, in quanto ogni nuovo
inserimento pregiudicherebbe il funzionamento delle sue normali attivit .
In definitiva, Treacy e Wiersema sostengono che un impresa per c onseguire il successo
debba seguire quattro regole:
1. divenire la migliore in una delle tre discipline del valore;
2. raggiungere un livello prestazionale adeguato nella altre due discipline;
3. continuare a migliorare il posizionamento elevato nella disciplina scelta per non
perdere terreno nei confronti dei concorrenti;
4. essere sempre piø adeguata nelle altre due discipline, perchØ la concorrenza eleva le
aspettative dei clienti.
1.2.3. Il concetto di posizionamento secondo Kotler
Il posizionamento consiste nel <definire l offerta e l immagine di un impresa in modo
tale da consentire di occupare una posizione distinta e apprezzata nella mente del
mercato obiettivo> (Kotler, 2007).
Il risultato finale del posizionamento Ł la creazione con successo di una proposizione
di valore , un motivo convincente per cui il mercato obiettivo dovre bbe acquistare il
prodotto.
L impresa deve decidere quante idee, intese in termini di vantaggi, perseguire nel suo
posizionamento nei confronti del target. Molti manager sostengono la necessit di
promuovere un unico vantaggio fondamentale, sviluppando un unica proposizione di
vendita (USP- Unique Selling Proposition). L impresa, quindi, dovrebbe proporsi come
la numero uno nei confronti del vantaggio selezionato (migliore qualit , migliori
prestazioni, miglior servizio, maggiore convenienza, prezzo piø basso, tecnologia piø
avanzata, maggior prestigio, ecc..), in modo che, se riuscir ad ottenere credibilit sul
mercato, Ł probabile che conseguir un livello di notoriet est remamente elevato.
Non tutti per concordano sul fatto che il posizionamento su un unico vantagg io sia
sempre il migliore, perchØ potrebbe verificarsi che il mercato non reputi utile tale
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vantaggio oppure ritenga che esso possa essere fornito anche dai concorrenti.
Ciononostante, occorre tuttavia considerare che aumentando il numero di vantaggi
sostenuti per le proprie marche, le imprese rischiano di perdere credibilit e di ridurre la
definizione dello specifico posizionamento prescelto. In generale, l impresa dovrebbe
cercare di evitare i seguenti quattro errori di posizionamento:
posizionamento insufficiente; caso in cui le imprese scoprono che gli acquirenti
hanno solo un idea vaga della loro marca, che viene considerata una delle tante
disponibili;
posizionamento troppo ristretto; in questo caso gli acquirenti potrebbero avere
un immagine troppo ristretta della marca;
posizionamento confuso; caso in cui il posizionamento viene sostenuto in modo
discontinuo, senza una coerente presentazione degli attributi prescelti, generando
uno stato di disorientamento fra gli acquirenti;
posizionamento poco credibile; in questo caso la strategia di posizionamento non si
concentra sufficientemente sulla percezione che gli acquirenti hanno del prodotto o
della marca in termini di caratteristiche, prezzo o produttore.
Kotler, inoltre, classifica le varie possibilit di posizi onamento a disposizione di
un impresa nel seguente modo:
• Posizionamento per attributi: un impresa si posiziona sulla base di un attributo,
come le dimensioni o il numero di anni di esistenza;
• Posizionamento per vantaggi: il prodotto viene posizionato come leader sulla base di
un determinato vantaggio;
• Posizionamento per uso o applicazione: prevede il posizionamento del prodotto
come il migliore per un determinato uso o applicazione;
• Posizionamento per categorie di utilizzatori: il prodotto viene posizionato il modo
da risultare il migliore per gli utilizzatori;
• Posizionamento competitivo: il prodotto viene posizionato in modo da essere il
migliore per qualche aspetto nei confronti di un determinato concorrente;
• Posizionamento per categoria di prodotto: il prodotto Ł posizionato come leader di
una determinata categoria di prodotti;
• Posizionamento in base alla qualit o al prezzo : il prodotto si posiziona come
l offerta piø conveniente.