Matrice delle forma d’impresa
(adattata da Rullani -1989- pag.32 2)
Impresa Ambiente
SOGGETTI
SISTEMI
Potere imprenditoriale
(stakeholder)
Struttura organizzativa
dell’impresa
Concorrenti
Fornitori
Clienti
Finanziatori
Centri di ricerca
Servizi all’industria
Stato
Enti locali
Cultura nazionale
Fondamentale, per capire il processo di genesi dell’impresa, Ł comprendere due
tipi di relazioni: la prima tra soggetti (i portatori di capitali, managers, operai ed in
generale stakeholder) e sistemi (l’organizzazione) appartenenti alla singola impresa,
la seconda tra impresa ed ambiente (composta a sua volta di soggetti e di sistemi).
La genesi delle diverse forme d’impresa avviene tramite una continua
interazione tra soggetti e sistemi, interni ed esterni all’impresa, dato che i soggetti
producono per la propria azione sistemi e, per contrapposto, i sistemi producono al
loro volta soggetti condizionandone il comportamento. Applicando questa dialettica
soggetti-sistemi all’impresa ed esaminando il rapporto che essa instaura con il sistema
economico e con l’ambiente in generale si ottiene la matrice delle forme di impresa.
Date queste premesse si capisce che il rapporto tra impresa ed ambiente Ł di
fondamentale importanza per capire la realt dell’impresa e per identificare le fasi che
compongono il processo di crisi.
L’ambiente in cui l’impresa opera pu essere pensato (Coda, 1988) come un
insieme di numerosi sottosistemi (mercati del lavoro, finanziario, monetario, di
vendita dei prodotti, di acquisto dei fattori produttivi, ecc.) fra loro variamente
interconnessi.
L’impresa quindi stringe dei rapporti con i componenti di ognuno di questi
sottosistemi (soggetti); vi sono sia rapporti con esponenti economici di questi insiemi
e sottoinsiemi: concorrenti, fornitori, clienti, finanziatori, sia rapporti con quelli che
Coda definisce interlocutori sociali: gli amministratori e i funzionari pubblici, le
2
vedi RULLANI (1989)
banche, i lavoratori, i rappresentanti sindacali, ecc. E’ ovvio che tutti questi rapporti
avvengono all’interno del macroambiente economico, politico, istituzionale,
demografico, culturale e sociale di un paese (macrosistema).
Nel rapporto con l’esterno l’impresa si scontra con la struttura del settore
industriale di appartenenza e con le forze competitive operanti al suo interno: il
potere contrattuale dei fornitori, la minaccia dei prodotti sostitutivi, quella dei
potenziali entranti, il potere contrattuale dei clienti .
Perci si capisce che il rapporto tra impresa ed am biente Ł bidirezionale; da un
lato l’ambiente influisce sulle scelte del management e quindi sulla vita dell’impresa,
dall’altro lato l’impresa, con le proprie decisioni, entra in contatto con particolari aree
dell’ambiente e pu concorrere nel modificarlo. Lo stesso ambiente Ł un concetto di
natura evolutiva, il mutamento non Ł un fattore di squilibrio temporaneo ma la sua
caratteristica principale.
Bisogna distinguere tra il "mutamento simmetrico" che non modifica le
posizioni relative esistenti in un sistema economico ed il "mutamento asimmetrico"
che modifica la posizione competitiva relativa delle imprese all’interno del proprio
settore di appartenenza e che, di conseguenza, influisce sulla loro capacit di
produrre profitti.
Quindi una struttura economica altamente differenziata al suo interno Ł molto
sensibile al mutamento; ci significa che un qualsi asi mutamento ambientale, anche
di natura extra economica, termina con l’influenzare, in misura diversa settori
differenti e di conseguenza le imprese in esso operanti; questo comporta l’innesco di
nuovi processi di trasformazione.
Ci significa che il continuo "mutamento asimmetric o" Ł la componente piø
tipica e di piø rilevante importanza del sistema industriale odierno visto come un
sistema perennemente in disequilibrio.
Il processo di crisi: fasi e tipologie
Il processo di crisi Ł un fenomeno tipicamente evolutivo, nel senso che si
compone di una sequenza temporale di fasi differenti ognuna delle quali Ł
contraddistinta da una sua "gravit ": piø il tempo passa piø la crisi diventa grave e, di
conseguenza, difficilmente, rimediabile.
Guatri (1985) distingue in particolare , tre successivi stadi in cui pu
manifestarsi il processo di crisi: inizialmente, grazie ad una modifica dei rapporti tra i
soggetti interni all’impresa o esterni ad essa, oppure a causa della rottura del rapporto
impresa-ambiente, si verificano degli squilibri e/o inefficienze interne (primo
stadio), che hanno come conseguenza il manifestarsi di perdite d’esercizio (secondo
stadio) che a loro volta conducono (terzo stadio) allo stato di insolvenza vero e
proprio (definito dall’autore come "l’incapacit manifesta di fare fronte agli impegni
assunti).
Vediamo quindi come Guatri identifica quelli che potrebbero essere definiti
come i cinque tipi fondamentali di crisi:
1. crisi da inefficienza;
2. crisi da sovracapacit /rigidit ;
3. crisi da decadimento dei prodotti;
4. crisi da carenza di programmazione/innovazione;
5. crisi da squilibrio finanziario.
Si noti che le crisi da inefficienze in effetti sono denominatore comune a tutte
le altre tipologie di crisi, in quanto queste ultime possono essere essenzialmente
ricondotte alle prime: vedremo quindi solamente le crisi dovute ad inefficienze.
Innanzitutto si parla di inefficienze quando i rendimenti dell’azienda non sono
simili a quelli dei concorrenti; possono essere distinte, inoltre, quattro sottotipologie
di inefficienze (non escludibili a vicenda): a livello produttivo, organizzativo,
commerciale e finanziario.
Nel pimo caso il confronto con i concorrenti pu av venire o in termini di costi
sostenuti (al netto dei costi commerciali, finanziari, amministrativi) e pu riguardare
non soltanto gli aspetti interni inerenti alla produzione, ma anche il rapporto che
l’impresa ha con l’esterno: ad esempio, non si considerano solamente l’obsolescenza
degli impianti, le capacit della manod’opera, la mancanza di investimenti, e cos via,
ma anche la logistica in entrata e in uscita, i rapporti con i fornitori, gli
approvvigionamenti, eccetera.
In questo ambito possono verificarsi le cosiddette crisi da
sovracapacit /rigidit : ad esempio, quando la doman da non assorbe totalmente
l’offerta sia per l’azienda considerata che per tute le sue concorrenti presenti nel
settori, oppure quando si verifica (per vari motivi) una diminuzione della quota di
mercato posseduta dall’impresa, o nel caso gli investimenti siano stati elevati rispetto
ai ricavi conseguiti, o quando si verificano errori di previsione della domanda od
ancora quando, ad un aumento dei costi, non corrisponde un adeguato aumento dei
prezzi (sottoposti a controllo pubblico).
Questo tipo di inefficienze pu essere considerato causa anche delle crisi da
decadimento dei prodotti che vengono originate quando la differenza tra prezzi e
costi, al netto dei costi fissi, non Ł tale da consentire un adeguato margine di
contribuzione, sia rispetto al "portafoglio prodotti" dell’azienda, sia a livello di
differenziazione/distinzione del prodotto.
Per quanto concerne le inefficienze organizzative, esse possono riguardare la
mancanza di utilizzo di strumenti di programmazione e/o controllo (ad esempio il
budget annuale), la pianificazione a medio/lungo termine, l’assegnazione di compiti e
responsabilt , l’organizzazione del lavoro, possono, quindi, essere dovute ad una
scarsit di comunicazione e/o di collegamento tra l e diverse unit elementari
d’impresa.
In questo contesto rientrano le crisi da carenze di programmazione/innovazione
con ci si intendono non solo le crisi derivanti da ll’incapacit di programmare la
propria attivit imprenditoriale, ma anche quelle c onseguenti all’incapacit di
imparare dall’esperienza e/o dagli stimoli provenienti dall’ambiente nonchŁ
dall’incapacit di adattare la gestione aziendale ai mutamenti dell’ambiente esterno;
innovazione significa, cioŁ, anche l’avvicinarsi a nuove idee, stili, modi di produrre e
presentare prodotti e cos via: Ł evidente quanto sia importante a questo livello
l’apertura mentale nel quadro dirigente.
Per quanto riguarda le inefficienze commerciali, esse sono determinate
dall’esistenza di sproporzioni tra i costi sostenuti dall’unit di marketing e i risultati
generati da quest’ultima; anche in questo caso il confronto avviene con i costi
sostenuti dalle imprese concorrenti ed i corrispondenti risultati, con la necessaria
precisazione che, in questo frangente, Ł arduo un confronto oggettivo sulle efficienze,
a causa delle loro difficolt intrinseche di misura zione (si pensi ad un errore
riguardante la strategia di vendita).
In questo tipo di inefficienza rientrano, ad esempio le campagne pubblicitarie
condotte "disordinatamente", oppure con mezzi inadeguati, oppure con mezzi
adeguati ma con scelte errate dei media utilizzati.
Infine, le inefficienze finanziarie, che derivano essenzialmente dall’elevato
costo dei mezzi finanziari di cui l’azienda dispone rispetto alla loro capacit di
produrre reddito, e questo ovviamente, sempre tenedo presente i costi analoghi
sostenuti dai piø diretti concorrenti: in genere, si fa riferimento all’incapacit di chi
coordina le attivit finanziarie dell’impresa e/o la debole forza contrattuale di
quest’ultima e/o al suo grado di capitalizzazione e solidit patrimoniale.
Questo tipo di inefficienza porta alle cosiddette crisi da squilibrio
finanziario/patrimoniale; con il termine squilibrio finanziario si intende la presenza
di uno o piø fattori-chiave determinati dalla insufficienza e/o inesistenza di liquidit ,
dalla carenza di mezzi propri rispetto i mezzi di terzi, dalla difficolt di far fronte ai
pagamenti (salari, fornitori, ecc.), dalla prevalenza di debiti a breve rispetto a quelli a
medio/lungo termine, dalla scarsa forza contrattuale in termini di richiesta di crediti
(determinata dalla necessit di disporre di liquidi t ) ed infine dalla scarsit di mezzi
finanziari stabilmente disponibili e/o duraturi.
L’utilizzo del termine ’squilibrio patrimoniale’ riguarda invece, la scarsa
disponibilit di beni vincolati (come capitali o ri serve), non solo nei confronti ad
esempio del fatturato oppure delle perdite conseguite (situazione economica) ma
anche dei beni presenti nell’attivo o delle diverse componenti dell’indebitamento
(situazione patrimoniale).
In particolare ci si riferisce ai casi in cui un’azienda con una buona situazione
patrimoniale riesca a fronteggiare una situazione di crisi: ci Ł possibile perchŁ la
presenza dei mezzi propri permette di assorbire eventuali perdite di esercizio, sia nel
breve che nel medio-periodo.
Si desidera con ci chiudere questa dovuta premessa sulle cause di crisi
dell’impresa per porsi di fronte alle metodologie quantitative, che nei capitoli
successivi saranno esposte assieme alla proposta di previsione delle insolvenze, con
una visione piø ampia possibile del processo di involuzione aziendale.
Come si ripeter piø volte nella trattazione, Ł tenendo ben presente quanto
ampio sia il problema e quante sfaccettature esso presenti, che si possono valutare
correttamente certi metodi che tentano di individuare future insolvenze utilizzando
un preciso insieme di informazioni.
L’integrazione di questi metodi con l’analisi dell’informazione complementare
a quella utilizzata pu fornire senza dubbio un val ido e completo sistema di
previsione delle insolvenze posto l’assunto che la crisi avviene tramite un processo
graduale; in quanto tempo questo processo si possa concludere diviene la variabile
chiave su cui intervenire; se questo sar molto bre ve Ł arduo pensare ad un qualche
metodo che riesca ad individuare sintomi di squilibrio molto addietro nel tempo ma
se ci non Ł allora vi Ł spazio per la ricerca di ogni possibile metodo che permetta di
conoscere in anticipo la futura situazione di un’impresa.
1. ELEMENTI INTRODUTTIVI SULLA APPLICAZIONE IN
ANALISI ECONOMICO-AZIENDALI DI METODI
MULTIVARIATI ED UNIVARIATI
Generalmente nelle analisi economico-finanziarie gli indicatori, considerati
nella accezione piø ampia, vengono esaminati in modo "univariato" ( cioŁ
separatamente, uno alla volta ); in letteratura vengono presentati schemi che
considerano gli indici in modo coordinato secondo delle relazioni sia matematiche
che logiche.
Sottolineiamo subito che il lavoro che l’analista compie Ł proprio quello di
collegare tra loro le diverse variabili (passando, quindi da molti spazi
unidimensionali ad uno spazio multidimensionale) tramite le relazioni esistenti tra le
stesse e sintetizza le informazioni a disposizione per formulare un giudizio sulla
situazione dell’azienda (passando, quindi, da uno spazio multidimensionale formato
da tutte le variabili d’interesse considerate, ad uno spazio spazio unidimensionale o
comunque con un numero limitato di dimensioni, quale potrebbe essere lo spazio a
tre dimensioni quali la redditivit , la solidit pa trimoniale e la liquidit ).
Nelle analisi multivariate tale "sintesi" avviene "a priori" , non viene piø
effettuata dall’analista, solo per un certo tipo di informazioni come vedremo, ma e’ lo
stesso metodo sia economico-aziendale sia matematico sia statistico che fornisce i
risultati sintetici di interesse .
E’ ovvio il riferimento a quei metodi di analisi definiti come tecniche di
scoring: quelle metodologie cioŁ basate su strumenti e su logiche di carattere
principalmente quantitativo che , considerando molte variabili e pesandole con
predefiniti criteri di ottimalit , ottengono come risultato lo score: un valore
numerico di sintesi dei molteplici aspetti considerati o forse come sarebbe corretto
nei confronti di tecniche quali ad esempio il metodo delle "componenti principali" e
della "recursive partitioning analysis", ottengono come risultato una classificazione
che pu essere appunto intesa come classificazione "relativa" ( ad altre aziende )
oppure valutazione "oggettiva" ( lo score appunto).
Naturalmente tenendo conto solo di tale informazione di sintesi si pu avere
chiara la situazione generale dell’impresa (ad esempio un elevato rischio di
insolvenza) , si possono pero’ perdere altre informazioni come ad esempio le aree
strategicamente critiche per il processo di crisi , dato che imprese con caratteristiche
economiche e finanziarie molto diverse , possono essere considerate simili
analizzando esclusivamente lo score.Ad esempio, aziende con elevata redditivit
(ROE, ROI, ecc.) ma con una struttura finanziaria appesantita da un elevato costo dei
mezzi di terzi e da un capitale netto estremamente basso ( in relazione ai mezzi di
2
terzi stessi ) possono presentare lo stesso profilo di rischio di imprese con una
redditivit molto bassa o negativa ma praticamente senza debiti.
L’ esempio sopra riportato e’ chiaramente un problema, di quelli collegati con
l’analisi multivariata in ambito economico-aziendale , risolvibile con il semplice
adattamento dell’output del modello che fornisce l’analisi medesima sull’azienda ,
basta ad esempio far emergere dal modello con una certamente non sofisticata
procedura 1 le variazioni negli indici di piø immediata lettura e maggiormente
rappresentativi di una determinata area considerata dal modello.
Sono altri i problemi che in realt promanano dall’utilizzo di queste tecniche a
giudizio dei molti che criticano tali metodologie allo scopo dell’analisi d’azienda ( sia
essa per valutare la capacita’ di credito o il profilo di rischio di una impresa emittente
obbligazioni o altro ancora)2.E’ importantissimo capire innanzitutto alcune fasi
dell’elaborazione da parte di un qualsiasi modello di previsione e notevole peso va
dato al discernimento, nella fase dell’input delle informazioni , tra quelle che per il
modello sono variabili esogene ed endogene.
E ben risaputo che nella letteratura sulla crisi d’impresa le variabili influenti
sul processo di insolvenza o fallimento (sia consentito qui di usare i due termini
come sinonimi di anomalia ) sono decisamente numerose, sia che si abbia come
riferimento la letteratura economica che quella aziendale .
E’ possibile fare un riferimento a due schemi riassuntivi proposti3 , senza
alcuna pretesa di essere esaustivi, nell’ambito della concezione delle crisi per i
principali studi da parte delle due differenti impostazioni; ecco una tabella sul
concetto, le evidenze empiriche e cause della crisi dei sistemi nella letteratura
economica4:
1
cfr LUERTI (1992) pagg.79 e segg.
2
cfr fra tutti CAPRARA (1985) pagg 1070-1076
3vedi TEDESCHI- TOSCHI (1993)
4vedi TEDESCHI TOSCHI (1993) pagg 36-37
3
tabella 1.1
XVII SECOLO PRIMA META’
XIX SECOLO
SECONDA META’
XIX SECOLO
PRIMA META’
XX SECOLO
CONCETTO *squilibrio di mercato *periodo di difficolt
economiche
*anomalo turbamento
nel processo di
accumulazione
del capitale
*momento di panico
finanziario
* fase discendente del
ciclo
economico
EVIDENZE
EMPIRICHE
*povert
*carestia
*povert
*carestia
*domanda di beni superiore
all’offerta
*disoccupazione diffusa
*crollo dei prezzi e della
domanda
*riduzione dei tassi di
profitto
*crollo degli investimenti
CAUSE *eventi naturali
*guerre
*sovrapproduzione
*contraddizioni del sistema
capitalistico
*ciclo economico
*sovrapproduzione
*ciclo
economico/tecnologico
*intervento nello stato in
economia
SECONDA META’ XX SECOLO
Letteratura sul funzionamento
dei sistemi economici
Letteratura sul funzionamento dei
sistemi industriali
CONCETTO *stagnazione
*fase discendente del ciclo economico
*stagnazione/recessione
*momento critico che sollecita il sistema a
rinnovarsi
EVIDENZE
EMPIRICHE
*inflazione
*deficit statali incontrollabili
*disoccupazione
*diminuzione degli investimenti e della loro
produttivit
CAUSE
*cicli economici
*intervento dello stato in economia
*crisi delle istituzioni politiche ed
economiche
*rigidit ’ delle risorse produttive
*scarsit ’ delle risorse produttive
*rapporto ostile tra ambiente e imprese
*rapporti ostili tra paesi industrializzati e in
via di sviluppo
Un ulteriore esposizione sui principali studi specialistici sulla crisi d’impresa nei
paesi anglosassoni rappresentativi della letteratura aziendale segue ora 5:
5vedi TEDESCHI-TOSCHI (1993) pagg 69 e segg.
4
tabella 1.2
Autore e anno
della
pubblicazione
Metodologia
della ricerca
Fattori causali di crisi di natura
__________________________________________
Macroambientale Settoriale Aziendale
Brooks (1964) analisi di casi
aziendali
*scarsa attenzione
all’evoluzione dei
gusti dei
consumatori
Smith (1966) analisi di casi
aziendali
*diminuzione della
domanda
*mancanza di
sistemi di controllo
*eccessivo
accentramento
*sviluppo non
controllato delle
attivit aziendali
Altman (1971) analisi di casi
aziendali
*restrizioni
creditizie
*aspettative degli
investitori
*fase del ciclo
economico
*squilibri finanziari
Barmash (1973) analisi di casi
aziendali
*avidit e disonest
del managment
*eccessivo livello
dei costi
Cohen (1973) analisi di casi
aziendali
*sviluppo non
controllato
Hartigan (1973) analisi di casi
aziendali
*fase recessiva del
ciclo economico
*disonest del
managment
*mezzi propri
insufficenti
Ross, Kami (1973) analisi di casi
aziendali
*incompetenza
manageriale
*sistemi informativi
inefficienti
Shendel, Patton ,
Rigs (1973)
analisi di casi
aziendali
*concentrazione
delle vendite su
pochi clienti
*impianti obsoleti
Simmond (1974) analisi di casi
aziendali
*elevato
indebitamento
*eccessivo
accentramento
Argenti (1976) analisi di casi
aziendali e
letteratura
*incompetenza
manageriale
*eccessivo sviluppo
delle attivit
aziendali
*coincidenza tra
presidente ed
amministratore
5
segue Tabella 1.2
Autore ed anno
della
pubblicazione
Metodologia
della ricerca
FATTORI CAUSALI DI CRISI DI NATURA
__________________________________________
Macroambientale Settoriale Aziendale
Smart, Thompson,
Vertinsky (1978)
analisi di casi
aziendali
*aumento della
concorrenza
*incompetenza del
managment
Taffler (1980) analisi di casi
aziendali
*politiche
economiche
(controllo dei prezzi,
politiche
antinquinam. ecc.)
Taylor (1980) analisi di casi
aziendali
*aumento del
prelievo fiscale
Argenti (1983) analisi della
letteratura
*ostilit verso le
istituzioni
economiche
*cambiamenti
improvvisi nella
struttura del settore
*scarsa attenzione ai
cambiamenti
ambientali
Platt (1984) analisi della
letteratura
*incompetenza
manageriale
*rifiuto del
managment di
adeguarsi ai mutam.
tecnolog.
Slatter (1984) analisi di casi
aziendali e della
letteratura
*politiche
economiche
(controllo dei prezzi,
tasse,..)
*cambiamento dei
gusti del
consumatore
*aumento della
concorrenza sui
prezzi
*mancato rinnovo
dei prodotti
*sostituzione del
managment
*riduzione delle
attivit
*cambiamenti
organizzativi
*riduzione dei costi
*ristrutturazione del
passivo
*sviluppo non
controllato
dell’impresa
*controllo finanz.
inadeguato
*elevata incidenza
dei costi fissi
*inefficienze
operative
*scarsa attenzione
alla evoluzione
ambientale
Karbanda ,
Stalworty ( 1985)
analisi di casi
aziendali
*incompetenza
manageriale
*comunicazioni
interne inefficaci
Meyers (1986) analisi di casi
aziendali
*congiuntura int.le
negativa
*improvvisi
mutamenti nel
mercato
*fallimento di un
prodotto
*successione mal
gestita
*mancanza di
liquidit
6
Non e’ neppure il caso di accennare agli studi compiuti per verificare la
validit di alcuni ratios allo scopo di prevedere insolvenze o piø in generale crisi
aziendali di cui, come e’ palese, l’insolvenza e’ il lato piø evidente, se non l’unico, per
il mondo "esterno" (all’impresa) ; gia’ dal 1931 con Fitz Patrik si tenta di individuare
quale quoziente sia piø significativo per l’analisi sopradescritta e si continua fino al
1974 con l’impostazione univariata con lo studio di Ruozi6.
Questa esposizione di alcune posizioni assunte dalla teorie economico-
aziendalistiche (l’elencazione completa esula dallo studio presente) si e’ resa
necessaria per cercare di capire per quale motivo vanno rifiutate le critiche di
modello come "macchinetta a gettoni" 7 poste agli studi sulle previsioni delle
insolvenze sino ad oggi realizzati e successivamente illustrati.
E’ possibile appartenere ad una impostazione teorica come ad un altra ma il
punto di partenza di tutta la modellistica e’ senza dubbio il tentativo di "oggettivare"
alcune valutazioni in merito all’azienda.
E’ questo forse un punto poco chiaro che porta ad una critica a priori delle
previsioni di insolvenza male impostata. Dobbiamo scindere i due campi di
valutazione dell’azienda abbastanza nettamente , vi sono cioŁ alcune variabili (non
intese in senso esclusivamente algebrico, ovviamente) che sono valutate in modo
oggettivo rispetto ad altre che invece vanno valutate in modo soggettivo proprio in
relazione alla complessit dei legami con queste ul time e l’azienda; un esempio pu
chiarire la distinzione: e’ possibile valutare la redditivit in modo oggettivo in quanto
composta sostanzialmente da alcuni indicatori che derivano da scritture contabili
(redditivit passata); non e’ possibile valutare invece in modo oggettivo ( ricordiamo
che l’ottica e’ sempre quella del costruttore di un modello previsivo) l’influenza
dell’ambiente sull’impresa o la qualit del managment come determinante il successo
di un impresa o ancora l’effetto di una campagna pubblicitaria sulle vendite di una
azienda di distribuzione ecc.
Vi sono cioŁ’ delle ponderazioni che devono necessariamente passare per le
mani - e per le menti - di analisti che preso atto di una valutazione dell’azienda, il piø
oggettivizzata possibile, considerano il resto delle informazioni che il modello
considera esogene: leggi speciali, campagne pubblicitarie, appoggi economico-
politici e via elencando.
Le critiche invece a tali modelli avvengono di fatto non dal lato quantitativo
(significativit dei risultati , numerosit del cam pione ecc.) ma sostenendo che Ł
impossibile cercare di dare una rappresentazione di un’azienda in questo modo
proprio perchØ innumerevoli sarebbero i fattori da considerare come influenti.
6vedi TEDESCHI-TOSCHI pagg.53-54
7vedi sempre CAPRARA (1985)
7
Addirittura il Caprara si spinge oltre affermando l’assurdit nel cercare un
metodo in grado di cogliere i dinamici e mutevoli aspetti della vita di una azienda, in
continuo divenire per l’appunto, non riuscendo a cogliere l’importanza di un
"riassunto della vita economica" nell’ambito ad esempio della credit analysis.
Ripetiamo ancora una volta che nessuno studioso, da Altman8 nel 1968 , il
primo ad utilizzare l’analisi discriminante per questo problema , a Cascioli e
Provasoli9 che nel 1986 utilizzano il metodo delle componenti principali per
"posizionare" le aziende, a Ohlson10 che nel 1980 utilizza la regressione logistica per
determinare la probabilit di insolvenza a Chilant i11 che applica nel 1992 le reti
neurali per analizzare e prevedere insolvenze , nessuno dicevamo ha mai proposto il
proprio modello come perfetto succedaneo dell’analista ( figura oramai sacra) ma
anzi si Ł sempre sottolineato il ruolo di complementarit di questi metodi quantitativi
nell’analisi d’azienda; ruolo che deve principalmente facilitare il compito dell’analista
nel valutare tutta una serie di variabili il cui peso Ł senz’altro oggettivabile
Come successivamente verr spiegato, la scelta dell a regressione logistica
come metodologia quantitativa e’ stata praticata proprio per via dell’output fornito da
questa - una probabilit -, un dato infatti che si pone tra la considerazione oggettiva
dello stato di salute dell’azienda, sulla base di informazioni passate e la susseguente
valutazione soggettiva del decision-maker sulla base di informazioni ulteriori non
modellabili.
8vedi ALTMAN (1968)
9vedi CASCIOLI-PROVASOLI (1976)
10vedi OHLSON (1980)
11vedi CHILANTI (1992)
8
2 L’ANALISI DISCRIMINANTE: METODOLOGIA ,
PRINCIPALI STUDI PROPOSTI ED OSSERVAZIONI
METODOLOGICHE
2. 1 La metodologia statistica
Si cercher ora di descrivere, nel modo piø succin to ma completo possibile,
quali tecniche computazionali e criteri statistici sottendono questo tipo di
metodologia.
L’analisi discriminante e’ una tecnica statistica il cui scopo e’ classificare
individui sui quali sono stati rilevati alcuni caratteri ; affronta cioŁ il problema di
allocare determinate unitÆ a certi gruppi identificati a priori; Ø necessario innanzitutto
considerare, per poi abbandonare momentaneamente questa differenziazione e
riprenderla piø avanti, che l’analisi considerata Ø quella canonica o di Fischer e che
questa permette di classificare individui facenti parte del campione considerato in
base alle regole che ora saranno esposte ma che nel momento in cui questa dovesse
venire applicata a nuovi individui da classificare, dovr essere corredata da ulteriori
ipotesi.
Il primo passo logico per affrontare il problema della allocazione Ø di definire i
g gruppi (nel nostro studio evidentemente g=2) che indicheremo in seguito con
Ψ1 , Ψ2 ..., Ψg ; definiamo, inoltre , con p il numero di caratteri osservati su
ogni individuo . Al fine di classificare le unit n ei diversi gruppi si definisce una
regola di decisione d che permette la divisione dello spazio p-dimensionale ℜ p in g
sottospazi distinti R1, R2 ...., Rg tali che :
U I
j
ji
ji
p
j
RRR
≠
=ℜ= 0 che e .
La regola d colloca l’unit i-esima nel gruppo Ψj se il vettore Xi , composto
dai valori delle variabili osservate relative alla i-esima unit , appartiene al
sottospazio Rj.
In termini figurativi si tratta allora di individuare quegli iperpiani che meglio
separano nell’iperspazio questi g gruppi. Le funzioni discriminanti sono
combinazioni lineari di variabili (precedentemente chiamati caratteri in quanto come
noto la metodologia prende spunto da problemi di classificazione nell’ambito delle
scienze naturali12) o di loro trasformate, che dividono lo spazio ℜ p in tanti sottospazi
quanti sono i gruppi definiti a priori; Ø gi chiaro che le funzioni discriminanti
12vedi PREDETTI (1960) pagg 244-245
9
calcolabili sono il minimo tra g-1 (g= numero dei gruppi) e p (numero delle
variabili).
Vi sono svariati metodi per giungere ad una regola discriminante , a seconda
delle ipotesi che vengono fatte sulle funzioni di densit dei singoli gruppi ma
soprattutto 13 se si considera importante minimizzare la somma delle probabilit di
errore (e non importa quindi se vi possono essere piø errori di classificazione in un
gruppo rispetto ad un altro) oppure se interessa rendere uguali tra loro le probabilit
di errore; Ø chiara, nello studio delle insolvenze, la distanza che intercorre tra i due
criteri: considerare egualmente costosi o meno gli errori di misclassificazione !
Il problema del costo degli errori cos evidente a priori non Ł stato in realt
affrontato adeguatamente, ma su questo punto torneremo piø avanti .
Diamo ora un rapido cenno come sopra detto all’analisi discriminante canonica
o di Fischer partendo per con la semplificazione i n due universi invece delle g
popolazioni di cui sopra.14
Sia Z una combinazione lineare delle p variabili Xi :
Z k X
i i
i
p
=
=
∑
1
2.1
per lo j-esimo elemento dello s-esimo gruppo si avr :
s j
i
p
i s ij
z k x=
=
∑
1
2.2 (s=1,2,..,g ; j=1,2,..., l
s
indicando con l
s
la
numerosit dello s-esimo gruppo)
Indicando con sz e z
2σ rispettivamente, il valore medio di z nello s-esimo gruppo e la
sua varianza:
s
i
i
p
s i
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( )( )
σ σ
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13vedi PREDETTI (1960) pagg 226 e segg
14
si fa qui riferimento per alcuni passaggi a PREDETTI (1960) pagg 241-244