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In particolare questa tesi si propone di confrontare l’efficacia ottenuta da due diversi
tipi di intervento proposti agli adolescenti: un coinvolgimento attivo mediante un
lavoro sul linguaggio pubblicitario svolto in gruppo, rispetto ad un intervento
informativo che non prevede una attivazione emotiva dell’adolescente né una
interazione con i compagni di classe.
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CAPITOLO 1
ALCOL E ADOLESCENTI
1.1 Epidemiologia del consumo di alcolici negli adolescenti
Secondo un’indagine del Centers for Disease Control and Prevention svolta nel 2004,
oltre la metà di un campione della popolazione generale statunitense dichiara di aver
bevuto alcol nei trenta giorni precedenti all’intervista.
Secondo la stessa fonte, inoltre, almeno il 15% della popolazione ha una modalità di
consumo tipicamente indicata come “binge drinking” (considerata in questo studio
come il consumo consecutivo nella stessa occasione di 4 unità alcoliche per entrambi
i sessi). Questa percentuale è rimasta abbastanza stabile dal 1990 al 2004.
Una percentuale del 5% della popolazione, infine, dichiara un consumo regolare e
sostenuto di alcolici, con un aumento di circa due punti percentuali dal 1990 al 2004.
L’Europa invece è il continente in cui il consumo alcolico pro capite è il più alto nel
mondo. Ciò emerge dal rapporto Eurobarometro del 2006 che ha elaborato le risposte
date dai cittadini dei 25 stati membri dell’Unione Europea unitamente alle entranti
Bulgaria e Romania, allo stato candidato della Croazia e alla Comunità Turca
Cipriota. Secondo questa indagine il 75% della popolazione dichiara di aver bevuto
alcolici nei precedenti 12 mesi. In Italia le persone che dichiarano di non aver assunto
alcol nei precedenti 12 mesi arrivano al 40%, collocando il nostro Paese al secondo
posto per numero di astemi dopo la Comunità Turca Cipriota, dove probabilmente
sono da considerarsi anche motivazioni di tipo religioso. Risulta inoltre chiaro come
sia più consistente il consumo alcolico negli uomini (84%) rispetto alle donne (68%).
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Infine, dividendo la popolazione per fasce di educazione scolastica e di tipologia di
impiego, il consumo percentualmente maggiore avviene da parte di persone che
abbiano completato gli studi dopo i 20 anni d’età e che ricoprono incarichi di tipo
manageriale. Al contrario, persone che lavorano in casa, con un basso livello di
istruzione o al di sopra dei 55 anni d’età mostrano una maggiore distanza dall’alcol.
Per quanto riguarda il consumo alcolico riferito ai 30 giorni precedenti all’intervista,
hanno dichiarato di aver consumato alcolici il 66% degli intervistati, una percentuale
cresciuta del 6% rispetto al rapporto Eurobarometro del 2003 e dovuta ad un aumento
in tutti i paesi europei ad eccezione dell’Italia.
Inoltre, fatti pari al 100% quelli che dichiarano di aver bevuto durante l’ultimo anno,
l’87% conferma anche il consumo nei 30 giorni precedenti l’intervista (in Italia il
92%,) indicando come siano relativamente poche le persone che bevono alcolici solo
in particolari occasioni.
Gli adolescenti sono un gruppo di popolazione particolare, che mostra delle affinità
ma anche delle grandi divergenze nel comportamento alcolico rispetto alla
popolazione adulta. L’adolescenza è il periodo in cui più comunemente comincia
l’utilizzo di alcol fino a giungere, in una ricerca statunitense, ad una quota stimata
intorno all’80% di studenti diplomati alle scuole superiori che ha cominciato a bere
(Johnston et al. 2003).
In Italia, dall’indagine ISTAT Multiscopo del 2003, emerge come ad 11 anni siano il
5,4% i ragazzi che hanno già sperimentato l’alcol, percentuale che cresce fino ad
arrivare al 77% dei maschi e al 55% delle femmine a 18 anni. Complessivamente
risulta bevitore il 34% dei ragazzi tra gli 11 e i 18 anni. Il consumo alcolico diventa
più consistente a partire dai 14 anni, età in cui si colloca anche la media europea di
chi comincia a bere. Sempre per i giovani tra gli 11 e i 18 anni le più elevate
prevalenze di consumatori si registrano in Emilia Romagna, Veneto, Trentino Alto
Adige, Friuli Venezia Giulia e Molise. Nel Veneto la percentuale rilevata è del 43,7%
(Scafato et al., 2006 a).
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Analizzando le preferenze dei ragazzi, tra le varie bevande alcoliche al primo posto si
colloca la birra (23%), seguita dagli aperitivi alcolici (17%) e dai superalcolici
(10,8%). Per quanto riguarda gli aperitivi alcolici, dal 1998 al 2003 la prevalenza dei
consumatori fra 14 e 16 anni è aumentata del 46% per entrambi i sessi, mentre per i
superalcolici l’aumento è stato del 24,4% (Scafato et al., 2006 c).
Un dato sicuramente di grande interesse è soprattutto la diffusione del “binge
drinking”, fenomeno che sarà approfondito in seguito. In uno studio italiano, dove
tale modalità era definita dal consumo di 5 bevande alcoliche o più in un’unica
occasione con lo scopo di ubriacarsi, essa è rilevata nel 5,2% dei ragazzi fra gli 11 e i
18 anni, con punte del 21% fra i ragazzi di 18 anni e del 9% fra le ragazze di 17 anni.
La probabilità di binge drinkig aumenta nei giovani maschi fumatori e fra chi
frequenta le discoteche.
Il binge drinking è infatti particolarmente evidente nel fine settimana ed in contesti
specifici. In particolare, nella serata di sabato consumano alcol il 74,1% dei giovani,
in percentuali diverse secondo la fascia d’età: 67,1% fra 13 e 15 anni, 83,4% fra i 16
e i 18 anni, 66,7% fra i 19 e i 24 anni e 64,2% dei giovani sopra i 25 anni. Nello
studio da cui sono stati ricavati questi dati, il 19% dei giovani dichiara di aver
consumato 6 o più bicchieri di un alcolico nella stessa serata.
La gravità di questo fenomeno è evidente nel constatare che la probabilità di
rivolgersi al pronto soccorso è più alta del 70% per i giovani che hanno attuato il
binge drinking almeno una volta negli ultimi 12 mesi rispetto agli altri (Scafato et al.,
2006 b).
Il consumo di alcolici è anche il responsabile del 39% degli incidenti stradali mortali
avvenuti nel 2005 negli Stati Uniti, secondo i dati del FARS (NHTSA’s Fatality
Analysis Reposting System). Di questi oltre la metà comprende guidatori che
avevano un tasso alcolemico oltre 1,6 g/L. Inoltre, il 57% degli incidenti in cui il
guidatore avesse superato una alcolemia di 0,8 g/L, quest’ultimo aveva meno di 24
anni (NHTSA, 2005; www.nhtsa.gov).
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Per questo motivo l’eccesivo consumo di alcol è al terzo posto tra le cause di morte
negli USA (Mokdad et al., 2004) e passa al primo posto come fattore di rischio di
morte prematura tra i giovani (www.cdc.gov). In Italia il 74% della popolazione
dichiara di non sapere quale sia il tasso alcolemico consentito per poter guidare
(Special Eurobarometer, 2006).
I giovani che cominciano a bere prima di aver compiuto i 19 anni, rispetto a quelli
che aspettano tale età per farlo, in misura maggiore tendono a guidare dopo aver
bevuto o ad accettare un passaggio da un guidatore ubriaco, ad incorrere in incidenti
che richiedono l’intervento medico, a sostenere di poter consumare più quantità di
alcolici e contemporaneamente guidare in sicurezza e legalità (Higson et al., 2003).
L’alcol è implicato oltre che nella maggior parte dei degli incidenti stradali fatali,
anche nella grande maggioranza di cadute, annegamenti, incidenti col fuoco, omicidi
e suicidi, rappesentando quindi la prima causa di morte e disabilità fra gli adolescenti
(US Public Health Services, 1991; Johnston et al.,1996; American Academy of
Pediatrics, 1995; McGinnins and Foege, 1993; US DHHS, 2006).
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1.2 Modelli di assunzione: dal bere continuativo al binge drinking
Per modello di assunzione di tipo continuativo si intende una cultura del bere basata
su un consumo di alcolici regolare, ovvero pressochè giornaliero, moderato e
soprattutto ai pasti. Questo modello è anche chiamato “mediterraneo” perché tipico
dei paesi sud-europei, e quindi anche dell’Italia. Secondo questa cultura, l’alcolico
principalmente consumato è il vino, in quantità di 1-2 bicchieri ai pasti principali,
assumendo la funzione prevalente di alimento.
Il cosiddetto binge drinking invece è la concentrazione di 5 o più bicchieri di alcolici
per i maschi e di 4 e più per le femmine in un’unica occasione, solitamente con il
preciso scopo di ubriacarsi. Spesso il binge drinking si verifica in contesti di socialità
e tale tipologia di consumo utilizza più esplicitamente l’alcol per ricercarne gli effetti
psicoattivi.
Il binge drinking è un fenomeno che si è diffuso inizialmente negli USA specialmente
tra gli studenti dei college. I dati del Monitoring the Future Survey (MFS), raccolti
dal 1975 fino ai giorni nostri su un campione di studenti americani dei gradi scolastici
8, 10 e 12, mostrano come un primo picco di prevalenza di binge drinkers avvenne
nel 1979. La percentuale diminuì fino al 1992 per aumentare nuovamente durante gli
anni novanta. Nel 2005 hanno dichiarato di aver attuato il binge drinking nelle due
settimane precedenti l’intervista il 10% degli studenti dell’8° grado, il 22% del 10°
grado e il 28% del 12° grado (Johnston et al., 2006), mentre era intorno al 15% la
stima dell’intera popolazione americana che praticava il binge drinking nel 2004
(www.cdc.gov).
Il binge drinking è diffuso anche nel nord Europa ed ora si sta radicando nell’area
mediterranea, specialmente tra i giovani, soppiantando il bere di tipo continuativo.
Secondo l’indagine Eurobarometro 2006 il bere mediterraneo, ovvero il consumo
quotidiano di quantità moderate di alcol, è praticato prevalentemente da persone che
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abbiano superato i 55 anni, la cui scolarizzazione si è conclusa entro i 15 anni d’età e
che attualmente sono in pensione. Le nuove generazioni non seguono questo
esempio: dichiarano di bere meno frequentemente, circa una volta alla settimana, e il
25% dei ragazzi tra i 15-24 anni e degli studenti dichiarano consumazioni di 3-4
bicchieri per singola occasione. In Europa, il binge drinking è praticato più spesso
proprio dai più giovani e dagli studenti, circa il 20% di questi dichiara una frequenza
di almeno una volta al mese, altrettanti una volta alla settimana, e un 10% più volte la
settimana.
Nel rapporto della commissione Europea “Alcohol in Europe”, pubblicato a giugno
del 2006, emerge come l’età più critica nell’UE sia quella dei 15-16 anni, in cui oltre
un ragazzo su 8 si è ubriacato 20 o più volte nel corso della vita, e oltre 1 su 6 (18%)
ha avuto episodi di binge drinking tre volte o più nel mese. Vi è inoltre un aumento
del fenomeno negli ultimi anni tra gli adolescenti, e quasi tutti i Paesi registrano
questo dato particolarmente in crescita tra le ragazze (Anderson and Baumberg, 2006;
ec.europa.eu).
In Italia, l’Istituto Superiore di Sanità, basandosi sui dati ISTAT 2005, afferma che la
quantificazione dei consumatori di vino “mediterranei” sollecita un ripensamento
sulla tipizzazione della popolazione italiana di bevitori. I consumatori di vino sono il
55,8% della popolazione superiore agli 11 anni, specialmente uomini; riguardo alle
modalità di consumo però, meno della metà di questi può essere considerato un
consumatore mediterraneo (46,9%). Dividendo per fasce d’età la popolazione
maschile italiana, solo dopo i 65 anni il modello mediterraneo ha una prevalenza su
altri tipi di consumo del vino. Diversamente, per le donne già dopo i 25 anni si
instaura una modalità di consumo prevalentemente mediterranea. In Italia il binge
drinking è praticato dal 14,2% dei maschi e dal 3% delle femmine dell’intera
popolazione superiore agli 11 anni (Sacafato et al., 2006 a).
Restringendo il campo agli adolescenti compresi tra gli 11 e i 18 anni, il consumo di
bevande alcoliche lontano dai pasti è una tipologia di comportamento che, nel 2003,
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era seguita dal 15% dei ragazzi. In particolare nella fascia dai 14 ai 18 anni c’è stata
una forte crescita di questa tipologia di consumo rispetto al 1998 (del 38% nei maschi
e del 57,5% nelle femmine). Il fenomeno del binge drinking invece coinvolge il 5,2%
degli adolescenti tra gli 11-18 anni: la prevalenza di binge drinkers maschi aumenta
rapidamente dai 14 anni fino a raggiungere a 18 anni circa il 21% della popolazione
considerata. Tra le ragazze, il fenomeno del binge drinking sembra essere più
attenuato anche se a 17 anni quasi il 9% ha dichiarato di aver bevuto più di 6
bicchieri di alcol in un’unica occasione nel corso dell’anno.
A livello territoriale, le stesse regioni che presentano le prevalenze di consumatori di
alcol più elevate, mantengono il primato anche della prevalenza di binge drinkers (ad
eccezione del Friuli Venezia Giulia): Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna,
Molise. Nel Veneto si tratta del 10,1 %.
La variabile che risulta essere più correlata con il fenomeno del binge drinking risulta
essere il consumo di alcolici lontano dai pasti. Questo fattore è verosimilmente
imputabile alla sempre maggiore diffusione dell’abitudine ad incontrarsi in “open
bar” o nei locali che promuovono le “happy hours”, l’ora dell’aperitivo alcolico o
degli “alcolpops”, della birra e stuzzichini sempre più proposti come momento di
svago, di divertimento, di socializzazione, la cui convenienza economica condiziona
evidentemente il continuare a bere. In particolare risultano maggiormente
determinanti per la pratica del binge drinking lo status di consumatore di
superalcolici o di aperitivi alcolici tra le ragazze. A livello di associazione con altri
comportamenti rischiosi per la salute dell’individuo è da evidenziare la correlazione
esistente per i maschi tra la pratica del binge drinking e il fumo di sigaretta, la
frequentazione di discoteche e di locali da ballo (Scafato et al., 2006 a).
Riassumendo, il consumo in Italia è un fenomeno in continua evoluzione, in
particolare del 1998 al 2003 sono aumentate per entrambi i sessi le prevalenze dei
consumatori fra i 14 ed i 16 anni di superalcolici (+24,4%), di aperitivi alcolici
(+46,1%) e dei consumatori fuori pasto (+50%); nel caso di queste ultime due
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tipologie di consumo le variazioni maggiori si registrano per il sesso femminile
(Ministero delle politiche agricole e forestali, 2003; www.inran.it).
Il modello di consumo mediterraneo, prevalente fino a pochi anni fa in Italia, che
contemplava il consumo di bevande a più bassa gradazione alcolica durante i pasti
principali, sembra essere stato sostituito da quello più caratteristico del nord Europa
del bere fino ad ubriacarsi.
L’ISTAT nel corso dell’Alcohol Prevention Day 2006, ha confermato che la
popolazione di 11 anni e più che ha dichiarato di aver consumato alcol in eccesso
almeno una volta negli ultimi 12 mesi è passata del 7,1% del 2003 all’8,4% del 2005
(Scafato et al., 2006 c; www.epicentro.iss.it).