3
Capitolo 1
Giovani e tempo libero
1.1. La concezione del tempo libero da Aristotele ai giorni nostri
Aristotele, nell'Etica Nicomachea affermava "Il tempo libero non è la fine
del lavoro, è il lavoro la fine del tempo libero", connotando così il tempo libero
come uno spazio naturale per la realizzazione dell'uomo e per l'uomo, in cui
l'obiettivo è il godimento etico-estetico. Il termine, che si riferisce
indifferentemente a riposo, ozio, studio, conversazione, assenza di lavoro
comprende attività contemplative e intellettuali, artistiche e di studio. Il tempo
libero non è in alternativa al lavoro, l'uno esclude l'altro: esiste per chi non ha
bisogno di lavorare e diviene quasi un privilegio per pochi. Nel mondo romano,
fortemente diverso per impostazione da quello greco, otium è la parola primaria
per definire il tempo dell'uomo. Il concetto di impegno e di lavoro, fondante per
noi oggi e ugualmente importante nella struttura sociale romana, veniva di contro
espresso con l'aggiunta di una semplice negazione (nec otium) (Petroncelli, 1997).
Se si pensa che il sistema di valori è sempre sotteso alle scelte lessicali di
un popolo, appare a prima vista strana la scelta terminologica. L'articolata realtà
del lavoro e dell'impegno potrebbe infatti apparire appiattita nella dimensione
negativa utilizzata. In effetti però i termini otium e ozio sono lontanissimi l'uno
dall'altro (Devoto, Oli, 1971). L'otium (riposo dalle attività manuali, occupazioni
e affari) era un tempo di cui si disponeva liberamente, soprattutto per dare spazio
ad attività intellettuali ed era un tempo da riempire, tempo per fare qualcosa, non
sottratto da qualcosa.
Tempo per esprimere se stessi soprattutto in attività di tipo spirituale e
culturale.
4
In letteratura, una definizione di tempo libero è “ Tempo di vita
complementare a quello destinato al lavoro di cui l’individuo può disporre con
discrezionalità di scelta in maniera più o meno attiva per fini creativi o ricreativi”
(Resciniti , 2002).
Un’esperienza, per essere qualificata come “tempo libero”, deve
rispondere a tre criteri:
1. l’esperienza è uno stato d’animo;
2. deve essere intrapresa volontariamente;
3. deve essere intrinsecamente motivante per il proprio merito. (Neulinger,
1981).
Nelle contemporanee società occidentali, il tempo libero ha subito un profondo
cambiamento su tre livelli. Il primo riguarda l’idea aristotelica di scholé- il tempo
dedicato alla filosofia, l’amore per la sapienza (Dumazedier, 1999)- è stata rimpiazzata
dal concetto di tempo libero come diversivo, svago dal lavoro, ponendo in questo modo
una dicotomia tra lavoro e tempo libero (Olivier, 2000). Il secondo cambiamento fa
riferimento al tempo libero non più solo a disposizione di una elite di pensatori, ma
disponibile per la maggior parte delle persone. Infine il terzo attiene ad un cambio nei
contenuti, che diventano sempre più distanti dall’amore per la conoscenza, curiosità e
creatività.
1.2. L’importanza del tempo libero in preadolescenza
Le implicazioni di questi cambiamenti sono specialmente importanti durante la
preadolescenza e l’adolescenza, un periodo caratterizzato dallo sganciamento dai giochi
infantili e l’introduzione nel mondo di realtà e sfide da adulti (Lanz, Iafrate, Marta, and
Rosnati, 1999). La preadolescenza, generalmente definito come il periodo compreso tra
7-13 anni, può essere un periodo di sviluppo particolarmente importante in cui studiare
l’uso del tempo libero, per diverse ragioni. Come scrive Palmonari (1993), la
preadolescenza più che rappresentare un'età «di transizione», rappresenta un'età «in
transizione», contraddistinta da suoi specifici processi. Secchiaroli e Mancini (1996)
5
parlano della stessa come «età del cambiamento»". In realtà il percorso di transizione
che va dall'infanzia all'adolescenza è una fase di cambiamento, sia a livello fisico sia a
livello cognitivo, che per rapidità e profondità viene dopo solamente a quello della
prima infanzia. È una fase in cui si assiste ad un lento e progressivo passaggio da un
«orientamento verso i genitori» ad un «orientamento verso i pari». Il preadolescente pur
essendo ancora dipendente dalla famiglia cerca e inizia a guadagnarsi dei propri spazi di
autonomia.
I preadolescenti hanno una diversa visione del mondo da bambini più piccoli in
molti modi significativi, un senso più evoluto di guardare al futuro e vedere gli effetti
delle loro azioni, essi spesso hanno sviluppato un senso di 'intenzionalità che li porta a
prendere decisioni e a fare delle scelte. Generalmente mostrano più investimento nel
controllo delle realtà esterna attraverso l'acquisizione di conoscenze e competenze e
iniziano a sviluppare una propria identità e ad accrescere sentimenti di indipendenza. I
preadolescenti tendono anche a stare molto in gruppo. Quasi sempre si tratta di gruppi
di pari dello stesso sesso. Maschi e femmine comunque hanno una modalità diversa di
stare tra di loro. Per le ragazze lo stare insieme è caratterizzato maggiormente da una
relazionalità di tipo affettivo in cui vi sia vicinanza, comunicazione e reciproca
conoscenza. Per i maschi, invece, lo stare insieme trova il suo scopo anzitutto a livello
operativo, nel fare insieme delle cose per esplorare le proprie capacità ed il territorio.
Inoltre, la preadolescenza è stata descritta come un tempo dell’ ”industria”
ovvero l’attenzione dei ragazzi è diretta a divenire competenti in una gamma di
importanti abilità (Erikson, 1959). Il modo in cui i giovani trascorrono il proprio tempo
durante la preadolescenza può avere importanti implicazioni per le loro opportunità e le
loro scelte in seguito, durante l’adolescenza, quando la questione della definizione del
sé e dell’identità sono salienti dal punto di vista dello sviluppo (Harter, 1990).
Il tempo libero ha attirato sempre più attenzione nella ricerca psicologica degli
ultimi anni e si è stato dimostrato associato a migliori esiti per la vita e migliori
prestazioni accademiche (Bartko & Eccles, 2003; Marsh, 1992), benessere psicologico
(Bartko & Eccles, 2003), e un chiaro senso della propria identità (Garst, Scheider, &
Baker, 2001; Palen & Coatsworth, 2007). Il tempo libero è considerato importante da un
6
punto di vista dello sviluppo perché fornisce l’opportunità per la promozione di nuove
abilità, la formazione di rapporti sociali e nuove identità durante l’adolescenza (Kleiber
& Kirshnit, 1991), inoltre promuove autonomia e sviluppo di abilità di presa di
decisioni (Garst et al., 2001). Quindi il tempo che i ragazzi trascorrono in varie attività
può demarcare un impegno produttivo e può anche essere indicativo del loro potenziale
contributo all’intera società.
1.3 Attività strutturate e non strutturate
Gli scritti di Bronfenbrenner (1977, 1986), hanno sottolineato l'importanza di studiare
molteplici contesti di vita nei quali i giovani sono inseriti (Microsistema; Mesosistema;
Esosistema; Macrosistema), per comprendere il loro sviluppo ed i livelli di benessere
delle loro vite.
In risposta al lavoro di Bronfenbrenner, i ricercatori dello sviluppo hanno
sempre più riconosciuto l’importanza di identificare le multiple ecologie sociali in cui
bambini e adolescenti trascorrono il proprio tempo e documentare in che modo le
esperienze in tali contesti hanno implicazioni per il loro adattamento. Una consistente
letteratura documenta che i bambini sono influenzati dalle caratteristiche del proprio
ambiente familiare, incluse le risorse disponibili (Armor, 1972; Bryant, Burchinal, Lau,
Sparling, 1994), le cure parentali che ricevono (Pettit, Bates, & Dodge, 1997), e il tipo
di relazione che hanno con fratelli e sorelle (Dunn & Munn, 1986). Inoltre c’è una forte
influenza da parte dell’ambiente scolastico. Di contro, è stato meno studiato rispetto
agli altri, un terzo contesto da cui i ragazzi possono essere influenzati: quello delle
attività del tempo libero. Nell’ ambito di tale contesto, una distinzione può essere fatta
tra il coinvolgimento in attività ricreative strutturate versus non strutturate (Eccles &
Barber, 1999; Larson, 2000; Mahoney & Stattin, 2000; Meeks & Mauldin, 1990).
Le attività strutturate sono quelle organizzate da adulti intorno a specifici
obiettivi sociali e comportamentali e comprendono attività come lo sport, la musica e lo
scoutismo. Sono definite come stimolanti, mirate all’acquisizione di abilità che
richiedono impegno e regolare partecipazione (Larson & Verma, 1999; Mahoney &
7
Stattin, 2000). Esistono diverse caratteristiche che definiscono le attività altamente
strutturate che includono: regolare partecipazione ai programmi, impegno nel rispetto
delle regole, direzione di uno o più adulti supervisori, enfasi sullo sviluppo di abilità che
aumentano continuamente di complessità, prestazioni che richiedono un’attiva e
sostenuta attenzione e chiari feedback sulla performance (Jones and Offord, 1986,
1989; Csikszentmihalyi, 1990; Mahoney, 2000).
Le attività non strutturate nascono più spontaneamente nelle vite dei ragazzi,
sono non supervisionate e possono includere il tempo trascorso in interazioni sociali
con amici o fratelli e sorelle, leggere o ascoltare musica da soli, impegnarsi in
spontanee attività di gioco, guardare la televisione.
Le attività strutturate hanno spesso un’alta complessità sociale e possono
riguardare la cooperazione tra pari, supporto dai membri della famiglia e guida da parte
di adulti non imparentati ( es. allenatore), inoltre danno un’organizzazione al tempo di
questi ragazzi (Osgood et al., 1996) che può essere utile ai genitori per il loro
monitoraggio.
In confronto, le attività con poca struttura tendono ad una mancanza di relazioni
sociali convenzionali, il contesto di tali attività dunque, può mettere i giovani a rischio
di condotte antisociali attraverso l’influenza sociale, inoltre possono essere d’intralcio al
monitoraggio genitoriale e diminuire la conoscenza delle attività dei figli, dovuto
all’irregolarità degli incontri e alla natura degli aggregati sociali coinvolti in tali attività.
Ci possono essere delle connessioni tra attività non strutturate e devianza. Le
opportunità di assumere comportamenti antisociali sono più grandi durante attività non
strutturate, paragonate a quelle altamente strutturate (Osgood et al., 1996). In
particolare, se il contesto sociale in cui si svolge l’attività è caratterizzato dalla presenza
di pari devianti, le attività non strutturate possono creare una situazione ideale di
promozione, mantenimento e accelerazione dei comportamenti antisociali.
Quindi attività come guardare la televisione e uscire con gli amici potrebbero
non incoraggiare uno sviluppo positivo perché tali attività non sono necessariamente
correlate alla costruzione di abilità o competenze (Bartko & Eccles, 2003; Larson &
Verma, 1999; Osgood et al., 1996). Infine, dal momento che il tempo è una risorsa
8
limitata, gli adolescenti che trascorrono più tempo in attività non strutturate hanno meno
tempo per attività costruttive che migliorano lo sviluppo.
Una consistente letteratura documenta l’associazione tra il coinvolgimento dei
ragazzi in attività del tempo libero strutturate (extracurriculari) e il loro benessere. Per
esempio in studi di McNeal (1995) Mahoney e Cairns (1997) si osserva una riduzione
riduzione dell’ abbandono scolastico, correlata alla partecipazione di adolescenti in
attività extracurriculari. Inoltre correlativa partecipazione risulta associata ad altri
indicatori di sviluppo positivo, che includono: prestazioni accademiche e impegno
(Bartko, Eccles, 1998; Bartko et al., 2000; Lamborn et al., 1992; Posner and Vandell,
1994), impegno civico (Youniss et al., 1997), salute psicologica (Barber et al., 2001;
Larson and Kleiber, 1993; Vandell and Corasaniti, 1988), riduzione della delinquenza, e
uso di sostanze.
Questi tipi di attività possono mettere i bambini in contatto con pari e adulti che
condividono i loro interessi, trascorrendo il tempo in attività piacevoli che possono
favorire sentimenti di vicinanza e affiliazione, con positive implicazioni per il benessere
psicologico.
I contesti sociali delle attività strutturate forniscono opportunità per costruire
legami sociali ed investimento emotivo, mentre le attività non strutturate e non
supervisionate, offrono ai giovani la possibilità di incappare in comportamenti rischiosi.
Numerosi studi hanno dimostrato che il coinvolgimento dei giovani in attività strutturate
può ridurre comportamenti antisociali e i relativi esiti includono: strutturazione del
tempo dei ragazzi (Brown, 1988; Osgood et al., 1996), fornire legami con adulti e pari
competenti (Csikszentmihalyi et al., 1993; Fletcher et al., 1997), formare abilità
esistenti e interessi, e creare opportunità di apprendimento entro i sistemi sociali dove
gli studenti si sentono accettati e competenti (Eder, 1985; Eder and Parker, 1987;
Kinney, 1993).
La scuola e la comunità sponsorizzano gruppi di atletica, musicali e religiosi che sono
esempi di attività altamente strutturate. Di contro, una varietà di attività del tempo
libero non strutturate sono relativamente spontanee e si svolgono al di fuori di ruoli