2
che hanno interesse a conoscere l’Amazzonia e a contribuire alla sua
conservazione attraverso il viaggio responsabile. Il secondo progetto di
ecoturismo considerato è il “Reserva Xixuau – Xiparina”. E’ una riserva situata
nell’estremo sud dello stato di Roraima, in Brasile, 500 km a nord-est di Manaus
capitale dello stato di Amazzonia e 70 km a sud dell’equatore lungo il Rio
Jauperi, affluente del Rio Negro, il progetto prevede la salvaguardia
dell'ambiente e della biodiversità e, nel contempo, un migliore livello di vita dei
suoi abitanti attraverso la scolarizzazione, l'assistenza sanitaria e la creazione
di una cooperativa, gestita dagli stessi, per la commercializzazione dei loro
prodotti. Questi progetti promuovono un turismo consapevole attento alla
cultura locale, equo e sostenibile e anche un interscambio culturale, con il
contatto e la conoscenza di realtà significative della zona.
Esiste un proverbio africano che dice: “L’occhio dello straniero
vede solo quello che già conosce”. Questo proverbio calza a pennello con
quanti vedono nel Brasile il Paese del Carnevale e del divertimento per
eccellenza, con questa tesi si capirà come potrebbe essere lo sviluppo di
questo turismo diverso da quello tradizionale: sole, mare, e anche sessuale. Lo
stesso Ministro del Turismo in Brasile afferma che ”il futuro del mercato tricolore
si chiama ecoturismo”. Ed è stato coniato lo slogan “Il Brasile è immenso
quanto la sua biodiversità”. Con questo non voglio dire che sono sinonimi, ma
essendo l’ecoturismo un segmento della industria turistica che utilizza principi
analoghi del Turismo Responsabile (come assicurare la sostenibilità
dell’ambiente, assicurare la redditività di un’impresa eco turistica, coinvolgere le
popolazione locale, e massimizzare i benefici per economia locale), potrei dire
che l’ecoturismo é un modo di fare Turismo Responsabile in Brasile.
4
CAPITOLO 1
Turismo Sostenibile
Premessa
Per molto tempo il turismo è stato indicato come un agente di
sviluppo capace di portare benefici per le località. Questo sviluppo era
meramente economico e quando si cominciò a vedere la sua insostenibilità
sociale ed ambientale, (decade ‘60-‘70), cominciò anche a pensare che il
turismo non avesse solo effetti positivi, così prese vita una nuova forma di
turismo, che si oppose a quello di massa, con attenzione alla responsabilità
sociale, alla gente del luogo e all’ambiente.
Lo sviluppo sostenibile è un processo che cerca di migliorare le
condizioni di vita delle comunità umane e nello stesso tempo, rispetta i limiti
della capacità di carico degli ecosistemi (Lucn, 2001, apud Costa Doria;
Azevedo Ramos, 2007, p.17). In questo modo l’equilibrio tra l’ambiente e lo
sviluppo diventa una sfida che ci impegna a scoprire nuovi metodi di crescita
che siano sostenibili per le popolazioni, per i governi e per la natura.
Si comincia a parlare di sviluppo sostenibile soprattutto con il
Rapporto Brundtland nel 1987, elaborato delle Nazione Unite: “Lo sviluppo è
sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza
compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri
bisogni”.
1
In seguito, nel 1992, Rio de Janeiro fu sede di una conferenza
mondiale su ambiente e sviluppo, parteciparono 178 governi e 120 capi di stato.
Durante la conferenza è stata approvata una convenzione su alcuni specifici
problemi ambientali (clima, biodiversità e tutela delle foreste), nonché la “Carta
della Terra”, in cui venivano indicati delle regole per creare nuove politiche
economiche più equilibrate e il documento finale, chiamato “Agenda 21”, un
1
Lanza, Alessandro. Lo sviluppo sostenibile. Bologna: Il Mulino, 2006, p.15
5
documento internazionale in cui sono indicate le iniziative per intraprendere uno
sviluppo sostenibile.
La definizione della Conferenza Mondiale del Turismo
Sostenibile (Lanzarote, 1995) conferma l’idea di sostenibilità del Rapporto
Brundtland inserendola nel settore turistico: “Lo sviluppo del turismo deve
essere basato sul criterio della sostenibilità, ciò significa che deve essere
ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente,
eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali”.
2
2
Carta per un Turismo Sostenibile. Conferenza Mondiale del Turismo Sostenibile, Lanzarote, Isole
Canarie, Spagna, 27‐28 aprile 1995. La carta può essere letta sul sito dell’Associazione italiana Turismo
Responsabile (AITR): www.aitr.org/carta_lanzarote.html
7
Il principio di turismo sostenibile è stato definito nel 1988
dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT): "Le attività turistiche sono
sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un'area
turistica per un tempo illimitato, non alterano l'ambiente (naturale, sociale ed
artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed
economiche".
3
In questo senso si generano tre dimensioni, dipendenti le une
dalle altre:
1. “La qualità ambientale e il risparmio delle risorse naturali ;
2. Lo sviluppo economico non dissipativo di uomini e di
natura, cioè di uno sviluppo economico che produca benessere sociale tanto
per i lavoratori del turismo quanto per gli imprenditori turistici e quindi per i
sistemi locali coinvolti;
3. L’equità sociale come primo criterio della sostenibilità
sociale turistica”. ( Beato, Fulvio, 2007, p. 23)
In altre parole la tutela ambientale tramite la preservazione e
promozione dell’ambiente naturale e paesaggistico; lo sviluppo economico
tramite azione per aumentare la qualità dei beni e dei servizi, per creare nuovo
lavoro, utilizzare nuove tecnologie; e l’equità sociale con soluzione adeguate
per i turisti in termini di costi, tipo e qualità dei servizi offerti, e condizione di
lavoro accettabili per i lavoratori.
La difficoltà di sviluppare un turismo sostenibile esiste perché
queste dimensioni sono collegate tra di loro, cosi, anche se esistesse una tutela
dell’ambiente, ma non ci fosse un’equità sociale, o un benessere economico
per tutti i facenti parti del ciclo turistico (dal turista, ai operatori turistici, fino ad
arrivare alla popolazione dove è praticata il turismo), non si potrebbe parlare di
un turismo sostenibile.
Per trovare un equilibrio di queste dimensione è di grande
importanza la volontà politica, tramite azioni di multi-settori, infatti Sachs, 1993
3
In: http://www.world‐tourism.org
8
(apud Costa Doria; Azevedo Ramos, 2007, p.17), specifica che non esistono
limiti ecologici o tecnologici che possano impedire i problemi di povertà e
dell’ambiente, ma esistono solo ostacoli sociali e politici.
Per svolgere una politica che dia priorità alla sostenibilità del
territorio, è di grande importanza la qualità ambientale, intensa non soltanto
come vocazione turistica ma anche come l’ecosistema in modo più ampio. E
per questo “possono risultare opportuni degli interventi reversibili, tali da
accrescere in senso turistico l’economia di una regione depressa, o riqualificare
e rivalorizzare quelle aree già degradate dal turismo di massa”.
4
Solo quando i potere politici si impegneranno in modo affidabile
e responsabile, si potrà vedere la trasformazione del modo di svilupparsi
capitalistico ad un nuovo modo, quello sostenibile.
1.1 Turismo Responsabile
La gente di sicuro non ha smesso di spostarsi per il mondo, ma
inizia a capire che esistono modi diversi di trascorrere le vacanze, cominciano a
rendersi conto dei danni che i viaggi possono causare al pianeta e ai suoi
abitanti, e cominciano a capire che è arrivato il momento di attuare politiche
eque e solidali anche nel settore turistico.
Si cominciò a parlare di Turismo Responsabile in Italia nella
metà degli anni Novanta. La prima effettiva idea di un diverso stile di viaggio è
stata adottata dall’Associazione ligure RAM – Roba dell’Altro Mondo.
Quest’associazione è stata creata nel 1991 come punti vendita dei prodotti del
commercio equo e solidale, ma era anche sensibile ai principi del turismo
responsabile. Cosi ha fondato un Centro di Attenzione al Turismo, da questo
poi è sorto il Forum Italiano sul Turismo Responsabile, il primo organismo a
4
Bizzarri, Carmen. Gli impatti economici – ambientali delle attività turistiche sulle risorse naturali. p. 93
IN: Bizzarri, Carmen; Querini, Giulio. (a cura di)Economia del Turismo Sostenibile: analisi teorica e casi
studio. Franco Angeli. 2006.
9
raccogliere le diverse correnti promotrici di una maniera di viaggiare più
interessato e partecipativo. Il Forum ha elaborato dal 1994 in poi un documento,
approvato nel 1997 a Verona, conosciuto come “Turismo responsabile: carta
d’identità per viaggi sostenibili”. È stato il primo codice etico riferito
esplicitamente al turismo responsabile in Italia e riassumeva i comportamenti
fondamentali di un turista responsabile, non solo durante il viaggio, ma anche
prima e dopo
5
. Tra le principali finalità di questo documento ci sono:
- Promuovere un turismo equo nella distribuzione dei benefici
economici, rispettoso delle comunità locali e a basso impatto ambientale;
- Focalizzare l’attenzione sulla relazione fra turisti, industria
turistica e comunità d’accoglienza;
- Favorire una maggiore disponibilità di adattamento ad
abitudini e stili di vita diversi dai propri;
- promuovere un turismo d’incontro tra i popoli;
- agevolare l'interscambio tra le culture;
- educare al rispetto delle diversità naturali e culturali;
- costruire una reale alternativa al turismo di massa.
Nel 1998 nasce l’AITR - Associazione Italiana Turismo
Responsabile, considerata un’associazione di associazioni, cooperative, ONG e
altre realtà non profit, e anche da singoli privati. Consiglia una nuova forma di
viaggiare, cosciente di sé e dei propri comportamenti, ma anche del mondo
reale dei posti da conoscere, soprattutto per una previa e attenta preparazione
che consente di attuare scelte mediate e perciò attente.
I soggetti che fanno parte dell’AITR svolgono delle attività
turistiche, facendo riferimenti a questi principi. Tante volte sono imprese
turistiche di piccole dimensioni o di grandi dimensioni, e svolgono
l’organizzazione di questi viaggi seguendo i principi della carta d’identità per
viaggi sostenibili, cooperano con le realtà locali, nazionali ed estere, ma
5
Colombo, Luca. Il turismo Responsabile. Milano: Xenia Edizioni, 2005. P.23
10
soprattutto con i paese del Terzo Mondo. Hanno il grande impegno di creare
domande, a un turismo diverso, che prende distanze delle forme tradizione di
turismo.
6
L’AITR considera il Turismo Responsabile come “un viaggiare
etico e consapevole che va incontro ai paesi di destinazione, alla gente, alla
natura con rispetto e disponibilità. Un viaggiare che sceglie di non avallare
distruzione e sfruttamento, ma si fa portatore dei principi universali di equità, di
sostenibilità e di tolleranza”
7
.
Quando i turisti si comportano come dei colonizzatori,
impadronendosi degli spazi di questi individui, rovesciando tutto ciò cui
tengono, è normale che la felicità svanisca dai loro visi. Allora in questo senso il
turismo responsabile vuole far riflettere sugli impatti ambientali, economici e
sociali causati dal turismo tradizione e sviluppare una riflessione critica sul
limite e l’incompatibilità che comporta un determinato modo di concepire e
praticare un viaggio.
1.1.1 Il Turismo Responsabile e il Commercio Equo Solidale
Il movimento per il commercio solidale è frutto di una nuova
ondata popolare, che si batte per garantire ai produttori dei paesi in via di
sviluppo una fetta equa dei proventi dalla vendita delle loro merci. Sempre più
persone scelgono di comprare prodotti equo-solidali, a dispetto del prezzo più
costoso, perché sanno che con questo gesto possono sostenere dei piccoli
coltivatori bisognosi, allo stesso modo sempre più persone iniziano a
allontanarsi del turismo di massa, preferendo un turismo più responsabile. Allo
6
Pieroni, Osvaldo. Biomasse in movimento. Veloci e pesante, lenti e leggeri. In: Pieroni, Osvaldo;
Romita, Tullio (a cura di). Viaggiare, Conoscere e rispettare l’ambiente: verso il turismo sostenibile.
Soveria Mannelli: Rubbetino, 2003, P.179
7
AITR , apud Colombo, Luca. Il turismo Responsabile. Bologna: Xenia Edizioni, 2005. P.28