2
individuo si definisce intorno all’immagine che egli ha di sé e del proprio corpo,
determinata, quest’ultima, dal confronto e dalla contrapposizione agli altri, in
particolar modo alla madre.
Successivamente vengono prese in considerazione alcune modalità di
espressione corporea, raggruppate nell’unica categoria di “Arti del corpo”: lo
sport, le arti orientali, la body art e la moda. Queste attività sono accomunate
dalla stessa idea di esperienza corporea, che unisce il piacere sensoriale, il
modellamento del corpo attraverso la ricerca di un training che confina con
un’arte dell’apparenza, e l’aspetto ludico degli esercizi.
Per ognuna di esse si è cercato di evidenziare il ruolo del corpo e il modo in cui
viene vissuto ed utilizzato dagli individui che praticano queste attività.
Nel secondo capitolo si è cercato di mostrare il ruolo comunicativo ed
espressivo del corpo nella danza classica: il danzatore, attraverso i suoi gesti e i
suoi movimenti, comunica il proprio vissuto corporeo, il quale viene
considerato come un’esperienza soggettiva caratterizzata da stati affettivi che si
iscrivono nell’interiorità del soggetto.
Ma il corpo di un danzatore è anche uno strumento di lavoro, che deve essere
formato, allenato, ed educato secondo alcuni criteri imposti dal mondo della
danza classica: innanzitutto è richiesta sapienza tecnica e dominio del corpo,
per poter dare, alla necessità espressiva, una risposta obbediente, elastica e
spontanea; il danzatore deve inoltre giungere ad un alto grado di conoscenza e
consapevolezza di sé e del proprio corpo, così da poter dirigere i propri
movimenti in modo spontaneo e naturale; infine, coloro che praticano danza
devono adeguarsi all’ideale del corpo magro, sottile, leggero e veloce, sia per
necessità tecniche di esecuzione, sia per questioni estetiche.
Nel terzo capitolo viene affrontato il tema dell’adolescenza e dei cambiamenti
fisici e psichici che la caratterizzano; si è cercato soprattutto di mettere in
evidenza le modificazioni dell’immagine corporea e del senso di identità alle
quali ogni adolescente va incontro, e le possibili patologie del vissuto corporeo
che possono insorgere in questa fase specifica dello sviluppo.
3
In particolar modo, si è approfonditamente analizzata la sintomatologia
anoressica, facendo riferimento al DSM-IV per la descrizione dei sintomi e alle
più importanti teorie psicoanalitiche per la comprensione psicogenetica di
questo disturbo.
Nel quarto e ultimo capitolo sono state esposte alcune ricerche che hanno
investigato le cause e gli effetti della sintomatologia anoressica nell’ambito della
danza classica; nonostante siano state trascurate delle aree d’interesse
importanti, questi studi mettono in rilievo alcuni aspetti comuni a danzatrici e
anoressiche e confermano l’incidenza di questa sintomatologia in questa attività
corporea.
In conclusione di questo lavoro sono stati evidenziati gli spunti per una ricerca
futura, da condurre con l’intento di integrare ed approfondire quegli aspetti che
sono stati trascurati dai precedenti studi.
4
1 LE ARTI DEL CORPO
L’odierna società occidentale sembra pervasa da una “cultura del corpo”; a
quest’ultimo, luogo privilegiato di espressione, comunicazione e costruzione di
identità, si attribuisce un valore particolare, che ci si propone di investigare in
questo primo capitolo.
1.1. Sviluppo dell’immagine corporea
Virgilio Melchiorre, nel suo libro Corpo e persona, sostiene:
“Impensabile è una coscienza del tutto slegata dal nostro essere corpo, come impensabile è ad
un tempo un vissuto puramente oggettivo della nostra corporeità. Se ci riconosciamo in un
corpo, questo accade perché in qualche modo lo sentiamo pur sempre senziente: Lieb e non
semplicemente Körper, corpo toccante oltre che toccato.”
1
L’uomo è immediatamente percepibile come esistente attraverso il suo corpo:
esso è il veicolo dell’essere al mondo, senza, però, costituirne la componente
esclusiva; esso è vissuto, percepito e immaginato dal soggetto stesso, la cui
identità nasce dall’unione di tre elementi: corpo organico, corpo psichico e
spirito. Il corpo così inteso non coincide con quello oggettivo e inerte
dell’anatomia, ma con la più ampia categoria dell’esperienza corporea; esso
riveste un ruolo centrale nella strutturazione dell’attività psichica, la quale a sua
volta influisce sulla costruzione e sull’evoluzione dell’esperienza corporea
stessa
2
.
1
La distinzione a cui fa riferimento Melchiorre è tra corpo come semplice oggetto (Korper) dal corpo
come presenza soggettiva (Leib). MELCHIORRE, V., Corpo e persona, Ed. Marietti, Genova 1987, p. 9.
2
FARNETI, P., CARLINI, M. G:, Il ruolo del corpo nello sviluppo psichico, Ed. Loescher, Torino 1981, p. 9
5
Il corpo psichico sopracitato corrisponderebbe con il più conosciuto concetto di
immagine del corpo: essa non è una struttura predefinita, ma la si acquista e la
si costruisce attraverso un continuo contatto con il mondo, in un processo che
ha inizio fin dai primi momenti di vita e che raggiunge il più elevato grado di
stabilità e costanza solo in età adulta; tutti i sensi partecipano a questo processo
costruttivo, e un’importanza particolare viene attribuita alle sensazioni che
hanno origine all’interno del proprio corpo
3
.
L’immagine corporea è la condizione essenziale per la percezione dei propri
confini somatici, per la conoscenza morfologico-spaziale del corpo, per
l’investimento libidico dello stesso e per l’incontro con l’altro; per la sua
importanza nello sviluppo psichico dell’individuo, insieme al tema
dell’esperienza corporea, essa ha interessato tutta la psicologia del nostro
secolo, dalla psicanalisi freudiana e post-freudiana, alla psicologia genetica e
cognitiva di Piaget, fino alla prospettiva fenomenologica e neuropsicologica; qui
si è preferito esporre una visione d’insieme degli aspetti comuni e condivisi di
tutte queste proposte teoriche, con un particolare accento posto sulla
prospettiva psicodinamica.
Dal punto di vista evolutivo gli elementi fondamentali sia per un’adeguata
costruzione del sé corporeo sia per un sano sviluppo individuale, sono
rappresentati dall’investimento libidico del corpo, dalle esperienze percettivo-
motorie e dalle dinamiche affettive nelle relazioni oggettuali, che si verificano
nelle epoche precoci dello sviluppo e che sono alla base del vissuto affettivo ed
esistenziale del soggetto.
L’uomo viene al mondo come essere puramente corporeo, con un corredo di
dispositivi biologico-funzionali dai quali successivamente emergeranno i
processi psicologici attraverso una evoluzione da uno stato di
indifferenziazione del proprio corpo da quello degli altri e dagli oggetti, ad una
progressiva differenziazione da questi.
3
SCHILDER, P., Immagine di sé e schema corporeo, Ed. Franco Angeli, Milano 1981, p 211.
6
L’iniziale stato di immaturità fisiologica del neonato rende necessario il
proseguimento della simbiosi prenatale con una madre che gli fornisca, oltre al
contatto e al calore, anche nutrimento e protezione; la psicologia psicodinamica
sottolinea l’importanza di questo legame emozionale con la madre, poiché è
nell’iniziale unità madre-figlio che si colloca la nascita psicologica del soggetto.
Questa fase di simbiosi è caratterizzata da uno stato di fusione somatopsichica
onnipotente allucinatoria fra madre e bambino: essa non corrisponde a una realtà
biologica, ne richiede la presenza fisica della madre, ma definisce unicamente
una situazione intrapsichica e quello stato di indifferenziazione, in cui il
bambino vive l’illusione di un confine comune a due individui che sono
fisicamente separati; l’Io non si è ancora differenziato dal “non-io”.
Quello con la madre, oggetto d’amore primario, è un rapporto specificatamente
corporeo, nel quale le prime reazioni, emozioni, atteggiamenti del bambino
prendono forma, o hanno bisogno di essere completati, dalla manipolazione,
dai movimenti e dagli atteggiamenti di chi di lui si prende cura. L’altro, fin dai
primi stadi vitali, ha l’importante compito di regolare i primi scambi emotivi,
che trovano la loro originaria espressione nel tono muscolare, nella postura, nel
movimento: il neonato utilizza il corpo come mezzo privilegiato per esprimere e
comunicare emozioni e stati d’animo, mediante quello che viene definito il
linguaggio del corpo; il corpo diviene lo schermo sul quale si proiettano i
sentimenti e gli atteggiamenti di base, relativi alla propria sicurezza nel mondo,
acquisiti durante il processo di socializzazione primaria.
Nel periodo pregenitale il luogo del corpo maggiormente sensibile alle
eccitazioni e stimolazioni, sia interne che esterne, è la bocca: attraverso la
suzione il bambino soddisfa pulsioni libidiche inizialmente associate al piacere
orale dell’alimentazione, e successivamente centrate sul proprio corpo, in una
forma di autoerotismo.
La stimolazione della zona orale assolve un’ulteriore funzione fondamentale:
adeguando la propria suzione al seno della madre, il bambino rivela già un
primo padroneggiamento del proprio corpo, e la doppia sensazione tattile del
7
toccare e dell’essere toccato diviene, quindi, un segno precursore della futura
differenziazione tra sé e il mondo, tra il proprio corpo e gli oggetti; una vaga
consapevolezza di questa separazione inizia ad emergere nel periodo dello
svezzamento, quando il legame orale con la madre si va attenuando.
Inoltre, con la maturazione della percezione esterna (vista, udito, e tatto) e con
l’aumentare degli stati di veglia, il bambino comincia ad espandere
l’investimento libidico dall’interno del proprio corpo verso l’esterno; si
evidenzia qui il ruolo centrale della funzione visiva, poiché il toccare con le
mani e l’incorporare le varie parti del corpo con gli occhi aiuta ad acquisirne
una visione d’insieme: tra i tre e i sei mesi, infatti, si vanno affermando le prime
associazioni intersensoriali e soprattutto la coordinazione tra vista e movimento
delle mani, le quali, sotto la sua guida, divengono lo strumento per la
sperimentazione del mondo e del corpo stesso.
Con l’acquisizione della motilità il bambino sviluppa una conoscenza e un
orientamento migliore nei confronti del proprio corpo: è il suo movimento che
fa emergere la realtà del soggetto e quella dell’oggetto, e permette di stabilire
una relazione con il mondo esterno.
Il bambino, intorno all’anno, giunge progressivamente a differenziare il proprio
corpo dall’ambiente, e la relazione tonico-emozionale con la madre tende a
trasformarsi da semplice fusione, in cui il bambino viene assorbito dall’altro, in
imitazione, dove l’altro diviene un modello da riprodurre e uno schema di
riferimento per la conoscenza del proprio corpo: affinché una percezione, una
sensazione, uno stato corporeo sia riconosciuto come appartenente a sé, e
considerato vero per la persona che lo prova, è sempre necessaria una conferma
proveniente dall’esterno.
In queste prime forme di imitazione spontanea i tentativi di identificazione con
l’altro incontrano difficoltà e fallimenti, che portano al confronto e alla
differenziazione dal modello. Il bambino scopre la propria diversità e quella
dell’altro mediante l’oggettivazione del proprio corpo: egli, attraverso il suo
riflesso nello specchio, prende coscienza della propria immagine visiva, che già
8
conosceva sotto altre forme (tattili e cinestesiche), e il corpo, ridotto alla sua
dimensione fisica, diviene oggetto tra gli oggetti.
Il senso dell’unità corporea nasce, quindi, con la distinzione fra mio e non-mio,
con la presa di coscienza del soggetto di avere un corpo e poterlo vivere e
sentire, e che il corpo dell’altro è animato da un’altra psiche; questi due
fenomeni sono complementari, ma non simmetrici, poiché la percezione del
proprio corpo precede il riconoscimento dell’altro. Si tratta di un momento
dell’evoluzione cognitiva del soggetto, in cui la separazione fisica dall’oggetto
primario dovrebbe essere riconosciuta nella sua mente, perché possa essere
superato lo stadio della simbiosi illusoria ed egli possa ritrovare l’oggetto
perduto nella realtà obiettiva.
Questa fase di separazione è caratterizzata da un costante aumento della
consapevolezza della differenziazione fra Sé e l’Altro, che coincide con il
sorgere di una sensazione del Sé, di una certa relazione oggettuale e della
consapevolezza del mondo esterno. Ad essa segue la fase dell’ individuazione,
che consiste nella conquista di autonomie intrapsichiche: la percezione, la
memoria, il pensiero e l’esame di realtà. E’ a questo livello dello sviluppo
cognitivo che la psicologia psicodinamica colloca la nascita psicologica del
soggetto, nel senso della formazione di un’identità distinta.
Il senso di identità si costruisce intorno all’immagine che l’individuo ha di sé e
del proprio corpo, determinata, quest’ultima, dal confronto e dalla
contrapposizione agli altri. La stabilità dell’unità corporea raggiunta in questa
fase, dipende dai modelli genitoriali introiettati, e in particolare da quello
materno: il bambino assume l’oggetto primario come proprio modello di
identificazione e imitazione, da riprodurre e utilizzare come schema di
riferimento per la conoscenza del proprio corpo.
Tutta la struttura psichica del bambino, e soprattutto la presa di coscienza e la
rappresentazione di un corpo separato, prendono forma dal modo in cui la
madre ha saputo gestire le fasi di fusione e di separazione-individuazione sopra
citate, favorendo od ostacolando il processo di integrazione e unificazione
9
dell’Io. La capacità dell’oggetto primario di essere presente e punto di
riferimento, senza inibire o assillare, ma sintonizzandosi con le esigenze
maturative del figlio, è un elemento fondamentale per lo sviluppo del suo senso
di identità; quest’ultimo, passando per tappe cruciali che approssimativamente
seguono le fasi dello sviluppo fisico, non potrà raggiungere la sua piena
maturità funzionale prima che il periodo dell’adolescenza sia stato pienamente
superato; questo tema, per la sua importanza ed estensione, verrà trattato in un
capitolo a parte
4
.
1.2. Le arti del corpo
Nella nostra società sono individuabili differenti modalità di espressione dell’
essere corporeo, riconoscibili in una serie di attività, che, nonostante le evidenti
differenze tecniche, teoriche e pratiche, possono essere raggruppate nell’unica
categoria di “Arti del corpo”: sono ad essa ascrivibili lo sport, le arti orientali, la
moda, la body art e la danza.
Si tratta di pratiche accomunate dalla stessa idea di esperienza corporea di un
“bien-etrê corporelle”
5
; ognuna di queste discipline tende a riferirsi
implicitamente all’immagine corporea, accusandone e accentuandone certi
aspetti di cui gli esercizi vogliono privilegiare il “trattamento”:
“la santé, la forme, la grâce, le plaisir, le délassement, la conservation de la jeunesse, la lutte
contre l’ennui ou les mauvaises graisses, l’auto-révélation de soi-même, la crainte du
vieillissement….”
6
4
FARNETI, P., CARLINI, M.G., Il ruolo del corpo nello sviluppo psichico, Ed. Loescher, 1981, pp. 10-20,
72, 73, 84, 85, 180, 224, 226, 227, 255, 259, 260, 270.
5
“Buon essere corporeo”, BARREAU, J. J., MORNE, J. J., Sport, expérience corporelle et science de
l’homme, Ed. Vigot, Paris 1984, p.398.
6
“la salute, la forma, la grazia, il piacere, il rilassamento, la conservazione della giovinezza, la lotta
contro la noia o i grassi in eccesso, l’auto-rivelazione di se stessi, il timore dell’invecchiamento…” Ibi. p.
399.
10
Queste attività corporee finiscono così per unire, in proporzioni variabili le une
dalle altre, il piacere sensoriale, il modellamento del corpo attraverso la ricerca
di un training che confina con un’arte dell’apparenza, e l’aspetto ludico degli
esercizi.
Di seguito verranno prese in esame singolarmente ognuna delle sopraindicate
Arti del corpo; considerato il lavoro specifico della tesi per lo studio della
danza, quest’ultima verrà trattata nel capitolo successivo.
Lo sport
In epoca moderna lo sport, utilizzazione ludica, intenzionale e regolata del
corpo, ha principalmente la funzione di mantenere l’individuo in forma, di
garantirgli una buona salute, di permettergli di acquisire e conservare un fisico
tonico e forte, ma soprattutto conforme ai canoni di bellezza in vigore nella
società a cui appartiene.
Lo sportivo rappresenta il culmine degli sforzi di chi ama non tanto il piacere
quanto l’efficienza: egli dedica molto tempo ad allenare il proprio corpo a
sopportare sforzi sovrumani e a superare i suoi stessi limiti. L’obiettivo per
molti è solo quello di avere un corpo più bello e più forte, dove l’apparenza ha
il predominio sul reale significato dello sport, considerato come mezzo
privilegiato per formare il corpo e distendere lo spirito.
Larousse definisce così l’attività sportiva: «Pratique méthodique des exercices
physiques en vue d’augmenter la force, l’adresse et la beauté du corps [….]Pas
seulement en vue du perfectionnement du corps humain, mais aussi de
l’éducation de l’esprit»
7
.
Le performances sportive, infine, richiedono una così lunga e faticosa
formazione, una disciplina ferrea e un apporto tecnologico e medico sofisticato,
7
“ Pratica metodica degli esercizi fisici in vista dell’aumento della forza, dell’abilità e della bellezza del
corpo…Non soltanto in vista di un perfezionamento del corpo umano, ma anche dell’educazione dello
spirito”. Ibi. pp. 97-98, 238-239.
11
tali da selezionare accuratamente coloro che diventeranno degli sportivi
professionisti, a cui viene attribuito il titolo di ”héros sportif”, simbolo delle
virtù mascoline del complesso di Marte; e se questo “héros sportif” è una
donna, non potrà che possedere le qualità di un’amazzone
8
.
A questo livello formativo la competizione riporta in primo piano la necessità di
possedere un corpo efficiente e ben allenato, e non solo bello, per poter
raggiungere risultati soddisfacenti.
Le arti marziali
La cultura alla base delle arti orientali, tra le quali rientrano il Kung.Fu, le arti
marziali, il karate, l’aïkido, il judo e lo yoga, si snoda nell’integrazione tra
mente e corpo, tra vissuto emotivo-comportamentale ed espressione corporea:
“io sono ciò che il mio corpo esprime”.
In questo lavoro non mi soffermerò ad analizzare ognuna di queste discipline,
ma prenderò in considerazione solo gli aspetti comuni che le caratterizzano e
che ne stanno alla base.
Secondo queste dottrine l’uomo risiede nell’anima, che è immortale, mentre il
corpo non è che l’involucro in cui esso si muove; la mente, l’intelletto, lo spirito
sono la parte fondamentale di una persona, mentre il corpo gli è indispensabile
solo per esprimersi e per operare materialmente; per questo motivo viene
considerato il “tempio dello spirito”. La sua cura e il suo perfezionamento,
quindi, sono attività degne di ammirazione tanto quanto quella di coltivare
l’intelletto, perché un corpo infermo, malato o imperfetto è considerato un
ostacolo alle innumerevoli attività che un individuo deve compiere per nutrire
la propria mente; un uomo maturo dovrà, quindi, saper creare un giusto
equilibrio tra corpo, mente e spirito.
8
Ibi, p. 143.
12
Questo è il motivo per cui gli orientali si sono dedicati per secoli alla cura del
corpo, da non confondere con il concetto tipicamente occidentale di tale pratica:
un europeo o un americano decide di sviluppare il proprio corpo con l’attività
fisica, con una dieta accurata e una vita regolata per amore del corpo stesso, che
non manca poi di esibire orgogliosamente; un orientale, invece, si dedica al
proprio “involucro esteriore” con l’unico scopo di renderlo perfettamente
efficiente. Il suo interesse non è semplicemente di essere meno grasso, più
snello o più muscoloso, ma di saper utilizzare la propria forza interiore per
intervenire costruttivamente sui mutamenti fisici del proprio organismo,
attraverso esercizi e pratiche di vita semplici, che permettono alla forza vitale di
operare liberamente, infondendo beneficio, salute e integrità sia al corpo che
alla mente. Gli orientali si accostano con semplicità alla natura per recuperare la
qualità dell’esistenza umana e un modo di vivere sano e appagante
9
.
Emerge, quindi, un’idea di corpo come mezzo, e non come fine, per il
raggiungimento del benessere psico-fisico e per una sua adeguata educazione
alle tradizionali discipline corporee, volte principalmente alla difesa della
propria persona e non all’attacco di un nemico. A tale scopo sono state attuate
diverse tecniche e degli esercizi, che rafforzano il corpo e sviluppano il “Ch’i”
(potere interiore) e l’”i” (dominio mentale); questi esercizi si ispirano a cinque
animali personificanti le varie possibilità fisiche dell’uomo: l’orso, la gru, il
cervo, la scimmia e la tigre.
Il termine “Ch’i” presenta molti significati: gas, vitalità, respiro, forza interiore;
in esso sono riassunti i concetti indiani di “Phrana”,da loro praticato soprattutto
nello yoga, ed ebrei di “Ruakh”. In tutti questi concetti si richiama il principio
secondo cui l’uomo, in particolari circostanze (di estremo pericolo, di tensione
psichica o per sua volontà), richiama o deve saper richiamare dal profondo del
proprio inconscio energie necessarie a sforzi ed azioni eccezionali. Il rilascio di
queste energie interiori scatenate dal “Ch’i” è un fenomeno inconscio di
9
RIZZI, A., Corso pratico di yoga per tutti, Ed. DIN, Milano 1992, pp. 9-12, 17, 22, 25, 26, 31, 65.
13
liberazione di forze psicofisiche; l’acquisizione del “Ch’i” non può essere,
quindi, insegnata, ma è compito di ognuno saper accedere con perseveranza e
ricerca interiore alle riserve di energia riposta in sé stessi.
Si distinguono due scuole principali: la “scuola esterna” o dura, che afferma
uno stile solido e potente esaltando tutto il concetto di potenza, velocità,
dinamismo e resistenza; la “scuola interna” o morbida, che insegna la calma e la
fermezza delle posizioni, e la calma della mente, che a sua volta predispone
all’acquisizione del “ch’i”.
Queste due scuole hanno molto in comune con i concetti di Yin e Yang: mentre
il primo rappresenta la morbidezza, la cedevolezza, la passività, il negativo, il
femminile, il secondo simboleggia il duro, la fermezza, il positivo e il maschile.
L’allievo deve assorbire entrambi questi principi, arrivando ad armonizzarli
secondo il proprio temperamento, al fine di esaltare al massimo le proprie doti
naturali.Il simbolo dello Yin e dello Yang è universalmente raffigurato da due
semicerchi, l’uno nero e l’altro bianco, interconnessi a formare un tutto
armonico.
Tutta la forza del corpo, quindi, nasce dallo spirito: la mente, superando la
dimensione fisica, illumina anche il corpo della propria energia vitale; per
questo è importante che l’allievo impari a conoscere e a sviluppare il “ch’i” o
forza interiore, la cui chiave di accesso si trova in adeguati esercizi di
respirazione, che consistono nel liberare i polmoni e nell’infondere al corpo
vigore e rilassatezza.
La tecnica di respirazione più antica ed efficace dello spirito cinese è il “Tan
Tien”, pratica che richiede di respirare lentamente, senza movimenti del torace,
in perfetta sincronia con i movimenti eseguiti durante gli esercizi
10
.
10
ARMSTEAD, J., Kung-Fu di Okinawa, Ed. Mediterranee, Roma 1986, pp. 9, 13, 17, 20, 27, 29, 93.