IV
inconscia- del possibile consumatore. Tutti noi ci imbattiamo
quotidianamente in immagini e slogan pubblicitari che catturano
la nostra attenzione, sentiamo jingle o tormentoni televisivi di
cui difficilmente riusciamo a liberarci o per strada ci fermiamo
qualche attimo a riflettere incuriositi sul significato delle parole
scritte a caratteri cubitali su un cartellone pubblicitario che
chissà per quale ragione ci ha sedotti. Quando questo avviene la
parola pubblicitaria cessa di essere semplicemente parola e va a
fondersi e confondersi con altri elementi visivi, iconici, sonori,
intertestuali per dar vita al messaggio pubblicitario in cui ogni
particolare è studiato con la massima attenzione. Tutti questi
messaggi non hanno il solo scopo di informare o presentare un
prodotto al pubblico, ma di creare un oggetto del desiderio
attraverso un sapiente uso delle immagini, dei suoni e
soprattutto delle parole.
Il messaggio dell’annuncio pubblicitario è il risultato
essenzialmente della sintesi di due modalità espressive: visiva e
verbale. Immagine e testo si integrano vicendevolmente nella
costruzione del significato globale, il quale, data la sua
complessità, si presta ad essere analizzato dal punto di vista di
diverse discipline: la linguistica, l’antropologia culturale, la
sociolinguistica, la psicologia, la semiotica, la socio-semiotica,
la psicologia… e l’elenco potrebbe ancora continuare. Ho scelto
di trattare il modo in cui la pubblicità comunica il suo
messaggio da due diversi punti di vista: quello pragmatico
(parte I) e quello semiotico (parte II).
V
Questo lavoro vuole essere uno studio degli elementi che stanno
alla base di ogni pubblicità e che, pertanto, potranno trovare
riscontro in ogni messaggio pubblicitario trasmesso nei più
svariati mezzi e con le più svariate procedure.
1
2. PRAGMATICA E PUBBLICITÀ
CAPITOLO PRIMO
PERCHÉ LA NOZIONE DI TESTO SI PUÒ APPLICARE
ANCHE ALLA PUBBLICITÀ?
La comunicazione pubblicitaria è un fenomeno complesso e
multidimensionale. Come è stato giustamente osservato
1
, la
straordinaria complessità della pubblicità appare inversamente
proporzionale alla sua apparente semplicità che consiste nella
spiccata capacità di ridurre la complessità del sociale in schemi
immediatamente comprensibili ad un vasto pubblico.
Secondo molti studiosi della comunicazione di massa, la
pubblicità può essere considerata a tutti gli effetti un “genere”
comunicativo che ha raggiunto una sua autonomia e maturità
espressiva, tanto che altri media come il cinema, la televisione, i
fumetti, la musica, sempre più frequentemente si ispirano ad
essa, alla sua grammatica, alla sua sintassi, al suo linguaggio, ai
suoi modelli e stilemi comunicativi, alle sue suggestioni. Se la
pubblicità è un genere comunicativo, non è sbagliato pensarla e
studiarla secondo parametri propri del testo dal momento che
ogni pensiero, ogni idea, ogni modello passa attraverso la
testualizzazione. In termini tecnici la testualizzazione è
l’incontro delle regole di concretizzazione e realizzazione con le
strutture discorsive e narrative. Si tratta, quindi di una realtà
dinamica perché per arrivare a cogliere il senso non possiamo
1
C. Grassi, Sociologia della comunicazione, Milano, 2002
2
fare a meno di testualizzare, cioè di rendere concrete le nostre
idee e i nostri modelli congiungendoli con le strutture narrative
e discorsive. Pensieri, concetti, idee devono prendere forma
narrativa e discorsiva, quindi, in ultima istanza, devono
prendere forma comunicativa, per riferire, anche solo a se stessi,
quello che si sta pensando. Greimas
2
stesso afferma che la
testualizzazione è presente a ogni livello del percorso generativo
della significazione. Nel suo studio sulla semiotica generativa
afferma che tutti i segni appartengono al livello della
manifestazione del senso, cioè ad un livello momentaneo e
superficiale del processo di significazione. Per cui, affinché il
senso si manifesti, ha bisogno di affrontare un percorso
(percorso generativo della significazione): parte dal livello più
superficiale del testo fino ad esprimersi nel suo vero e profondo
significato. Questo vuol dire che se si costruisce un quadrato
semiotico , quindi una schematizzazione astratta e presente a un
livello molto profondo nella produzione del senso, in realtà nel
momento stesso in cui tale quadrato si formula (cioè lo si
pensa,lo si designa, lo si spiega), lo si testualizza e lo si investe
di strutture presenti nel percorso di significazione ma ad un
livello molto più superficiale: strutture come appunto la
narratività e la discorsività. Quindi la testualizzazione, che è
sempre presente, tende ad appiattire il percorso generativo,
distruggendo molti dei suoi livelli, denunciando il fatto che oltre
la discorsività e la narratività non si può andare, il testo è solo
finzione, modello. La testualizzazione è un problema importante
in pubblicità, dove si spoglia dei connotati semiotici e filosofici
2
A. -J. Greimas, Sémantique structurale, Paris, 1966
3
per diventare un problema di esecuzione. Nonostante ciò,
sarebbe comunque sbagliato pensare che la mera esecuzione di
un’idea creativa, la sua messa in pratica sia priva di problemi di
senso e, soprattutto, a problemi di traduzione.
Per individuare meglio il nesso tra il messaggio pubblicitario e
il testo conviene soffermarsi in primo luogo sulle caratteristiche
specifiche di quest’ultimo.
Il testo è un messaggio reale e completo, i cui singoli elementi
sono organizzati in maniera coerente ed assumono un significato
compiuto, rivolto ad uno scopo ben preciso. L’emissione di un
messaggio verbale (l’atto linguistico), infatti, non è mai fine a se
stessa, ma è sempre animata da un intenzione ed è sempre
finalizzata ad uno scopo.
Fino a pochi anni fa il termine testo si riferiva solo ai discorsi
scritti: un manuale è un testo, un romanzo, un racconto sono
testi; oggi il termine è riferito anche alle conversazioni. Da un
punto di vista quantitativo un testo può essere costituito da più
frasi, ma anche da una frase sola o da una linguistica del testo,
che consiste in un corpo di nozioni e di metodi di analisi
dedicate ad affrontare il singola parola, addirittura un
espressione quale “Shh!” può essere considerata un testo se
inserita in un contesto appropriato, ad esempio se prodotto da
un'insegnante in una classe rumorosa, “shh!” sortisce l'effetto di
ottenere silenzio. “Shh!” quindi è un testo che stabilisce un
rapporto comunicativo e influisce sulla realtà circostante
modificando una situazione (dal chiasso al silenzio).
A partire dal concetto di testo si è sviluppato un nuovo settore
nell’ambito degli studi linguistici: il modo in cui è organizzato
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un testo. La linguistica testuale parte dall'ipotesi che il testo sia
costituito da frasi, ma non sia riducibile a frasi, perché esso ha
una propria peculiare struttura.
Il testo viene considerato come un sistema, un insieme di
elementi che costituiscono una globalità di funzioni. Mentre la
lingua è un insieme virtuale di selezione possibili, ma non
ancora realizzate, il testo rappresenta un insieme attualizzato in
cui sono state eseguite e realizzate certe selezioni possibili per
dar forma ad una determinata struttura.
Capire e/o produrre un testo fanno parte di una specifica
competenza del parlante: la competenza testuale. I linguisti
definiscono la competenza testuale come la capacità di
distinguere il testo da un agglomerato di frasi e quindi come la
capacità di compiere sul testo una serie di operazioni di
parafrasi, riassunto, segmentazioni ecc. Questa capacità fa parte
di una più ampia competenza: la competenza comunicativa, che
secondo la definizione di Habermas
3
e Dell Hymes
4
consiste
nella capacità di un parlante di una qualsiasi lingua di produrre e
capire i messaggi che lo pongono in interazione comunicativa
con altri parlanti; questa capacità non comprende solo l'abilità
linguistica, grammaticale, ma necessariamente consta da una
parte di una serie di abilità extralinguistiche interrelate, come ad
esempio quelle sociali, cioè il saper produrre un messaggio
adeguato alla situazione, quelle semiotiche, cioè il saper
utilizzare, in aggiunta o anche in alternativa al fondamentale
3
J. Habermas, Osservazioni propedeutiche per una teoria della competenza comunicativa, Milano, 1971
4
Dell Hymes, On comunicative competence, London, 1972
5
strumento linguistico, anche altri codici, come quelli cinesici
5
: e
dall'altra di una abilità linguistica multiforme, ad esempio
possedere più varietà di una lingua, essere capaci di identificarle
e saper passare da una varietà all'altra. Chiaramente la
competenza testuale non riguarda solo la produzione di un testo,
ma anche la sua comprensione; capire un testo non consiste
soltanto nella decodificazione di una espressione e di un codice,
ma consiste piuttosto nella sintesi delle proprie esperienze e
delle proprie aspettative con quanto viene udito.
Fra gli anni Cinquanta e Settanta la pubblicità veniva
considerata come un ambito testuale assai specifico, interessante
per l’insieme dei dispositivi linguistici e retorici messi in atto,
che sembravano a tratti apparentarla con “il messaggio estetico”
come allora si diceva. Ma una volta riconosciutole il merito di
diffondere nel linguaggio di tutti molti divertenti esempi di
pratiche colte, le si rimproverava poi di sciupare con fini
commerciali una pratica letteraria quanto mai sublime.
Il punto centrale è che il testo non sia un messaggio chiuso in
una bottiglia, che navighi in un mare vasto e indifferenziato; il
testo è un nodo stretto in una rete assai più vasta, attraversata da
una doppia corrente, che da un lato mira alla differenza e alla
novità, dall’altro tende all’omogeneizzazione e all’uniformità.
Progressivamente, accanto alla nozione sempre più estensiva di
testo- “qualsiasi costrutto articolabile in un piano
dell’espressione un piano del contenuto produce una forma di
significazione, di senso sociale, e quindi può essere inteso come
5
Per codici cinetici si intendono le espressioni e i movimenti del volto e delle mani, tutti quegli effetti
visivi che interagiscono in maniera specifica con la comunicazione verbale.
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testo”- si è andata diffondendo l’uso di quella di discorso. Si
tratta di una nozione più ampia e in qualche modo intermedia tra
testo e ambito culturale che accomuna pratiche linguistiche
(comportamenti verbali) e non linguistiche (comportamenti
somatici significativi). Ogni diversa pratica risponde sia a modi
di essere testuali, sia alla declinazione particolare che essi
assumono nell’ambito dato.
Proprio i cosiddetti testi promozionali si presentano come punti
di resistenza alla nozione del testo tradizionalmente inteso. Sono
piccoli testi, cioè, ad altissima coerenza e coesione interna. Sono
studiati e confezionati con la cura estrema di chi investe
enormemente su di loro, non solo in termini di valori economici,
ma anche e soprattutto in termini di valori comunicativi, e affida
loro la riuscita di una strategia di captazione e contatto nei
confronti del pubblico. Sono testi i cui diversi livelli di
significazione ci appaiono “blindati” per trovare la forza
anzitutto di riuscire a brillare, sia pure per un momento, nel
flusso rumoroso cui sono destinati, e a svolgere la loro funzione
di rinvio ad altri testi, altre situazioni, altre storie, per i quali
riuscire a suscitare almeno un poco di desiderio e nostalgia.
Se si considerano come oggetti dotati di una propria consistenza
e autonomia, i messaggi pubblicitari si manifestano come
realizzazioni linguistiche e comunicative, veri e propri costrutti
che obbediscono a precise regole di composizione, finendo, in
tal modo per produrre determinati effetti di senso.