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CAPITOLO 3
L’UNIVERSO DEI CANDIDATI
Introduzione al capitolo
Nel precedente capitolo abbiamo visto come si articola la complessa realtà politica
francese. Ora è arrivato il momento di trattare in vivo come la comunicazione politica
viene utilizzata all’interno di essa. In particolare, volgeremo lo sguardo alla campagna
presidenziale 2022, di conseguenza analizzeremo nel dettaglio gli strumenti e le
strategie, adottati dai diversi candidati per la corsa all’Eliseo. Indagheremo i diversi
stili di comunicazione, scelti per conquistare o legittimare il consenso sociale da parte
degli attori in gioco. Dunque, la comunicazione politica intesa come relazione
cittadino-elettore sarà il Leitmotiv dell’intero capitolo.
3.1 Tout d’abord, les bases: le campagne elettorali nell’era digitale
Una celebre affermazione di Castells, ci ricorda «La radio ha impiegato trent’anni per
raggiungere sessanta milioni di persone, la televisione ha raggiunto questo livello di
diffusione in quindici anni; internet lo ha fatto in soli tre anni dalla nascita del world
wide web».
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Oggi, la comunicazione politica è imperniata sui Social Media e sul
potenziale di questi ultimi di raggiungere ampie fasce della popolazione, che sino ad
ora era impensabile toccare grazie ad un solo click. Se è vero, però, che la rete offre
inedite possibilità di comunicazione, è anche vero che il risultato prodotto dai nuovi
media dipende dal modo in cui questi si utilizzano. Difatti, l’utilizzo di questi non deve
essere sottovalutato, in quanto ogni social deve essere prima compreso. Affermare ciò
non deve apparire scontato in quanto, come si esponeva anche nel primo capitolo, ogni
social network ha un proprio pubblico di riferimento e il comportamento di questo
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CASTELLS, M., The Rise of Network Society. Hoboken: Wiley-Blackwell, 1996, trad.it. p. 328
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varia da piattaforma a piattaforma. Se infatti analizziamo i principali giganti del web,
possiamo notare l’esistenza di vere e proprie “caste”, intese come categorie di persone
che si considerano separate dagli altri, in questo caso per altri intendiamo gli utenti
delle piattaforme concorrenti. Pertanto, dire che ognuno è il suo mercato di riferimento
non è un eufemismo. Ad esempio, il target market di Facebook, Instagram e Twitter
appare facilmente distinguibile: sulla prima piattaforma, la maggioranza degli utenti
ha meno di 35 anni, ciononostante viene utilizzata regolarmente da utenti fra i 30 ed i
49 anni; cosa ben diversa avviene per il pubblico di Instagram, dove è prevalentemente
più giovane, e la fascia più attiva è quella degli users dai 18 ai 25 anni. Infine,
l’audience di Twitter è particolarmente alta nella fascia d'età tra i 25 e i 49 anni
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.
Queste finestre sul web, inoltre, non si differenziano solo per l’età degli utenti che ne
fanno uso giornaliero, ma anche per il loro livello di istruzione. Notiamo, infatti, su
Facebook la percentuale più alta rispetto agli altri social. Circa il 61% di persone
detiene un diploma di scuola superiore o livello di istruzione inferiore (33% su
Instagram, 13% su Twitter); su Instagram invece il bacino maggiore di utenti ha
un’istruzione universitaria e post laurea, è possibile osservare una situazione analoga
anche su Twitter.
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Per giunta, non bisogna dimenticare TikTok, nel quale, secondo le
stime fornite da TikTok stesso, il 66% degli utenti ha meno di 30 anni e la maggior
parte delle persone è compresa nella fascia tra i 16 e i 24 anni, offrendo così un canale
di comunicazione per entrare in contatto con un pubblico di adolescenti o under 30.
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Il candidato elettorale moderno dovrà, per cui, prendere atto del potere dei nuovi
media, concentrandosi su una delle piattaforme più popolate dal suo pubblico di
riferimento. Questo sarà possibile solo attraverso l’analisi di statistiche come quelle
elencate poc’anzi. Una volta trovata la propria nicchia, non basta essere presenti, ma è
necessario studiare strategie per informare gli elettori. Ma prima, in un contesto così
variegato come si informano gli elettori?
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https://business.trustedshops.it/blog/gruppi-utenti-social-
media#:~:text=Qual%20%C3%A8%20l’et%C3%A0%20media%20degli%20utenti%20su%20Twitter%3F,uo
mini%20e%20il%2030%25%20donne.
45
https://www.google.com/amp/s/sproutsocial.com/insights/new-social-media-demographics-it_it/%3famp
46
https://www.oberlo.it/blog/statistiche-tiktok
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Giornali, social network, televisione e giornali online sono media molto diversi:
comprendere la “dieta mediatica” degli elettori aiuta a capire a cosa si interessano e
quindi a cosa deve interessarsi il candidato in corsa. Se porgiamo uno sguardo più
attento ai social, noteremo come di fondamentale importanza sono le tendenze:
hashtag, Google Trend, gruppi Facebook o Twitter. Queste dovranno essere
monitorate costantemente come risorsa del dibattito pubblico e di ciò che interessa ai
cittadini, difatti quei temi saranno poi centrali nella campagna del candidato.
Pertanto, nello scenario di uno spazio pubblico più ampio – grazie all’ascesa dei
social media – caratterizzati da una cultura del dialogo, da un maggiore impegno
politico, in particolare tra i giovani, tutto ciò che viene condiviso dal politico, di
conseguenza, verrà immediatamente ripreso dai cosiddetti mainstream media
(televisione e stampa). Nell’era digitale, la comunicazione politica, durante le
campagne elettorali per lo più, non segue più un processo top down
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, bensì bottom
up
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. È possibile affermare ciò in quanto, grazie alle tendenze emergenti sui vari social
sono gli stessi elettori a portare all’attenzione del candidato le proprie idee, interessi e
bisogni sensibili. Ne consegue che un candidato virtuoso li farà propri nel suo
programma, che verrà infine presentato dalle televisioni e dai giornali nazionali. Detto
ciò, la stampa e la televisione non sono più gli unici mezzi utili a raccogliere consensi;
oggi un politico espone le sue idee durante le dirette social e al contempo ascolta anche
le idee dell’elettore che lo sta seguendo, vi è un rapporto di scambio reciproco e questo
crea un legame diretto tra cittadino-elettore e candidato. Si attivano perciò forme di
interazione personale. Tale interpretazione trova i suoi elementi di forza
nell’esaltazione dei seguenti elementi propri della comunicazione nei social media:
personalizzazione, disintermediazione, semplificazione e velocizzazione. Si tratta, a
ben vedere, di elementi da tempo presenti nell’ambito della comunicazione politica e
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Quando si parla di approccio top down, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione, si intende un modo
formale e organizzato di gestire l’informazione dall’alto verso il basso.
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Quando si parla di approccio bottom up della comunicazione, si vuol intendere quella in grado di far sì che la
base, più concreta e vicina ai problemi quotidiani, faccia risalire le questioni fino al vertice, per cui sarà una
comunicazione dal basso verso l’alto.
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della sua trasformazione ma che, in tempi recenti, hanno assunto una centralità inedita
e dirompente.
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Nonostante la personalizzazione sia stata già da tempo favorita dal mezzo televisivo,
questa viene esaltata grazie ai diversi profili social dei politici. Vi è una presa di parola
da parte del soggetto priva di mediazioni esterne ed evocativa di una vicinanza e
intimità un tempo impensabili, perché impedite dal filtro mediale. La pubblicazione di
un post può essere tradotta con l’espressione “metterci la faccia”, ovvero una delle
tante interpretazioni del mettersi in gioco in un rapporto “personale e paritario” con i
cittadini.
In questo rapporto “diretto” scompare – o, in ogni caso, appare fortemente
ridimensionata – la dimensione dell’intermediazione: il personaggio politico parla
direttamente con i propri elettori, subissando la tradizionale mediazione giornalistica.
Al riguardo, se ponessimo lo sguardo alle conferenze stampa del Presidente Macron,
noteremmo come queste vengono riassunte poi in tweet o lanciate live in diretta social.
È chiara per cui, la semplificazione del linguaggio utilizzato dai politici per
raggiungere il cittadino-elettore.
La personalizzazione e la disintermediazione della comunicazione si saldano, poi,
grazie anche alla semplificazione. Questa, è non solo il prodotto delle leggi sintattiche
delle diverse piattaforme (i 140 caratteri di Twitter, per esempio), ma anche del
tentativo di svuotare la politica della complessità di un pensiero astratto, poco
assimilabile dai cittadini-elettori, che deve essere necessariamente tradotto nel
linguaggio della quotidianità
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.
Infine, la velocizzazione della comunicazione resa possibile dai social media può avere
vantaggi e svantaggi. Grazie, infatti, all’opportunità di presa di parola garantita dai
profili personali, le reazioni dei cittadini o dei soggetti politici a dichiarazioni o eventi
emergono liberamente e in modo fulmineo, contribuendo a tratteggiare posizioni di
sostegno o rifiuto sulla semplice base dei like o delle condivisioni. Un tempo le
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SARA BENTIVEGNA, La comunicazione politica nell’era dei social media, in sezione Magazine Online.
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risposte a una proposta o a un attacco erano affidate ai giornali e alla televisione. Ora,
invece, sono immediate. Inevitabilmente, assistiamo al verificarsi di una
velocizzazione della discussione pubblica e al conseguente ramificarsi del dibattito,
spesso di difficile individuazione. In ultima analisi, si produce una sorta di fast politics,
ovvero un accumulo di pensieri e dichiarazioni, proposte e reazioni che perdono la loro
rilevanza e peculiarità in un arco di tempo estremamente breve.
Gli elementi che caratterizzano la comunicazione politica nell’era dei social media
descritti sin qui si possono ben rintracciare nella campagna per la corsa all’Eliseo e
verranno trattati in modo più approfondito nel corso di questo capitolo.
3.2 Le diverse personalità politiche al primo turno
All’indomani del primo turno, sono emerse diverse personalità politiche. Tuttavia,
dichiarare la propria candidatura è un atto squisitamente politico che non assicura a
priori un posto sulla linea di partenza. Difatti, nel corso della campagna alcuni hanno
deciso di ritirarsi, tra questi Arnaud Montebourg, Florian Philippot e Christiane
Taubira. Altri, in particolare tutti i “petits candidats”, sono stati costretti a rinunciare,
perché non in grado di raccogliere le 500 parrainages
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dei funzionari elettivi,
necessarie per qualsiasi candidatura presidenziale.
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Parrainage électoral - Patrocinio elettorale o sponsorizzazione elettorale – Lo scopo principale della
sponsorizzazione per le elezioni presidenziali è limitare il numero di candidati. Questa disposizione è stata
introdotta nella legge del 1962 che ha istituito il suffragio universale diretto. Il numero dei firmatari richiesti,
che era di 100, è salito a 500 durante una riforma della legge del 1976. In tale occasione si è deciso di rendere
pubblica l’identità dei firmatari eletti. Dal 1981, per ogni candidato, sono stati pubblicati dal Consiglio
Costituzionale. Dal momento che la Legge Organica n. 2016-506 del 25 aprile 2016 di modernizzazione delle
regole applicabili alle elezioni presidenziali, il Consiglio Costituzionale rende pubbliche tutte le
sponsorizzazioni, man mano che vengono ricevute, almeno due volte alla settimana. Inoltre, a partire da
quest’ultima legge, è il firmatario eletto che invia il modulo di sponsorizzazione al Consiglio costituzionale e
non più il candidato.
Gli eletti abilitati a “sponsorizzare” un candidato sono circa 45.000 e sono:
a. deputati e senatori,
b. consiglieri regionali e membri dell’Assemblea della Corsica,
c. consulenti di reparto,
d. i membri del consiglio della metropoli di Lione, dell’Assemblea della Guyana, dell’Assemblea della
Martinica, dei consigli territoriali di Saint-Barthélemy, di Saint-Martin e di Saint-Pierre-et-Miquelon,
del Consiglio di Parigi, l’assemblea della Polinesia francese, le assemblee provinciali della Nuova
Caledonia, l’assemblea territoriale delle isole Wallis e Futuna,
e. sindaci, sindaci delegati dei comuni delegati e dei comuni associati, sindaci degli arrondissements di
Parigi, Lione e Marsiglia o consiglieri dell’Assemblea dei cittadini francesi residenti all’estero,
f. i presidenti degli organi deliberativi delle metropoli, delle comunità urbane, delle comunità urbane,
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Il Consiglio costituzionale ha convalidato, il 7 marzo 2022, dodici candidature per il
primo turno delle elezioni presidenziali di aprile. Tra i candidati in corsa troviamo
diverse personalità: Emmanuel Macron, Marine Le Pen, Éric Zemmour, Jean-Luc
Mélenchon, Anne Hidalgo, Valérie Pécresse, Yannick Jadot, Fabien Roussel, Philippe
Poutou, Nicolas Dupont-Aignan, Nathalie Arthaud e Jean Lassalle.
L’elezione di quest’anno si caratterizza per alcune analogie con la precedente tornata
elettorale presidenziale. Si può affermare ciò, non solo a seguito del risultato, ma anche
analizzando le proposte sottoposte agli elettori al primo turno. Si possono notare
infatti, numerosi aspetti di continuità con l’elezione del 2017. Inoltre, alcune tendenze
emerse cinque anni fa sembrano persino essersi rafforzate. Incluso tra queste,
possiamo ben notare il tracollo dei partiti di destra e sinistra mainstream. Les
Républicains, il partito di destra centrista che si rifà alla tradizione di Charles de
Gaulle, è passato dal 2017 ad oggi dal 20% a meno del 6%. Il Partito socialista, partito
storico di François Mitterrand e François Hollande, è praticamente scomparso,
passando da poco più del 6% a meno del 2%, segnando così il peggior epilogo di
sempre nella storia delle elezioni presidenziali per i socialisti francesi. Il riferimento
più forte per gli elettori di sinistra è invece oggi rappresentato da La France Insoumise
e dal suo leader, Jean-Luc Mélenchon, un politico caratterizzato da visione populista
e scettica, sia riguardo l’Europa sia riguardo all’Alleanza Atlantica e alla
globalizzazione più in generale, ma che da un punto di vista di politiche economico-
sociali porta avanti un progetto progressista, improntato al mantenimento della
sicurezza sociale. Mélenchon ha migliorato il suo risultato, passando dal 19,6% del
2017 al 21,95 %, affermandosi significativamente nel panorama politico-elettorale
francese, tenendo anche conto del fatto che l’elettorato di La France Insoumise è più
giovane rispetto al resto delle forze politiche del Paese, ma in ogni caso non sufficiente
g. i presidenti delle comunità dei comuni,
h. il Presidente della Polinesia francese e il Presidente del governo della Nuova Caledonia,
i. i cittadini francesi che sono membri del Parlamento europeo, chiaramente eletti in Francia.
Un rappresentante eletto può sponsorizzare un solo candidato e fornire a quest’ultimo una sola
sponsorizzazione, anche se ricopre più mandati.
La sponsorizzazione di un candidato deve provenire da almeno trenta diversi dipartimenti o collettività
d’oltremare. Inoltre, non più di un decimo di essi dovrebbe provenire dallo stesso dipartimento o dalla stessa
comunità d’oltremare.
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per permettere a Mélenchon di accedere al secondo turno. Un altro fenomeno che ha
contraddistinto le presidenziali di quest’anno è l’ascesa di Éric Zemmour, un
giornalista dedicato ora alla politica, con il suo movimento Reconquête!. Al contrario
degli altri candidati, titubanti spesso fino all’ultimo nell’annunciare la propria
candidatura, Éric Zemmour manifestó già mesi prima delle elezioni il suo desiderio di
candidarsi. Conducendo di fatto una campagna elettorale con largo anticipo, sfruttando
anche la promozione del suo libro in giro per la Francia come palcoscenico, si è
posizionato ancora più a destra di Marine Le Pen. Nostalgico della “grandeur
française”, ha puntato fortemente sul contrasto all’immigrazione, abbracciando anche
temi xenofobi, islamofobi e omofobi, ottenendo il 7,07% dei voti.
Bisogna inoltre ricordare che dopo una svolta iniziale, anche lui, come la stessa Marine
Le Pen, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, è rimasto penalizzato da alcune sue
dichiarazioni ritenute filorusse e dalle sue posizioni piuttosto dure sui rifugiati ucraini.
È interessante notare che lo stile e il programma di Zemmour in qualche modo
ricordano le origini del partito di Marine Le Pen, il Front National, creato da Jean-
Marie Le Pen. Invero, un elemento singolare e di distacco rispetto alle elezioni
presidenziali del 2017 è proprio la scelta di moderatismo operata dalla donna a guida
del partito. Rinunciando alla cosiddetta “Frexit”, ovvero dell’uscita della Francia
dall’Euro o dall’Europa stessa, Marine Le Pen ha saputo smussare gli angoli ideologici
più duri del suo partito, senza però mai negare la sua inclinazione verso la “preferenza
nazionale” e la lotta contro l’“immigrazione di massa”. Tuttavia, scegliendo questa
strada, si è trovata a dover affrontare la concorrenza di una nuova estrema destra,
quella del rivale Éric Zemmour che esponevamo poc’anzi, la quale è riuscita ad attirare
l’attenzione di diversi dirigenti del Rassemblement National. La stessa Marion
Maréchal, nipote di Marine Le Pen, ha scelto di schierarsi con il partito avversario
Reconquête!, scatenando una vera e propria querelle familiale. Nonostante ciò,
l’ascesa nei sondaggi è continuata e le ha consentito di ottenere 23,15 % dei voti,
assicurandole il ballottaggio.
Sul fronte opposto, Emmanuel Macron ha annunciato il 3 marzo, tramite “une lettre
aux Français” via social, che si sarebbe candidato per un secondo mandato.
Confidando così, di diventare il primo presidente della Quinta Repubblica rieletto a