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INTRODUZIONE
Lo studio nasce dall’interesse per due argomenti a me cari: la riflessione sulla
condizione emotiva di un utente sottoposto a indagini endoscopiche del tratto
gastrointestinale e la musica con i suoi benefici.
La riflessione sugli esami esplorativi, diagnostici ed operativi che vengono
svolti nell’ambulatorio di gastroenterologia (con il loro notevole impatto
emotivo sulle persone interessate da disturbi del tratto gastrointestinale)
deriva dall’amicizia e l’affetto che mi legano a una ragazza mia coetanea
affetta dal morbo di Crohn, costretta a ripetuti controlli ed indagini invasive
nel corso della vita.
I miei interessi musicali hanno origine nella primissima infanzia per poi
proseguire nella vita con lo studio del pianoforte. Una vita di note, ritmi,
tecniche, studi, periodi di svago e accademismo uniti ad emozioni crescenti,
che si evolvono negli anni: fedele ed inseparabile compagna, con la sua
prismatica plasticità la musica si rivela sostegno nei svariati momenti
quotidiani, dando modo al mio spirito di armonizzarsi e al mio corpo di
tonificarsi o rilassarsi.
La musica si pone in un contesto non verbale come linguaggio e forma di
comunicazione, capace di mobilitare la persona sia intimamente che in tutto
il corpo, stimolare le sue capacità emotive, creative, relazionali, stimolando
memoria ed immaginazione; permettendo di superare i filtri analitici e logici
della mente, riuscendo ad entrare direttamente in contatto con i sentimenti e
le passioni più profonde.
Le potenzialità della musica furono riconosciute già nelle prime grandi civiltà:
musica e medicina erano parte di un unico sapere rivolto alla guarigione del
malato; il guaritore (sciamano, sacerdote, strega..) sapeva bene che la
musica era in grado di “condizionare” le parti irrazionali della persona e il
volere degli dei, responsabili della sua sofferenza.
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Oggi, le benefiche potenzialità della musica si traducono in una modalità di
approccio alla persona basata sulla relazione con la musica: la musicoterapia
- l’impiego della musica come intervento terapeutico.
La musicoterapia è un campo multidisciplinare che fonda il suo intervento su
un processo interpersonale: è innanzitutto una relazione tra la persona
soggetto del processo terapeutico e il terapeuta. Il linguaggio è costituito da
suono e musica flessibili, ossia capaci di andare incontro alle esigenze e
necessità del soggetto, perdendo il valore estetico proprio della musica
confezionata.
Varie sono le scuole e diverse le metodiche. Tutte però hanno un obiettivo
comune: l’attenzione rivolta al potenziamento delle abilità positive della
persona e al miglioramento dei suoi aspetti deficitari, per una crescita
armonica e il raggiungimento di un reale stato di benessere, in una visione
prettamente olistica. La musicoterapia può essere applicata in diversi
contesti, ad esempio nelle scuole, negli ospedali, nei centri sociali, nei centri
di assistenza diurna, negli ospizi, nelle prigioni, nelle comunità.
In una visione olistica, la malattia dovrebbe essere affrontata con
un’assistenza integrata e multidisciplinare: alle procedure mediche ed
infermieristiche possono essere accompagnati interventi non medici, rivolti
sempre al raggiungimento del benessere bio – psico – fisico della persona.
Oggi in Italia esistono molti corsi gestiti da enti privati e non, ma non sono
riconosciuti a livello legislativo. Molti dei corsi sono a livello di pre-laurea, il
30% a livello di post-laurea e i rimanenti sono corsi introduttivi. Una buona
metà dei corsi sono tenuti nelle Università o nei Politecnici, alcuni sono tenuti
nei Conservatori o Accademie di musica, una piccola parte sono condotti da
organizzazioni private. Tutti i corsi si caratterizzano per indirizzo umanistico,
o esistenziali a base medica o psicologica.
Negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia il nursing è decisamente
sviluppato e la cultura delle discipline complementari risulta galoppante nella
sua evoluzione. Questi Paesi godono di una cultura infermieristica notevole e
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la musicoterapia viene riconosciuta ed avvalorata anche nel contesto
universitario, con corsi di laurea specifici.
Quindi la musica come strumento integrativo, non alternativo.
In questi tre anni di Corso di Laurea ci è stata ripetutamente sottolineata
l’importanza dell’interazione degli elementi persona – salute – ambiente –
assistenza infermieristica.
Consapevole oggi del paradigma del nursing, ho ritenuto interessante
approfondire uno dei molti strumenti che l’infermiere possiede per poter
prendersi cura della persona al centro del processo di assistenza.
In quest’ottica, ho voluto riflettere sull’assistenza ambulatoriale,
caratterizzata da una relazione a breve termine, a volte unica nella vita di un
soggetto fruitore dei servizi sanitari.
In particolare, ho approfondito l’ambito delle indagini invasive in
gastroenterologia, nella fattispecie esofagogastroduodenoscopia e
colonscopia.
Ho voluto prendere in considerazione il fattore emozionale, poiché spesso
viene sottovalutato: la paura e l’ansia possono risultare elementi interferenti
e disturbanti per la persona che si sottopone ad un esame invasivo e ritengo
debbano essere meritevoli di attenzione infermieristica.
I candidati alle endoscopie spesso sono provati emotivamente da pensieri e
paure riguardanti il risultato dell’esame, l’eventuale iter terapeutico, lo
sviluppo futuro e tutta una serie di preoccupazioni e pensieri relativi ad un
ipotetico esito infausto.
Spesso gli utenti sono accomunati dalla tendenza ai disturbi dell’apparato
gastrointestinale, aggravati dall’emotività inespressa e da uno stile di vita
ansioso e incline alla repressione emotiva.
La prima relazione che va instaurandosi tra l’assistito e il personale
dell’ambulatorio della gastroenterologia è proprio quella con l’infermiere, che
diventa punto di riferimento emotivo per la persona.
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Credo nell’assistenza infermieristica immaginandola come un prisma: mille
sfaccettature per una luce brillante multicolore…a seconda della luce in
entrata. L’infermiere può molto grazie alla sua formazione ed autonomia,
empatia, intuito e buon senso. E molto può fare l’atteggiamento attento di
chi empaticamente sta vicino alla persona coinvolta nell’esame endoscopico:
atteggiamento di comprensione e accoglienza delle emozioni che a volte si
rivelano poco o per nulla gestibili.
Alla luce della mia esperienza musicale e consapevole della notevole efficacia
dei metodi farmacologici oggi utilizzati, ho voluto dar spazio alla ricerca di un
approccio non farmacologico che potesse dare beneficio all’utente e potesse
essere valido strumento complementare nell’assistenza infermieristica.
Ho avuto la possibilità di conoscere persone competenti, nell’ambiente della
musicoterapia, che mi hanno indirizzato nella ricerca e mi hanno suggerito
testi ed approfondimenti nei campi di applicazione di questa disciplina.
Ho diviso il mio lavoro in tre sezioni, suddivisi per argomenti specifici, per
concludere con una proposta di studio in ambito pediatrico.
La prima sezione riguarda le indagini endoscopiche in gastroenterologia,
nello specifico esofagogastroduodenoscopia (EGDS) e colonscopia - con una
sintetica descrizione delle due endoscopie – e le emozioni che coinvolgono le
persone sottoposte a questi esami: l’ansia e la paura. Segue una breve
descrizione della loro natura fisiologica, le implicazioni psicologiche, le scale
di valutazione. Viene di seguito descritta l’importanza del rapporto tra
l’utente e l’infermiere nell’ottica olistica del paradigma del nursing (persona –
salute – ambiente – assistenza infermieristica).
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La seconda sezione è incentrata sulla musica e la musicoterapia.
La prima parte delinea un rapido excursus storico-culturale sul rapporto tra la
musica e l’uomo, proseguendo con due paragrafi dedicati al rapporto tra la
musica, il cervello, le emozioni.
Si conclude con una parte sulla musicoterapia - inizialmente basata su
nozioni empiriche e rituali, e successivamente sulle relazioni tra ritmi,
pulsazioni, respiri corporei e musicali - e l’utilizzo della musica come
strumento infermieristico complementare in diverse occasioni di assistenza
ed esperienza clinica.
La terza ed ultima sezione tratta la revisione della letteratura sull’argomento:
dopo un’attenta ricerca sul web, tramite motori di ricerca e siti scientifici
(come PubMed, Elsevier, Lippincott Williams & Wilkins, Springer), ho scelto
gli articoli pubblicati negli anni che vanno dal 1994 al 2009, con l’esclusione
di articoli e abstract inerenti all’utilizzo della musica in altri campi clinici
(agopuntura, pneumologia, ostetricia, cardiologia e cardiochirurgia,
ginecologia, neuropsichiatria, neonatologia, demenza, patologie
neurodegenerative, riabilitazione post-trauma e post-intervento di
neurochirurgia, oncologia).
Le key words utilizzate sono: anxiety, music, musictherapy, colonoscopies,
gastroenterology, nursing.
Nelle conclusioni viene proposto un possibile studio sperimentale
nell’ambulatorio di gastroenterologia pediatrica, utilizzando la musica come
strumento per ridurre l’ansia nel bambino sottoposto a indagini invasive e nel
genitore che lo accompagna.
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CAPITOLO 1
LE INDAGINI ENDOSCOPICHE
NELL’AMBULATORIO DI GASTROENTEROLOGIA
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LE INDAGINI ENDOSCOPICHE
NELL’AMBULATORIO DI GASTROENTEROLOGIA
Con il termine “indagini endoscopiche” del tratto gastrointestinale (GI)
vengono indicati esami endoscopici sia diagnostici che operativi, ovvero:
esofagogastroduodenoscopia (EGDS), colangiografia e pancreatografia
retrograda (ERCP), pan colonscopia (PCS), ileoscopia, rettoscopia e
rettosigmoidoscopia (RSS).
Nell’analisi della letteratura sull’utilizzo della musica durante le indagini
endoscopiche del tratto gastrointestinale, si riscontra che gli esami presi in
considerazione dagli sperimentatori sono stati la gastroscopia (intesa come
EGDS) e la colonscopia.
Due esami decisamente invasivi, che investono la sfera intima della persona.
Caratterizzati entrambe dall’utilizzo di uno strumento flessibile a fibre ottiche
(il fibroscopio e il coloscopio) introdotto nel tratto interessato attraverso i due
orifizi maggiori del corpo umano: la bocca e l’ano ( oppure orifizi chirurgici
quali le stomie).
In alcune strutture viene di prassi effettuata la sedazione leggera tramite
farmaci quali benzodiazepine ad azione immediata molto breve, oppure su
richiesta o per necessità viene somministrata l’anestesia più profonda per
aumentare la compliance dell’assistito (collaborazione ed adesione alla
procedura).
Altre strutture prediligono la sedazione cosciente, ossia la diminuzione
dell’ansia e l’annullamento della risposta stressante, prodotte da una
combinazione di tecniche psicologiche e farmaci. E’ un livello di coscienza
depresso in modo minimale, in cui la persona mantiene il contatto verbale,
conserva la capacità di mantenere la respirazione continua ed autonoma e di
rispondere appropriatamente a stimolazioni fisiche o sollecitazioni verbali.