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avvalevano di propri corrieri, mentre il privato cittadino
doveva arrangiarsi come poteva. Un servizio, qualunque
esso sia, pubblico o privato, ha bisogno di una rete
stradale: quello italiano deriva grosso modo dal cursus
publicus dei romani, cioè dal percorso postale statale ad
uso esc1usivo del sovrano e dei suoi più alti funzionari.
Lungo questa rete di strade correvano i vari tipi di carri
addetti al trasporto dei funzionari romani e della posta di
stato: quest’organizzazione, attiva sin dai tempi di Giulio
Cesare, perfezionata sotto Adriano, ricevette una
codificazione chiara e precisa solo sotto Teodosio nel
Codice che da lui prese nome (IV sec. d.C.)
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Le grandi vie di comunicazione che univano Roma
al resto della penisola erano l'Appia per Brindisi, la
Flaminia per Rimini e di li per Aquileia, l'Aurelia per la
Liguria, l'Emi1ia per Bologna e Venezia, la Cassia per
Firenze, la Valeria per Pescara, la Latina per Benevento,
tutte con ramificazioni varie. Nel corso dei secoli,
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Il codice Teodasioano è una raccolta ufficiale di costituzioni
imperiali voluta dall’imperatore romano d’Oriente Teodosio II. Venne
pubblicata, dopo una fase di gestione lunga 9 anni, il 15 febbraio 438
ed entrò in vigore il 1° gennaio 439.
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soprattutto durante le invasioni barbariche, queste grandi
strade vennero trascurate e il cursus publicus decadde,
anche se il frazionamento della penisola impose ai nuovi
governanti il mantenimento di un servizio postale limitato
alle zone di propria competenza.
Ci fu una ripresa nel IX sec. sotto Carlo Magno:
per dare una unità al suo vasto impero, Carlo Magno
riordinò i servizi postali, estendendoli alla Spagna, alla
Germania e all'Italia. L'imperatore si servi di missi
dominici, sorta di fiduciari e controllori che si spostavano
per ispezionare le varie regioni nelle quali avevano pieni
poteri: allo scopo di comunicare con il loro signore i
missi dominici si avvalevano di corrieri alle proprie
dipendenze.
Morto Carlo Magno, l'impero si frazionò sempre
più e fino agli inizi del XII secolo non si hanno notizie di
un sistema postale.
Nel XII-XIII secolo si sviluppano le università che
accolgono studenti da ogni parte del mondo, prima fra
tutte l'Università di Bologna. Gli studenti vi rimanevano
di solito per diversi anni e ritornavano a casa a studi
compiuti: durante questo periodo avevano bisogno di
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corrispondere con le famiglie dalle quali ricevevano
denaro e notizie. Fu cosi che le università istituirono un
proprio servizio postale: i loro messi trasportavano
lettere, denaro e pacchi, collegando in tal modo questi
centri con il resto dell'Europa.
Nello stesso periodo nacquero le grandi abbazie:
cistercensi, certosini e simili dislocati in centinaia di
monasteri in vari paesi. Tra queste case religiose si creò
un servizio di messaggeri, di solito monaci, che in tal
modo mantennero i collegamenti fra le abbazie. Non
bisogna comunque pensare ad un regolare servizio o ad
un servizio su lunghi percorsi, infatti, i tempi di
trasmissione di una lettera erano molto lunghi.
Infine, sempre nello stesso periodo, funzionava una
posta mercantile, forse la più sviluppata per collegamenti
postali e per volume data la necessità dei mercanti di
intrattenere regolari comunicazioni. Si trattava di un
servizio che funzionava prevalentemente tra i grandi
centri abitati, sedi di importanti fiere commerciali, molte
di richiamo internazionale; tanto è vero che le prime
guide postali, la più antica è italiana e fu stampata a
Venezia nel 1560, oltre ad indicare i cammini postali,
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elencavano anche le fiere con le relative date e durata
ove, oltre alle transazioni commerciali, avveniva lo
scambio delle lettere.
Parallelamente a queste poste che potremmo
chiamare universitarie, conventuali e mercantili, ne
esistevano altre ufficiali, che erano quelle esclusive dei
re, principi, marchesi, conti, ecc. e delle città-stato.
A poco a poco la posta si organizzava. L'eredità del
cursus publicus passa, sotto una forma nuova e moderna,
nelle mani di un unico consorzio composto dalle famiglie
dei Torre e dei Tasso, con il beneplacito dell'imperatore
tedesco Massimiliano I; tutte le altre poste scompariranno
o si fonderanno nei servizi postali dei singoli stati.
L'organizzazione dei Torre e Tasso, che a seconda
delle zone in cui operano cambieranno il nome in la Tour
et Taxis e von Thurn und Taxis, si svilupperà in funzione
dell'impero: a mano a mano che questo estenderà i suoi
domini nei Paesi Bassi, nel Napoletano, in Spagna, anche
i Torre e Tasso (casata italiana, originaria della
Bergamasca, e alla quale appartennero quasi certamente i
poeti Bernardo e Torquato Tasso) amplieranno il loro
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servizio che verrà affidato a membri della famiglia.
Nel contempo nei piccoli stati, in cui il volume
della posta e la circolazione del denaro erano scarsi, il
servizio sarà gestito da imprese private le quali oltre ad
assumere il servizio per lo stato lo faranno anche per i
privati: cosicché, anche se in teoria i due servizi pubblico
e privato restarono distinti, nella pratica si intrecciavano e
si confondevano.
Agli inizi del XVI secolo, con Francesco Tasso
(1450-1517), le poste imperiali andavano acquistando un
carattere internazionale tanto da essere chiamate le «Poste
internazionali della Casa di Asburgo»: ai nipoti di
Francesco toccarono le altre poste di nuova istituzione. A
Bruxelles si insediò Giovan Battista Tasso (1476-1541),
che ebbe la fortuna di recare a Carlo I la notizia della sua
salita al trono imperiale con il nome di Carlo V (Giovan
Battista aveva fatto personalmente il viaggio da
Francoforte a Bruxelles in due giorni). A Milano
amministrava il servizio Simone Tasso che diventava
Corriere Maggiore sotto il duca Francesco II Sforza. Ad
altri Tasso furono attribuite le poste del Tirolo e
Innsbruck, del regno di Napoli e Sicilia e di Roma.
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Per restare in Italia la rotta postale principale nel
XVI secolo fu rappresentata ad est dalla via Innsbruck-
BrenneroTrento-Mantova e ad ovest dalla via Torino-
Asti-AlessandriaPiacenza-Parma-Reggio-Modena: le due
vie si incontravano a Bologna per diventare un’unica
direttrice che da Firenze, proseguendo per Siena e
Viterbo continuava fino a Roma e ancora per Napoli,
Cosenza e Reggio Calabria. Ovviamente a questa rotta
principale se ne allacciano altre che collegavano città di
grande importanza quali Venezia, Milano, Genova.
Da un esame di alcuni cammini secondo le guide
postali dell’epoca risulta che da Milano a Bologna vi
erano 15 poste, da Roma a Bologna 24 poste per la via di
Firenze e 29 poste per la via di Romagna, da Genova a
Milano 11 poste, da Milano a Venezia 16 poste: ogni
posta, che distava dall'altra circa 15 km. rappresentava la
stazione con alloggio o per il solo cambio del cavallo, e
traeva la sua origine dal cursus romano laddove i Romani
parlavano rispettivamente di mansiones positae e mutati
mes positae con il nome della località - i due termini
verranno con il tempo abbreviati in positae da cui la
parola «poste».
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Il servizio tassiano si svolse lungo le grandi vie
commerciali di tutta l'Europa, mentre nei vari stati sorsero
a poco a poco regolari servizi postali limitati alle zone di
propria competenza.
A partire, grosso modo, dalla metà del '500 ogni
singolo stato o città della nostra penisola cominciò a
disciplinare i propri servizi postali.
A Milano il duca Francesco II Sforza vietò con una
grida del 4 agosto 1522 l'invio di corrieri fuori del
dominio senza il suo permesso perché ciò causava grave
danno allo Stato: evidentemente i privati si servivano
ormai apertamente dei corrieri ufficiali per l'inoltro della
corrispondenza a tal punto che il duca era costretto a
tutelare il servizio governativo. Inoltre il vietare l'invio di
corrieri privati senza il permesso delle autorità era al
tempo stesso un modo come un altro per prevenire
possibili attentati contro lo Stato.
Istruzioni più dettagliate vennero emanate il 10
marzo 1536 dal primo governatore spagnolo Anton de
Leyva e successivamente il 31 gennaio 1545 dal
marchese del Vasto: quest’ultimo ammise la possibilità
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dei privati di utilizzare il servizio postale statale,
indicando la tariffa per le varie spedizioni, anche se in
una forma alquanto vaga.
L'organizzazione postale diretta saldamente da
Simone Tasso si era notevolmente sviluppata: Milano
divenne un punto chiave dell'Europa e dell'impero
spagnolo tanto che il percorso Milano-Madrid assunse
una notevole importanza. Se ne preoccupò anche la
Compagnia dei Corrieri Veneti che il 15 maggio 1581
presentò al Senato della Serenissima una supplica per
l'istituzione di un Ordinario per Milano «dove giungono
notizie da ogni parte dell'impero»; e per facilitare il
compito aggiungeva di essersi già messa d'accordo con il
Corriere Maggiore di S.M. Cattolica in Milano, Ruggero
Tasso
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Cessata di essere provincia spagnola, Milano passò
sotto il governo di Giuseppe I d'Austria: maestro delle
poste fu il marchese Abate Melzi, che creò in breve un
«gabinetto nero», vale a dire un ufficio di censura ove
erano aperte con cura e trascritte le corrispondenze che
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Ruggero, figlio di Simone Tasso.