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1 _ ANALISI DEL CONTESTO
1.1 _ LA STORIA
Dopo la cessazione delle invasioni barbariche, quando i tempi
divennero meno duri, le prime forme di vita civile ripresero a
riorganizzarsi, e sulle rive del Noncello una piccola comunità iniziò
a trasformarsi, diventando una società sempre più strutturata.
Il nuovo agglomerato urbano intraprende collegamenti commerciali
con Treviso e Venezia proprio grazie alla navigabilità del Fiume
Noncello, fattore che permette una rapida crescita economica e
politica.
Tali rapporti vengono visti come un affronto per il patriarcato di
Acquileia che ne ordina la distruzione, cosa che avvenne nel 1220.
Ma grazie alle alleanze con le altre città subito dopo si intraprendono
le opere di ricostruzione in tutta fretta. Le case quasi tutte vengono
realizzate in legno e a difesa della città viene realizzato anche un
castello posizionato sul punto più alto della città, sopra un terrapieno,
difeso da una cerchia muraria.
Mura e castello saranno difese da moltissime torri, arrivando fino a
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Nel 1318, la città venne distrutta nuovamente da un tragico incendio,
che spazzò via numerose costruzioni. Alimentato dal clima caldo ed
asciutto di agosto, e dalle costruzioni quasi completamente in legno,
il fuoco si dilaga distruggendola quasi completamente.
La città nuovamente viene ricostruita, seguendo questa volta un
disegno urbano.
In questo periodo sorgono i principali edifici che tutt’oggi permangono,
come ad esempio, il Duomo, il campanile, il municipio.
Lungo l’asse longitudinale nascono i migliori palazzi con portici e
decorazioni che riprendono caratteri veneziani.
Nel 1420 con la caduta del patriarcato di Aquileia, Pordenone
rimane per un altro secolo sotto il dominio della casa asburgica,
situazione politica positiva per la città in quanto risparmiato dalla
guerra in corso tra i Turchi e il regno della Serenissima.
La presenza dei turchi nel territorio friulano non esclude totalmente
la città da pericoli bellici, tanto che le opere difensive saranno
incrementate e saranno composte da 18 torri e 5 porte di accesso
alla città: a nord, la porta Trevigiana con ponte levatoio, a sud in
corrispondenza del porto, la porta Furlana, queste due erano le
principali mentre le altre erano di minore importanza realizzate in
epoche successive.
I successivi 3 secoli caratterizzati da una certa tranquillità politica
in quanto assenza di guerra sul suo territorio, porta la popolazione
ad uscire fuori dalle mura. Appena fuori dalla porta della Bossina (o
porta Trevigiana) situata a nord si va a realizzare una nuova piazza,
chiamata con il termine di Piazzetta di “Sora”, oggi conosciuta
anche come piazzetta Cavour; la piazza invece fronte il Campanile
chiamata anche Piazza San Marco, viene individuata anche con il
termine di Piazza di “Sotto”.
Con l’arrivo della dominazione francese anche se durata
relativamente poco, porta a Pordenone una serie di effetti negativi
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come rappresaglie, tassazioni, saccheggi dissanguano l’economia
locale.
Con il ritorno sotto il governo dell’Austria, in seguito al trattato di
Vienna del 1815, Pordenone affronta un radicale percorso di
trasformazione.
La città cambia da centro commerciale e rurale favorito dal porto e
dal contesto geografico rurale a un centro Industriale grazie alle due
opere fondamentali per lo sviluppo: l’arrivo della ferrovia che collega
Venezia a Udine e dalla strada Regia o “Strada Napoleonica” perchè
progettata da Napoleone che però verrà realizzata dall’Austria.
Il territorio del Noncello vede continuare un periodo di pace che
durava dal 1866, arco di tempo che favorì lo sviluppo economico
dell’area. Sviluppo che con la Grande Guerra si sarebbe arrestato.
Difficile sarà la ripresa nel dopo guerra, e ancora più difficile sarà
il periodo della grande crisi degli anni ‘30 che portano ad un calo
demografico.
Con l’affermazione del fascismo Pordenone venne dotata di nuovi
edifici, nuovi servizi, palestre e realizzazione della piazza XX
Settembre.
Nel 1928 venne ampliato il municipio, lasciando inalterata la loggia
che verrà collegata all’edificio sul retro.
Molte opere architettoniche vengono firmate dai due principali
architetti friulani: Cesare Scoccimarro e Pietro Zanini.
Riconducibili allo Scoccimarro sono la casa del Mutilato in piazza XX
Settembre, edificio che ancor oggi fa discutere, e la sede dei Balilla,
nota anche oggi con il nome di Ex Fiera che fu scenario di uno
scontro per quanto riguarda le grandi statue previste per la facciata
di donne con il seno scoperto ritenute dalla Diocesi pordenonese
incongrue con i canoni religiosi dell’epoca.
Le statue vennero spostate nel campo di atletica vicino allo stadio
“Bottecchia”;
Di Zanini sono: la seconda casa del fascio dove attualmente ospita
la prefettura.
Con l’arrivo della guerra nel 1939/1940, tutto si ferma, vengono
travolti tutti gli equilibri raggiunti faticosamente dopo la Grande
Guerra.
Gli anni che la susseguono, però dimostrano la volontà da parte
dei pordenonesi di voler ricostruire e ritrovare quelle dinamiche
economiche anteguerra.
La città nel 1938 ha circa 20.000 abitanti, a 10 anni dalla fine
della guerra, l’incremento demografico, lo sviluppo industriale e
commerciale portano Pordenone ad avere a 27.000 abitanti nel
censimento del 1951 e 34.000 nel censimento del 1961.
Le due principali industrie pordenonesi che ne alimentato la crescita
sono gli operatori delle Zanussi e della Savio, ma numerose sono
altre realtà industriali di dimensioni più piccole.
La continua evoluzione incontrollata della città porta l’amministrazione
ad adottare il piano regolatore realizzato da Filippone e Della Rocca
realizzato nel 1938 e mai attuato fino al 1956-1957.
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Verrà attuato in parte in quanto ormai era un piano urbanistico
superato, e la città aveva bisogno di un progetto più dinamico.
Nel 1957 fù concessa l’autorizzazione, e nel 1959 l’amministrazione
affida a Ezio Cerutti l’incarico di rivedere li piano di Filippone e Della
Rocca.
Il piano di Cerutti però era arrivato ormai troppo tardi, troppe erano
state le costruzioni realizzate, ormai il volto della città era cambiato.
La nuova variante al piano originario si poneva come obbiettivo
disciplinare la crescita incontrollata.
Grandi opere pubbliche soprattutto legate alla viabilità portarono ad
avere un’infrastruttura varia e completa: completamento della nuova
pontebbana SS13, completamento asse Pordenone - Oderzo, e la
progettazione dell’autostrada Pordenone-Portogruaro.
Pordenone ormai nulla a che vedere con il piccolo borgo sul fiume
Noncello.
Raggiunge il ruolo di provincia nel 1968 a conferma del suo ruolo
per quanto concerne vita politica, economica, commerciale, che
tutt’oggi permangono.
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1.2 _ LA NUOVA STRADA REGIA
Il progetto iniziale in previsione per collegare Pordenone a Udine
doveva attraversare il centro storico di Pordenone. Fortunatamente
in seguito ad uno studio di costi e benefici e al buon senso venne
preferita la realizzazione di tale collegamento all’esterno della città
La nuova strada, necessitava di un nuovo ponte e di bonificare l’area
d’interesse, nonostante queste opere non indifferenti dal punto di
vista economico e del tempo per realizzarle era decisamente la via
da preferire. Adeguare il ponte di ingresso alla città, espropriare
e demolire edifici o parte di essi per allargare la strada alle nuove
esigenze per il trasporto di civile ma anche militare era decisamente
più dispendioso.
Il percorso interessava l’attuale corso Garibaldi (ex Borgo di San
Giorgio), lambisce la roggia dei mulini incontra il Noncello e lo
attraversa grazie ad un ponte in pietra viva e prosegue per Udine
attraverso questo nuovo percorso si dimezzano i tempi di percorrenza.
La nuova strada è il primo passo nel governo del territorio adiacente
alle mura dettando l’avvio all’espansione della città al di fuori di esse.
La nuova strada arriva nella piazza di “Sora” e continua attraverso
un rettifilo fino alla Comina dove saranno situati in epoche future
l’aeroporto militare da campo nel quale presterà servizio anche
Gabriele D’annunzio.
L’ingegner Duodo responsabile della realizzazione del nuovo asse
stradale comunica ai suoi superiori in data 1852 di aver completato
l’opera.
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1.3 _ LA FERROVIA
Subito dopo la realizzazione della strada che collega Pordenone
a Udine, si avvia la realizzazione di un’altra grande opera che
cambierà il percorso economico della città.
La ferrovia con l’asse Venezia - Udine, giunse a Pordenone negli anni
‘50 del l’800. Una grandissima novità, simbolo di progresso che
farà però perdere alla città il suo significato di “città d’acqua”.
Il tracciato della ferrovia inizialmente aveva un percorso diverso, che
comprendeva una serie di dislivelli altimetrici più accettabili per una
nuova infrastruttura rispetto al tracciato che passava per Pordenone.
L’alleanza con Conegliano chiamata anche “Santa alleanza”,
portano l’ingegner Negrelli, famoso per la realizzazione dello
stretto di Suez, massimi esperti di strade ferrate, a realizzare la
nuova ferrovia passante per Conegliano e Pordenone nonostante le
difficoltà nella realizzazione dell’opera.
La scelta venne motivata perchè le due città erano particolarmente
industrializzate beneficiandone maggiormente rispetto alle altre città
meno sviluppate, e l’assenza di grandi latifondi difficili da espropriare.
L’opera fu accolta con grande entusiasmo da parte dei cittadini che
parteciparono in gran numero all’inaugurazione della ferrovia.
Il progresso, soprattutto quello industriale, si avviava in una direzione
positiva, tale da essere nominata in seguito “Pordenone, piccola
Manchester”
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1.4 _ TRASFORMAZIONI URBANE DI
PORDENONE
1807
La forma dell’impianto urbano di Pordenone è caratterizzato
dall’andamento delle mura difensive che proteggevano in epoche
lontane l’incolumità dei Pordenonesi.
La città si estende in senso longitudinale lungo il suo asse principale.
Tutti gli edifici si affacciano in maniera ordinata sull’asse principale
denominato anche Corso Vittorio Emanuele II.
I confini della città sono delimitati tutt’attorno da corsi d’acqua di
risorgiva, anch’essi avevano un ruolo difensivo e si riversano nel
Fiume Noncello.
La sua posizione sul Fiume Noncello favorirà i commerci fluviali e
di conseguenza anche la crescita economica, politica favorendo
la crescita demografica.
L’impianto stradale è molto semplice, e si compone da un asse
principale che attraversa longitudinalmente la città.
Importanti sono anche gli assi che collegano Pordenone a Est con
Torre e a ovest con a Porcia.
Il sistema idraulico vincola pesantemente l’espansione della città in
quanto i terreni attorno ad essa erano di natura palustre, soprattutto
a sud della città.
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1830
In seguito alle dominazioni Francesi e Austriache che si alternano
nei primi anni del ‘800, la città inizia a intraprendere un periodo
di trasformazione che andrà a mutare la sua struttura urbana,
economica e sociale.
Instaurato il primo catasto da parte dei Francesi, viene poi migliorato
dall’impero Austriaco.
Sarà proprio il dominio austriaco a voler realizzare un collegamento
diretto tra Udine e Pordenone diretto, in modo da diminuire i tempi
di percorrenza.
Viene denominata come strada Regia e poi Pontebbana. L’impianto
stradale originario che attraversava il centro storico della città viene
integrato con una strada nuova dotata di un ponte altrettanto nuovo
che doveva collegare direttamente Udine a Pordenone voluta
particolarmente dagli Austriaci.
La nuova strada è la prima circonvallazione realizzata a Pordenone,
per evitare di dover allargare il corso Vittorio Emanuele.
Il nuovo asse stradale dà inizio a una serie di interventi che
andranno a bonificare l’area paludosa presente sul percorso della
nuova strada.
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1889
L’impianto urbano intraprende un percorso di espansione a
macchia di leopardo, privo di un disegno generale che ne regoli
la trasformazione, il quale arriverà solo nella prima metà del 1940.
Le industrie ebbero una ulteriore spinta di progresso, perchè vengono
influenzate dall’arrivo della ferrovia, che fecce la comparsa nella
seconda metà del ‘800.
I primi insediamenti industriali a Pordenone sono le industrie tessili,
le cartiere, le ceramiche e i la lavorazione del materie metalliche.
L’impianto stradale inizia a cambiare in fatto di gerarchia, in quanto
la Strada Regia sostituisce completamente l’ingresso in città.
L’arrivo della ferrovia a Pordenone influirà in maniera decisiva
il suo sviluppo economico, favorendo la nascita delle industrie
pordenonesi.
Anche il sistema idrico inizia ad essere trasformato, grazie a
interventi di interramento di alcune porzioni di rogge.
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1910
Pordenone continua a crescere, rompe i confini dell’impianto
originario, avvengono grandi interventi di bonifica degli spazi
attigui alla strada regia e un’importante politica di governo delle
acque, che trasformò un paesaggio ostile in un territorio più adatto
all’agricoltura. Dopo gli interventi di bonifica si punta all’attuazione
di un programma di edificazione di nuovi edifici lungo la strada
Regia. Le opere di ingegneria per quanto riguarda il governo delle
acque si possono osservare nella realizzazione dei nuovi canali
del cotonificio Aman per ricavare l’energia utile.
L’impianto stradale viene integrato con strade secondarie, necessarie
per lo sviluppo della città. La strada Regia di accesso alla città si
sta arredando di nuovi edifici pubblici e privati tra i quali i Bagni
Pubblici che si trovano esattamente all’ingresso della città.
I primi anni del ‘900 danno il via a importanti industrie di vari
settori delle lavorazioni metalmeccaniche, siderurgiche, chimiche
e del legno.