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problematiche sociali ed economiche in tutto il territorio Italiano. Ovviamente le 
stesse problematiche colpiranno in maniera differenziata le diverse regioni. 
Inoltre si vedr� come la provenienza geografica degli immigrati risulti 
estremamente varia, come non ci sia una netta predominanza maschile ma una 
�quasi parit�� tra i due sessi. Dal punto di vista dell�occupazione, poi, vedremo 
come la parola �extracomunitario� non stia pi� a significare solo �ambulate� o 
�vucumpr�� ma, come nel caso dei cinesi e d�altre etnie, si stiano sviluppando 
altre forme di bussines  tipicamente imprenditoriali fra gli immigranti. 
Infine � stata effettuata un�indagine puramente informativa (non si tratta 
quindi di un�indagine campionaria statistica ma di singole interviste) su un 
ristretto numero di argentini residenti nella citt� di Sassari per conoscere quali 
sono stati i motivi che gli hanno portato in questa citt�, quando e come sono 
arrivati, che tipo di mansioni svolgono e quale � stato il loro livello 
d�integrazione. 
 Per quanto mi riguarda ho dovuto approfondire una  materia che una volta 
ha coinvolto me e la mia famiglia in prima persona per cui questa tesi � dedicata 
a loro. Si ringrazia per la gentile collaborazione la dott. Donatella Carboni, il dott. 
Daniele Deiana e l�ispettore Cazzari responsabile dell�Ufficio per le relazioni con 
il pubblico della Questura di Sassari.  
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CAPITOLO I : IL FENOMENO MIGRATORIO: CENNI STORICI. 
 
1.1 PREMESSA. 
La storia dell�uomo � caratterizzata da una costante mobilit� di singoli, di 
gruppi, talvolta d�interi popoli da una regione all�altra della terra alla ricerca di 
migliori condizioni di vita. 
Sin dalla preistoria, con la fine delle glaciazioni si assiste nel nostro 
continente a migrazioni dall�Asia e dall�Africa verso l�Europa. Si crede che 
inizialmente le migrazioni siano state causate da fattori ambientali, precisamente 
dall�alternanza di periodi aridi e umidi che obbligavano i pastori a spostarsi alla 
ricerca di pascoli pi� fertili. Tali migrazioni potevano coinvolgere, in movimenti 
gregari, intere popolazioni. 
Seguire le migrazioni costituisce un�impresa difficile. Per un�attendibile 
documentazione ci si serve della linguistica, dei relitti culturali, 
dell�etnoantropologia, delle tradizioni popolari, senza per� giungere a risultati 
sicuri. Si ritiene generalmente che la grande mobilit� delle popolazioni primitive 
sia stata facilitata dagli ampi spazi liberi, suggerita dalla struttura economica 
(raccolta, caccia, pastorizia). 
Nel II millennio a.C. i due fenomeni migratori pi� importanti sono legati a 
due gruppi etnico - linguistici: i semiti e gli indoeuropei ( Berlato,1996 ). 
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I semiti, provenienti forse dalla penisola arabica, penetrarono in Mesopotamia 
imponendosi alle popolazioni sumeriche. Da allora in poi l�elemento semita 
prevarr� nel Vicino Oriente, dando origine anche alle lingue della zona. 
Gli indoeuropei provenienti dalle steppe danubiane si sovrapposero e si 
mescolarono alle popolazioni indigene dell�Europa centrale e meridionale, 
originando civilt� come quella greca 
Anche il Medioevo vide imponenti ondate migratorie che, dal nord Europa 
e da diverse regioni asiatiche, si spinsero verso le terre pi� fertili del continente e 
che per alcuni secoli provocarono conflitti anche cruenti con le popolazioni locali. 
Pi� tardi gli Arabi si spinsero fino alla penisola iberica, occupandola per alcuni 
secoli quasi completamente. 
Dalla seconda met� del secolo XIV i Turchi entrarono in Europa riuscendo ad 
arrivare fino a Vienna. 
 
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1.2 MIGRAZIONI NEL PERIODO PRE-INDUSTRIALE, L�ANCIEN REGIME. 
 
 Nell�et� pre-industriale la mobilit� rappresento una costante risorsa 
dell�economia domestica e comunitaria. L�apprendistato dei giovani, le 
consuetudini matrimoniali, i fenomeni di colonizzazione agricola, i ritmi dei 
lavori agricoli, le esigenze dell�attivit� manifatturiera, l�esercizio dei mestieri e 
commerci richiedevano un�intensa circolazione della popolazione sul territorio. 
Nel corso del 1600, in varie parti d�Europa i giovani lasciavano le famiglie per 
andare a lavorare come domestici nelle case o come servi nei campi ( Corti, 
2003). 
Tra le varie forme di mobilit� quella legata all�attivit� agricola fu 
numericamente la pi� importante nell�Europa pre-industriale.  
Anche migrazioni di tipo coloniale cio� dirette ad un insediamento di carattere 
pi� stabile furono sperimentate, nel corso del XVII secolo, in varie zone europee. 
Grandi contingenti di tedeschi si spostarono verso le zone dell�Europa Sud-
Orientale e altre migrazioni analoghe si verificarono in Ungheria, nel Mar Nero e 
nei territori Prussiani. 
Come detto, non tutte le migrazioni dell�Ancien Regime furono legate all�opera 
della colonizzazione, pi� stesi e consistenti furono i movimenti di carattere 
circolare che avevano per destinazione sia le attivit� stagionali nei campi e le 
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altre attivit� legate all�agricoltura, sia le varie occupazioni dell�industria rurale e 
manifatturiera.  
Le zone che raccoglievano maggiori contingenti di manodopera erano: Il bacino 
del Mar del Nord (Olanda e Germania Orientale), l�Inghilterra Orientale, l�area 
rurale della capitale francese, la fascia costiera della Catalogna e della Provenza, 
la Castiglia con la sua capitale, le campagne padane e le citt� di Milano e Torino, 
le zone della Toscana meridionale e, infine, il Lazio con la sua capitale. Su questi 
itinerari, all�epoca delle rilevazioni napoleoniche convergevano correnti 
migratorie che potevano superare le 200.000 presenze ogni anno (Corti, 2003). 
Un altro fattore d�incentivo alla mobilit� territoriale  nell�Ancien Regime  
� l�attrazione prodotta dai centri urbani. Bisogna considerare che le citt� erano 
caratterizzate da un alto tasso di mortalit�, dovuto all�affollamento e alle pessime 
condizioni igieniche, che superava il tasso di natalit� per cui il ricambio 
demografico era assicurato dai flussi d�immigrazione. 
Non fu dunque lo sviluppo industriale ottocentesco a spingere l�abbandono delle 
campagne verso le citt�, per la costante esigenza di un riequilibrio demografico , 
infatti, le migrazioni furono pi� importanti nell�et� moderna che nei secoli 
successivi. 
 Il secolo XVI fu un secolo d�incremento demografico e di movimenti 
migratori. Siviglia pass� dai 45000 abitanti del 1550 ai 135000 nel 1600, 
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Amburgo crebbe di 48500 abitanti, Londra dai 60000 abitanti del 1520 ne 
raggiunse 182000 nel 1600, lo stesso trend � seguito dalle altri capitali. Alla fine 
del secolo anche le citt� italiane raddoppieranno i loro abitanti o avranno 
incrementi demografici ancora pi� consistenti. 
Va considerato che non soltanto le frange pi� marginali e le popolazioni rurali 
furono gli unici protagonisti dei flussi migratori pre-industriali, le grandi citt� 
accoglievano anche commercianti e persone di rango pi� alto provenienti da 
centri di minor importanza economica. 
Anche le  guerre civili, di religione e l�invasione contro paesi stranieri 
furono responsabili di grandi spostamenti di popolazione durante l�et� moderna. 
La stessa migrazione nelle citt� fu incrementata da contadini-profughi che 
cercavano di fuggire ai teatri della guerra (Ad esempio nella citt� tedesca di 
Weimar, nel 1640, il numero dei profughi era maggiore di quello degli abitanti), 
dall�esodo di dissidenti politici ( In Amsterdam tra il 1600 e il 1650 si contavano 
numerosi rifugiati politici attratti dal clima di maggiore tolleranza che 
caratterizzava l�Olanda) e dall�esodo delle minoranze religiose (emblematico � il 
caso degli ebrei, espulsi dall�Inghilterra nel XIII secolo dalla Francia nel XIV, 
dalla Spagna nel XV e successivamente dagli stati tedeschi) (Corti, 2003). 
 Una caratteristica delle politiche migratorie dell�Ancien Regime era quella 
dell�inesistenza di vincoli precisi all�immigrazione, le idee dominanti si 
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ispiravano ai principi del mercantilismo, secondo i quali la presenza straniera e 
l�incremento demografico erano considerati un motivo di ricchezza da 
incoraggiare con vari mezzi. Per gli stessi motivi viceversa era scoraggiata 
l�emigrazione. 
 Un ultimo fattore creatore di fenomeni migratori nel periodo considerato 
furono le scoperte geografiche, i processi di colonizzazione, lo sviluppo dei 
commerci intercontinentali e la penetrazione missionaria.  
Il numero di europei che incrementarono correnti migratorie continentali dopo le 
grandi scoperte geografiche della met� del XV secolo fu molto contenuto, (nel 
XVI secolo gli spagnoli che arrivarono in America del sud furono 200000, i 
portoghesi giunti in Brasile neanche 4000). Flussi migratori altrettanto limitati 
raggiunsero alcune sedi coloniali in Asia e Africa (Corti, 2003) .  
 Come si � detto le politiche migratorie dei paesi europei non incentivavano le 
emigrazioni per cui il popolamento dei territori colonizzati avveniva attraverso lo 
spostamento coatto di manodopera indigena e successivamente da galeotti e da 
schiavi neri africani.                
 
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1.3 MOVIMENTI MIGRATORI DOPO LA RIVOLUZIONE 
INDUSTRIALE. 
 
A partire dal XVIII secolo si realizzo un profondo mutamento della durata 
temporale e della dimensione numerica dei flussi migratori transoceanici. 
 Da un lato la forte mortalit� che caratterizzava l�Ancien Regime cominciava 
a regredire per l�impulso della rivoluzione medico-scientifica e per il sorgere 
di nuovi modelli di comportamento, questo importante cambiamento produce 
una forte crescita della popolazione che inizialmente interessa l�Inghilterra e i 
paesi scandinavi ma solo successivamente, nei secoli XIX e XX, l�Europa 
Meridionale e Orientale. 
Se la forte pressione demografica fu uno dei fenomeni all�origine 
dell�incremento numerico dei flussi migratori l�industrializzazione dei paesi 
dell�Europa Occidentale, con i cambiamenti che produsse nell�organizzazione 
dell�economia, del lavoro e della societ� in generale, ebbe altre rilevanti 
influenze. Per esempio, lo sviluppo tecnologico e le sue applicazioni ai 
sistemi di comunicazione riducevano la durata dei tempi di navigazione e 
favorivano l�incremento del trasporto marittimo dando la possibilit� di 
accrescere notevolmente il traffico di merci e passeggeri (Corti, 2003) 
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Inoltre le rivoluzioni politiche delle colonie Americane produssero profonde e 
note trasformazioni di rapporti tra i paesi europei ed extraeuropei aprendo la 
strada a nuovi tipi di migrazioni. Ancora, la rivoluzione francese diffondendo 
i suoi principi di libert� contribuiva a far superare il mercantilismo facendo 
penetrare una normativa ispirata alla libera circolazione delle merci e delle 
persone anche nella legislazione riguardante i movimenti della popolazione. 
    In sintesi, lo sviluppo industriale aveva portato al rapido declino della 
societ� rurale che per secoli era stata alla base del sistema sociale europeo. La 
diminuzione del tasso di mortalit� e una tendenza al sovrappopolamento. La 
nuova offerta di lavoro nelle citt� industriali e la frantumazione del sistema 
socio-economico del villaggio rurale spinsero i contadini a lasciare la terra 
per avventurarsi nelle grandi citt� americane.       
 
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1.4  MOVIMENTI MIGRATORI VERSO IL CONTINENTE AMERICANO. 
 
Come visto la scoperta delle Americhe attiv� un flusso continuo di 
immigrati dall�Europa, che crebbe di intensit� a partire dal primo Ottocento. Gli 
Stati Uniti sono stati il paese dove tra il 1840 e il 1915 si diresse il maggior 
contingente della migrazione europea: circa il 70% (si calcola che circa 40 
milioni di europei siano sbarcati negli Stati Uniti) a fronte del 10% 
dell�Argentina e del 5% dell�Australia, Canada e Brasile. Nei primi 10 anni del 
Novecento di questi flussi migratori solo il 31% proveniva dalla gran Bretagna e 
le altre realt� nord europee mentre circa il 41% proveniva dall�Europa 
meridionale e il restante 25% da quella orientale e sud-orientale (Corti, 2003). I 
paesi maggiormente coinvolti furono l�Irlanda, la Polonia, la Germania e i paesi 
del sud dell�Europa. Negli ultimi anni dell�Ottocento si calcola che circa 7 
milioni d�italiani lasciarono le regioni del sud e del nord-est della penisola per 
tentare la fortuna oltre oceano (Berlato,1996). Sebbene sia difficile ricostruire 
l�esatta composizione professionale dell�emigrazione italiana si presume che essa 
abbia attinto soprattutto al serbatoio delle campagne e a quello dei lavoratori 
manuali con scarse qualificazioni professionali. Di conseguenza gli italiani si 
diressero verso le grandi campagne del Sudamerica, Argentina e Brasile, dove 
cercarono un clima e un ambiente simile a quello lasciato . 
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1.5 MOVIMENTI MIGRATORI IN EUROPA NEL SECONDO DOPO 
GUERRA. 
 
In Europa le migrazioni internazionali negli anni �50 e �60 assolvono ad 
una funzione precisa: quella di fornire ai paesi che ne abbisognavano la 
manodopera necessaria alla ricostruzione postbellica e al successivo lungo 
periodo di espansione. (Melotti, 1988 ) 
In questa fase, i flussi provengono per lo pi� da Paesi dell�Europa meridionale e 
del bacino del Mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Jugoslavia e 
Turchia) o da altri Paesi europei a limitato sviluppo industriale come l�Irlanda e 
la Finlandia, spesso sollecitati da politiche di reclutamento da parte dei Paesi 
dell�Europa centro-settentrionale. 
In questa prima fase i migranti si indirizzarono verso la Francia, il Belgio, 
la Gran Bretagna, la Svizzera, la Svezia e, dalla met� degli anni �50, anche verso 
la Repubblica Federale Tedesca. Dopo il 1973 la recessione economica induce 
all�assunzione di politiche migratorie pi� restrittive, che frenano parzialmente 
l�arrivo di extra europei, mentre vengono incoraggiati i rimpatri. 
Dalla seconda met� degli anni �70, gradualmente i paesi della sponda nord del 
Mediterraneo si trasformano da esportatori ad importatori di manodopera dagli 
altri continenti. Questi nuovi flussi migratori sono sempre meno motivati dalle 
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opportunit� offerte nei Paesi di approdo: si devono piuttosto sempre pi� alle 
accresciute forze espulsive dei paesi di origine. Dalla fine degli anni �80, in 
seguito ai processi di democratizzazione dell�Europa dell�Est, � iniziato un flusso 
migratorio in direzione Est-Ovest. 
A partire dalla seconda met� degli anni ottanta l�Italia, paese 
tradizionalmente esportatore di manodopera, si � trasformata in area di 
immigrazione: un evento di enorme portata per i possibili sviluppi e quindi per 
gli effetti che investiranno gli equilibri della nostra societ�.  
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CAPITOLO II: LO STUDIO DEL FENOMENO. 
 
2.1 LE VARIAZIONI DEMOGRAFICHE. 
 
 Per variazione demografica s�intende l�incremento numerico di una 
popolazione nel tempo, se � positivo la popolazione � in crescita, se negativo, in 
diminuzione. Nel caso di aumento, l�incremento sar� calcolato confrontando i 
valori di una determinata popolazione in due date successive, sulla base di 
censimenti, generalmente decennali o sui risultati dell�indagini anagrafiche a fine 
anno. (Gentileschi 1995) 
 La formula della popolazione ci da la variazione demografica che si 
produce nell�unita di tempo considerando le sue quattro componenti costitutive : 
nascite, morti, immigrazione ed emigrazioni. 
P (t) � P (0) = N � M  + I � E 
Dove P(0) � la popolazione all�inizio dell�intervallo di tempo, P(t) la popolazione 
alla fine dell�intervallo e (t) l�intervallo di tempo in anni.  
La differenza tra nati vivi e morti costituisce il saldo naturale, mentre quella tra 
immigrati ed emigrati implica il saldo migratorio.