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Introduzione
Attualmente, quello del petrolio in Basilicata si configura come uno
degli argomenti maggiormente interessanti in campo politico, culturale ed
economico della Regione, in quanto vede coinvolti interessi patrimoniali ed
ambientali, potenziali di crescita di un’area che è sempre stata caratterizzata
da antichi percorsi di sviluppo assistito.
È una storia che ha origine già a partire dagli anni Trenta quando
l’occhio attento e vigile degli ingegneri petroliferi si è concentrato
sull’Appennino Lucano. La Basilicata è una regione con superficie di
9.992km² caratterizzata da una grande diversità ambientale con un territorio
prevalentemente montuoso (46,8%) e collinare (circa 45,1%), conta ben
undici aree protette e sette riserve naturali; Per lungo tempo emarginata
dagli investimenti, la Lucania, ha visto crescere le prospettive di sviluppo
quando le ricerche geologiche hanno scoperto, e successivamente
riscoperto, importanti zone ricche del c.d. «oro nero»: così i giacimenti di
Tempa Rossa, Monte Alpi e Cerro Falcone sono stati classificati come i
giants (i giganti) ovvero i più vasti mai individuati sull’intero territorio
dell’Europa continentale. In questo modo la Lucania passa da terra esclusa
dall’attenzione politica ad area di gioco fortemente interessante dal punto di
vista produttivo, non a caso il ritrovamento di fonti di greggio nella regione
porteranno la produzione italiana di idrocarburi dal 4 al 9-10%.
Considerata la complessità del tema, dunque, il lavoro che segue non
può non riguardare una molteplicità di temi di carattere normativo, storico,
economico, sociale e, non ultimi, ambientale e geografico. L’obiettivo che si
vuole perseguire in quest’ambito è delineare le diverse aree di competenza
legislativa e amministrativa proprie dello Stato e delle Regioni nel settore
energetico (materia caratterizzata dalla compresenza di una pluralità di
interessi pubblici e privati spesso tra loro in contrapposizione), il ruolo delle
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autonomie locali e l’interferenza del governo centrale in particolar modo in
seguito alla riforma del Titolo V. Al fine di ricostruire l’assetto
giurisprudenziale delle relazioni instauratesi tra gli attori decisionali è
necessario studiare il lavoro compiuto dalla Corte Costituzionale e dalla
dottrina che, con il passare del tempo, hanno modellato il complesso quadro
delle competenze.
Un altro aspetto che intendo sottolineare, inoltre, è l’impatto che una
questione di dimensioni così estese ha provocato e, ancora comporta, sulla
popolazione lucana: i cittadini della regione si sono mobilitati in
associazioni
1
e comitati volti a ribadire l’importanza di un’analisi razionale
di costi e benefici connessi all’attività estrattiva, attuata su ben due terzi
della superficie regionale. È senza dubbio certo l’impatto positivo che
un’attività di questo genere può originare sulla bilancia commerciale italiana
riducendo la dipendenza petrolifera dell’intera penisola dall’estero, ma
devono essere considerati anche gli alti costi in termini ambientali, e non
solo: bisognerebbe, infatti, evitare eccessive strumentalizzazioni che
potrebbero avere effetti opposti al decollo economico della regione.
La Basilicata ha i giacimenti petroliferi più grandi d’Europa su terra
ferma e da ben 15 anni vengono estratti 80 mila barili di petrolio al giorno
dalla Val d’Agri (una delle zone più importanti compresa tra i monti
Volturino e Sirino), sottraendo dal territorio oltre 240 milioni di dollari
dietro il pagamento di royalties più basse al mondo. Il problema delle
royalties e della volontà dei decisori di aumentare le estrazioni sul territorio
regionale è una preoccupazione recente che ha dato luogo a movimenti
interessanti segno di una popolazione che non vuole accettare passivamente
1
Le «associazioni» (art. 18 Cost.) vanno distinte dalle «formazioni sociali» (art. 2 Cost.)
poiché nelle prime convergono volontariamente singoli individui che perseguono un fine
comune all’interno di una struttura organizzativa precisa, mentre le seconde vengono
definite come aggregazioni permanenti caratterizzate da profonde radici sociali pur se prive
di caratteri strutturali specifici (Cfr. D. Donati, Partecipazione come categoria, identità e
rappresentanza, A. Valastro (a cura di), Le regole della democrazia partecipativa, itinerari
per la costruzione di un metodo di governo, Napoli, Jovene Editore, 2010, pag. 183).
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le scelte di governo. La risorsa del greggio fa scendere in campo non solo il
ruolo di uomini politici, dunque, ma anche quello cittadino; vengono in
rilievo i rapporti tra Stato, Regione, Enti Locali e compagnie petrolifere che
agiscono sulla base di proprie competenze, interessi e progetti. Perciò
occorre esaminare la posizione che ognuno di questi agenti mantiene con
riferimento agli interessi di cui si fa portatore e, soprattutto, al quadro
normativo in cui ciascuno agisce ed è legittimato a farlo.
La pluralità e la complessità del tema rendono chiara la necessità di
impostare l’analisi partendo dall’approvvigionamento energetico italiano,
senza tralasciare le spinte a favore di fonti di energia alternativa e i dati di
importazione e produzione energetica della penisola italiana; per studiare il
caso di specie, quello dell’estrazione e lavorazione di idrocarburi nella
regione dell’Italia meridionale, occorre dunque tenere presente l’area
competenziale e le disposizioni specifiche di un quadro normativo ampio
che vede una serie infinita di interessi scontrarsi in una battaglia silenziosa
come quella tra popolazione, uomini politici, società petrolifere, Regione e
Governo centrale.
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CAPITOLO I
ACCENNI INTRODUTTIVI:
APPROVVIGIONAMENTO ENERGETICO E
RISORSA PETROLIFERA
Premessa
Per meglio comprendere il lavoro che stiamo per presentare è
necessario introdurlo ponendo attenzione su alcuni concetti che ci
conducono direttamente al cuore del problema, in primis la definizione di
fonti di energia, la preferenza tra i diversi tipi di fonti esistenti e la
normativa vigente che ne disciplina il ricorso e lo sfruttamento. Nonostante
l’analisi punti la sua attenzione alla "scoperta del petrolio in Basilicata", alle
opportunità e rischi che ne derivano considerati gli ambiti legislativi che
disciplinano la questione, è indispensabile partire da un’ottica molto più
ampia rispetto a quella della singola regione italiana, identificare cioè il
quadro europeo e nazionale in cui siamo inseriti per poi focalizzarci su
quello che vuole essere il nostro punto di arrivo. Per questo motivo il
capitolo che segue da una parte illustra le modalità di approvvigionamento e
le principali caratteristiche del petrolio, mentre dall’altra inquadra il
contesto italiano in materia energetica e la storia che Enrico Mattei ne ha
fatto. Segue una seconda parte maggiormente incentrata sul contesto
europeo e, di conseguenza, sull’attenzione che le istituzioni comunitarie
hanno prestato sulle fonti rinnovabili, in seguito all’ampliamento delle
competenze della Comunità.
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1. Approvvigionamento energetico e consumo
mondiale
Le fonti energetiche costituiscono il mezzo utile all’uomo per ottenere
una serie di vantaggi e benefici, la cui utilizzazione ha permesso lo sviluppo
di infrastrutture e dell’industrializzazione; con il passare del tempo e con
l’avanzare della tecnologia è aumentata la richiesta di apporto energetico e,
di conseguenza, la sua produzione in quasi tutti i campi: dalla sanità al
trasporto, dall’agricoltura all’industria. La maggior parte dei consumi di
energia mondiale hanno come fonte i raggi solari usati in via diretta oppure
ricorrendo a fonti derivate come l’energia idroelettrica che, appunto, è
originata dall’energia solare tramite processi di evaporazione e
condensazione dell’acqua.
A questo punto risulta semplice capire come i consumi di energia siano
aumentati gradualmente con il passare del tempo a partire dalla rivoluzione
industriale, provocando trasformazioni inevitabili non solo sul piano
produttivo ma anche su quello economico e sociale, fino a costituire una
società del tutto dipendente dal processo di produzione di energia. Come
dimostrano i dati rilevati dalla EIA (Energy Information Administation) in
uno studio tenutosi nel 2001, il consumo di energia mondiale dal 1970 al
2025 mantiene sempre un andamento crescente e l’utilizzo di fonti
rinnovabili risulta nettamente inferiore al gas e petrolio. Tuttavia, il trend
dei consumi energetici dipende anche da variabili economiche in quanto, in
condizioni normali, il coefficiente di elasticità della domanda di petrolio può
essere uguale a 1 determinando un andamento crescente e proporzionale tra
la domanda energetica e il PIL
2
. L’Energy Information Administration ha
2
R. Terzi, Mercato del petrolio, geopolitica e fondamentali: uno scenario in cambiamento.
In http://www.ambientediritto.it.
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valutato un aumento della domanda mondiale di petrolio da 76 Mb/d a 123,2
Mb/d nel 2025.
Figura 1: Aumento domanda mondiale di petrolio, 1970-2025. Fonte: EIA, Annual
Energy Outlook 2003.
L’analisi della domanda energetica viene fatta dipendere da una serie di
fattori che hanno modificato l’ordine mondiale e l’assetto geopolitico;
l’elemento principale, causa del grande cambiamento, non può che essere
collegato all’attentato dell’undici settembre 2011. Ciò che è stato osservato
è lo smisurato incremento del consumo di petrolio da parte degli Stati Uniti
che, assieme a Europa, Cina e Giappone, fa parte di maggiori Paesi
consumatori di greggio in quanto principali economie mondiali. A partire da
quell’undici settembre gli Usa hanno accresciuto la quantità delle
importazioni dall’estero ma anche raddoppiato il consumo interno di
greggio (consumando addirittua il doppio di quello che producono); la cosa
può non sembrare così rilevante fino a quando non si considera che il
consumo di petrolio degli Stati Uniti corrisponde a circa un quarto di quello
totale mondiale. Ma non è tutto: si prevede un aumento della domanda
mondiale di energia di circa il 1,8% tra il 2000 e il 2030 soprattutto nei
Paesi in via di sviluppo che raggiungeranno il 50% del consumo a fronte del
40% attuale.