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INTRODUZIONE
L‟Europa e l‟Italia nel corso degli ultimi decenni sono state il teatro di numerosi
cambiamenti demografici, sociali ed economici.
Si è assistito innanzitutto a un invecchiamento della popolazione europea a
seguito di una “riduzione della natalità e all‟innalzamento dell‟età, con il
conseguente allungamento dei rapporti lungo l‟asse generazionale”.1
E‟ entrata in crisi la famiglia tradizionale basata sul male breadwinner ossia quel
modello di famiglia dove il capofamiglia, maschio, è l‟unico produttore di reddito
familiare ed è titolare di diritti sociali per la moglie e i figli. Alla donna spetta il
solo compito di cura nei confronti del marito e dei figli.
Sul versante del lavoro si è assistito all‟affermarsi di un modello organizzativo
basato sulla flessibilità con una crescita della disoccupazione, dell‟instabilità e
della precarietà lavorativa (Naldini, 2006).
Tutte queste trasformazioni hanno portato a una profonda crisi degli assetti di
welfare esistenti: con l‟invecchiamento della popolazione le famiglie, soprattutto
quelle italiane, sono sempre meno aiutate dalle politiche sociali e sempre più
spesso si ritrovano sovraccariche di responsabilità nei confronti dei familiari più
deboli.
1
Naldini M., Le politiche sociali in Europa, Trasformazioni dei bisogni e risposte di policy,
Carocci Editore, 2006, p. 11.
5
Le molte responsabilità che gravano sulla famiglia spesso inducono un familiare a
uscire dal mercato del lavoro e quindi a rinunciare alla propria carriera per potersi
occupare dei membri più fragili.
Questo fenomeno, combinato con altri fattori, a volte può produrre una riduzione
dei redditi all‟interno della famiglia, facendola vivere al limite della soglia di
povertà, con tutte le difficoltà che essa comporta.
Secondo l‟Istat “in Italia, nel 2008, le famiglie che si trovano in condizioni di
povertà relativa sono stimate in 2 milioni 737 mila e rappresentano l‟11,3% delle
famiglie residenti; nel complesso sono 8 milioni 78 mila gli individui poveri, il
13,6% dell‟intera popolazione”.1
La “condizione di povertà colpisce maggiormente le famiglie numerose con più di
un figlio minore, quelle con componenti con bassi livelli d‟istruzione, in cerca di
lavoro o con bassi profili professionali e le famiglie con anziani”.2
“La povertà è maggiormente diffusa nel Mezzogiorno, dove l‟incidenza di povertà
relativa è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (Nord
e Centro). L‟incidenza di povertà più elevata si registra, ovviamente, tra le
famiglie in cui non vi sono occupati né ritirati dal lavoro: queste, infatti, risultano
relativamente povere in quasi la metà dei casi”.3
1
Istat, La povertà relativa in Italia nel 2008, Roma, 2009, p. 1
2
Pesaresi F., I contributi economici per le famiglie povere in Prospettive Sociali e Sanitarie n° 22
del 15 dicembre 2008, Editore IRS, p. 1.
3
Istat, La povertà relativa in Italia nel 2008, Roma, 2009, p. 2.
6
Lo Stato, le Regioni e i Comuni, per sostenere e aiutare le famiglie che gravano in
condizioni di difficoltà economiche, erogano servizi alla persona ma anche
contributi economici.
L‟Istat considera contributi economici quelli a integrazione del reddito familiare, i
contributi finalizzati al sostegno delle spese per l‟alloggio e i contributi per
favorire l‟inserimento lavorativo (Pesaresi, 2008).
Il presente contributo ha lo scopo di illustrare gli interventi di sostegno alle
famiglie per il contrasto alla povertà.
Nel capitolo 1 sarà descritto il quadro degli interventi contro la povertà realizzati
in Europa e successivamente quelli realizzati in Francia, Germania e Inghilterra.
Nel capitolo 2 saranno poi descritti gli assegni di cura presenti in alcune realtà
europee e in Italia.
Nel capitolo successivo saranno analizzati gli interventi di contrasto alla povertà
realizzati in Italia dal 1994 a oggi.
Successivamente si analizzerà la Regione Marche e più precisamente il Distretto
Sociale Unico di Ancona, realtà, quest‟ultima, conosciuta attraverso lo stage
presso questo servizio.
7
CAPITOLO 1. LE POLITICHE EUROPEE DI CONTRASTO ALLA
POVERTA’.
L‟attenzione del Consiglio Europeo nei confronti della politica sociale inizia a
manifestarsi con il Trattato di Roma firmato nel 1957, istitutivo della Comunità
Economica Europea (CEE), il quale conteneva disposizioni in merito alla libera
circolazione dei lavoratori nonché le disposizioni relative alla copertura sociale
dei lavoratori migranti. Questo trattato prevedeva inoltre l‟istituzione del Fondo
Sociale Europeo cioè “uno dei più importanti strumenti finanziari dell'Unione
Europea, la cui azione si esplica nello sviluppo e nel finanziamento di una serie di
progetti, volti allo sviluppo e alla promozione della coesione tra i diversi stati
membri”.4
Questi progetti prevedono la collaborazione dei Ministeri competenti, della
Commissione Europea, delle Regioni e delle parti sociali e hanno come scopo
quello di ridurre il divario esistente tra le aree più ricche e quelle più povere
dell‟Unione Europea (Parlamento Europeo, 2000).
Nel 1974 è adottato il Primo Programma di Azione Sociale, dove viene
evidenziata la necessità di realizzare una stretta cooperazione nel settore della
politica sociale. Per realizzare gli obiettivi definiti dal Programma, relativi al
miglioramento delle condizioni di vita di alcune categorie deboli, il Consiglio ha
approvato una serie di direttive relative alla parità di trattamento, alla salute e alla
4
Il Fondo Sociale Europeo, 2004, http://www.fondosocialeeuropeo.it/fse.shtml.
8
sicurezza sul luogo di lavoro e a programmi d'azione specifici a favore dei
disabili, dei poveri e degli anziani.
Il Trattato sull‟Unione Europea, firmato a Maastricht nel 1992, amplia, invece, le
competenze della Comunità Europea relativamente alla politica sociale. Secondo
il Trattato la comunità non doveva solo “favorire un miglioramento del livello di
vita, ma anche assicurare un elevato livello di protezione sociale”.5
Viene inoltre introdotto un nuovo paragrafo relativo all‟istruzione e formazione
professionale e vengono ampliati i compiti del Fondo Sociale Europeo.
Al Trattato viene, inoltre, allegato il Protocollo sulla politica sociale che estende
le competenze comunitarie anche al settore sociale (Parlamento Europeo, 2000).
Il protocollo ha i seguenti obiettivi: promuovere l'occupazione, migliorare le
condizioni di vita e di lavoro, garantire un'adeguata protezione sociale,
promuovere il dialogo sociale, sviluppare le risorse umane per garantire un livello
elevato e sostenibile d'occupazione, integrare le persone escluse dal mercato del
lavoro (Unione Europea, 2005).
Esso introduce anche un‟importante innovazione e cioè l‟estensione della
procedura del voto a maggioranza qualificata nel Consiglio nei settori del
miglioramento dell'ambiente di lavoro per tutelare i lavoratori, condizioni di
lavoro, informazione e consultazione dei lavoratori, parità di opportunità per gli
5
Parlamento Europeo, Trattato sull‟Unione Europea, 1992, http://www.europarl.europa.eu/
factsheets/4_8_1_it.htm
9
uomini e le donne sul mercato del lavoro e parità di trattamento in riferimento
all'occupazione e l‟integrazione delle persone emarginate dal mercato del lavoro.
L‟unico stato che non ha aderito al Trattato e al Protocollo è stato il Regno Unito.
Al fine di eliminare il vantaggio che la mancata partecipazione aveva portato al
Regno Unito, numerosi Stati membri avevano proposto di inserire l‟accordo
presente nel Protocollo sulla politica sociale all‟interno di un nuovo trattato e cioè
quello di Amsterdam, firmato il 2 ottobre del 1997.
Nel nuovo Trattato si stabiliva che il Consiglio doveva deliberare all‟unanimità,
com‟era avvenuto fino ad allora, ma doveva farlo in codecisione con il
Parlamento europeo. Le questioni su cui doveva realizzarsi la codecisione erano:
le decisioni di applicazioni relative al Fondo Sociale Europeo; le misure atte ad
agevolare l'esercizio del diritto dei cittadini di circolare e soggiornare liberamente
nel territorio degli Stati membri; la sicurezza sociale dei lavoratori migranti della
Comunità (Parlamento Europeo, 2000).
“Nel 2000 si è tenuto a Lisbona un Consiglio Europeo straordinario dedicato ai
temi economici e sociali dell´Unione Europea e in tale sede sono state introdotte
importanti novità, tanto da coniare il termine "strategia di Lisbona" ovvero un
obiettivo strategico decennale per l´Europa e la strategia specifica per attuarlo:
riforma dell´economia, dell´occupazione e della politica sociale. Il Consiglio,
10
inoltre, ha chiesto agli Stati membri di adoperarsi per l´obiettivo dello
sradicamento della povertà in Europa entro il 2010”.6
Nel 2001 è firmato il Trattato di Nizza che realizza le riforme istituzionali
necessarie per garantire il buon funzionamento delle istituzioni nel momento in
cui sarà effettuato l‟allargamento degli Stati membri che diventano 25 nel 2004 e
27 nel 2007 (Unione Europea, u.c.).
Il Trattato di Lisbona nasce con lo scopo di adattarsi ai cambiamenti economici,
sociali, politici e demografici che hanno caratterizzato l‟Europa negli ultimi
cinquant‟anni. Il Trattato ha come fine quello di dotare l‟Unione Europea degli
strumenti necessari per affrontare tali cambiamenti.
Il Trattato di Lisbona, firmato nel 2007, definisce in maniera chiara quali sono gli
obiettivi dell‟Unione Europea e tra questi possiamo ritrovare quelli relativi alla
politica sociale e cioè la lotta contro l‟emarginazione sociale, la discriminazione e
la promozione della giustizia e della protezione sociale in tutti i Paesi membri.
Per entrare in vigore, il Trattato doveva essere ratificato da tutti gli Stati membri
in conformità con le loro procedure nazionali: a ottobre del 2009 anche l‟ultimo
stato membro (l‟Irlanda) ratificò il Trattato. Esso è entrato in vigore il 1° dicembre
del 2009 (Commissione Europea, 2009).
6
Assessorato alle Politiche Sociali in Emilia Romagna, La povertà in Europa,
http://www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/poverta/ineruopa.htm.
11
La Commissione europea ha proposto un‟Agenda sociale per il periodo 2005-
2010 con l‟obiettivo principale di pervenire a "un'Europa sociale nell'economia
mondiale: posti di lavoro e nuove possibilità per tutti".7
L‟Unione Europea intendeva promuovere la coesione sociale come parte
integrante della strategia di Lisbona e della strategia a favore dello sviluppo
sostenibile.
Gli obiettivi prioritari indicati dal piano erano quindi il raggiungimento della
piena occupazione nell‟ottica del raggiungimento della prosperità economica e il
superamento dei problemi di divario retributivo tra uomini e donne, l'accesso e la
partecipazione delle donne al mercato del lavoro, la conciliazione della vita
familiare e della vita professionale e l'uguaglianza di opportunità dei disabili
(Unione Europea, 2005).
La Commissione europea ha designato il 2010 quale Anno europeo della lotta alla
povertà e all'esclusione sociale. E‟ prevista una dotazione di 17 milioni di euro,
con la quale si vuole ribadire l'impegno dell‟Ue a svolgere un ruolo decisivo per
l'eliminazione della povertà (Unione Europea, 2007).
7Unione Europea, Agenda per la politica sociale (2006-2010), 2005,
http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/social_agenda/c10127_it.h
tm.
12
1.1. LE POLITICHE FAMILIARI IN FRANCIA.
Le politiche familiari in Francia iniziano a delinearsi nel 1939 con l‟emanazione
del Codice della Famiglia con il quale viene proibito l'aborto, assegnando nel
frattempo dei forti sussidi alle coppie con più di due figli.
Le politiche francesi sono caratterizzate dalla volontà di sostenere la natalità e,
quindi, in quest‟ottica, il sostegno alle famiglie è visto come una responsabilità
del governo che è, quindi, legittimato a inserirsi e intervenire nelle questioni
familiari (Bertocchi, 2005).
La politica familiare francese si basa su un “modello di scelta genitoriale”, nel
senso che i genitori possono scegliere di prendersi cura direttamente del figlio (in
tutto o in parte potendo contare, comunque, su un sistema di congedi retribuiti) o
di usufruire di servizi giornalieri di cura.
1.1.1. I contributi erogati alla famiglia dal sistema di welfare francese.
La Francia è uno dei Paesi con il più alto numero di contributi erogati in favore
della famiglia. Sono previsti circa sedici contributi e cioè gli assegni familiari,
l‟assegno forfettario, il sussidio per i bambini piccoli, l‟integrazione familiare,
l‟assegno d‟alloggio, l‟indennità di trasloco, l‟assegno per l‟educazione, l‟assegno
per la ripresa della scuola, l‟assegno per l‟educazione del figlio con disabilità,
l‟assegno per il sostegno familiare, l‟assegno per la famiglia monoparentale, il