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Introduzione
L’Italia è uno dei paesi più amati al mondo, ha creato il suo effetto lovemark e
tutti i prodotti di qualità ed eccellenza del Made in Italy continuano a
contribuire a quest’immagine, ma sempre in maniera frammentaria. Ciò lo si
può vedere sia nell’enogastronomia con i suoi prodotti tipici, che nella
promozione delle singole destinazioni: non c’è mai un’immagine unica che
rappresenti il nostro peculiare paese.
Queste eccellenze sono la “vetrina” dell’Italia, il turismo fa di queste i suoi
punti attrattivi ed essendo un settore molto importante per il paese, esso può
essere un “contenitore” e ambasciatore nella promozione della marca-Paese
e di queste caratteristiche uniche che costituiscono l’identità competitiva
dell’Italia.
Il brand “Italia” ha una reputazione e attrattività molto forti all’estero:
nell’immaginario delle persone ‘Italia’ significa eccellenza e qualità del made
in Italy e dell’enogastronomia, ricchezza in patrimonio storico-artistico e
culturale, ospitalità, un territorio eterogeneo, ma dall’altra parte la mancanza
di una governance efficiente e di una promozione adeguata, portano il Paese
ad avere problemi di competitività e di attrattività verso investimenti e turisti
rispetto ad altri paesi competitor come Spagna e Francia.
Alcuni paesi come strategia hanno adottato quella di specializzarsi nei settori
in cui hanno un vantaggio competitivo e pertanto l’Italia dovrebbe puntare su
quegli asset che hanno un maggior performance all’estero e che generano
più attrattività verso turisti ed investitori. Dovrebbe sfruttare questi soft power,
queste potenzialità, come la cultura e la propria immagine, per aiutare lo
sviluppo e generare degli effetti positivi sulla governance.
Il turismo e la marca-Paese Italia potrebbero formare insieme un asset molto
forte che rappresenti le nostre potenzialità ed eccellenze nel mondo.
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L’obiettivo dell’Italia è quello di dimostrare che è un paese di eccellenze, un
paese che funziona e che sia quindi “non solo decorativo, ma anche utile”
(Anholt, 2007, www.simonanholt.blogspot.com).
E' per questo che ho voluto analizzare il problema della performance e
dell’immagine-Italia partendo dall’analisi della marca nella promozione
all’estero del Paese.
Quello turistico è un settore ampio ed è suddiviso in molti comparti e fra
questi si è voluto analizzare quello delle fiere come canale di
comunicazione, mezzo per la promozione dell’immagine dell’Italia.
Nel mio lavoro di ricerca il focus sarà sull’analisi del canale fiera all’interno
della strategia di promozione della marca Paese all’estero (turistica e
produttiva in generale) e come viene utilizzato dagli attori privati, osservando
l’attività di un caso imprenditoriale, Fiera Milano S.p.A. e dagli attori pubblici
come Governo e ENIT. Questo per capire che, data la rilevanza dell’utilità
della marca-Paese e confrontando i due casi, quanto le fiere possono
contribuire a comunicare tale identità ai fini di un’organizzazione e
promozione su un’unica e condivisa via, per una sinergia fra pubblico e
privato anche tramite alleanze di marketing.
Per ottimizzare il progetto di ricerca la metodologia usata è stata quella di
analizzare la letteratura specifica sulla marca-Paese, anche se è risultata
molto frammentata, poiché quello del nation branding è uno studio molto
recente. I maggiori autori sull’argomento sono Simon Anholt, esperto di
nation branding e Philip Kotler. Tra le fonti sono state fatte delle rilevazioni
per mezzo di interviste semi-strutturate, quindi con metodo qualitativo presso
Fondazione Fiera Milano e Fiera Milano S.p.A.
L’analisi partirà da una definizione della marca-Paese, la sua importanza e
quali sono gli elementi che la costituiscono; da qui un excursus su alcuni
studi sulle percezioni all’estero delle marche-Paese per capire la posizione
dell’Italia rispetto ai competitor e quali sono i suoi punti di forza e di
debolezza.
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Cercando di capire il ruolo di asset molto forti come l’esportazione del made
in italy nella promozione del Paese e il rapporto fra il settore turistico come
contenitore per il territorio e i suoi prodotti, si analizzeranno i flussi turistici
in Italia e in particolare quelli del BRIC insieme alla crescita dei ‘turismi di
nicchia’ come espressione delle tipicità del territorio.
Una volta analizzata la marca-paese e i suoi elementi costitutivi, nel secondo
capitolo si analizzerà il processo di branding per un paese, in quanto
destinazione turistica, quali sono le leve e una possibile pianificazione.
Fra le possibili leve di promozione il terzo capitolo tratterà del canale fiera
come strumento di promozione e comunicazione internazionale nel
processo di internazionalizzazione del Paese, del suo territorio e della sua
produzione.
Nel caso aziendale abbiamo Fieramilano S.p.A. che, con la sua strategia di
internazionalizzazione sta portando il meglio del made in Italy all‘estero e
fra queste, le eccellenze enogastronomiche. Nel caso dell’istituzione pubblica
vedremo come si è adoperato il governo in questo campo: un veloce
excursus sulle azioni di governo degli ultimi anni per rilanciare il brand
“Italia”, la razionalizzazione dell’ICE, la creazione del “Piano Strategico per il
Turismo” ed infine le mostre-evento ENIT Italia Comes To You ed
ExhibItaly (che si svolge solo in Russia) per promuovere l’Italia nei paesi
BRIC.
Vedremo come insieme promuovono le eccellenze del Made in Italy per
contribuire ad una marca-paese competitiva sul mercato internazionale
(anche in previsione di quella che sarà Milano EXPO 2015) e per poter
avere feedback in termini di investimenti e di flussi turistici.
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1. La marca-Paese
Lo studio della marca applicato alle nazioni per competere sul mercato
internazionale e un confronto fra alcuni indici sulle percezioni delle marche-paesi
per capire la posizione dell’Italia e della sua immagine-paese. Infine la teoria del
“country-of-origin effect” per analizzare la relazione ed influenza reciproca fra il
Prodotto e il Paese d’origine e gli effetti sulla competitività della nazione,
applicandolo al turismo attraverso i ‘turismi di nicchia’.
1.1 La marca-Paese: definizione e concetto
Spesso ci si è posti la domanda se una nazione potesse essere una brand e
avere una reputazione e quanto queste potessero influenzare l’immagine dei
suoi prodotti e servizi per attrarre investimenti, business e turisti.
Il brand viene definito dall’ ”American Marketing Association” come:
“un nome, termine, segno, simbolo, disegno o una combinazione di
questi per identificare prodotti e servizi di uno o più venditori al fine di
differenziarli dagli altri della concorrenza”.
La marca è un sistema di valori e significati comunicati tramite due
caratteristiche: quella tangibile del marchio che è la rappresentazione visiva
dei valori portati dalla marca attraverso un logo, uno slogan o una sola
parola; e quella emozionale che comunica ciò che l’azienda vuole che il
potenziale consumatore percepisca.
Il brand è uno strumento che permette all’azienda di comunicare al
consumatore un valore aggiunto, il quale differenzia un prodotto dai suoi
concorrenti attraverso le caratteristiche specifiche. In generale la marca è
sinonimo di qualità e affidabilità, o almeno è l’obiettivo che si cerca di
raggiungere. Essa crea una relazione tra venditore e consumatore ed ha un
impatto nell’immaginario sociale.
Una marca di successo è quella che riesce a far percepire ai consumatori
quel valore aggiunto che corrisponde ai loro bisogni.
La marca è composta da delle componenti essenziali: l’identità di marca
(brand identity) e l’immagine di marca (brand image) (Betti et alii., 2011, 1).
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La gestione della marca avviene tramite il branding che, con politiche e
pianificazioni adeguate, aiuta gli imprenditori a trovare le strategie migliori per
comunicare la propria identità sul mercato e gestire la propria reputazione.
La gestione della marca di un luogo è il place branding: una “teoria marca-
ombrello” che comprende il branding di nazioni, regioni e città
(rispettivamente nation branding, region branding e city branding, oltre al
destination branding) e che studia il processo di comunicazione di immagine
dei luoghi permettendo a questi di competere sul mercato sia su piani
economici che culturali. L’applicazione del brand management nella gestione
dei territori corrisponde al destination management per la gestione di una
destinazione.
Nel determinare la marca di un paese si deve fare una distinzione nella
connotazione fra country brand e nation brand: il primo si riferisce alle
caratteristiche culturali, storiche e territoriali della nazione; il secondo si
riferisce ai governi e istituzioni pubbliche che operano nel paese e
definiscono l’insieme di tutti gli abitanti in uno Stato; la nazione è
rappresentata dalle persone e dalla sua cultura unite insieme.
“A country means an area of land occupied by a nation”, “un Paese è un’area
territoriale occupata da una nazione” (Fan, 2006, 2).
Proprio come un brand tradizionale, un paese può influenzare le scelte che
vengono fatte dai consumatori per viaggi o prodotti o da altri stakeholder in
eventuali investimenti, soprattutto attraverso le associazioni di idee dei
consumatori, il valore percepito di un determinato prodotto che a loro volta
influenzano le strategie di un Paese.
Viene utilizzato il termine country equity (Kotler et al., 2002) per definire il
valore emozionale tratto dalle associazioni di idee di un consumatore verso il
brand-paese; un determinato paese può influenzare con il suo nome la
promozione dei suoi prodotti.
Non vi è ancora uno studio preciso sulla marca-Paese e il brand
management tradizionalmente studiato può essere solo utilizzato e adattato