L’e-government è un qualcosa di molto complesso e articolato, non ben definito e,
insomma, ancora allo stato magmatico, tale che in qualunque modo si definisce
sfuggirà sempre qualcosa, qualche suo aspetto.
Ma un dato è certo: protagonista dell’e-government è la Pubblica
Amministrazione; e allora potremmo pensare ad un baco da seta che si sta
nutrendo delle foglie del gelso che gli servono per crescere; ed è ancora lungi il
momento in cui inizierà a tessere la seta per costruirsi il bozzolo per poi
trasformarsi in qualcosa di nuovo, una farfalla pronta a spiccare il volo
emancipandosi, così, dalle catene di un corpo goffo che rende la sua esistenza
lenta e vulnerabile; sempre che, nel frattempo, non arrivi qualcuno a disfare il
bozzolo per rubare la seta, lasciando il contenuto indefinito e irrealizzato e, quel
che è peggio, lasciando sul terreno energie utilizzate inutilmente, perché non
hanno realizzato lo scopo prefissato originariamente; quindi andate perdute. In
questa metafora il baco è la Pubblica Amministrazione che, allo stato attuale, si
sta ancora nutrendo dei concetti della nuova tecnologia, le foglie del gelso, per poi
trasformarsi, rimodellarsi e riorganizzarsi in qualcosa di nuovo e più efficiente:
una PA moderna, al passo con i tempi, che risponda in tempo reale alle esigenze
dei suoi utenti, i cittadini e le imprese.
Forse il paragone con il baco da seta è un pò forzato, perché in natura niente è
inutile; e se lo è, nel processo d’evoluzione può accadere, la selezione naturale lo
elimina subito; ma il baco da seta esiste da milioni d’anni, quindi non è inutile,
nella sua goffaggine; ma il paragone è servito per rendere l’idea di ciò che è, che
potrebbe essere o che potrebbe accadere alla PA.
Quando si ha a che fare con concetti nuovi, soprattutto se sono legati alle nuove
tecnologie, bisogna stare attenti a non confondersi, e questo vale anche per l’e-
government: non bisogna confondere che cos’è l’e-government con i suoi scopi, la
sua natura con il suo oggetto o con qualcos’altro che assolutamente non è; è facile
cadere in questo errore, quindi bisogna evitarlo.
Per cui, per evitare errori fuorvianti, non dobbiamo tradurre letteralmente la
parola e-government. E quindi non possiamo parlare di governo o
amministrazione elettronica, altrimenti correremmo il rischio di confondere l’e-
government con qualcosa che esso non è, con gli amministratori della rete
internet, per esempio; questo pericolo nascerebbe, appunto, se traducessimo
letteralmente questo vocabolo; normalmente è preferibile non tradurre affatto i
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neologismi legati ad ambiti tecnologici. La ragione di ciò è intuitiva: non sempre
in italiano esistono parole adatte a tradurre neologismi stranieri legati alla
tecnologia, e quindi si potrebbe dare un significato totalmente diverso al
fenomeno. Oppure quell’ambito tecnologico non è abbastanza conosciuto nel
nostro paese e la traduzione letterale provocherebbe inevitabilmente
fraintendimenti nella stragrande maggioranza dei lettori e degli utenti. E da noi, in
Italia, il problema è proprio questo: l’alfabetizzazione elettronica non è ancora a
livelli tali da permetterci di parlare in termini tecnici in materia senza il rischio di
essere fraintesi; il cosiddetto digital-divide, appunto il divario d’alfabetizzazione
elettronica, esistente all’interno della popolazione italiana, è ancora talmente
ampio che questo rischio esiste, è concreto e serio.
Perciò, fornire gli strumenti per far capire ai potenziali destinatari dei nostri
discorsi ciò di cui tratteremo, prima di iniziare a parlarne, è una regola di rispetto
e educazione verso gli altri- oltre che una necessità, se vogliamo essere capiti da
più persone possibili- che dovrebbe valere in ogni ambito dell’agire umano; e a
maggior ragione dovrebbe essere applicata in ambiti e materie come quelle
tecnologiche dove non tutti, anzi pochi, sono in grado di districarsi senza perdersi.
E allora, prima di parlare di governo o amministrazione elettronica, vediamo di
capire meglio di cosa si tratta; cerchiamo un compromesso, una definizione che
stia a cavallo, a metà strada tra quella più articolata di cui all’inizio del paragrafo,
e quella più scarna e diretta di e-government come governo o amministrazione
elettronica, appunto; ma una definizione che serva semplicemente ad individuare
e capire subito di cosa stiamo parlando, senza pretese di esaustività; e allora
possiamo dire che e-government non è altro che l’erogazione, a cittadini e
imprese, dei servizi della Pubblica Amministrazione attraverso l’uso delle nuove
tecnologie; sostanzialmente attraverso internet. Ciò significa che il documento
digitale sostituisce o meglio, sostituirà, il documento cartaceo. Ma questa novità
ha bisogno di un cambiamento a monte: l’ammodernamento della stessa PA!
Infatti, è inutile, anzi, è impossibile per chiunque, o qualunque istituzione, erogare
servizi nuovi e/o in modo totalmente nuovo prima di adattarsi a questi nuovi
modi; vale a dire senza prima adattare le proprie strutture, la propria
organizzazione e le proprie risorse umane ai nuovi modi di operare ed,
eventualmente, ai nuovi prodotti da erogare (senza dimenticare che, spesso, i
nuovi modi d’erogazione dei soliti servizi trasformano anche questi rendendoli
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nuovi servizi; con tutto quello che ciò comporta). E, cosa altrettanto importante,
l’erogazione è impossibile, o quanto meno ardua, senza risorse economiche
adeguate; e queste risorse, presumibilmente, potranno arrivare solamente
dimostrando di avere una struttura e un’organizzazione adeguate ad utilizzarle, in
mancanza delle quali si andrà incontro, inevitabilmente, a sprechi di denaro
pubblico. Quindi anche la Pubblica Amministrazione, prima di erogare i suoi
soliti servizi in modo nuovo e più efficiente, in pratica on-line, o anche nuovi
servizi che prima, magari, sul supporto cartaceo e con i metodi tradizionali non
era possibile erogare, deve riorganizzarsi, ammodernarsi, innovarsi. L’erogazione
dei servizi on-line da parte della Pubblica Amministrazione presuppone il suo
ammodernamento. Ed ecco che l’e-government, già prima di essere realizzato,
diventa lo strumento per avere una Pubblica Amministrazione nuova e più
efficiente nella sua organizzazione e nell’erogazione dei servizi che offre.
E allora è come un serpente che si morde la coda; l’e-government è erogazione
dei servizi della Pubblica Amministrazione tramite l’utilizzo delle nuove
tecnologie, in pratica on-line, su internet. Ma, in quanto e proprio perchè si tratta
di una modalità nuova d’erogazione di servizi, presuppone l’ammodernamento
dell’erogatore, la Pubblica Amministrazione; il suo ammodernamento è
condizione necessaria per l’adattamento, e quindi per lo stesso utilizzo, della
stessa modalità. Vale a dire, la Pubblica Amministrazione deve ammodernare se
stessa, prima di erogare servizi on-line, cioè attraverso l’uso delle nuove
tecnologie, proprio per erogare i servizi stessi; in altre parole si deve mettere al
passo con le nuove tecnologie delle quali si vuole servire; in pratica si deve
adattare ai nuovi strumenti che vuole utilizzare. Possiamo visualizzare questo
processo circolare in quattro fasi: 1) l’e-government: la Pubblica Amministrazione
vuole erogare servizi on-line; 2) la Pubblica Amministrazione si riorganizza per
rinnovarsi, primo passo in vista della realizzazione dell’e-government; 3) una
volta ammodernata, una volta in grado di gestire le ICT e di operare con esse, la
Pubblica Amministrazione eroga i suoi servizi on-line realizzando così l’e-
government; 4) la Pubblica Amministrazione, grazie proprio all’e-government,
“subisce” un ulteriore evoluzione, un nuovo cambiamento che costituisce una
nuova crescita: una Pubblica Amministrazione più matura, al passo con i tempi,
più efficiente ed economica.
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Quindi la Pubblica Amministrazione, che vuole erogare in modo nuovo i suoi
servizi e, quindi, anche servizi nuovi, si deve ammodernare a sua volta, si deve
rinnovare per ammodernarsi ulteriormente, per fare un ulteriore salto di qualità; è
lo stesso strumento attraverso il quale vuole rendersi più efficiente, internet, le
nuove tecnologie, che lo esige.
La Pubblica Amministrazione non può utilizzare strumenti e linguaggi nuovi
rimanendo uguale a se stessa, ma deve ammodernarsi anch’essa, rinnovarsi per
potersi servire delle ICT per essere più efficiente; e, una volta ammodernata,
rinnovata, le ICT renderanno la Pubblica Amministrazione stessa, che si serve di
esse, ancora più efficiente e al passo con i tempi; quindi la Pubblica
Amministrazione potrà attraversare una doppia evoluzione; la prima per potersi
servire dei fattori, le ICT, che le permetteranno di evolversi; la seconda, dopo che
si è ammodernata, avverrà con l’utilizzo delle ICT, e grazie ad esse. Ma la prima
evoluzione deve avvenire senza di esse, prima di esse, perché altrimenti non
riuscirà ad utilizzarle. La Pubblica Amministrazione deve prima mettersi al passo
con internet per poi utilizzarlo e farne il suo strumento per rendersi sempre più
efficiente; altrimenti il pericolo è la costruzione di una cattedrale nel deserto: una
Pubblica Amministrazione organizzata tradizionalmente, in modo goffo e
vulnerabile, che cerca di utilizzare tecnologie che non conosce perché non si è
adattata ad esse, le ICT, e che perciò non le sa utilizzare; quindi un Pubblica
Amministrazione inefficiente.
Ma e-government non è solo ammodernamento della Pubblica Amministrazione
attraverso l’applicazione e l’uso delle ICT, non è solo erogazione di servizi ai
cittadini e alle imprese attraverso l’applicazione e l’uso delle ICT, ma è anche una
politica, la strada oggi preferita per risolvere l’annoso problema
dell’ammodernamento della PA e del miglioramento della sua economicità ed
efficienza. La politica è un’attività di scelta e, come tale, opinabile; le politiche in
tema d’e-government, da parte dei vari soggetti istituzionali, a volte corrono
parallele e a volte s’incrociano fino ad intersecarsi quasi unendo le forze delle
varie amministrazioni; altre volte, invece, sembrano andare in direzioni opposte le
une alle altre. Ma ciò che è importante è che tutti i soggetti istituzionali, dall’UE
ai piccoli comuni, hanno capito che le nuove tecnologie, e internet in particolare,
costituiscono oggi una grande opportunità di sviluppo, la via più importante e
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anche la maggiore speranza per rendere finalmente la Pubblica Amministrazione
più efficiente ed economica, più vicina ai cittadini.
Quindi l’e-government può anche essere uno strumento per una nuova e più forte
sussidiarietà: la Pubblica Amministrazione più vicina ai cittadini grazie ad internet
ed alle nuove tecnologie, anche se materialmente lontana; ad esempio, il cittadino
di un paese dell’entroterra sardo può, tramite l’e-government, avere i servizi della
Pubblica Amministrazione, anche se fisicamente lontano centinaia di Km dagli
uffici dai quali si aspetta i servizi che gli servono. Questo a patto che la Pubblica
Amministrazione- e così torniamo ancora una volta alla necessità di fondo- si
organizzi per utilizzare i nuovi mezzi che la tecnologia le mette a disposizione, le
ICT; a patto, cioè, che si ammoderni, altrimenti ciò rimarrà fantascienza.
Per cui, tutto ciò ci porta a riconoscere che e-government è un concetto circolare
che ne ingloba in se altri, …e-democracy, e-procurament, e-commerce, …tutti
concetti legati all’uso di internet e delle nuove tecnologie; dove finisce l’uno
inizia l’altro. E’ un mondo nuovo ancora tutto da scoprire; ma per scoprirlo
bisogna iniziare bene, in altre parole bisogna ammodernare la Pubblica
Amministrazione!
E allora l’e-government, possiamo anche chiamarlo governo elettronico ora che
sappiamo cos’è senza il pericolo di fraintendimenti, è una politica di
ammodernamento della Pubblica Amministrazione finalizzata a migliorarne
l’economicità e l’efficienza mediante l’uso e l’applicazione delle nuove
tecnologie, delle ICT; e nello stesso tempo e-government significa ed è
l’erogazione dei servizi della Pubblica Amministrazione ai fruitori di questi
servizi, cittadini ed imprese, attraverso internet e le nuove tecnologie; il che rende
i servizi stessi più economici ed efficienti. L’e-government rende più economica
ed efficiente la Pubblica Amministrazione e il suo stesso operare, il suo erogare
servizi, e i suoi stessi servizi. Inoltre, recenti studi da parte dell’OCSE hanno
dimostrato che l’uso delle ICT, delle nuove tecnologie, a prescindere dal contesto
in cui vengono impiegate, aiuta l’economia di un intero paese. Vale a dire,
l’applicazione delle ICT è un fattore di sviluppo dell’intera economia del paese
che ne promuove l’uso; è una molla che da una spinta propulsiva importante alla
competitività di un intero sistema Paese
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A. PERRUCCI, la convergenza economica e di mercato, in Comunicazioni: verso il
diritto della convergenza?, a cura di G. MORBIDELLI-F. DONATI, Torino, 2003, p. 16
ss. , “le tecnologie dell’informazione e della comunicazione svolgeranno un ruolo sempre
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