iv
PREAMBOLO
Una donna, in testa quello che una volta doveva essere un fazzoletto verde le raccoglie i
cappelli, un filo d’erba tra i denti con cui giocare, una maglia di cotone bianco
abbastanza spessa perchè quando cala la sera ad Alaba fa freddo, le spalle larghe, una
gonna marrone, piedi nudi, mento alto. ¨ una contadina, la 34esima intervistata. A
differenza dei suoi 33 colleghi a lei non interessa presentare una realtà piø tragica di
quella che effettivamente è. Ci parla dei suoi figli, delle sue coltivazioni, della sua casa,
con sincerità e determinazione. Mentre risponde alle domande ci guarda fissi negli
occhi, gesticola con moderazione, e si accerta sempre che la sua risposta sia stata da noi
ben compresa. Alla fine della conversazione si intrattiene con Kassaye per ringraziarlo
del supporto fornito a lei e alla sua comunità fino a quel momento, riferendo utili
consigli e raccomandazioni per il proseguimento del progetto in corso. Kassaye accende
la moto, io salgo dietro, lo sciame di bambini si ripresenta piø curioso che mai, attirato
dalla scena piø esclusiva che rara di un bianco vestito da bianco che si allontana dalla
piazzetta del paese a bordo di una motocicletta. La donna è tornata tra le sue amiche e
parenti che la stanno già tempestando di domande, mantenendo la sua compostezza
comincia a soddisfare le curiosità delle compagne, ci saluta con un cenno della mano e
torna alla sua vita, con un’esperienza in piø da poter raccontare ai suoi sette figli. ¨
tempo di rientrare.
1
INTRODUZIONE
“Today, the world has more than enough food to feed everyone, yet 850
million are food insecure.” (World Bank, World Development Report 2008)
“States can and must achieve a reorientation of their agricultural systems
towards modes of production that contribute to the progressive realization of
the human right to adequate food.” (Olivier De Schutter, 2012)
1
Questa tesi è frutto di una ricerca condotta tra Ottobre 2012 e Novembre 2013 e si pone
a conclusione del corso di laurea magistrale in Cooperazione Internazionale, Sviluppo e
Diritti Umani della Scuola di Scienze Politiche nell’anno accademico 2012/2013. Un
periodo intenso che mi ha permesso di crescere tanto dal punto di vista umano e
professionale. Lo spunto per l’approfondimento dei soggetti della ricerca venne durante
una ricerca effettuata durante il primo anno della magistrale sugli effetti indesiderati del
land grabbing in Africa. Durante lo studio venni in contatto con un dato che attrasse
parecchio la mia attenzione: nel 2012 la Land Matrix Partnership
2
denunciava che, in
solo territorio etiope 923.792 ettari di terra erano implicati in land deals;
3
il 99% dei
quali veniva categorizzato nel settore agricolo. Queste cifre risultarono ai miei occhi
particolarmente interessanti in quanto avevo da poco avuto l’occasione di confrontarmi
con il World Development Report del 2008
4
e il rapporto del 2012 sul Global Hunger
Index;
5
mentre quest’ultimo classificava l’Etiopia al quarto posto nella classifica dei
Paesi che piø soffrono la fame, nel primo documento la World Bank ricollocava – a piø
di 20 anni di distanza dall’ultimo rapporto sul tema - l’agricoltura al centro delle
politiche per lo sviluppo. Ciò che guidò lo studio fu quindi la volontà di analizzare
1 V on Grebmer K., Ringler C., Rosegrant M.W., Olofinbiyi T., Wiesmann D., Fritschel H., Badiane O.,
Torero M., Yohannes Y ., Thompson J., V on Oppeln C., Rahall J., 2012. Global Hunger Index. The
challenge of hunger: ensuring sustainable food security under land, water, and energy stresses.
IFPRI, Concern Worldwide, Welthungerlife and Green Scenery Bonn/Washington, Dc/Dublin,
October 2012, pag 46. http://www.ifpri.org/sites/default/files/publications/ghi12.pdf
2 http://www.landmatrix.org/
3 Nel portale di riferimento per land deal si intende un qualsiasi tentativo di acquisire (tramite affitto,
acquisto o altre forme contrattuali) una porzione superiore a 200 ettari di terra in un Paese a basso o
medio reddito da parte di un attore privato o pubblico per diversi propositi: produzione agricola,
estrazione di legname o carbone, produzione industriale, produzione elettrica, pratiche di
conservazione ambientale o propositi turistici.
4 World Bank, 2007a. World Development Report 2008. Agriculture for Development. Washington,
DC. http://siteresources.worldbank.org/INTWDR2008/Resources/WDR_00_book.pdf
5 V on Grebmer K., Ringler C., Rosegrant M.W., Olofinbiyi T., Wiesmann D., Fritschel H., Badiane O.,
Torero M., Yohannes Y ., Thompson J., V on Oppeln C., Rahall J., op.cit. 2012
2
l’influenza di politiche orientate alla promozione di investimenti agricoli su larga scala
attuate dall’attuale governo etiope, sugli indici di benessere della popolazione. Ne
scaturì uno studio fortemente critico dettato da constatazioni di carattere sociale,
economico ed ambientale supportate da contributi ben piø approfonditi del mio, che
evidenziavano come tale orientamento politico stesse di fatto causando l’indebolimento
dei necessari mezzi di sussistenza di buona parte dei piccoli contadini coinvolti, in
termini di accesso alle risorse naturali, squilibri nei mercati interni e inflazione
dilagante, nonchØ la sempre piø forte esclusione degli stessi dai processi di
partecipazione politica ai quali tanta enfasi è stata data soprattutto nell’ultimo
ventennio.
Conclusa la ricerca sul land grabbing decisi di approfondire i temi dello sviluppo
agricolo in Etiopia e delle sue ripercussioni in termini di sicurezza alimentare.
OBIETTIVI
La rilevanza di uno studio che leghi sicurezza alimentare e agricoltura in Etiopia è
valorizzata anche da recenti statistiche realizzate da FAO e ATA secondo cui l’83% della
popolazione dipende dall’agricoltura per il proprio sostentamento,
6
piø del 44% del PIL
dipende dal settore agricolo e piø del 40% della popolazione risulta essere denutrita.
7
Partendo così dalla constatazione che la sostenibilità economica dell’Etiopia resta ad
oggi fortemente legata alle sorti della produzione agricola, e poggiando sulla logica e
stretta relazione tra agricoltura e disponibilità alimentare – che verrà approfondita in
seguito - , la presente tesi si pone come obiettivo ultimo l’analisi della situazione attuale
della (in)sicurezza alimentare in Etiopia alla luce delle strategie di sviluppo agricolo
seguite dal Paese negli ultimi venti anni. Si tratta quindi di uno studio delle politiche di
sviluppo agricolo implementate dal governo a cui segue la rilevazione di quelli che
6 Bill & Melinda Gates Foundation, 2010. Accelerating Ethiopian Agriculture Development for
Growth, Food Security, and Equity. Synthesis of findings and recommendations for the
implementation of diagnostic studies in extension, irrigation, soil health/fertilizer, rural finance, seed
systems, and output markets (maize, pulses, and livestock). Synthesis report prepared by the Bill &
Melinda Gates Foundation based on the diagnostics reports submitted by the International Food
Policy Research Institute, International Livestock Research Institute, International Water
Management Institute and the Association of Microfinance Institutions, pag 16.
http://www.ata.gov.et/wp-content/uploads/Ethiopia-Agriculture-Diagnositc-Integrated-Report-July-
2010.pdf
7 FAO, 2010. Price monitoring and analysis country brief. Food Security Information for Decision
making. http://www.fao.org/docrep/013/al781e/al781e00.pdf
3
sono, ad oggi, i principali ostacoli alla sicurezza alimentare del Paese.
In questo senso la proposta prende forma in un’analisi storico-politica delle politiche
agrarie implementate e nello studio dei principali impatti sociali delle stesse in materia
di food security, con un focus sugli sforzi che è necessario intraprendere per il futuro. Il
rapporto tra agricoltura e sicurezza alimentare è stretto e dinamico, viene quindi
proposta una discussione di quegli ostacoli che, nel corso della ricerca, sono risultati
essere i piø influenti in termini di insicurezza alimentare, con particolare attenzione su
quelli che sono i fallimenti del settore agricolo. Le relazioni qui presentate si
propongono quindi come legittime interpretazioni di fenomeni fortemente connessi tra
loro, senza la pretesa di ergerle a verità assiologiche. L’analisi proposta focalizza
dunque sull’identificazione degli ostacoli ad oggi presenti sul territorio nazionale, alla
luce di venti anni di politiche di sviluppo di stampo EPRDF. Sebbene non mancheranno
valutazioni d’impatto, nell’andare ad analizzare tali problematiche la proposta consiste
piø che altro in un’identificazione di ciò che è ancora da realizzare e degli sforzi che
sono tuttora necessari in termini di sicurezza alimentare.
Il lavoro, frutto di un’approfondita ricerca che troverà presentazione nel prossimo
paragrafo, viene esposto in un procedimento a quattro tappe che procederà come segue:
inquadramento teorico e storico al tema, analisi delle politiche di sviluppo agricolo e
sicurezza alimentare attuate in Etiopia dalla caduta del regime marxista-leninista dei
primi anni ’90 ad oggi, rilevazione dei principali ostacoli alla sicurezza alimentare a
livello nazionale, analisi di pertinenza degli stessi a livello locale nei distretti di
Shashamane e Alaba.
METODOLOGIA
La ricerca si sviluppa così in quattro capitoli principali. La prima parte del primo
capitolo è destinata ad un breve inquadramento dell’evoluzione dei concetti di sviluppo
agricolo e sicurezza alimentare che caratterizzò il dibattito dei development studies dagli
anni ‘50 del secolo scorso ai giorni nostri. L’approfondimento del concetto di sicurezza
alimentare e delle sue evoluzioni nel corso degli anni risulterà fondamentale nella
comprensione della suddivisione che, a partire dal terzo capitolo, verrà proposta nella
rilevazione degli ostacoli alla sicurezza alimentare presenti sia a livello nazionale che a
livello locale. La digressione storica sul ruolo e la rilevanza delle politiche di sviluppo
4
agricolo nel contesto internazionale, con particolare focus sui PVS, sarà invece
funzionale ad inquadrare le strategie attuate dal governo Meles Zenawi in questo
ambito, a comprendere i motivi di certe scelte e a definire il ruolo che queste ricoprono
e hanno ricoperto nel contesto internazionale. La seconda parte del primo capitolo vuole
andare ad inquadrare il ruolo che tali soggetti hanno avuto fino alla salita al potere
dell’attuale governo dell’EPRDF: prenderà così forma un inquadramento teorico delle
politiche di sviluppo agricolo e sicurezza alimentare implementate in Etiopia sia nel
periodo imperiale che in quello a governo marxista. Come per i primi due soggetti,
anche questa breve digressione storica sarà utile ad una migliore comprensione delle
politiche attuate nell’ultimo ventennio.
Il secondo capitolo è dedicato all’analisi delle politiche oggetto di studio, in ordine
cronologico. Punto di partenza è l’Agricultural Development Led Industrialization,
pietra d’angolo della nuova National Economic Policy proposta dal Transitional
Government of Ethiopia nel 1992, in seguito alla destituzione del regime militare
avvenuta nel Maggio 1991. In seguito alla promulgazione della nuova Costituzione
avvenuta nel 1995, la prima vera strategia di lotta all’insicurezza alimentare venne
redatta nel 1996 e revisionata nel 2002, è il caso della Food Security Strategy.
Differentemente dalla scarsità di programmazioni di sviluppo economico degli anni ‘90,
il decennio successivo è segnato da tre programmi di sviluppo: Sustainable
Development and Poverty Reduction Program (per il periodo 2002-2004), Plan for
Accelerated and Sustained Development to End Poverty (2005-2009) e Growth and
Transformation Plan (2010-2014). All’interno del PASDEP si inserisce una nuova
programmazione volta alla lotta dell’insicurezza alimentare che prende il nome di Food
Security Program la quale, continuando oggi a regolare gli interventi in materia, sarà
oggetto di approfondita analisi.
Il terzo capitolo è destinato all’analisi di quei fattori che – nel corso della ricerca – sono
risultati essere determinanti nella delineazione dell’odierno contesto di insicurezza
alimentare. Il presente lavoro intende interpretare tali elementi sia come prove del
fallimento di venti anni di strategie di sviluppo agricolo e sicurezza alimentare dello
stesso governo, sia come sfide da intraprendere per non rischiare di rendere la
situazione peggiore di quella che è già. I fattori chiave verranno presentati seguendo la
definizione internazionalmente riconosciuta di food security che propone una
suddivisione in disponibilità alimentare, accesso economico e fisico alle risorse
necessarie a procurarsi cibo, utilizzo di contributi nutritivi equilibrati e in condizioni
5
igieniche appropriate, e infine stabilità dei tre predetti indicatori.
Il quarto capitolo volge l’attenzione a livello locale e si propone di rilevare la pertinenza
degli ostacoli precedentemente rilevati, in due precisi contesti dell’Etiopia meridionale:
i distretti di Shashamane e Alaba. La scelta di queste località venne guidata
esclusivamente dalle disponibilità dell’associazione cuneese di supporto, LVIA: si tratta
infatti di distretti nei quali questa ha una presenza pluriennale con progetti di sviluppo
di diversa natura. Potei così approfittare della presenza di uno staff qualificato e ben
inserito nel contesto istituzionale locale, oltre che di un supporto logistico
fondamentale. Inoltre, la scelta di questi due distretti conciliò gli interessi
dell’associazione stessa in quanto a breve questa sarà coinvolta nella realizzazione di un
nuovo progetto su sviluppo agricolo e sicurezza alimentare per il quale ha già ottenuto i
finanziamenti del Ministero degli Affari Esteri Italiano.
Avendo vinto il Bando per Tesi all’Estero indetto dall’Università di Bologna ebbi
dunque la possibilità di recarmi in Etiopia ed approfondire i temi di ricerca, col supporto
di Lay Volunteers International Association. Il primo periodo di ricerca si svolse ad
Addis Ababa, capitale economica e politica del Paese, vero centro nevralgico della
nazione e della ricerca stessa. La concentrazione qui presente di tutti i piø importanti
centri di ricerca e istituzioni del Paese agevolò in maniera determinante la raccolta del
materiale necessario allo svolgimento della stessa. Mentre il periodo a Bologna mi
aveva visto impegnato nella raccolta e revisione della letteratura di riferimento
disponibile negli istituti di ricerca della città e on line, il periodo ad Addis risultò
inizialmente indispensabile alla raccolta di fonti primarie e secondarie atte alla
realizzazione dei primi due capitoli. Venni così in contatto con il Prof. Schiferaw
Bekele, Docente di Storia dell’Università di Addis Ababa (UAA) e il Prof. Degefa
Tolossa, Direttore del Dipartimento di Food Security dell’UAA. Tali incontri risultarono
fondamentali nella delineazione dei temi e del piano di ricerca da attuare in quanto, oltre
a riferirmi direttamente informazioni utili, mi suggerirono testi e istituzioni da
consultare: grazie ai loro consigli e alle loro lettere di referenza ebbi quindi la
possibilità di consultare numerosi testi presso il Forum for Social Studies (centro di
ricerca indipendente), l’Organization for Social Science Research in Eastern and
Southern Africa e l’Institute of Ethiopian Studies (OSSREA) dell’Università di Addis
Ababa.
Il percorso di studio necessario allo svolgimento del secondo capitolo consisteva
nell’analisi dei testi delle politiche implementate e di revisioni ed analisi di impatto
6
eventualmente disponibili. Mentre SDPRP, PASDEP e GTP erano disponibili anche on
line, mi fu necessario ricorrere all’archivio del Forum for Social Studies per il testo
dell’ADLI. La ricerca dei testi di FSS e FSP fu piuttosto complicata e solo negli ultimi
giorni, grazie al prezioso aiuto di una funzionaria dell’ufficio FAO, riuscii ad ottenerne
una copia. La ricerca di revisioni e analisi di impatto delle politiche mi portò al proficuo
incontro di Ayele Gebreonlac e Daniel Gulti, funzionari dell’Ethiopian Agriculture
Transformation Agency (ATA) grazie ai quali raccolsi materiale molto utile su un’analisi
della produttività del settore agricolo e sui risultati (evidentemente insufficienti) a cui le
suddette politiche avevano portato; l’ATA è infatti un’agenzia governativa di recente
nascita che, oltre a condurre ricerche di questo tipo è incaricata della formulazione di
nuove e piø efficienti strategie di sviluppo agricolo.
Conclusa questa prima parte, volsi la mia attenzione alla ricerca di informazioni utili
allo svolgimento del capitolo terzo. A tal fine intervistai Alemayehu Tadesse (Direttore
dei programmi PSNP e HABP del Dipartimento di Food Security del Ministero
dell’Agricoltura), Engida Wube (Project Monitoring di Lay Volunteers International
Association, LVIA), Roberto Orlando (Country Manager di Cooperazione
Internazionale, COOPI), Tewodros Hailu (Technical Manager di Cooperazione
Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli, CISP) e Fassil Abate (Senior Value Chain
Advisor di OXFAM). Altri istituti visitati e dai quali riuscii a trarre altre importanti
informazioni, dati e analisi di impatto: il Central Statistical Agency, l’International
Livestock Research Institute e l’International Food Policy Research Institute, oltre ai
già citati IES, OSSREA, FAO e Forum for Social Studies.
Il secondo periodo di ricerca si svolse tra Shashamane Woreda e Alaba Special Woreda -
rispettivamente in West Arsi, (Oromiya Region) e Southern Nations Nationalities and
Peoples’ Region – dove condussi una ricerca atta ad osservare sul campo i fenomeni
studiati. Le fonti da cui vennero ricavate informazioni utili alla rilevazione di quegli
ostacoli che fanno sì che queste due aree vengano considerate food insecure furono di
tre tipologie diverse: istituzioni governative tramite gli uffici di zona, fonti istituzionali
non governative mediante le ONG presenti sul territorio, testimonianze dirette dei
coltivatori. Gli uffici governativi a cui mi rivolsi furono l’agricultural office, il natural
resources office, il livestock office, il cooperatives office, l’health office e il food security
office per entrambi i distretti; tramite interviste semi-strutturate tentai (non senza
difficoltà) di ottenere informazioni primarie riguardo agli elementi in analisi. Interviste
semi-strutturate a risposta aperta vennero invece effettuate a tre differenti ONG per
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distretto: la organizzazioni vennero scelte principalmente in base alla pertinenza dei loro
progetti con l’oggetto in analisi, e alle conoscenze dello staff LVIA, oltre alla loro
indispensabile presenza sul territorio. A Shashamane vennero dunque scelte l’African
Development Association, l’Oromo Self Help Organization e l’Ethiopian Catholic
Church, mentre ad Alaba: People in Need, Food for Hunger e Farm Africa. La terza ed
ultima via intrapresa concernette la realizzazione di 34 interviste strutturate a risposta
chiusa ad agricoltori di nove kebele totali: quattro nel distretto di Shashamane (Qore
Borojota, Jallo Dida, Djenagalla e Faji Sole) e cinque nel distretto di Alaba (Second
Mekala, Meserak Gortanicho, Guba Shararo, Gedeba e Holegeba).