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Introduzione
Le organizzazioni, così come le persone, affrontano ciclicamente fasi di crisi e avversità che
possono mettere in difficoltà la loro serena sopravvivenza. Tuttavia, questi eventi hanno in molti
casi un impatto eterogeneo e, perciò, permettono di evidenziare le debolezze strutturali e il ventre
molle di un sistema o, al contrario, di accorgersi dei punti di forza di una organizzazione.
L’interesse della tesi è rivolto in maniera prevalente a comprendere in modo multidisciplinare il
rapporto tra PMI ed emergenza sanitaria Covid-19 analizzando il modo con cui le piccole aziende
hanno reagito a una delle più grandi crisi del nostro secolo, gli strumenti adoperati, le vulnerabilità
preesistenti e i pilastri del sistema sociale in cui si incardinano. In particolare, il percorso seguito
da questa tesi descrive l’esperienza delle PMI durante la crisi causata dal virus ricorrendo ai
numerosi elementi di diversità che le hanno penalizzate o, talvolta, avvantaggiate, collegandoli tra
loro. La ricerca ha attinto da campi disciplinari differenti, dall’economia aziendale alla sociologia
economica e urbana, affinché lo studio del rapporto tra PMI ed emergenza sanitaria ed economica
possa raggiungere conclusioni valide. L’obiettivo, infatti, consiste nel comprendere in modo ampio
e articolato le diversità delle PMI rispetto alle grandi aziende in relazione alla crisi in atto e come
queste abbiano agito sull’esperienza generale sperimentata.
Nel primo capitolo si introduce l’argomento parlando dell’avvento del virus, delle risposte
politiche e del modo in cui l’epidemia ha interferito nel regolare funzionamento dell’economie
nazionali. Inoltre, è necessaria e doverosa una breve panoramica del contesto di studio (ruolo delle
PMI nell’economia italiana, debolezze, vantaggi, prospettive ecc.).
Il secondo capitolo, invece, entra nel merito della questione. Attraverso l’analisi mirata della
letteratura a riguardo, sono approfonditi i temi della struttura aziendale e della correlata flessibilità,
le difficoltà finanziarie e le loro origini, le differenze settoriali, la digitalizzazione,
l’internazionalizzazione, la pianificazione strategica e il capitalismo familiare. Ciascun tema,
laddove siano presenti ricerche, sarà accompagnato anche da brevi riferimenti empirici. La
trattazione di questi aspetti sarà completata dal quadro sui sistemi locali di produzione e sul
capitale sociale con riferimento all’epidemia che ha inaugurato il 2020; i relativi paragrafi si
discosteranno in parte dallo schema principale su cui è improntata la tesi, basato sull’analisi delle
diversità delle PMI e sul confronto con le grandi imprese. Nell’ultima parte del capitolo, infine, si
fanno dei brevi cenni al futuro post-crisi considerando il ruolo dei distretti, del capitale umano,
della strategia e delle esportazioni.
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Si proseguirà poi con il terzo ed ultimo capitolo, nel quale attraverso lo studio del caso ci si propone
di evidenziare la specificità di una singola esperienza imprenditoriale. Una dettagliata illustrazione
del caso è seguita dai chiarimenti sulla metodologia d’analisi. I risultati dell’analisi condotta sul
campo vengono poi commentati nel paragrafo successivo focalizzando l’attenzione in particolare
su analogie e differenze rispetto all’impianto teorico illustrato e sulla distinzione tra risorse
endogene e risorse esogene.
È importante sottolineare subito che l’approccio di questo tesi si basa su un preciso assunto teorico:
il percorso descritto e gli interrogativi posti non troveranno una risposta o una spiegazione
universalmente valida, in quanto occorre pur sempre considerare le particolarità dei singoli casi e
le eventuali eccezioni alle regolarità empiriche segnalate.
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CAPITOLO I
1. Introduzione alla crisi sanitaria e al mondo delle PMI
1.1 L’emergenza sanitaria Covid-19
Nel corso di pochi mesi, l’emergenza sanitaria cinese legata al Covid-19 si è evoluta in una
pandemia globale causando una crisi umanitaria, sociale ed economica i cui effetti dirompenti sono
ancora difficili da stimare. Dopo l’11 settembre 2001 e la Grande Recessione del 2007-2011, la
pandemia in corso è definita da molti come la terza e la più grave crisi economica e sociale
dall’inizio del nuovo millennio. Data l’origine della crisi in corso nella sfera sanitaria, la priorità
dei governi nazionali è stata quella di cercare di minimizzare le perdite in termine di vite umane,
adottando misure di distanziamento sociale e di lockdown chiudendo, in parte o totalmente, le
economie tanto da condurre alcuni studiosi a parlare di Great Lockdown (IMF, 2020).
Gli economisti hanno identificato numerosi canali attraverso cui lo shock sanitario è stato
trasmesso all’economia: “la perdita di forza lavoro a causa dei decessi e dei contagi”; “ulteriori
perdite occupazionali dovute ad interventi pubblici in ambito non sanitario” (lockdown e
distanziamento sociale); “il calo dei consumi e degli investimenti e l’aumento dell’incertezza
associati, anch’essi, agli interventi pubblici in ambito non sanitario” ; “il rischio di dare avvio ad
un processo di de-globalizzazione a causa del calo del commercio mondiale e della distruzione
delle catene globali del valore”; etc. (Caracciolo, 2020). Come osservato dalla Banca d’Italia
(2020), la pandemia ha interessato in primis i mercati finanziari: tra il 20 febbraio e il 9 aprile
l’indice generale della borsa italiana è diminuito del 30% (-24% in media tra i principali listini
dell’area Euro). A livello economico, le conseguenze più gravi della crisi innescata dal Covid-19
hanno interessato, tuttavia, l’economia reale. Stando alle stime preliminari dell‘Istat, il 2020 si è
chiuso con un calo del PIL senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale: -8,9%.
Gli effetti del lockdown sono molto eterogenei considerata la disaggregazione settoriale dei dati,
data la ripartizione delle attività economiche in necessarie e non necessarie, e, soprattutto, la
capacità di reazione dettata in larga misura dalle dimensioni delle imprese. Per quanto riguarda il
primo punto, nel complesso, l’industria avrebbe risentito maggiormente rispetto al comparto dei
servizi della sospensione delle attività non necessarie disposta dal Governo per far fronte alla
pandemia. Per quanto riguarda il secondo punto invece, occorre sottolineare come le dimensioni
delle imprese influenzino notevolmente il grado di digitalizzazione, di pianificazione strategica, i
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rapporti interni/esterni, la flessibilità ecc. Tutti questi elementi determinano le modalità di risposta
ad una crisi e le chance di sopravvivenza. Questo sarà il principale oggetto della trattazione della
tesi.
1.2 Il Quarto Capitalismo
Il tessuto industriale italiano si caratterizza per la pervasiva presenza d’imprese di piccolissime,
piccole e medie dimensioni con un numero di addetti che oscilla dalle 10 alle 249 unità e un
fatturato compreso tra i 2 e i 50 mln di euro. Il principale punto di forza delle piccole e medie
imprese italiane è rappresentato dalla loro maggiore flessibilità e prontezza nel cogliere le
opportunità offerte dalle alterne vicende del ciclo economico. I punti di debolezza, invece, si
collocano sul medio e lungo periodo e hanno natura strutturale: riguardano le tecnologie, gli
investimenti, il capitale umano, la qualità dei prodotti e dei processi produttivi, la finanza,
l’organizzazione e la qualità della gestione, la presenza sui mercati internazionali. Le difficoltà
maggiori delle piccole e medie imprese però appaiono, attualmente, più sul piano finanziario che
reale. Infatti, tutt’oggi il ruolo delle PMI nell’economia aziendale non finanziaria in Italia è
superiore alla media dell’UE (European Commission, 2019 SBA Fact Sheet Italy, 2019, in
http://ec.europea.eu) tanto da dare origine a nuova forma di capitalismo: “il Quarto Capitalismo”.
Dunque, ci si chiede se la diffusa presenza delle imprese di piccole e medie dimensioni costituisca
più uno svantaggio che un’opportunità, un limite piuttosto che un fattore di forza. In linea generale,
l’evidenza empirica tende a suggerire che il fattore dimensionale abbia rilevanza nel determinare
il successo di un’impresa.
La quarta rivoluzione industriale (Industria 4.0) rappresenta una grande opportunità per un sistema
economico come quello italiano basato sulle piccole e medie imprese per superare i propri punti
di debolezza attraverso opportune politiche pubbliche e il miglioramento dei fattori orizzontali
della competizione (pubblica amministrazione, infrastrutture, servizi, fisco, finanza, ecc.).
Tuttavia, la crisi indotta dall’attuale emergenza sanitaria ha messo ancora una volta a dura prova
le PMI, che rappresentano la colonna portante dell’economia nazionale, conducendo gli studiosi a
chiedersi se queste patissero la crisi in misura maggiore rispetto alle realtà imprenditoriali più
estese. Per cercare di rispondere a questo interrogativo occorre innanzitutto considerare, come si
è detto in precedenza, una molteplicità di elementi ed infine confrontarsi, se necessario, con quanto
accade nelle imprese più grandi.