5
divise, simboli, cappelloni, sia qualcosa di infantile e che serva solo
per le parate, le inaugurazioni e le processioni.
Così un movimento con notevoli possibilità educative resta chiuso
in se stesso, poco conosciuto e poco valutato.
Per giudicare e valutare esattamente lo scautismo bisogna saperne
penetrare lo spirito con umile ed appassionato animo di educatore, con
capacità pedagogiche ed anche con una certa maturità di costume
democratico personale. Solo allora esso rivelerà la sua grande
ricchezza e genialità educativa.
Lo scopo del lavoro che segue è proprio quello di presentare le
caratteristiche principali della pedagogia scout, al punto da giustificare
l’affermazione che lo scautismo può essere considerato un metodo
educativo in quanto pretende di essere o di prospettare prima di tutto
un modo di concepire e vivere la vita.
Il contributo più adatto e più utile per comprendere meglio
l’importanza del movimento è stato rappresentato, certamente, dalla
bibliografia del prof. Piero Bertolini, uno dei più prestigiosi ed
autorevoli protagonisti della pedagogia italiana contemporanea e
caposcuola della pedagogia fenomenologia. Attualmente è professore
ordinario di pedagogia presso l’Università di Bologna.
Attraverso il contributo dei suoi scritti più significativi sullo
scautismo (Educazione e scautismo, Malipiero, Bologna 1957;
Scautismo oggi, il segreto di un successo educativo, in collaborazione
con Vittorio Pranzini, Cappelli, Bologna 1981) toccheremo i punti più
salienti del metodo scautistico, da lui vissuto negli anni della
giovinezza e poi seguito con interesse per i suoi risvolti pedagogici.
I libri del prof. Bertolini riempiono la classica lacuna a proposito di
presentazione dello scautismo. Esistono infatti tanti manuali per i capi
6
scout, esistono anche alcune operette in cui si fa cenno generico al
metodo, ma nessuna trattazione ha presentato panoramicamente ed
organicamente lo scautismo in forma così interiore e completa come
l’opera di Piero Bertolini. « L’opera del prof. Bertolini è scritta con
esemplare chiarezza e rappresenta una solida ed approfondita indagine
sullo scautismo. Essa ha il pregio di una meditata organicità che
facilita l’accostamento al tema dello scautismo anche da parte delle
persone abituate allo studio scientifico dei problemi pedagogici.
L’autore ha saputo cogliere i motivi essenziali dello scautismo
come movimento educativo integrale rilevandone in modo pregevole
lo spirito e i fini e le possibilità di applicare i suoi principi alle altre
istituzioni educative (Giudizio della commissione del concorso per
un’opera sullo scautismo «Città di Bologna», seconda edizione, al
vincitore, Piero Bertolini con l’opera “Educazione e scautismo” ) ».
Il volume di Bertolini oltre che un bel libro per gli esploratori e per
i loro capi è anche un libro di pedagogia che i professori, i maestri e i
genitori fanno bene a leggere e a rileggere. Essi compiranno
certamente un buon viaggio di scoperta lungo le pagine del volume,
chiariranno e modificheranno certe impressioni, ne riceveranno
certamente un utile per la loro condotta e per l’assolvimento migliore
delle loro responsabilità educative.
Per una presentazione più completa del metodo scout è utile fare
riferimento ad un caso concreto. Si è scelta l’esperienza dell’AGESCI
(Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) perché è, delle due
associazioni italiane (l’altra associazione è il CNGEI, Corpo Nazionale
Giovani Esploratori Italiani), quella decisamente più consistente in
termini numerici. L’AGESCI ha continuato a crescere in modo
considerevole passando da circa 60.000 iscritti del 1974 agli attuali
7
177.480, mentre il CNGEI rappresenta poco più del 10% dello
scautismo italiano.
Anche se l’esperienza scout si vive soprattutto nella dimensione
locale, la vita dell’AGESCI è scandita da grandi eventi che hanno fatto
conoscere all’opinione pubblica le scelte maturate dai capi e dai
ragazzi, tra questi eventi ricordiamo: la route nazionale della Mandria,
che vede, nel 1975, 5.000 giovani riuniti in un grande campo il cui
slogan è Costruiamo il nostro tempo, alla route nazionale dei capi
educatori (Bedonia 1979) in cui viene dibattuto il ruolo della comunità
capi (il gruppo di adulti che ha il compito di definire il progetto
educativo); ed ancora gli incontri del campo nazionale Esploratori-
Guide (Umbria-Abruzzo, 1983) in cui 12.000 ragazzi si sono
incontrati all’insegna delle piccole e grandi imprese da compiere, ed il
grande incontro per giovani, del 1986 ai Piani di Pezza in Abruzzo,
dove 14.000 rover e scolte, dopo quattro giorni di cammino, si sono
incontrati costruendo una vera e propria città nella quale per tre giorni,
insieme ad esperti e testimoni, si sono discusse le Scelte per un mondo
che cambia.
E’ opinione ormai diffusa che il mondo contemporaneo si trovi in
piena crisi a causa delle istituzioni e delle strutture sociali ormai
troppo vecchie per sopravvivere, chi soffre di più per questo stato di
cose è proprio la gioventù che si è vista investita da troppe difficoltà e
dalla urgenza di cercare nuove vie per il mondo dell’educazione.
Lo scautismo pur essendo un metodo molto efficace è stato quasi
ignorato perché si pensa che un metodo fondato su osservazioni
pratiche e su esperienze vissute non abbia un effettivo valore e non
susciti uno studio serio e approfondito.
8
E’ cosa ormai risaputa che scuola e scautismo sono due mezzi
educativi che spesso si intralciano, pur essendo stato lo scautismo
ideato per essere il completamento all’opera della scuola poiché ciò
che lo scautismo non può dare, la cultura e l’istruzione intellettuale, dà
la scuola, e ciò che la scuola non dà, una formazione integrale della
personalità, si sforza di dare lo scautismo. La scuola si preoccupa
poco del bambino come veramente è, non sa tener conto né tanto
meno sfruttare la sua vita extrascolastica che invece potrebbe influire
potentemente sulla sua formazione intellettuale.
Di fronte alla crisi della scuola contemporanea lo scautismo può
dunque rappresentare un aiuto immediato a superare le sue più
evidenti e gravi manchevolezze.
Le mete che lo scautismo si propone sono la formazione del
carattere e della personalità. Ogni uomo ha ricevuto dalla natura un
complesso di qualità e capacità che hanno solo bisogno di essere
opportunamente sviluppate, lo scautismo offre concretamente la
possibilità di ottenere questo sviluppo della personalità.
Vivendo la vita scout il ragazzo si viene a trovare di fronte a
problemi e situazioni che lo inducono ad esercitare le sue capacità, a
cavarsela in ogni situazione: è questa una scuola veramente
insostituibile di fiducia in se stessi e di sicurezza, che sono il
fondamento di ogni carattere umano.
Molti educatori si sono interrogati sulla ragione del successo dello
scautismo. Forse la spiegazione più semplice è che non si tratta solo di
un metodo studiato per i giovani, ma che viene continuamente
reinventato e realizzato dai giovani stessi. Lo scautismo chiede loro di
essere protagonisti della propria vita, non semplici spettatori e li
abitua sin da bambini a scegliere la direzione del proprio cammino.
9
Tra scautismo e pedagogia vi sono delle affinità, essi si integrano a
vicenda. La pedagogia piuttosto che comprimere l’educando sotto
schemi troppo rigidi deve tendere a svilupparne la natura, dare libero
sfogo alle sue attitudini: questo è il metodo dello scautismo.
Presupposto insostituibile di tutto il metodo è la fiducia
dell’educatore nei riguardi del ragazzo: è dalla fiducia che nascono i
valori che devono diventare in ogni ragazzo vere e proprie abitudini,
come il senso del proprio onore e lo spirito di lealtà. Non bisogna
concepire il ragazzo come un foglio di carta bianca dove il maestro
debba scrivere, in lui esistono forze nascoste, spetta all’adulto,
all’educatore, riuscire a favorire lo sviluppo positivo della natura
umana.
Il fondatore dello scautismo, Baden-Powell, in un suo libro dedica
un’intero capitolo alla psicologia del ragazzo: egli suggerisce agli
educatori di ricordare le loro idee da bambini, perché così è più facile
comprendere i desideri degli educandi. I ragazzi hanno un mondo tutto
loro dal quale escludono coloro che si dimostrano incapaci di
comprenderlo, è importante saper trattare i ragazzi altrimenti si corre
il rischio di ribellione che spesso si trasforma in atteggiamento
antisociale.
Per una buona educazione è sufficiente lasciar fare al ragazzo tutto
ciò che egli desidera spontaneamente, ciò significa che l’arte
dell’educatore deve consistere nel saper rendere educativo tutto quello
che al ragazzo piace e interessa; se l’educatore avrà proposto
all’educando attività che lo abbiano interessato e divertito egli si sarà
anche conquistato la sua fiducia e simpatia. Questo stesso modo di
procedere è caratteristico dello scautismo.
10
Lo scautismo si presenta quindi come metodo d’educazione attiva e
integrale. E’ metodo d’educazione integrale in quanto si sforza di
formare l’uomo in tutte le direzioni, se ciò non avvenisse si dovrebbe
parlare di semplice istruzione. Purtroppo il sistema scolastico si limita
a dare al giovane un tipo di istruzione puramente intellettuale; lo
scautismo invece, poiché vuole realizzarsi come sola educazione, si
propone di formare il ragazzo in tutte le sue parti.
Si tratta anche di metodo di educazione attiva in quanto lo
scautismo afferma la necessità che il ragazzo collabori attivamente
alla sua educazione. Il lavoro dell’educatore consiste solo nel suscitare
nel ragazzo l’ambizione di imparare da solo, nel suscitare il senso di
curiosità ed il gusto di imparare. “Educare il fanciullo mediante lo
stesso fanciullo”.
Grande importanza è da attribuire nello scautismo alla natura, e al
gioco, ad entrambi è infatti assegnata una grande funzione educativa.
La natura ha nello scautismo una funzione molto importante poiché
con le sue innumerevoli difficoltà e con le grandi possibilità che offre,
rappresenta il mezzo migliore per mettere alla prova e per utilizzare
tutte le nozioni acquisite dal ragazzo durante la carriera scout.
Stessa importanza è da attribuire al gioco che riveste un grande
valore pedagogico. Buona parte delle principali attività scout sono
vissute dal ragazzo nella forma del gioco, al quale lo stesso educatore
deve attivamente partecipare. Questo è il segreto del successo dello
scautismo. Il gioco infatti rappresenta per i ragazzi la massima
aspirazione della loro vita. Nel gioco il ragazzo si sente finalmente
libero, padrone di fare ciò che gli viene più spontaneo, non sarà quindi
difficile all’adulto che lo osserva capire l’indole e il carattere tipici di
ogni singolo ragazzo. Naturalmente, come qualsiasi gioco, per riuscire
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davvero interessante e divertente, deve fondarsi su un complesso di
regole. E’ così che lo scautismo si presenta come una specie di
“grande gioco”.
Ci siamo soffermati sul senso di responsabilità, sull’educazione al
servizio verso l’altro e sulla educazione alla non violenza, sono queste
alcune delle mete che lo scautismo si impegna a raggiungere e a
sviluppare in ogni partecipante.
La parte finale dello studio è dedicata all’organizzazione del
movimento scout che si articola in tre principali branche: quella dei
lupetti, quella degli esploratori e quella dei rovers. Percorreremo
brevemente la storia di ognuna per avvicinarci a quella che
rappresenta per ognuna di loro la vera e propria “legge scout”.
12
Capitolo primo
ORIGINI E FONTI DELLO SCAUTISMO
13
1. Le origini dello scautismo
All’interno dei paesi di cultura europea, tra la fine del XIX secolo e
l’inizio del nostro secolo, si intraprendono (sulla scia del Rousseau e
del Pestalozzi) studi speculativi e sperimentali sull’infanzia e sulla
adolescenza. Ricordiamo, tra coloro che diedero vita al rinnovamento
speculativo pedagogico, Edoaedo Claparède (1873-1940) in Svizzera,
Ovidio Decroly (1871-1932) a Bruxelles, Maria Montessori (1870 -
1952) in Italia, Alfredo Binet (1857-1911) in Francia, Stefano Hall
(1846-1924) negli Stati Uniti. Nello stesso tempo nascono iniziative
pratiche con il fine di salvare i giovani dalla strada e di preservarli dai
pericoli che presentavano il loro precoce ingaggio nel mondo del
lavoro e il fenomeno dell’urbanesimo. In particolare si sviluppano in
Italia gli oratori salesiani di Don Bosco e in Inghilterra i clubs della
Y.M.C.A. e le Boys’Brigades di William Smith
1
.
In tale contesto va posta, storicamente, la nascita dello scautismo e
il suo rapido sviluppo
2
. La parola scautismo definisce un movimento
educativo di tipo volontario, il cui obiettivo è quello di aiutare i
giovani a crescere in modo armonico nelle dimensioni fisica e
intellettuale, sociale e spirituale. Questo obiettivo è perseguito
proponendo ai ragazzi un cammino di autoeducazione scandito da
esperienze concrete vissute a contatto con la natura e con la società,
nelle quali il singolo cresce anche imparando a collaborare con gli
altri
3
.
1
http://digilander.libero.it/orio8/lo_scoutismo.htm
2
Ibidem.
3
Cfr. M.Laeng, Lo Scautismo, in «Enciclopedia Pedagogica», Vol.VI, La Scuola, Brescia, 1994,
p.10346.
14
Lo scautismo ha origine in Inghilterra nel 1908 per iniziativa del
generale Robert Baden Powell.
Il movimento si colloca nello scenario delle agenzie educative e
formative extrascolastiche come uno dei riferimenti più
significativamente positivi del nostro secolo
4
. La validità della
proposta educativa scout è testimoniata dal successo che il movimento
ha avuto e continua ad avere presso i ragazzi di tutto il mondo.
Attualmente ci sono nel mondo più di 30 milioni di scout in più di
150 paesi diversi ed il trend di crescita a livello internazionale è tale
che lo scautismo ha più che raddoppiato i suoi ragazzi negli ultimi 20
anni. In tempi recenti il tasso di crescita dell’organizzazione è
fortemente sollecitato dall’apertura allo scautismo dei paesi
dell’Europa orientale
5
.
Le origini del movimento sono strettamente legate all’esperienza
educativa del suo fondatore. La prima guerra mondiale fu vissuta
come un trauma da Baden-Powell: «Questa guerra sarà giudicata da
una giuria di nazioni. Essa deve provare se le cause e i suoi risultati
ultimi possono giustificare l’immane distruzione della migliore
gioventù di un continente (…). Ma le lezioni di questa guerra (…)
devono invece offrire un motivo più urgente per un’educazione più
efficace alla fraternità umana che impedisca il riprodursi di
quest’orrore che attualmente ricade su noi e su milioni d’innocenti di
tutte le nazioni che con noi soffrono» (da “Headquarters Gazette”,
settembre 1914 in Taccuino p.57)
6
.
4
Cfr. C.Carabetta, Il dialogo per i giovani.Indagine sugli scout di Messina, Franco Angeli,
Milano, 2000, p.11.
5
Cfr. M.Laeng, Lo Scautismo, in «Enciclopedia Pedagogica», Vol.VI, op. cit.,p.10346.
6
Ivi., p.10347.
15
Negli anni successivi Baden-Powell consolida le sue intuizioni:
nasce il settore femminile del movimento; nel 1916, dopo diversi anni
di riflessione, viene pubblicato il Wolf cub’s handbook (Manuale dei
lupetti) che dà vita al settore del movimento rivolto ai ragazzi più
giovani tra gli 8 e i 12 anni
7
.
In questi anni la vita di Baden-Powell trascorre in un continuo
sforzo di animazione del movimento. La sua produzione editoriale è
estremamente feconda, ma sempre legata alla vita del movimento e
distante dai modelli della pedagogia accademica
8
.
Nel 1918 pubblica Girl Guiding, destinato a dare indicazioni al
movimento delle ragazze, nel 1919 Aids to scoutmastership
(Suggerimenti per l’educatore scout) in cui condensa le linee portanti
della proposta educativa dello scautismo, infine nel 1922 completa la
costruzione della metodologia scout con il libro Rovering to success
(La strada verso il successo) diretto ai giovani dai 16 anni in su
9
.
Prima di procedere nella nostra analisi cerchiamo di capire che
cos’è il Movimento Scout. Utilizzando le parole di Baden-Powell,
possiamo affermare che «è un gioco allegro all’aperto, dove uomini-
ragazzi e ragazzi possono vivere insieme l’avventura come fratelli più
anziani e più giovani crescendo in salute e felicità, in attività manuali
e in disponibilità ad aiutare il prossimo»
10
. La definizione del
fondatore dello scautismo, pur nella sua apparente semplicità, mette
chiaramente in risalto una molteplicità di finalità abbastanza serie che
il movimento intende perseguire. In questa direzione risalta
principalmente il desiderio di aggregare i ragazzi ed i giovani
7
Ibidem.
8
Ibidem.
9
Ibidem
10
R.Baden Powell, Taccuino, Scritti sullo scoutismo 1907-1941, Ancora, Milano, 1983, p.209.
16
all’interno dello scenario formativo che offre la natura in un clima
ludico che orienta ed esalta la vitalità giovanile. Lo scautismo
rappresenta, in questo senso, una palestra di vita dove si apprende, in
maniera indiretta più che diretta, occasionale più che intenzionale,
l’arte del vivere in riferimento ai valori maggiormente rispondenti alle
esigenze fondamentali della vita civile. Il valore della solidarietà e
della disponibilità ad aiutare il prossimo sono il fondamento della
pedagogia scout, che intende formare cittadini sani nello spirito e nel
fisico affinché possano prestare la loro opera a favore dei più deboli
11
.
2. La personalità di Baden-Powell e la sua opera
Studiare la vita di Baden-Powell, nei suoi momenti più significativi,
è forse il modo più adatto per poter comprendere le origini dello
scautismo; infatti molti elementi che saranno presentati si possono
ritrovare nell’ambiente educativo dell’autore
12
.
Robert Stephenson Smyth Baden-Powell nasce il 22 febbraio 1857
a Londra
13
. Il padre, professore di geometria ad Oxford, morto quando
Baden-Powell aveva tre anni, era considerato dal figlio nella vita
pratica «quello che noi insegniamo ad essere ai nostri scout». Baden-
Powell studiò nel collegio di Charterhouse, il cui direttore aveva
impostato l’attività educativa sui principi dell’autoeducazione, della
collaborazione tra i vari gruppi e sulla convinzione dell’importanza
11
Cfr. C.Carabetta, Il dialogo per i giovani.Indagine sugli scout di Messina, op. cit., p.12.
12
Cfr. M.Laeng, Baden-Powell, in «Enciclopedia Pedagogica», Vol.I, La Scuola, Brescia, 1994,
p.1390.
13
http://www.agesci.org/ospiti/bp.php